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Autore: marmelade    25/09/2015    1 recensioni
«Non andare, Calum» la sua voce trema, così come le sue mani, che afferrano rapidamente quelle grandi e calde di Calum. «Non andare»
Calum stringe le dita fredde di Leti tra le sue, dita impaurite e tremanti come lei che lui vorrebbe tenere incastrate tra le sue per il resto dei suoi giorni. L’attira di poco a sé, facendola sobbalzare, poi il suo braccio destro va a cingere la vita di Leti e i suoi occhi scuri e penetranti come la pece incontrano quelli della ragazza, che non riesce più a contenere le lacrime.
«Devo andare, Leti. Devo farlo per me, per il Distretto, per la mia famiglia... e anche per te»
~
«Ti bacerò da vincitore, Leti. Te lo prometto.»
Buon compleanno, Letizia ♡
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Letizia ♡ 


«Se devo proprio essere sincero, non vedo l’ora di essere scelto per gli Hunger Games» dice con voce strafottente, attirando l’attenzione di tutti i presenti, attirando sguardi increduli al sentirlo dire quelle parole perché, logicamente, quale persona sana di mente non vede l’ora di uccidere, di spargere sangue, di fare del male… di morire?
«Se devo proprio dirla tutta: mi dovrei offrire volontario, renderei il nostro Distretto orgoglioso come non mai, vincerei, nessuna pietà per i deboli, tornerei vincitore, ne sono più che convinto» le braccia intrecciate sul petto, quel sorriso arrogante sul volto, i capelli neri mossi appena dal vento, gli occhi scuri che sfidano chi li guarda, sfida qualcuno a dargli del pazzo, sfida chiunque sia riuscito a sentire quelle parole, ma nessuno si fa avanti, nessuno osa ribattere a quelle provocazioni, le provocazioni di un idiota, le provocazioni di uno stolto che vuole morire, che vuole appagare il proprio Distretto uccidendo vite innocenti, assecondando i piaceri di Capitol City.
Nessuno dà retta a quel giovane spavaldo, nessuno, in questo pomeriggio di primavera ha la pazienza di starlo ad ascoltare, neanche i suoi amici sembrano interessati a quella conversazione: loro temono gli Hunger Games ormai così vicini, loro sono umani e temono la morte, temono la paura che si impossessa del corpo e della mente, temono di essere scelti per sacrificare le loro vite, quasi quasi sono felici se lui deciderà di offrirsi volontario domani alla Mietitura, una vita in più che viene salvata, una vita in più che continua a respirare. Forse lui può davvero farcela, forse lui tornerà vincitore, intanto, un’altra vita è risparmiata, se lui si offre volontario.
Calum cammina, scalcia qualche sassolino con fare irrequieto, è letteralmente disgustato dai suoi compagni: dove sono finiti i Tributi del Distretto 2? Quelli veri, intende, quelli che non vedono l’ora di allenarsi, di combattere, di distruggere tutto quello che passa sotto tiro, quei giovani Tributi che ricordano le figure come Brutus ed Enobaria, i miti del Distretto 2, coloro che hanno portato orgoglio e gloria, coloro che Calum ammira più di ogni altra cosa al mondo. I suoi amici sono dei rammolliti, lui spicca tra tutti loro: lui sa combattere, sa stenderli tutti, lui è un diamante che spicca dalla roccia grigia, lui è davvero l’unico che può portare onore al suo Distretto, lui è l’unico che può farcela davvero.
«Non offrirti volontario, Calum» una voce lieve si fa sentire alle sue orecchie, alza lo sguardo verso destra, lei è sempre seduta lì, su quel sasso vicino a casa sua, con le ginocchia attaccate al petto, quella figura così gracilina e poco allenata, le mani leggermente arrossate, due trecce color pece a scendere sul petto, due occhi timidi e tristi, vuoti, che lo guardano con fare supplichevole, lui sorride appena.
«Leti» la chiama, avvicinandosi a lei che si sposta un poco, per lasciarlo sedersi vicino, come fa sempre non appena i loro occhi si incrociano.
«Non offrirti come volontario, Calum» ripete ancora come se ripetendolo lui potesse vagamente cambiare idea, lui scuote appena la testa, continua a sorriderle benevolo.
«Leti, perché devi avere così tanta paura? Non fare la bamboccia, sei parte del Distretto 2, uno dei migliori, non devi mostrarti così…» cerca di non ferirla «…debole» deglutisce.
«Io non mi vergogno di essere umana, Calum» e lui sorride ancora a quella solita giustificazione da quattro soldi.
Ma Leti è sempre stata così, sin da quando si sono conosciuti in quel viale, mentre lui camminava con i suoi amici e lei era sempre lì, su quella roccia a fissarlo, a scrutarlo da lontano, fino al giorno in cui si è deciso di chiederle il suo nome.
Leti si può considerare la più debole dell'intero Distretto, senza esagerare: il suo cuore è umano, pieno di sentimenti puri e potenti, il suo corpo è gracilino, non si allena spesso, non fa per lei la guerra, il sangue, i pungni e le vite spezzate, lei odia quelle cose lì, lei odia gli Hunger Games e Capitol City, li odia perché le hanno portato via suo cugino, li odia perché portano via vite innocenti, li odia perché teme di perdere lui.
E Calum non è stolto, Calum l'ha capito da sempre.
«Vincerò, Leti, lo capisci?» sembra così convinto delle sue parole che la ferisce, perché lui non può sapere chi parteciperà, lui non può sapere cosa lo aspetta in quell'arena, lui non capisce perché è un idiota, un idiota che lei ama più di ogni altra persona al mondo, un idiota che, per strafottenza, metterebbe in pericolo la sua vita.
«Non sfidare la sorte, Calum. Ti prego» lo implora, mentre lui le cinge le spalle, la fa avvicinare al suo petto, piccoli gesti che le deve, dato che domani è il gran giorno.
«Leti, lo giuro, torno, torno per te» e lei si stringe più forte al suo petto.
«Resta con me» e una lacrima le riga il viso.
«Leti... io sono nato per combattere, è l'unica cosa che so fare, questi Hunger Games dimostreranno di cosa sono capace» e lei si alza di scatto, innervosita come non mai.
«E se invece muori?! E se invece qualcuno ti uccide?!»
«Non morirò, dannazione!»
Quella esclamazione, detta con un tono di voce troppo forte, la fa sobbalzare. I suoi occhi si riempiono ancor di più di paura e Calum se ne accorge, scrutando nuovamente il suo viso. Increspa le labbra, pentendosi amaramente di averle urlato contro – anche se involontariamente – perché lui sa quanto lei sia fragile e vulnerabile, soprattutto in questo momento.
Si sente un mostro, Calum, per essere la causa di quegli occhi troppo tristi che vorrebbero tenerlo con sé ma, dall’altro lato, sa che il suo destino sono anche gli Hunger Games e la vittoria che porterà nel Distretto 2.
Sospira appena, rendendo l’aria ancora più pesante di quanto non lo sia già.
«Leti, ascoltami...»
«Non andare, Calum» la sua voce trema, così come le sue mani, che afferrano rapidamente quelle grandi e calde di Calum. «Non andare»
Calum stringe le dita fredde di Leti tra le sue, dita impaurite e tremanti come lei che lui vorrebbe tenere incastrate tra le sue per il resto dei suoi giorni. L’attira di poco a sé, facendola sobbalzare, poi il suo braccio destro va a cingere la vita di Leti e i suoi occhi scuri e penetranti come la pece incontrano quelli della ragazza, che non riesce più a contenere le lacrime.
«Devo andare, Leti» sospira sulle sue labbra e il suo pollice le asciuga una lacrima che scende mesta sulla sua guancia arrossata.
«Devo farlo per me, per il Distretto, per la mia famiglia... e anche per te»
«Per me...» ripete lei, senza più contenere i singhiozzi. «L’unica cosa che devi fare per me, Calum, è rimanere qui. Per me e con me»
Il suo viso è sempre più vicino a quello del ragazzo: i suoi occhi cercano le iridi scure di Calum, le sue labbra cercano di unirsi a quella bocca carnosa che ha sempre amato. Vuole baciarlo, Leti, perché non sa quando e soprattutto se lo rivedrà e, al solo pensiero, i suoi occhi si riempiono di lacrime ancora una volta.
Le intenzioni di Calum, però, sono nettamente diverse dalle sue: prende delicatamente il suo viso tra le mani calde, cercando di far riprendere il suo corpo freddo e scosso dalla paura. La guarda negli occhi un’ultima volta, prima di lasciarle un bacio sulla fronte e stringerla successivamente a sé.
«Ti bacerò quando tornerò » sussurra Calum, dandole poi un bacio sulla testa per farla smettere di singhiozzare. La stringe ancora più forte tra le sue braccia e, soprattutto, sul suo cuore.
«Ti bacerò da vincitore, Leti. Te lo prometto.»
 
*

“Mi offro volontario come tributo”.

E’ questa la frase che Leti sente ogni santo giorno nel suo cervello ad ogni ora della giornata, come se fosse peggio di un disco rotto.
E’ questa la frase che da settimane, ormai, la tormenta nei sogni, da quando lui l’ha pronunciata ad alta voce, con il suo solito tono caldo ma deciso, quello stesso tono di voce che le aveva promesso che sarebbe tornato ma che, durante il giorno della Mietitura, l’aveva fatta singhiozzare ancora una volta.
Perché Leti ha una paura folle che Calum non possa tornare vivo da quei maledetti giochi, giochi che lei non sta guardando per paura di vederlo sofferente o, peggio ancora, di non vederlo più in quella dannata arena che lo tiene chiuso come se fosse un animale in gabbia.
E lei, che ha sempre odiato Capitol City ed i giochi, stavolta, non potrebbe che odiarli ancora di più, perché le hanno tolto tutto quello di cui aveva bisogno, la sua certezza più grande che, adesso, è diventato solo un dubbio, un forse, tra le mani malefiche di quei dittatori.
 Ha paura e si sente sola, perché senza Calum niente le sembra più lo stesso: tutto è offuscato e niente ha più colore, senza la persona che più la teneva in vita. Le cose che facevano insieme, anche le più piccole, non riesce più a farle nemmeno da sola, perché le sembra stupido adesso che lui non c’è.
E le sembra stupido essere felice in questo giorno, nel giorno del suo diciottesimo compleanno, dato che non può festeggiarlo con Calum.
Cerca di distrarsi quanto il più possibile, di non pensare al fatto che si sente sola il giorno del suo compleanno nonostante i suoi amici abbiano provato a convincerla a spegnere anche solo le candeline, ma per lei non ha senso: niente ha senso, da quando Calum è chiuso in quella maledetta arena.
Ha deciso di stare da sola, oggi, di chiudersi in sé stessa e di godersi qualche attimo di pace in tranquillità, anche se sa che quella situazione non durerà poi così a lungo, dato che il pensiero di Calum tornerà a tormentarla dopo pochi secondi.
 Cammina lungo quel viale che conosce fin troppo bene, quel viale che porta a casa Hood – la grande casa Hood – dove c’è quella roccia su cui lei era solita sedersi ogni qualvolta andasse a trovare Calum.
Quella roccia dove era seduta il giorno prima della Mietitura, il giorno in cui lui l’ha abbracciata l’ultima volta, promettendole che sarebbe tornato vincitore.
Ma sono passate settimane, e lei di Calum non sa nulla.
Sospira pesantemente, trattenendo le lacrime che vorrebbero scendere copiose sul suo volto, ma si trattiene per evitare che la sua paura possa uscire fuori ancora una volta e la schiacci ancora.
I suoi passi sono lenti e leggeri, come se volessero godersi appieno la passeggiata in quel viale pieno di ricordi e il suo sguardo guarda avanti, dritto, lasciando che il vento leggero le smorzi di poco il volto.
D’un tratto, però, qualcosa cattura la sua attenzione. Si blocca sui suoi passi, rimanendo lontana qualche metro da quella roccia e le mani prendono a tremarle: lì, appoggiato a quella roccia – alla loro roccia – c’è qualcuno. Qualcuno che lei scruta attentamente, la cui figura le sembra particolarmente familiare. E, quando riconosce quella sagoma scura, il cuore che sembrava aver smesso di funzionare, finalmente, riprende il suo battito regolare.

«Calum»

E la voce le trema di gioia non appena il suo nome viene pronunciato dopo così tanta attesa e tanta agonia. Lui le sorride, quel suo solito sorriso sghembo e furbo che gli occupa sempre le labbra carnose ma che, stavolta, nascondono qualcosa di più, qualcosa che è la felicità e la gioia di rivedere finalmente la sua Leti.
«Sapevo che saresti venuta qui, oggi» dice lui, mantenendo ancora il sorriso mentre le si avvicina lentamente, dato che lei è rimasta immobile a pochi metri da lui, con le gambe tremanti che quasi sembrano voler cedere sotto il peso della sua felicità.
«T-tu... tu...» balbetta appena, prima che le braccia possenti di Calum le circondino la vita e l’afferrino stretta, tenendola contro il suo petto.
«Io ho vinto, Leti» sussurra sulle sue labbra, e lei non può che notare quella punta di orgoglio che ha sempre caratterizzato il suo Calum. «E sono tornato solo per te, come ti avevo promesso.»
La guarda negli occhi dopo mesi di lontananza e, finalmente, si sente pieno: perché non è la vittoria, non è l’essere forte ed invincibile che rende Calum fiero di sé stesso, non è l’uccidere e la voglia di spargere sangue la sua più grande aspirazione.
Ciò che rende Calum veramente forte e fiero di sé stesso, è Leti: è l’amore che prova nei suoi confronti che lo fa svegliare al mattino con la convinzione di essere una persona migliore, che gli fa rendere conto che la sua aspirazione più grande, in realtà, non è uccidere, ma amare.
Ed è amare Leti che gli ha fatto capire che, innamorandosi, il mondo viene visto con occhi migliori.
E quando lei gli sorride e circonda il collo con le sue braccia, lui non ha più dubbi: Leti è il regalo migliore che la vita potesse mai fargli.
«Sapevo che saresti tornato» confessa lei, lasciando che le lacrime di gioia le righino il volto «hai sempre mantenuto le tue promesse»
Calum la stringe forte a sé, sentendosi finalmente pieno.
«Sei stata l’unico pensiero in quella maledetta arena. Ogni cosa che facessi, ogni strategia che applicassi... tutto era dovuto al fine di tornare da te, di stare con te per il resto della mia vita. Io ti amo, Leti, ti amo da impazzire. Non avrei mai perdonato a me stesso il fatto di averti lasciata sola...»
Leti si stringe più forte contro il suo petto, prima di alzare nuovamente lo sguardo nei suoi occhi e sorridergli ancora quando le sue labbra cercano quelle di lui, come a volergli ricordare che ha ancora una promessa da portare a termine.
Anche  Calum sorride, perché lui tutte quelle parole non le ha di certo dimenticate, perché è stata soprattutto quella promessa a mantenerlo in vita e a farlo tornare dalla sua amata.
E finalmente, dopo mesi di sofferenza, le loro labbra si uniscono come non era mai successo prima, in quel bacio che sa di trionfo: perché loro hanno vinto, hanno vinto insieme ed hanno abbattuto il destino crudele che aveva rapito Calum, hanno spazzato via il terrore dei giochi e del dubbio, lasciando che l’amore trionfasse per l’ennesima volta sulla sofferenza.
Calum accarezza la pelle della guancia di Leti, asciugandole le lacrime di gioia, poi si allontana da lei, ritrovando la dolcezza dei suoi occhi ad attenderlo, come sempre.
«Buon compleanno, amore mio» le sussurra, come fosse una melodia, lasciandole un ultimo bacio sulle labbra che sanno d’amore, che ancora sorridono.

«Sei tu la mia vera vittoria.»

 

 ~

Piccola one shot per il compleanno di Letizia!
Volevamo fare qualcosa di alternativo e speriamo davvero che ti piaccia!
Ancora tanti auguri per i tuoi diciotto anni :)
We love youu
 


Vane, Mary e Jade 
 
 
  
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