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Autore: Himawari__    26/09/2015    5 recensioni
“Che cazzo,” disse lentamente Deadpool. Lo stava fissando in un modo che mise decisamente Peter a disagio, e questo voleva dire qualcosa, considerando che Deadpool aveva la cattiva abitudine di sbirciarlo nei momenti più inappropriati.
“Mi prendi in giro?” esclamò in seguito. “Ma QUANTI anni hai? Dodici?”
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deadpool, Peter Parker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note della traduttrice : Il fandom italiano è gravemente povero in termini di fic Spideypool. Ho dovuto sopperire! Questa è una traduzione autorizzata di una fanfic estremamente famosa nel fandom (originale: qui), divisa in due parti. Ho scelto di tradurre questo lavoro in primis per la sua brevità, poi perché è raro trovare un Deadpool IC, e questo, a parer mio, lo è parecchio.
L'autrice si è ispirata a un mix di fumetti-MCU-Superfamily universe, quest'ultimo accennato mooooolto vagamente (nella traduzione è, tipo, invisibile XD).
E niente, spero che vi piaccia! Qualsiasi commento verrà prontamente girato in forma privata all'autrice originale.
La prossima settimana posterò la seconda parte, che ho già prontamente tradotto. 



Vedere il vero te stesso (non è ciò che avevo immaginato)

- 1 -

Non è ciò che avevo immaginato


In seguito sarebbe stato complicato dire che cosa fosse esattamente successo e quando esattamente Deadpool era apparso (e come mai fosse lì) e come fosse entrata in gioco la bomba.

Ma in seguito a Peter non sarebbe importato più di nulla di tutto questo, perché stavano esplodendo cose e l'intero edificio stava crollando attorno a lui ed era abbastanza occupato a scappare e a provare a non morire.

Sapete. Un normale giovedì sera.

Inciampò più di quanto saltò e poi cadde su un tetto – qualsiasi tetto, seriamente, al momento non faceva il difficile, ma era alto e solitario e in un certo senso i tetti lo facevano sentire più al sicuro… Faceva male ovunque. Tentò di rialzarsi, ma fallì. Non riusciva a respirare e pensò pigramente che non poteva essere una cosa positiva, perché l'ossigeno era abbastanza importante per cose stupide e insignificanti come cellule del cervello o… altre cose.

E poi improvvisamente qualcuno gli strappò la faccia e sembrava come se stessero cercando di tirargli via la pelle dalle ossa. Tranne che, ovviamente, non era la sua faccia, era la dannata maschera…

Peter sentì l'odore dello spandex bruciato e soffocò. Fece un suono strozzato che venne interrotto da colpi di tosse irregolari. La maschera scivolò via con il suono di uno strappo che lo fece trasalire (a volte sentiva il suo costume facente a tal punto parte del suo corpo, che non riusciva a rimanere calmo mentre veniva fatto a pezzi), e cercò istintivamente di scappare. Non riuscì a fare molta strada, prima di sbattere contro un muro.

Stava ancora tossendo; in quel momento diede la priorità a cercare di non soffocare, così era difficile focalizzare la figura sbiadita davanti a lui. Era rossa e nera e familiare e fin troppo vicina.

“… hai bisogno della respirazione bocca-a-bocca? Perché posso sicuramente farlo! Anche se probabilmente sono più tipo da succhiare che soffiare, se capisci cosa intendo. Mi piace anche mordere, fa impazzire le ragazze. Hai bisogno della respirazione bocca-a-bocca? Prometto di non mordere, se non lo vuoi. Spidey? Vuoi che ti morda?”

Peter voleva morire.

“… vai… -ia…,” raspò. Abbassò la testa e premette il volto contro le ginocchia.

In quel momento avrebbe potuto sopportare molto, ma non Deadpool. Sicuramente non Deadpool.

“E dai, amico, hai ferito i miei sentimenti! Non è bello! Stavo decisamente facendo l'eroe e ti ho pure salvato la vita.”

Peter avrebbe avuto molto da dire a riguardo, ma non riusciva a respirare.

“Bomba…?” Tossì.

“Ehy, quella non era mia! Era del tipo verde! Non puoi darmi la colpa per tutto, sai, a meno che tu non possa provare il mio presunto coinvolgimento nell'assassinio di Kennedy.”

Il Goblin Verde. Allora Peter aveva avuto ragione circa il fatto che l'intera cosa fosse una trappola.

Fantastico. E sarebbe stato ancora più fantastico se il mondo avesse finalmente smesso di vorticare.

Una mano sorprendentemente gentile gli toccò il collo. “Lo so, dicono che dovresti metterti la testa fra le gambe quando stai per svenire, il che è comunque una sciocchezza – una volta ho avuto la mia testa in mezzo alle gambe e mi sentivo comunque uno schifo; ma mi mancava la parte superiore del corpo in quel momento, il che potrebbe c'entrare qualcosa… dov'ero rimasto? Ah, sì. Quando stai per soffocare probabilmente non è bello premere la faccia contro qualcosa. Se vuoi la mia opinione, è abbastanza controproducente. Dai, su. Fai le tue cose. Sai. Respirare. Robe.”

Peter alzò il volto e lo guardò. Ci sto lavorando, avrebbe voluto dire. Cosa pensi che stia facendo?

Ma poi qualcosa sul volto… maschera… di Deadpool cambiò, qualcosa di sottile ma presente e Peter dimenticò qualsiasi cosa avrebbe voluto dire.

Perché… merda.

Merda!

Si sentì sbiancare ed entrò nel panico.

La sua maschera era andata. La sua maschera era un pezzo bruciacchiato di spandex sul pavimento a un paio di metri da lui. Deadpool non avrebbe dovuto vederlo senza maschera. Deadpool non avrebbe mai dovuto vedere il suo volto.

“Che cazzo,” disse lentamente Deadpool. Lo stava fissando in un modo che mise decisamente Peter a disagio, e questo voleva dire qualcosa, considerando che Deadpool aveva la cattiva abitudine di sbirciarlo nei momenti più inappropriati.

“Mi prendi in giro?” esclamò in seguito. “Ma QUANTI anni hai? Dodici?”

Peter lo guardò male. Perché, seriamente? Era quello il problema?

“Ho provato a mutilarti un paio di volte! Avresti dovuto dire qualcosa! Merda! Amico! Io non mutilo i bambini! Gli rapo solo la testa, o li colpisco con una barretta di zucchero, al massimo. A volte li sculaccio, ma solo se se lo meritano. Parola di scout.”

“Ma tu non sei uno scout.”

La sua voce cedette a metà della frase e più colpi di tosse si fecero strada attraverso la sua gola. Gli girava la testa e il suo petto si contraeva dolorosamente; era abbastanza sicuro che a quel punto stava soffrendo di una grave inalazione di fumo… ed era divertente che non era neanche in cima alla sua lista di 'Cose che in questo momento fanno davvero schifo', no?

Serrò gli occhi e cercò di concentrarsi a non soffocare, cosa che sì, non stava funzionando molto bene.

Una mano iniziò a battere dietro la sua nuca, in modo strano e decisamente troppo forte e Peter avrebbe alzato gli occhi al cielo, se in quel momento non avesse richiesto così tante energie. Respira, pensò vagamente. Solo… continua a respirare.

Le carezze divennero più gentili dopo un istante, fino a quando non furono quasi calmanti e Peter cercò di concentrarsi sul ritmo della mano che gli accarezzava la schiena. Era d'aiuto, in un certo senso.

Ispira… respira… fuori… dentro…

Dai, Pete… rimani concentrato… non è difficile…

“Amico,” disse Deadpool dopo quella che sembrò un'eternità. Sembrava fuori di sé. “Dovrei chiamare i tuoi genitori, o qualcosa di simile? Devono… che ne so, venire a prenderti?”

“I miei…? Cos-…?!” Peter digrignò i denti, sentendosi lievemente insultato. “Non ho dodici anni. Ne ho ventuno!”

La mano di Deadpool rimase ferma per un attimo. “Sicuro,” disse “Ci vuoi riprovare?”

Peter sospirò. “… non sono affari tuoi.”

“Senti, se hai veramente dodici anni ora sono nella merda fino al collo, e mi sentirei veramente male per… beh, aver provato ogni tanto a spararti, farti esplodere e per averti lanciato giù da un ponte e per non parlare di quella volta in cui...”

“… diciassette!” Peter tossì. “Ne ho quasi diciotto, okay. Ora smettila...”

Tossì ancora, e respirare era ancora impegnativo, ma almeno non si sentiva più come se un'orda di elefanti stesse ballando il tango sul suo petto. Sembrava più un lento.

“Non va comunque bene. Me l'hai fatto venire duro una volta o due, sai, e ora mi fai sentire un vecchio bavoso. Dico, anche io ho standard; possono pure essere bassi, ma li ho, e i bambini non sono proprio nella mia lista...”

Peter brontolò. Gli faceva male la testa. Gli faceva male ovunque, ad essere onesti, e si sentiva strano e nauseato e non era proprio dell'umore giusto.

“… ti sei mai rasato? Perché, davvero, non sembra che tu debba farlo, tranne che per le tue gambe… davvero, il tuo costume è così aderente che...”

Deadpool stava blaterando. In un certo senso, Peter sapeva che non era nulla di buono. Deadpool parlava sempre e non si fermava mai, neanche quando gli mozzavi la testa dal resto del corpo, ma quel tipo di blaterare rapido e frenetico accadeva solamente quando le cose stavano per andare incredibilmente male.

“… e che cazzo, perché il tuo costume è così aderente, se non vuoi che la gente ti guardi in un certo modo? Cos'hai che non va? A cosa pensavano i tuoi genitori lasciandoti uscire di casa così, che sembri uno spogliarellista rosso e nero...”

“… credo che tu intenda un volontario(1) e onestamente non credo che tu sappia cosa sia.”

Ricordava vagamente che anche Tony si era lamentato del suo costume, ma era abbastanza sicuro che non riguardasse la sua aderenza o la sua somiglianza con uno spogliarellista, quanto piuttosto il fatto che si trattava di, beh, 'soltanto spandex?! Sei pazzo?! Non è neanche antiproiettile!'

Oh dio… Tony. I suoi genitori…

“Aspetta un momento… ma tu li hai i genitori? Sì? … non dirmi che sei orfano, ti prego no, perché è un cliché terribile e allucinante e mi fa sentire come se avessi riempito di napalm un cazzo di rifugio per cuccioli o qualcosa di simile, seriamente, amico, devi...”

“La smetteresti di… parlare?” Chiese Peter con fare disperato “Per favore.” In quel momento soffocare in silenzio sembrava un'opzione sempre più interessante.

“Non ero in giro a sentire la storia delle tue origini, non lo so proprio, okay? Non sono neanche sicuro di che razza di universo si tratti – ti ho lanciato giù da un ponte?”

“…. non che mi ricordi?”

“Okay, allora non è quello, sembrerebbe.”

Peter provò ad alzarsi, probabilmente per allontanarsi da Deadpool, non ne sarebbe stato proprio sicuro in seguito, ma qualsiasi tentativo di muoversi venne soffocato dal forte dolore che diramò nella sua gamba e nel fianco sinistro. Il suo campo visivo divenne più sfocato. Doveva essere svenuto per un secondo o due, perché la cosa di cui si accorse dopo fu che Deadpool era molto più vicino di quanto avrebbe dovuto essere e Peter era sdraiato supino, guardando il cielo.

“Oh oh. Ah. Ugh. Questo non va bene,” annunciò Deadpool. “Non penso che la tua pelle debba venir via a questo modo, ma che ne so io, dopotutto...”

Peter deglutì. “Fantastico…,” gracchiò. “Ora vomito.”

Una maschera nera e rossa lo scrutò dall'alto. “Oh. Ehy. Sei con me?”

“Mai.”

“Non fare così. Gli amici sono gentili l'uno con l'altro.”

“… non siamo amici.” Peter chiuse gli occhi e ingoiò contro la bile che minacciava di risalirgli in gola. “Quanto sono messo male?”

Deadpool rimase in silenzio per mezzo secondo, ma era abbastanza per far sentire Peter decisamente a disagio. “Beh, alle pupe piacciono le cicatrici, no? Beh, io piaccio e sono tutto cicatrici, in pratica, così...”

“Quanto sono messo male?” Peter ripetè con testardaggine.

Deadpool esalò un respiro. “Amico. La tua gamba sembra una bistecca. Una di quelle crude. Che è stata bruciata. Molto malamente. È… veramente sgradevole.”

“… Cristo …” Gemette.

Quello spiegava il dolore terribile.

Sarebbe guarito e anche molto più velocemente di qualsiasi essere umano normale, ma anche con la guarigione accelerata ci avrebbe impiegato un paio di giorni.

Non sarebbe mai tornato a casa così. Anche il solo pensiero di mettersi in posizione verticale e caricare in qualsiasi modo la sua gamba lo faceva sentire sudaticcio e nauseato. Non poteva proprio.

“Ricordami… di non farmi esplodere di nuovo… okay?” Raspò “Non è… così divertente come ti fanno credere.”

“Sì. Credimi, lo so.”

Probabilmente lo sapeva, realizzò Peter. Era un pensiero stranamente confortante.

Deadpool annuì con un'aria improvvisamente determinata, il che non era mai una buona cosa. “Beh allora… c'è solo una cosa da fare adesso, giusto?” Si allungò verso Peter.

“Mi finisci?” Chiese Peter, gli occhi socchiusi e scherzando solo per metà. “Perché non sono in grado di fermarti...”

“Non essere cretino.” Wade sembrava genuinamente offeso. “O ancora più cretinissimo del solito.”

“Quella… non è manco una parola...”

“Oh, taci. Chi sei? Capitan Grammatica? Qui per correggere il tuo uso del congiuntivo e pugnalarti in faccia con una virgola?”

Peter sorrise.

Poi svenne. Che, probabilmente, era per il suo bene.



(1) gioco di parole tra candy stripper (spogliarellista) e candy striper (volontario nelle case di anziani), intraducibile in italiano.

   
 
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