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Autore: nozomi08    28/09/2015    2 recensioni
Ciao ragazzi! Questo è una sorta di seguito della mia oneshot "Diciannove anni dopo", pertanto riguarderà le avventure del giovane Al ad Hogwarts (quindi si, ho intenzione di complicargli parecchio la vita xD)... dico "sorta" perché questa è una storia che ho intenzione di continuare solo ed esclusivamente se vi piace ed appassiona, altrimenti la lascio perdere, perché ho mille cose da fare xD pertanto vi chiedo di lasciare dei commenti al termine del primo capitolo, che a seconda della vostra volontà potrebbe essere anche l'ultimo. Grazie mille per la vostra attenzione!
Ps: so che la trama non è molto attraente al momento, ma vi assicuro che diventerà interessante più avanti... sarò più chiara quando darete il verdetto finale xD quindi nei prossimi capitoli (?)
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Rose Weasley | Coppie: Albus Severus Potter/Rose Weasley, Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Hogwarts stava mostrando segni di cambiamento in quegli anni, a partire dal corpo docente. Per esempio, quell’anno, non era la vecchia, mitica (come direbbe Rose) professoressa Mc.Granitt quella che stava ad aspettare le nuove matricole di fronte al portone d’ingresso, ma era la nuova professoressa di trasfigurazione, ex Grifondoro come il suo predecessore, nonché Hestia Jones. Lo sguardo della nuova professoressa sfrecciava di viso in viso, come ad analizzare ogni singolo studente presente innanzi a lei. I suoi occhi azzurri erano freddi come il ghiaccio e il suo corpo emanava un portamento fiero.
Indossava un mantello color porpora, e adagiato sui fluenti capelli neri legati in una coda bassa, c’era un cappello nero da strega. Era lei, la nuova direttrice della casa di Grifondoro.
-Eccoci qua ragazzi, questa è la vostra professoressa di Trasfigurazione, Hestia Jones - disse Hagrid.
-Salve ragazzi. Grazie Hagrid, da qui ci penso io a loro – disse Hestia, spalancando il portone massiccio che le stava alle spalle –Ora ragazzi, se vogliate seguirmi…- continuò incamminandosi. Le nuove matricole la seguirono impauriti in tutta fretta, e con qualche sguardo interrogativo entrarono in una saletta vuota a sinistra delle scale. Una volta che tutti furono dentro, la professoressa Jones chiuse la porta dietro di sé e ci si parò davanti. Al si chiese se veramente pensava che sarebbero scappati di lì. Poi un senso di paura lo assalì: e se avessero cambiato lo Smistamento del Cappello Parlante con un’altra prova, magari più macabra? Magari il Cappello aveva deciso di andare in pensione, stufo della forfora e dei pidocchi dei nuovi studenti… poi però il suo filo di pensieri si interruppe, perché la professoressa prese parola.
-Benvenuti ad Hogwarts- disse con tono pacato, ma i suoi occhi scintillarono – Prima di partecipare al banchetto di inizio anno che avrà luogo a breve nella Sala Grande, verrete smistati nelle vostre Case. Lo Smistamento è una cerimonia molto importante, perché la Casa a cui apparterrete diventerà una seconda famiglia. Dormirete nello stesso dormitorio della vostra Casa, frequenterete insieme le lezioni, passerete del tempo nella sala di ritrovo della vostra Casa e siederete allo stesso tavolo nella Sala Grande. Le Case di Hogwarts prendono nome dai quattro potenti maghi che la fondarono: Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Priscilla Corvonero e Salazar Serpeverde. Ciascuna di esse ha la sua storia e le sue caratteristiche, e hanno forgiato maghi e streghe di primo ordine. Durante la vostra permanenza  ad Hogwarts le vostre Case saranno soggette a dei punteggi: i vostri trionfi ne faranno guadagnare; infrangete le regole e ne perderete. La Casa che avrà guadagnato più punti verrà premiata a fine anno con una coppa, e costituisce un grande onore. Spero che ne darete altrettanto alla Casa a cui verrete destinati. La cerimonia di Smistamento avverrà tra poco di fronte a tutti gli studenti e ai professori. Vi suggerisco di sfruttare il tempo che vi rimane per sistemarvi meglio che potete- concluse. Indugiò ancora lo sguardo sui suoi nuovi studenti, augurando loro tacitamente buona fortuna. Dopodiché uscì dalla stanza, pregando loro di attendere in silenzio finché non fosse tornata. Con le parole della professoressa che ancora gli vorticavano in testa, Al si diede un’occhiata intorno, scrutando gli altri che parlottavano nervosi tra loro. Vide Scorpius che giocherellava tranquillo con il suo piccolo gatto nero, sorridendogli con tenerezza. Al sentiva che in fondo quel ragazzino non era male, ma si sentiva ancora un po’ offeso per quelle occhiatacce che gli riservava senza motivo. Insomma, se i loro genitori avevano avuto qualche diverbio, cosa c’entrava lui? Non credeva fosse un tipo infantile. Anzi, sembrava piuttosto arguto. Quindi… perché allora? Immerso com’era nei suoi pensieri, non si accorse che anche Scorpius lo stava guardando. Stranamente, non gli stava volgendo delle occhiate assassine. Era come se lo stesse studiando pensieroso. Imbarazzato come un ladro colto sul fatto, Al abbassò lo sguardo in fretta e furia. Aveva le orecchie leggermente rosse. Rose gli diede una gomitata e la sua faccia sembrò dire: “Tutto bene?”
“Tutto a posto” le rispose, senza aprir bocca.
La telepatia era normale, per loro due.
La professoressa Jones rientrò –Pronti? Seguitemi, prego- disse incamminandosi, e la matassa di studenti la seguì, chi eccitato, chi con le gambe di piombo.
Probabilmente la professoressa percepì qualcosa che non andava perché si fermò di botto. Si girò e aggiunse –E in fila, per favore- prima di proseguire la sua camminata spedita. Gli studenti fecero come richiesto e Albus si accodò a Rose. Si voltò indietro e individuò la testa color platino di Scorpius, qualche testa più giù. Altra cosa strana di quel ragazzino: fino allora, non lo aveva visto parlare con nessuno. Le ante del portone della Sala Grande cigolarono, e i ragazzi trattennero il respiro. Quattro lunghi tavoli interamente occupati da studenti che li osservavano incuriositi occupavano la stanza, mentre i professori (compreso il preside) sedevano su un lungo tavolo disposto orizzontalmente in fondo alla Sala. Nel gruppo dei nuovi arrivati c’era chi cercava qualche viso conosciuto tra la folla di studenti, chi agitava timidamente la mano per salutare fratelli, sorelle o cugini, ma molti di loro –tra cui Rose, Al e Scorpius- restarono imbambolati a guardare il soffitto incantato della Sala Grande. Migliaia di candele ardevano a mezz’aria, sotto un cielo stellato e qualche nuvola.
La luna splendeva fulgida nell’angolo sinistro della Sala, e pareva di stare in un’enorme stanza a cielo aperto. Non riuscendo a distogliere lo sguardo da quello spettacolo, Al per poco non inciampò sui suoi stessi piedi e si costrinse a volgere il capo di fronte a sé per non tramortire qualche altro ragazzo e non beccarsi ulteriori insulti. Intravedendo il tavolo dei professori in fondo e gli studenti accanto, Albus avvertì di nuovo lo stesso nervosismo che gli aveva attanagliato lo stomaco alla stazione di King’s Cross. Di tutta questa faccenda delle Case, gli era proprio passato di mente il particolare di migliaia di occhi che li fissavano. Il suo nome era rinomato nel mondo dei maghi, chissà cosa avrebbero pensato se fosse stato smistato in Serpeverde?
“Oh, andiamo!” si rimproverò “Devo smetterla con questi pensieri. Ho promesso di non farne più!”
Con lo sguardo basso e la fronte aggrottata, Al notò la mano di Rose dietro la schiena, a cercare la sua. Senza curarsi di tutti quegli sguardi, gliela prese e la strinse con decisione. Sapeva che la cugina era nervosa quanto lo era lui, e l’unico modo per superare tutta quella tensione momentanea era farsi forza l’un l’altro e trarre un po’ di coraggio da se stessi. La professoressa Jones, intanto, aveva posto uno sgabello di legno a quattro zampe davanti agli allievi del primo anno e vi aveva poggiato sopra un cappello nero a punta, tutto consunto, rattoppato e pieno di macchie. Albus –e non solo lui- tirò un sospiro di sollievo. A quanto pare il Cappello Parlante se la sarebbe spassata ancora prima di ritirarsi in pensione in un armadio. L’intera Sala Grande piombò nel più completo silenzio,e inconsciamente Al trattenne il respiro: tutto era così silenzioso che temeva che anche respirare fosse troppo rumoroso. Gli occhi di tutti erano puntati sul Cappello, in aspettativa. Lo videro contrarsi, e lo strappo vicino al bordo si spalancò come una bocca. Incominciò a parlare… in rima. Una presentazione sottoforma di filastrocca. Al trovò la cosa piuttosto buffa, e si guardò intorno per cercare qualcuno che la stava pensando come lui, ma notò che avevano tutti delle facce serissime e concentrate ad ascoltare ogni rima del Cappello. Perfino Rose era seria. Il sorrisetto di scherno si spense sul volto di Al, quando inaspettatamente notò che Scorpius stava cercando in tutti i modi di trattenere una piccola ridarella. Il suo gattino gli lanciò un’occhiata di disapprovazione, mentre Albus lo fissava sbattendo le palpebre incredulo. Non appena la filastrocca terminò, la Sala Grande scoppiò in un fragoroso applauso. Il Cappello fece un inchino a ciascuno dei quattro tavoli e poi tornò immobile. Senza ulteriori indugi la professoressa Jones tirò fuori una pergamena e la srotolò di fronte a sé.
-Non appena chiamerò il vostro nome,- disse –vi siederete sullo sgabello e indosserete il Cappello per essere smistati- spiegò, e poi incominciò a chiamare i vari nomi scritti sulla lista. Albus e Rose videro ragazzi e ragazze sedersi e posarsi il Cappello in testa. Ci fu chi per il nervosismo si scordò addirittura di toglierselo, per poi rimetterlo a posto tra le risate generali. Albus e Rose si scambiarono un’occhiata colma di agitazione. Non erano ancora stati chiamati  e avevano notato che il Cappello ci aveva impiegato più di un minuto a smistare alcuni dei primini. Pensavano che tutta quell’attesa non sarebbero riusciti a sopportarla, e sperarono che tutto si concludesse al più presto. Poi Al fu colto da un pensiero orribile: e se si fossero scordati di scrivere il suo nome nella lista, e lo avessero costretto a prendere il treno di ritorno? Di fronte ad una tale probabilità, preferì essere in Serpeverde piuttosto.
-Weasley Rose!- chiamò la Jones. Rose si girò disperata a guardare il cugino, ma lui con uno sguardo deciso le fece un cenno del capo e le mormorò “Vai”.
Rose salì a due le scale, si sedette e si posò il Cappello in testa, fino a coprirle gli occhi. Al si chiese cosa mai le stesse dicendo, e passò un bel po’ di minuti puntellandosi sui piedi preoccupato prima che il Cappello proruppe a gran voce –Grifondoro!-
Applausi, urla e fischi esplosero dal tavolo all’estrema sinistra, mentre Rose sollevata si toglieva il Cappello e raggiungeva eccitata il tavolo della sua Casa sedendosi accanto a James e Fred. Guardò Al e gli rivolse un sorriso raggiante, che ricambiò felice, e la osservò mentre il famigerato fratello maggiore le dava ridendo delle pacche sulla spalla. Avrebbe voluto anche lui sedersi al tavolo insieme a lei, ma nel suo cuore c’era qualcosa che lo faceva sentire incerto e dubbioso che quella volontà si sarebbe avverata. Furono smistati altri due ragazzi prima che la Jones chiamò –Potter Albus Severus!-
Oramai certo di aver assunto un colorito cinereo, con sguardo basso Albus strascicò i piedi fino allo sgabello, e con le mani un po’ tremanti si posò il Cappello in testa, oscurandogli la vista. Si aggrappò allo sgabello, come se da un momento all’altro la terra lo avrebbe inghiottito, e restò in attesa.
-Vediamo un po’ cosa abbiamo qui…- gli sussurrò una vocina gracchiante all’orecchio –un’altra scelta difficile, vedo. Notevole ingegno, coraggio, determinazione e molta ambizione… generosità e desiderio di mettersi alla prova… Dove posso metterti?-
Albus si morse il labbro. E se avesse chiesto di essere assegnato a Grifondoro, come aveva fatto suo padre? Il Cappello prende sempre in considerazione le tue scelte. O così gli aveva detto.
-Grifondoro, eh?- disse il Cappello –Non male, è una possibilità molto promettente. È questo che vuoi?- chiese. Albus esitò. Era vero che desiderava essere a Grifondoro, ma solo perché Rose e tutta la sua famiglia erano cresciuti lì. Non gli era mai interessato sapere della Casa e della sua storia, e non sapeva dire se fosse stata adatta a lui come per Rose o suo fratello James.
“Voglio solo un posto dove posso sentirmi a casa ed essere me stesso” pensò infine.
-Oh, beh, se è questo il tuo desiderio, allora direi proprio che è meglio… Serpeverde!- gridò infine il Cappello. Albus sussultò per la sorpresa e si sentì il sangue gelare nelle vene. Con gli occhi sbarrati si tolse il Cappello e cercò disperato i volti di Rose e James.
“Ormai è fatta” pensò affranto “non si può più tornare indietro”. Quando li trovò, sentì il cuore sprofondare fino allo stomaco, divorato dall’acido.
Probabilmente lo avrebbero guardato con disprezzo e non gli avrebbero mai più rivolto la parola, passando gli anni a venire da reietto. Il discorso di Harry lo aveva aiutato a superare il timore verso la reazione dei suoi genitori, ma in realtà non sapeva se quel discorso valesse anche per gli altri della sua famiglia.
Albus era stato abbastanza sicuro di aver superato la paura, ma a quanto pare aveva scavalcato un granchio e non lo scoglio. Mentre si dava mentalmente dell’imbecille, vide che Rose scuoteva la testa e gli scambiava uno sguardo dolce, come a dire “Che stupido che sei. Pensi che questo basti per dividerci?”. A quanto pare aveva capito tutto, alla fine. James invece gli sorrideva di sghembo e gli fece l’occhiolino, in aggiunta con un pollice in su. Sbigottito da quella reazione da parte loro, Albus si sentì più leggero, e ancora intontito, si andò a sedere al tavolo dei Serpeverde, dall’altro lato della Sala. Lo accolsero con dei gran sorrisi trionfanti (quasi avessero vinto una fornitura gratis di Cioccorane e Zuccotti di Zucca per un anno) e delle pacche sulle spalle. Gli avevano riservato perfino un caloroso applauso, che nella paura del momento non aveva affatto sentito. Pensava che, portando il cognome del padre e sapendo tutta quella faccenda su lui, Voldemort e alla Seconda Guerra Magica, i Serpeverde lo avrebbero trattato con astio e si sarebbero vergognati di averlo con loro, ma non fu così. A quanto pare gli studenti della Casa in qualche modo avevano deciso di cambiar pagina e di costruirsi una fama diversa che non li legasse ai Mangiamorte e al Signore Oscuro. Una volta che si fu seduto, Albus cercò di distrarsi dalle sue emozioni concentrandosi sugli alunni rimasti da smistare.
Si sentiva come se cento cloni di suo zio Ron lo avessero tramortito ad una partita di Quidditch nel tentativo di abbracciare Victor Krum. La Jones chiamò un altro ragazzo che finì in Corvonero e poi…
-Malfoy Scorpius Hyperion!- gridò.
Il volto diafano di Scorpius appariva calmo come uno specchio d’acqua, ma l’emozione che in realtà provava lo tradì, facendolo inciampare sulle scale. Con le guance di un leggero color porpora, il ragazzo si ricompose in fretta e si infilò il Cappello in testa, tra le risatine generali. Il gatto aspettò diligente il suo padroncino accanto allo sgabello, agitando con grazia la coda qua e là. Passarono all’incirca due minuti prima che il Cappello proruppe –Serpeverde!-
Albus avvertì un nodo allo stomaco. Cosa sarebbe successo ora tra loro due? Sperava solo di non trovare serpenti velenosi nel letto o roba simile. Mentre Scorpius si levava il cappello e raggiungeva il suo tavolo, Albus si unì all’applauso dei Serpeverde. Udì un miagolio provenire da sotto il tavolo e trovò un paio d’occhi verdi e felini che lo scrutavano speranzosi.
-Ehi ciao piccoletto!- gli sorrise Al, e il gatto gli balzò in grembo, facendogli le fusa. Ridacchiando Albus lo accarezzò dietro le orecchie.
-A quanto pare a Cheshire stai davvero simpatico- disse una voce tagliente. Albus si voltò e incontrò i tempestosi occhi grigi di Scorpius Malfoy. Con estrema sorpresa, si sedette accanto al piccolo Potter e si mise anche lui a giocherellare con Cheshire.
-Oh, allora è così che si chiama il gatto? Cheshire?- gli chiese un po’ nervoso. Scorpius annuì, senza distogliere gli occhi dalla creaturina.
-È davvero carino. Gli sta a pennello- continuò Al. Scorpius spostò lo sguardo su di lui e lo guardò dritto negli occhi, facendolo sentire in imbarazzo. C’era bisogno di fissarlo così intensamente? Lo faceva sentire strano. Aveva davvero dei bei occhi, comunque.
-Mi ricordi un po’ lui- disse infine il biondo –Ma la tua opinione su come lo chiamo non mi interessa-
-Eh? Cosa?- Al sbatté le palpebre –In che senso ti ricordo un po’ Cheshire? E stavo solo cercando di essere gentile!- ribatté indignato.
-Mi ricordi lui perché hai gli stessi brillanti occhi verde smeraldo. E della tua gentilezza non so che farmene-
-Ma che ti prende, si può sapere? E poi ti contraddici da solo!- sbottò Al.
Scorpius fece il vago –Non so di cosa tu stia parlando- disse. Albus lo guardò gelido.
-Dì la verità. Ti comporti così con me solo perché te l’ha ordinato tuo padre per via di mio padre- disse. Non sapeva nemmeno perché si sentisse così arrabbiato,e non sapeva neanche se le cose fossero così come aveva detto, ma il silenzio momentaneo di Scorpius gli suggeriva che ci aveva preso. Cosa succedesse in casa Malfoy non erano affari suoi, ma sentirsi dire dal proprio genitore cose come “chi” e “non chi” frequentare era quasi da dittatura.
Scorpius guardò Cheshire e Albus fissarlo con rimprovero e gli scappò una risata –altro colpo basso per Al-.
-Chi si fa gli affari suoi campa cent’anni, lo sapevi Potter?- disse con un sorrisetto sprezzante.
-Sei solo un codardo che non vuole ammettere la verità- ribatté freddo Albus –Preferirei vivere da Babbano che farmi comandare a bacchetta dagli altri-
Gli occhi del giovane Potter inquietarono un po’ Scorpius: avevano una sfumatura più scura ed emanavano una strana luce che non riuscì a definire. Non sapeva cosa rispondere, perché era tutto vero: il padre, alla stazione, gli aveva proibito di rivolgersi ai Potter e ai Weasley, perché questi avevano arrecato disonore alla loro famiglia e perché erano dei Mezzosangue. Sua madre non aveva obiettato a ciò, e aveva tenuto lo sguardo basso. Scorpius però sapeva benissimo che quelli non erano ordini di suo padre, ma di suo nonno. Draco aveva sempre odiato i Potter, ma dopo la Seconda Guerra magica aveva imparato a rispettarli. Dopotutto, se la sua famiglia era ancora unita era merito loro. Scorpius sapeva che suo padre non era affatto una brava persona, ma apprezzava profondamente il fatto che si impegnasse nella sua redenzione, cercando di guidarlo verso una strada migliore di quella da lui intrapresa. Infatti non gli aveva mai detto di odiare i Mezzosangue o i Babbani, né gli aveva mai insegnato la superbia. Al contrario del padre, non lo crebbe nei vizi e nel lusso, né tantomeno con l’ideologia dei Purosangue. Stava cercando di renderlo una persona migliore di lui, e gliene era grato, nonostante il loro rapporto complicato e freddo. Ma a quanto pare il nonno non apprezzava tutto ciò. Perciò, date le ostilità verso di lui, Scorpius non ci teneva affatto ad obbedire a quell’assurda petizione. Però allo stesso tempo sentiva di doverlo fare un minimo per suo padre, o si sarebbe creata una lite in famiglia, cosa che non voleva. Perciò Scorpius si sentiva molto indeciso. Prima che potesse anche solo pensare ad una risposta da dare ad Albus, la Sala Grande calò nel silenzio. Una strega alta, dai capelli grigi legati in uno chignon, si alzò da uno scranno d’oro e scrutò la platea silenziosa dietro le sue lenti a forma di mezzaluna.
Albus sapeva che si trattava della Mc.Granitt. ne aveva sentito parlare da suo fratello e dai suoi genitori, che erano stati suoi studenti. Rose l’adorava, poi. La donna fece un profondo respiro,  e alzò leggermente il mento, ostentando un portamento fiero.
-Benvenuti!- disse –Benvenuti ad un nuovo anno scolastico nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts!prima di cominciare con il banchetto di inizio anno, avrei quattro parole da dire: pigna, pizzicotto, manicotto, tigre!-
Albus stava giusto pensando che quello era il più strambo discorso di benvenuto che abbia mai sentito, (escludendo quelli di zio Ronald e zio George), quando un succoso odore di carne gli assalì le narici. Guardò la tavola dei Serpeverde e rimase sorpreso do vedere ogni genere di pietanza servita sotto i suoi occhi (o al suo naso): mele caramellate, gnocchi di zucca, salsicce, bacon, pollo arrosto, patate al forno, crèpes, carote, spinaci, succhi di ogni genere.
Alla vista di tutto quel ben di Merlino, lo stomaco di Al non poté far altro che brontolare. Specialmente di fronte ai dolci. Perché se Albus andava matto per qualcosa, quelli erano i dolci, specialmente la cioccolata fondente. Anche Scorpius adocchiava le mele caramellate con una certa ingordigia malcelata.
Purtroppo per loro, nel piatto dorato ce n’era rimasta solo una. I due si scambiarono un’occhiata di sfida e si fiondarono sull’ultima mela. Dopo una lotta a colpi di spinte e forchette, la vittoria andò a Scorpius, che rivolse al povero Albus un sorrisetto di trionfo prima di addentare con gusto la mela sotto lo sguardo inceneritore del giovane Potter. Il cibo era squisito, ma questo non servì a distogliere Al dal nervosismo che gli attanagliava le viscere. Veramente quella sarebbe stata la Casa giusta per lui? E scrutando i volti alla tavola dei Serpeverde, sperò con tutto il cuore di non aver fatto la scelta sbagliata.
Una volta che tutti furono sazi e i piatti magicamente tornati d’oro, la preside Mc.Granitt si alzò, desiderosa di fare un ultimo discorso prima che il sonno sopraffacesse insegnanti, studenti e fantasmi. Si schiarì la voce.
-Bene. Ora che abbiamo terminato il nostro banchetto, ho alcuni avvisi da dare prima di raggiungere i dormitori delle vostre Case. Innanzitutto, avviso gli alunni del primo anno che è severamente vietato l’accesso alla foresta proibita a tutti gli studenti. E alcuni di quelli più veterani farebbero bene a ricordarlo-
Non era molto sicuro di immaginarselo, ma ad Albus sembrò che la Mc.Granitt stesse guardando James e i suoi cugini Fred e Louis. Immaginò i tre giocare a guardia e ladri nella foresta proibita, e gli vennero i brividi.
-Inoltre il nostro guardiano, il signor Gazza- continuò la donna –mi ha chiesto di ricordarvi di evitare duelli magici nei corridoi-
Molti ragazzi alzarono gli occhi al cielo e sbuffarono, ma la Mc.Granitt sembrò non notarli.
-Le prove di Quidditch si terranno durante la seconda settimana dell’anno scolastico, come da protocollo. Chiunque sia interessato a giocare per la squadra della propria Casa è pregato di contattare Madama Bumb. E infine, ho un annuncio importante da fare: come ben saprete dai vostri genitori, ho passato in questa scuola gran parte della mia vita, dedicandovi amore e impegno incessante. Ho sconfitto molti avversari potenti durante tutti questi anni, ma il tempo è assai più potente di me. Non posso uscire vincitrice da questa battaglia. Perciò, ho deciso di ritirarmi e avere un po’ di riposo. Questo sarà il mio ultimo anno insieme a voi- disse con voce tremante.
La Sala Grande sembrava preda di un silenzio pesante e carico di dolore. Ai più sensibili scappò qualche singhiozzo, ad altri qualche lacrimuccia. Molti degli insegnanti alle sue spalle avevano gli occhi lucidi, e Hagrid si soffiava rumorosamente il naso con un fazzoletto di stoffa che pareva più una tovaglia. Perfino James pareva dispiaciuto, lui, che non aveva fatto altro che lamentarsi della rigidità della preside. Albus pensò che se anche i suoi genitori fossero stati lì, avrebbero sofferto tanto quanto Neville, Hagrid, Sibilla, Seamus, Corner, Lumacorno… tutti coloro che l’avevano conosciuta e l’avevano ammirata all’opera.
Una gran donna, come direbbe Hagrid.
-Ma non crogiolatevi troppo- continuò la donna –Al mio posto subentrerà un uomo degno di occupare questo posto quanto me. un uomo che sono fiera di aver avuto come studente, compagno di battaglia e collega. Neville Paciock, sarà il nuovo preside di Hogwarts- concluse a gran voce. Sotto il sorriso imbarazzato del professor Neville, la Sala Grande, seppur ancora sofferente e shockata dall’annuncio, scoppiò in un fragoroso applauso, accompagnato da
fischi. Albus era felicissimo, perché provava un’enorme stima nei confronti di Neville, che considerava un eroe. Il professor Neville si alzò e ringraziò gli studenti con un cenno del capo, dopodiché prese il suo calice e lo alzò in direzione della Mc.Granitt, che gli rivolse un piccolo sorriso.
-Per quanto riguarda la cattedra di Erbologia- riprese la preside ad alta voce –vi anticipo che sarà affidata a Luna Lovegood, che ha accettato felicemente la nostra offerta. E con questo ho concluso. Orsù, andate a nanna ora!- esclamò battendo le mani.
-Chissà cosa direbbe papà a riguardo eh, Cheshire?- gli chiese amareggiato Scorpius, alzandosi insieme agli altri. Albus voleva rispondergli che, se si fosse trattato di Draco Malfoy, ne sarebbe stato disgustato, ma si limitò a fissarlo in silenzio nel buon nome della sua incolumità. Si accodò agli altri Serpeverde che stavano uscendo dalla Sala Grande, e con il cuore pesante cercò disperatamente gli occhi di Rose.  Quando la trovò il cuore gli perse un battito, e deglutì a fatica. Convincersi veramente del significato delle parole di suo padre era proprio un lavoraccio per lui! Rose lo guardava serissima, in mezzo agli altri Grifondoro. Sembrava una fenice. Una fenice che si librò in aria sorvolando la folla, e che lo abbracciò stretto, sussurrandogli all’orecchio “Ti voglio bene Al, sempre” e che se ne scappò, lasciando il piccolo Severus pietrificato dallo stupore. James gli passò accanto ridendo come un matto insieme a Louis, che gli scattò una foto a tradimento. Il flash gli fece strizzare gli occhi, ma aiutò a rinsavirlo.
-E questo mi spieghi a cosa serviva?- chiese gelido al fratello maggiore. Quello rise ancora più forte.
-A ricordarmi quanto tu in realtà sia stupido. Un ricordino per quest’anno e quelli a venire- rispose lui con un’occhiata eloquente che lasciò Al perplesso.
-Mi piace tuo fratello. E non per offenderti, ma non ha tutti i torti- si intromise Scorpius, alle sue spalle.
-Non mettertici anche tu- sibilò il moro con gli occhi ridotti a due fessure.
L’uscita dalla Sala Grande non fu delle migliori per Albus, e non che sperasse in un’uscita alla Gilderoy Allock. Il fatto di essere un Potter e di stare tra i Serpeverde (tra l’altro in fila accanto a Scorpius Malfoy) gli fece guadagnare l’attenzione di decine di facce con intenzioni peggiori di quelle di una suocera. I chiacchiericci gli diedero sui nervi. Continuò a seguire imbronciato il Prefetto della sua Casa insieme agli altri coetanei, addentrandosi nei sotterranei del castello. Mano a mano che scendevano, Cheshire miagolava in disappunto. Evidentemente la nuova location non gli andava troppo a genio.
-Ti capisco amico, anche io mi aspettavo qualcosa di diverso- mormorò Albus, accarezzando il gatto dietro le orecchie.
-Vederla tragica è inutile. Accetta la realtà per quel che è: sei un Serpeverde- mormorò Scorpius di rimando.
-Lo so- sbottò Albus –Mi serve solo un po’ di tempo- continuò con lo sguardo basso. Seguì una pausa di silenzio, ma poi Scorpius riprese a parlare, e prima di farlo chiese mentalmente scusa a suo padre per quello che scelse di fare.
-Sai, non esiste un per sempre, nemmeno nel nostro mondo. Le cose possono cambiare. Guarda ad esempio noi due: se eravamo i nostri genitori, probabilmente metà del castello sarebbe scoppiata per aria-
Al lo guardò incredulo –Stai cercando di consolarmi?-
Scorpius si accigliò –Solo perché mio padre è la persona che è non significa che io sia altrettanto- disse offeso.
-N-no ci mancherebbe- farfugliò Albus – Scusami- borbottò.
Scorpius sorrise, e gli tese la mano, guardandolo dritto negli occhi.
-Armistizio?- chiese.
Albus lo guardò per qualche altro istante, scrutando attentamente le sue iridi grigie in cerca di una beffa. Non trovando altro che pura sincerità, accennò un sorriso e gli strinse la mano.
-Armistizio- disse. Guardando i due, Cheshire miagolò contento, e Albus si sentì meglio, nel sapere di aver trovato un nuovo alleato dalla sua. Un alleato significativo. Chi si sarebbe aspettato che un Potter andasse d’accordo con un Malfoy? Ma Scorpius aveva ragione: loro erano loro, nonostante il nome che portavano dalla nascita.
Continuarono a seguire silenziosi il Prefetto dei Serpeverde (un certo Peter, ragazzo abbastanza alto, con i capelli corvini lunghi fino alle spalle), finché questi non si fermò di fronte ad una parete di pietra, delimitata da due serpenti (anch’essi di pietra) con due smeraldi al posto degli occhi e posti ciascuno su un pilastro a fare da guardia.
-Bene ragazzi, siamo arrivati!- esclamò Peter allegro, sorridendo ai nuovi arrivati. La luce delle torce gettava delle ombre sul suo viso che facevano apparire il suo sorriso uguale a quello di un pazzo.
-Benvenuti al parco degli orrori Hogwartsland- mormorò Scorpius, fissandolo.
-Dove ogni tuo incubo diventa realtà- finì Albus.
-Dietro questo muro- disse il Prefetto, bussando sul muro con le nocche –C’è la nostra cara Sala Comune. certo, non sarà come una suite d’albergo o un cottage di montagna, ma ha il suo fascino, ve lo assicuro-
-Ma cos’è? Un’agenzia di immobili?- borbottò Scorpius. Albus rise sotto i baffi.
-Per entrare usiamo una parola d’ordine, che viene cambiata ogni due settimane. Potete trovarla sulla bacheca degli avvisi della sala comune. Pertanto, vi consiglio di ricordarvi di darci un’occhiata quando è tempo, se non volete ritrovarvi con una brutta sorpresa- continuò accarezzando uno dei serpenti di pietra. Gli occhi parvero mandare dei bagliori maligni,e gli studenti rabbrividirono.
-Per queste prime due settimane la parola d’ordine sarà: Babbani!- esclamò. Alle sue spalle il muro di pietra tremò e scorse di lato, rivelando l’entrata della sala. Peter scivolò dentro tranquillo, scendendo i cinque gradini che lo separavano dal pavimento. I primini lo seguirono, e con una certa confusione si ritrovarono immersi nel buio, eccetto per il bagliore verde bottiglia gettato dalle finestre. Peter batté le mani e le luci si accesero di colpo, rivelando l’arredamento quasi principesco della sala, arricchito da festoni verdi e argento, scheletri danzanti, pipistrelli svolazzanti, serpenti finti e una palla da discoteca fluttuante. Ad accentuare l’incredulità dei nuovi arrivati  da dietro i mobili di legno e dalle scale che portavano ai dormitori spuntarono gli altri studenti di Serpeverde, che indossavano le maschere più mostruose ed improbabili, e che con un colpo di bacchetta fecero apparire la scritta argentata “Benvenuti ragazzi!” scoppiettante come i fuochi d’artificio marchio Weasley.
-Questa festa è tutta per voi- disse Peter –un dead-party di benvenuto da parte di tutti noi Serpeverde!-
È inutile dire che i ragazzi non fecero complimenti e si fiondarono dentro dandosi alla pazza gioia. Ad un angolo della sala avevano anche allestito un tavolo pieno di dolcetti e bevande strane dai colori più sgargianti, contenute in grandi ampolle (sicuramente opera degli studenti).
-A quanto pare hanno proprio deciso di cambiare pagina qui…- disse Al a Scorpius, mentre sorseggiava un succo azzurro che sapeva di zucchero filato.
-Così sembra- disse l’altro, che stava assaggiando un pasticcino verde a forma di serpente –Spero che facciano sul serio. Non sono male così- aggiunse pensieroso, osservando Cheshire che balzava qui e là cercando di acciuffare un pipistrello.
-Neanche a te piaceva come era prima eh? Insomma, sai, le voci…- tentò di dire il moro. Scorpius scosse la testa.
-Mio padre non mi ha mai raccontato molto di quello che ha passato qui ad Hogwarts- disse –Ma da quello che mi ha detto mia madre, l’atmosfera qui era fredda e cupa, e gli studenti non si scambiavano troppe chiacchiere tra di loro… o almeno gran parte di loro. Ma adesso, beh… pare tutt’altra cosa- disse, indicando con la mano la festa ancora in corso. Dall’aria che tirava, ne avrebbero avuto per qualche altra ora buona.
–Meglio non pensarci troppo ed essere fiduciosi. O almeno proviamoci- disse Al con scarso entusiasmo -Aria nuova, vita nuova- decretò, alzando il bicchiere verso Scorpius.
-Al nuovo anno?- chiese con un sorrisetto. Scorpius riempì il suo bicchiere e lo alzò verso il ragazzo, ricambiandogli il sorriso.
-Al nuovo anno- disse, e bevvero, scherzarono e risero fino a consumare tutte le forze, e con gioia Albus poté dire di sentirsi finalmente a casa.

 
ANGOLO AUTRICE:
Oh! Finalmente sono riuscita a pubblicare questo secondo capitolo, mi sembra di sentire Freddy Mercury cantare in sottofondo! Odio scrivere al computer e mi piace farlo con carta e penna, quindi ogni volta che mi tocca ricopiare mi sento come Prometeo. Spero almeno di aver soddisfatto le vostre aspettative e di aver reso i personaggi al meglio. Personalmente mi ritengo abbastanza soddisfatta, o almeno per alcuni taciti tributi che ho fatto alla saga. Ad un certo punto mi allettava l’idea di smistare Scorpius in Grifondoro insieme ad Albus e Rose, dando vita ad un nuovo e scoppiettante Golden Trio, ma poi sono ritornata sui miei passi, perché mi sapeva troppo forzato e OC, e io voglio rimanere il più fedele possibile a quello che avrebbe pensato la nostra cara Johanne. Detto questo, non so decidermi se dar vita alla coppia Albus/Scorpius, Rose/Scorpius oppure Albus/Rose. Mi sembrano allettanti tutte e tre! Mah, vedremo cosa mi passerà per la testa, ma se avete delle preferenze non esitate a dirmelo! Ci sarà una piccola rivelazione riguardo Cheshire, spero di stupirvi! Un abbraccio forte a tutti, e matane, minna!
  
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