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Autore: ThorinOakenshield    01/10/2015    8 recensioni
Una ragazzina si sveglia in un prato. Non sa dove si trova né come ci sia finita. Sta di fatto che, ciò che inizialmente considera un incubo tremendo, si trasformerà nel sogno più bello della sua vita.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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I will never let you fall
I’ll stand up with you forever
I’ll be there for you through it all
Even if saving you sends me to heaven

 
The Red Jumpsuit Apparatus, Your guardian angel
 
Lo scrosciare rumoroso delle cascate che si infrangono nel fiume è l’unico rumore che si ode in questa valle meravigliosa, a parte il mio insistente e ininterrotto parlare.
Thorin è seduto su uno sgabello e sta fumando la pipa, in silenzio, sembra essere nervoso. Balin è in piedi accanto a lui e mi sta guardando con il sorriso stampato in faccia, intenerito.
Io intanto gesticolo come solo noi italiani sappiamo fare e parlo dei cavoli miei. Alla fine mi siedo su Thorin, aggraziata, e gli getto le braccia al collo. “Mio principe!” esclamo con aria trasognata, sbattendo le ciglia.
Egli non mi guarda neanche in faccia, è una mia impressione o è sul punto di esplodere da un momento all’altro?
Thorin espira una nuvola di fumo, dopodiché sbotta: “Smettila di chiamarmi così, non sono il tuo principe; io sono il Principe dei Nani, e tu non sei una nana.”
“Sì che lo sono!” squittisco sobbalzando, con un sorriso che mi va da un'orecchia all’altra. Sono parecchio divertita dalla buffa situazione; è sempre un piacere mandare fuori dai gangheri il mio amore.
Scudodiquercia diventa rosso dalla rabbia e borbotta qualcosa di incomprensibile, poi sbuffa e guarda da un’altra parte. “Invece no che non lo sei!” ribatte. “Baliiiin!” appella il vecchio nano, come il fratello maggiore che chiama la madre per dirle che il fratellino lo sta importunando.
 
Sorrido divertita e deliziata da questo dolce ricordo. Mi ero divertita tantissimo a Gran Burrone, forse preferisco i giorni che ho trascorso a Forraspaccata a quelli che ho passato a Pontelagolungo, semplicemente perché lì la mia avventura era appena iniziata ed ero sempre più distante dall’incubo.
In questo frangente ci troviamo tutti dentro la Montagna Solitaria, nessun rumore della battaglia osa squarciare il silenzio inquietante e deprimete di questo luogo. Però siamo tutti consci di cosa sta succedendo qua fuori e i nani vorrebbero tanto andare a dare manforte alla loro gente.
Io e Kili siamo seduti su degli scalini. Il nano ha lo sguardo incollato a terra, sembra deluso: ha sempre stimato suo zio, eppure adesso lui si rifiuta perentoriamente di aiutare la sua gente e si rintana a Erebor come un codardo. Senza contare come ha trattato il povero Bilbo!
Anch’io non ho l’aria di essere la persona più felice del mondo: so che tra poco arriverà Thorin, finalmente libero dalla malattia che gli stava oscurando il cuore, tuttavia non mi sento pronta per assistere alla dolce scena che ci sarà tra lui e il nipote più giovane. Poi, ovviamente, non so ancora cosa farò nel momento della battaglia.
Stringo le braccia intorno a me e tossisco. Mi sono beccata un bel mal di gola. Sbuffando, tiro fuori dalla tasca il fazzoletto che mi ha dato Bofur e mi soffio il naso. Ormai quel misero pezzo di stoffa è pieno di moccoli; normalmente un oggetto del genere mi avrebbe schifata, visto che sono la regina delle schizzinose, ma ora come ora i moccoli sono il mio ultimo problema.
Smetto di pensare al mio moccio quando una sagoma emerge molto melodrammaticamente da una luce rossiccia che ricorda vagamente il tramonto.
Kili scatta in piedi e si avvicina, pronto a scattare come una molla, talmente arrabbiato che è.
L’imperscrutabile figura rivela improvvisamente il volto di Thorin.
“Non mi nasconderò mentre altri combattono le nostre battaglie per noi!” grida con furore crescente il giovane nano, battendosi un pugno sul petto.
Lo zio è sempre più attiguo al nipote e ha lo sguardo severo, pare che voglia sgridarlo, però io so bene che le cose non stanno così.
“Non è nel mio sangue, Thorin!” aggiunge Kili, quasi disgustato dall’idea di restare chiuso a Erebor mentre fuori i nani dei Colli Ferrosi e tante altre persone muoiono per una battaglia alla quale avrebbe dovuto prendere parte anche lui.
L’espressione del Re sotto la Montagna muta: non è più austera, ora è quasi dolce e c’è un velo di comprensione e di umiltà nel suo sguardo. “No, non lo è” sussurra con voce appena percepibile. “Noi siamo figli di Durin, e quelli di Durin non fuggono da una battaglia.”
Ho avuto i brividi quando il nano ha pronunciato quella frase che tanto amo.
Da qui non riesco a vedere bene le facce dei due figli di Durin, ma so per certo che Kili ha gli occhi lucidi e che Thorin ha un sorriso meraviglioso sulle labbra, un sorriso che sono felice di non riuscire a vedere, se no scoppierei in lacrime.
Quando lo zio mette la sua fronte contro quella del nipote più giovane sento di non avere più alcuna difesa e potrei piangere dalla commozione da un momento all’altro. Come se non bastasse, nella mia mente è partita la colonna sonora che c’era durante questa scena, e questo non mi aiuta a trattenere le lacrime, anzi.
Thorin si allontana da Kili per dirigersi verso di noi. “Non ho alcun diritto a chiedere questo a nessuno di voi, ma…”
Gli occhi stanno per esplodermi e mi fa male lo stomaco, c’è un tale tumulto di emozioni dentro di me: commozione, paura, ansia e gioia.
“Mi seguireste, un’ultima volta?” chiede il Re sotto la Montagna con sguardo e tono contrito, come se non si aspettasse ancora la fedeltà da parte dei suoi uomini, dopo come si è comportato.
Per fortuna i nani sanno che, in realtà, Thorin Scudodiquercia è un nano d’onore che farebbe di tutto per il suo popolo; per quanto riguarda i suoi errori del passato è tutta colpa della malattia. Quindi i miei amici non indugiano un attimo e si alzano con devozione, stringendo le armi, non vedendo l’ora di combattere un’altra volta a fianco del loro Re.
 
I nani si muniscono di scudi, armi e corazze. Sono super indaffarati, non fanno altro che andare avanti e indietro per controllare che abbiano preso tutto. Be’, in effetti stanno andando in battaglia, non in vacanza.
Spessissimo i miei amici si sono avvicinati a me e mi hanno abbracciata, o semplicemente mi hanno dato una pacca sulla spalla. Ancora una volta ho dovuto compiere uno sforzo immenso per non lasciarmi andare ad un pianto disperato. So che tutti loro, a parte Thorin, Fili e Kili, se la caveranno, però è ugualmente straziante vedere le persone a te care prepararsi per una guerra, mentre tu devi restare al tuo posto a struggerti.
In ogni caso, adesso non devo pensare a loro, sono più importanti i tre Durin, visto che rischiano di fare una brutta fine. Cerco Thorin con lo sguardo; lo trovo isolato dagli altri, in un angolo, in mezzo alla polvere e ai vari frammenti delle statue, intento a esaminare uno scudo.
Lo raggiungo senza pensarci due volte. Non mi ha ancora rivolto la parola e, oltre a volerlo pregare nuovamente di stare alla larga da Collecorvo, sono curiosa di sentire cos’ha da dirmi, ora che è di nuovo lui.
“Thorin” lo chiamo con voce tremante, come se fossi sul punto di frignare, cosa che, effettivamente, è così.
Quando si volta verso di me, non so se mettermi a ridere o a piangere: quello sguardo… è proprio il suo, non vedo più alcun velo di follia.
Il colpo di grazia giunge quando il Re sotto la Montagna mi sorride a trentadue denti, come aveva sorriso a Bilbo nel momento della ghianda. “Glenys” pronuncia il mio nome sommessamente, come se fossi un miraggio, come se non si aspettasse di rivedermi dinanzi a lui dopo tutto quello che mi ha fatto.
Mi sforzo di sorridere nonostante la paura e la tristezza che mi attanagliano il cuore.
Sto per iniziare a parlare, ma lui mi precede, quasi supplichevole: “Ti prego, mia piccola Glenys!” Mi ha afferrato le mani.
Non solo il gesto mi ha emozionata tantissimo, bensì anche le sue parole.
Mia piccola Glenys…
Ho di nuovo un incontro ravvicinato con gli occhioni da cucciolo di Thorin, i quali, quando è pentito, sono ancora più grandi e dolci.
“Perdonami!” conclude la frase baciandomi le mani in un modo talmente disperato che persino la persona più rancorosa del mondo non riuscirebbe a non perdonarlo.
Comunque non sono mai stata arrabbiata con lui, so che non avrebbe mai tentato di stuprarmi se non fosse stato in balia della malattia del drago. E poi ho cose più urgenti da fare che tenergli il muso. “Non devo perdonarti niente” lo rassicuro sorridendogli. “So che non eri tu a comportati in quel modo, è tutta colpa della malattia. Non è stata colpa tua e sappi che non sono arrabbiata con te, neanche un po’.” Voglio che questo sia chiaro.
Scudodiquercia rilassa il volto incurvando le labbra, proprio come ha fatto con Kili.
Ricambio il sorriso. “Anzi, devo ringraziarti: non mi sono mai sentita così viva e felice in vita mia, ed è tutto grazie a te.”
Gli occhi del nano si fanno lucidi, facendo concorrenza ai miei che mi stanno bruciando terribilmente. Dopodiché ride, una risata sincera e di cuore. Mi passa una mano sulla guancia. “Per questo anch’io dovrei ringraziarti,” dice, “era da tanto tempo che non sorridevo. Tu hai portato un po’ di luce nella mia vita e non ti sarò mai grato abbastanza per questo.”
Comincio a vedere tutto fosco, quindi mi strofino gli occhi. “Mi è entrato qualcosa negli occhi” mento asciugandomi le lacrime.
Thorin ride ancora di più e mi alza il mento con due dita, costringendomi a guardarlo in faccia.
All’improvviso non m’importa di sembrare forte, non ce la faccio più a nascondere quello che sento dentro. Quindi non esercito più forza sui lucciconi.
Anche il nano dà l’impressione di star piagnucolando. Mi asciuga le lacrime e ridacchia ancora un po’. “Stai piangendo?” mi chiede quasi canzonatorio.
“Be’, anche tu stai piangendo” rispondo con voce strozzata, ridendo leggermente.
Adesso stiamo ridendo insieme, tra le lacrime.
“Ricordati che un re non piange mai” afferma sicuro Thorin, sempre con quel sorriso seducente sulle labbra.
Mi unisco alla sua breve e sommessa risata, dopodiché levo le ultime gocce di pianto agli angoli degli occhi e cerco di riprendermi, visto che devo parlargli di una cosa importante e non ho tempo da perdere. “Mi prometti una cosa?” gli domando con fatica, poiché al solo pensiero della sua probabile morte mi rattristo e non ce la faccio a non piangere.
Egli mi fissa in silenzio e china leggermente il capo in segno di assenso.
“Stai alla larga da Collecorvo” gli dico tutto d’un fiato, con tono imperativo. “Tu, Fili e Kili non avvicinatevi a quel posto. Se lo farete, morirete.”
“Te lo prometto, non preoccuparti.” Sta sorridendo e qualcosa mi dice che ha preso sottogamba il mio ordine. Poi riprende a sistemarsi per la battaglia, mentre io continuo a supplicarlo di ascoltare i miei suggerimenti.
La mia ansia si sta mischiando alla rabbia, perché quel testone non vuole ascoltarmi, fa sempre tutto di testa sua.
I miei tentativi di persuasione si interrompono nel momento in cui Thorin Scudodiquercia elimina la distanza che c’è tra noi e la sua lingua prende possesso della mia bocca.
Non mi aspettavo un bacio, quindi mi ritrovo ferma come una babbea, mentre continuo a tenere gli occhi aperti, troppo stupita da questo slancio. E adesso cosa faccio? Dovrei abbracciarlo? Dovrei far danzare la mia lingua con la sua? Non ho il tempo per pensarci su, perché lui si leva subito da me con aria soddisfatta.
Ho ancora un’espressione da ebete stampata in faccia.
Vorrei dire qualcosa o semplicemente ricambiare il bacio.
Il nano mi mette un dito davanti alle labbra, come se avesse capito che ero sul punto di aprire bocca. “Hai ragione: provo qualcosa per te, da tanto, troppo tempo.”
Sgrano gli occhi, anche se questo lo sapevo già.
“E ti chiedo perdono se mi dichiaro solo ora, è che la faccenda è più complicata di quanto sembri. E poi, meglio tardi che mai, no?”
Onestamente non so cosa dire, quindi rimango muta, anche perché vorrei sentire cos’ha da dirmi.
Thorin mi sorride con dolcezza. “Avevo una donna, un tempo. Si chiamava Gwarka.” Fa una pausa e stringe i pugni, come se quel ricordo fosse ancora troppo doloroso per lui. “Dovevamo sposarci. Ti sembra assurdo, vero? Un tempo anch’io ero felice e non ero musone come ora. Insomma: ero entusiasta e pieno di speranze, esattamente come te.” Il suo sguardo diventa torvo. “Tutto mi è stato portato via da quella maledetta bestia, da Smaug. Ho visto Gwarka bruciare davanti ai miei occhi.”
Dovrei stringerlo a me? Dargli una pacca sulla spalla? Non ci sono parole né gesti per consolare una persona che ha perso l’amore della sua vita.
Sto per dire un banalissimo e inutilissimo mi dispiace, ma fortunatamente lui riprende il discorso: “Quando ti ho vista spuntare da quei cespugli tutta allegra e piena di vita, per un attimo ho rivisto la mia Gwarka, così matta e chiacchierona.” Sorride deliziato. “Durante il viaggio ho notato sempre più analogie: il tuo modo di parlare, gesticolare… in me stava rinascendo qualcosa, però non potevo permettermi di darti un’opportunità, perché avevo giurato alla mia donna amore eterno e non mi sembrava corretto corteggiare un’altra giovane dopo la sua morte.”
Proprio come immaginavo.
Il nano sospira e in questo momento trova molto interessante il pavimento. “Senza contare che sei molto giovane per me e non sei longeva come noi nani: come potrei vivere una vita con te, se tu sei destinata a morire prima?”
Avverto un altro macigno nel cuore: non avevo mai preso in considerazione questo “piccolo” dettaglio.
Scudodiquercia mi prende nuovamente le mani e mi guarda intensamente negli occhi.
Mi perdo dentro quel mare blu, profondo come l’animo del nano.
“Ti prego, mia gemma, perdonami per aver dichiarato il mio amore proprio adesso che sto per scendere in battaglia!”
Effettivamente è stato un coglione, ma poco importa: l’importante è che abbia finalmente sputato il rospo. Quindi lo tranquillizzo, dicendogli che anch’io lo amo e che non potrei mai e poi mai essere arrabbiata con lui.
Thorin mi rivolge un ultimo sorriso e mi carezza la guancia, poi deposita un dolce e casto bacio sulle mie labbra. Questa volta non sono rimasta rigida come un pezzo di legno.
Quando l’uomo della mia vita si volta per fare la sua entrata in scena, mi sento morire.
Dovrebbe essere illegale essere un bell’uomo come Thorin, dichiararsi a una donna dopo tanto tempo e poi morire subito dopo.
 
Non sto facendo altro che camminare su e giù per questo spazio polveroso e gelido come il ghiaccio, tenendo le braccia saldamente incrociate dietro alla schiena. Qualche volta me la prendo con qualche sassolino che ha avuto la scellerata sfortuna di incappare in me.
Talvolta ho avvertito l’impulso di uscire dalla Porta Principale e andare a cercare Bilbo; ma andare là fuori, nel bel mezzo della battaglia, sola come un cane, è fuori discussione.
“Glenys!”
Sono talmente immersa nei miei pensieri, che non riconosco immediatamente la voce della persona che mi ha appena chiamata. Mi volto sperando che si tratti di Bilbo.
Lo hobbit è affannato dinanzi a me. Ha l’aria di uno che ha corso parecchio.
Mi precipito dal mio migliore amico e lo stringo forte a me. Adesso che siamo insieme, possiamo farcela.
Il signor Baggins ricambia frettoloso l’abbraccio. “Ti credo, Glenys” mi dice dopo che ci siamo un po’ allontanati.
Mi verrebbe da sorridere ironicamente, visto che sarebbe pazzesco se non mi credesse neanche adesso, dopo tutto quello che è successo.
“Si è avverato tutto quello che hai detto” continua lo hobbit, gesticolando stupefatto. “Due elfi sono appena tornati per riferire dell’altra armata di Azog e Thorin, Dwalin, Fili e Kili stanno andando proprio a Collecorvo!”
Vorrei tanto che il mio amico non perdesse tempo per spiegarmi tutto per filo e per segno, visto che queste cose le so già. Nel frattempo Fili potrebbe già essere bello che morto.
Bilbo si calma un po’ e la smette di respirare affannosamente. “Ti avevo promesso che ti avrei aiutata. Ebbene, ho perso la scommessa, quindi eccomi qui.” Mi sorride incoraggiante e mi porge la mano.
Quando do la mano allo hobbit, lui la stringe e ci guardiamo con decisione.
“C’è solo un piccolo problema,” dico, “come facciamo a dirigerci indisturbati verso Collecorvo? Io non so combattere, e nemmeno tu.” Bilbo aveva l’anello nel momento della battaglia, ma io sono senza protezione.
A questa domanda, lo hobbit china lo sguardo e mette una mano in tasca. Tasta l’anello, indeciso sul da farsi. “Ho trovato una cosa, nelle gallerie dei goblin” ammette con tono sommesso.
Lo guardo priva di emozione, visto e ben notato che sono già al corrente dell’oggetto misterioso che ha trovato nelle gallerie delle Montagne Nebbiose.
Quindi, quando il mio migliore amico tira fuori l’anello, non rimango di stucco.
Senza darmi una sola parola di spiegazione, egli mi mette l’anello sul palmo della mano. “Indossalo, così diventerai invisibile e nessuno ti vedrà in mezzo alla battaglia. Fidati di me.”
“E tu?” gli chiedo preoccupata. “Come farai?”
Lo hobbit alza le spalle. “Me la caverò, non preoccuparti per me: noi hobbit non saremo dei valorosi guerrieri, ma sappiamo essere estremamente rapidi e silenziosi all’occorrenza” mi risponde cercando di ostentare sicurezza e coraggio, anche se si vede lontano un miglio che è sul punto di farsela nei pantaloni. Ma per gli amici questo e altro e non gli sarò mai grata abbastanza.
Dopo queste parole, Bilbo mi fa l’occhiolino e io sorrido, sperando con tutta me stessa che non gli capiti niente. Non me lo perdonerei mai.
 
Nonostante stia indossando l’anello, non posso permettermi di correre serenamente come se stessi facendo una tranquilla corsetta con gli amici in un campo di atletica: qui si sta scatenando l’Inferno; ovunque ci sono orchi che combattono con una tale ferocia da far invidia a una leonessa che balza sulla preda e la sbrana viva.
Spessissimo sono costretta ad abbassarmi o a spostarmi per non ricevere un mazzafrusto in testa.
Per fortuna io e il mio amico ci troviamo molto vicini alla Montagna, dove ci sono meno orchi, però è ugualmente rischioso e bisogna fare attenzione.
Qualche volta mi volto per accertarmi che Bilbo sia ancora intero. Stiamo correndo mano nella mano in mezzo a questo spettacolo di morte e disperazione.
 
“Thorin!” esclama Bilbo raggiungendo Thorin e Dwalin insieme a me.
Mi sfilo velocemente l’anello.
“Bilbo.” Thorin sorride non appena riconosce il suo amico e, il suo sorriso, si allarga quando vede anche me. “Glenys!” Il Re sotto la Montagna corre verso di me e mi prende in braccio, facendomi fare un giro in aria, ridendo.
Io e Thorin ci fissiamo per un secondo, dopodiché ci diamo finalmente un bacio decente, passionale. All’improvviso ci dimentichiamo che c’è una battaglia intorno a noi e che le persone a noi care potrebbero essere in pericolo.
“Dovete andarvene, subito!” Per buona sorte esiste uno hobbit di nome Bilbo Baggins, che ci riporta alla realtà. “Azog ha un’altra armata che attacca da nord.”
Scudodiquercia mi rimette con i piedi per terra e guarda preoccupato lo scassinatore.
“Questa torre di vedetta sarà circondata, non ci sarà scampo!” Lo hobbit ha sempre più paura, così come me, che non ho la più pallida idea di come salvare Fili. Vorrei dire a Thorin e a Dwalin di andare immediatamente a cercare il giovane nano, ma non riesco a proferire una sola parola, perché il guerriero pelato dice subito: “Siamo così vicini! Quella feccia d’orco è lì dentro, io dico di andare avanti.”
“No!” ordina con risolutezza Thorin, fermando il suo amico. “È quello che vuole. Vuole attirarci dentro… questa è una trappola.”
Sto per ordinare a uno dei due di andare da Fili, quando il mio uomo mi precede: “Trova Fili e Kili, falli tornare.” Sta parlando con Dwalin.
Il mio cuore comincia a battere all’impazzata e mi viene da piangere: ormai è fatta, Fili è spacciato. Non c’è più tempo. Forse è colpa mia, avrei potuto impedire la sua morte, in qualche modo.
“Thorin.” Dwalin si volta verso il suo Re. “Ma sei sicuro?”
Il nano lo guarda da sotto le sopracciglia irsute. “Fallo.” Questo è tutto quello che esce dalla sua bocca, prima che il vecchio amico si allontani inutilmente. “Vivremo per combattere un altro giorno.”
Mentre Bilbo e Thorin vanno via, io rimango ferma dove mi trovo, sentendomi inutile e impotente: come ho potuto pensare anche solo per un secondo che sarei riuscita a salvare i tre Durin? Dire a Thorin di non andare a Collecorvo è stato inutile, come al solito egli non mi ha dato ascolto e ha fatto tutto di testa sua.
Non è nella mia natura arrendermi, ma cos’altro potrei fare? Correre incontro ad Azog e pugnalarlo alle spalle mentre sta per trafiggere Fili? Siamo franchi: neanche se indossassi l’anello riuscirei a compiere un simile gesto. Non sono un’eroina, sono soltanto una stupida ed ingenua ragazzina di sedici anni che si è illusa di poter vivere una vita perfetta con un bel lieto fine.
I miei due amici si fermano non appena odono un tonfo minaccioso e sospetto.
Comincio a sentirmi male.
Thorin, Dwalin e Bilbo corrono avanti quando compare Azog che trascina Fili per i capelli.
Seguo i due nani e lo hobbit, non sentendomi pronta per questo momento. Sapevo che probabilmente avrei assistito a questa disgrazia, ma la verità è che non si è mai pronti per vedere una persona amata morire.
La neve cade delicata sopra di noi, completamente in contrasto con la durezza della situazione.
L’Orco Pallido comincia a parlare nella sua lingua e io so benissimo cosa sta dicendo, parole che hanno il potere di farmi sentire ancora peggio.
“Scappate!” grida disperato Fili.
Thorin scuote la testa. Non abbandonerebbe mai suo nipote.
“SCAPPATE!” strilla spaventato il giovane nano. Ha paura della morte, ma teme principalmente per la nostra incolumità. I suoi ultimi pensieri sono per noi, prima di venir trapassato da parte a parte davanti ai nostri occhi.
Lo sguardo del principe biondo, una volta così luminoso, ora si spegne e si irrigidisce.
Il Re sotto la Montagna sta per scoppiare a piangere, ma si trattiene, conscio che la battaglia non è ancora finita e deve rimanere presente a se stesso. Suo nipote dev’essere vendicato.
Per quanto riguarda me, anch’io non posso permettermi di frignare, perché ho ancora molte cose da fare. Però sto ugualmente tanto male e mi sento in colpa. Fili è sempre stato molto gentile con me, lo consideravo un fratello e la sua assenza sarà un dolore che mi accompagnerà ogni giorno.
Azog lascia cadere il corpo del nano come se non fosse altro che un pezzo di carne, mentre fino a pochi secondi fa apparteneva a una delle persone più valorose e fedeli che io abbia mai conosciuto.
L’espressione sconvolta di Kili di fronte al corpo privo di vita del fratello tanto amato mi fa stringere il cuore. Lo stupore e la tristezza vengono presto trasformati in rabbia, quindi il nano moro corre furioso verso l’assassino della sua altra metà.
“Kiliiii!” lo chiama Thorin, inseguendolo. Non potrebbe sopportare anche la sua morte.
Io e Bilbo non ci muoviamo, entrambi distrutti. Io, oltre che distrutta, sono anche indecisa: come posso impedire la morte di Kili? E quella di Thorin? Già la fine di Fili mi ha resa depressa abbastanza, se dovesse perire anche il mio amore non so proprio come farei ad andare avanti.
Senza pensarci due volte, indosso l’anello, dopo aver detto distrattamente a Bilbo e a Dwalin di tenere d’occhio Kili.
È brutto da dire, ma in questo momento ho cose più importanti a cui pensare. Non permetterò a Thorin Scudodiquercia di lasciarmi, lo salverò a qualunque costo.
 
Angolino autrice:
 
Ebbene, non ho risparmiato Fili. La sua morte mi ha sempre resa tristissima, sia nel libro che nel film.
Forse manca un solo capitolo alla fine della fanfiction, o forse due. In ogni caso, la storia sta volgendo al termine.
Probabilmente il prossimo capitolo lo pubblicherò dopo l’8 Ottobre. Sì, esatto: la scuola mi sta uccidendo XD.
Un bacio!
Lucri <3

 
   
 
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