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Autore: DARKOS    04/10/2015    2 recensioni
[Era una bella giornata alla Twilight Town University, mentre la
campanella che annunciava l’inizio delle lezioni squillava
rumorosamente. Roxas saliva in fretta i gradini dell’ingresso
principale, a disagio. Era nervoso perché era il suo primo
giorno come matricola, e non aveva idea di cosa lo aspettava.]
Pubblico ora una storia che mi entusiasma davvero molto, un AU dove i membri dell'Organizzaizone si ritrovano all'Università!
Io sono sempre stato un fan delle famose commedie americane su questo genere, quindi mi ci sto divertendo parecchio. Ecco il primo capitolo!
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Organizzazione XIII
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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NOBODIES UNIVERSITY – PARTE TREDICESIMA

Xemnas sedeva dietro al palco della sala principale, sorseggiando del tè mentre leggeva l’ennesimo volantino del giornale della scuola. Era fin troppo chiaro che i Nobodies si erano impossessati anche di quella struttura. Ormai tutti avevano letto o saputo degli eventi della giornata in qualche modo, tant’è che il palco che ora doveva ospitare gli spettacoli artistici era vuoto.
Nonostante tutto ciò che era accaduto, il presidente del Consiglio non era turbato, il suo comportamento era impeccabile. Ma per una volta, era curioso: genuinamente curioso di vedere cosa avevano riservato per lui. Se non altro, avevano attirato la sua attenzione.
Un brusio di sottofondo lo spinse ad uscire sul palco e verificare di persona la situazione. La sala era ormai gremita di studenti, tutti attirati dall’annuncio di Zexion e desiderosi di osservare l’epilogo della faccenda.
Eppure, nessuno si prese gioco di lui o lo affrontò apertamente: incuteva ancora timore in tutti, sebbene i suoi subordinati avessero fallito. Beh, quasi tutti.
Il Rettore suo padre incedé fra la folla e lo fissò.
“Xemnas, cosa sta succedendo? Cosa significa tutto ciò?”
“Solo delle spiacevolezze causate da individui molesti, Rettore. Col tuo permesso, provvederò a farli rimuovere appena avuti i nominativi di tutti i colpevoli.”
“Non parlo di questo! Ciò che questi… Nobodies… dicono, è la verità? Hai usato ricatti e violenza per sottomettere gli altri studenti? Hai abusato della tua autorità? Esigo una spiegazione!”
‘Prima mi chiedi di darti una mano a mantenere l’ordine, e poi ti lamenti del mio operato? Senza di me, questa marmaglia farebbe il comodo suo, e i tuoi preziosi risultati e trofei andrebbero ad altri istituti.’
Xemnas era disgustato dalla codardia del padre, ma non lasciò che ciò alterasse le sue emozioni. Non avrebbe ceduto a bassi istinti solo a causa sua.
“Un momento Rettore, signore. Vorrei scambiare qualche parola con suo figlio.”
Roxas apparve sul palco, fra lo sgomento generale. Il presidente sorrise: ecco quindi l’autore di tutto.
“E tu chi saresti, giovanotto?” chiese Ansem.
“Mi chiamo Roxas. Sono iscritto all’Accademia da quest’anno.”
“Una matricola. Cosa mai puoi volere da mio figlio? Non ritengo siano affari che ti riguardano.”
“Invece sì. Vede, sono io il responsabile ultimo di ciò che è successo oggi, faccio parte dei Nobodies.”
Mentre nella sala piombava il silenzio e il Rettore s’indispettiva, la matricola guardò Xemnas.
“Sono state dette un sacco di menzogne sul mio conto. Mi è stato chiesto di testimoniare il falso con l’inganno e di prendermi l’odio generale, tutto per il Consiglio degli studenti. Ma non cerco giustificazioni per ciò che ho fatto: la vendetta non è giustificabile. E sono qui per prendermi la colpa anche delle azioni dei miei amici, per davvero stavolta. Ma prima voglio sfidare suo figlio a una competizione, come è previsto dal regolamento. Sfido Xemnas a una gara di scacchi.”
Lo shock stavolta fu davvero generale: il Rettore rimase esterrefatto, persino Xemnas mostrò sorpresa.
Quella matricola lo sfidava, per giunta nella sua disciplina preferita!
Ansem lo osservò con nuova luce negli occhi, poi decise: “E sia. Non sarebbe opportuno in questa situazione, ma tutti hanno diritto a difendersi, come dico sempre. Acconsentirò a questa sfida dopodiché deciderò chi è responsabile e di cosa. Potete iniziare.”
Furono allestite in fretta scacchiera e sedie e i due sfidanti presero posto.

“E quindi rischi il tutto per tutto. Vale davvero la pena, prendersi un tale disturbo solo per la vendetta?”
“Non è solo vendetta. Tu hai molto potere e parecchio carisma. Puoi benissimo dare la colpa ai tuoi sottoposti dichiarandoti all’oscuro di tutto, e rimpiazzarli con altri. È te che voglio, la partita finisce solo quando sconfiggi il Re.”
Erano ancora all’inizio del gioco, quando si schierano i diversi Pedoni per liberare i pezzi successivi. Roxas, essendo bianco, aveva iniziato per primo, portando molto avanti due delle sue pedine.
“Giusta deduzione. E in più, questa apparentemente inutile partita si rivelerà cruciale: chi trionfa in un gioco di strategia influenza il giudizio dei presenti, ergo chiunque vincerà apparirà nel giusto a prescindere. Molto astuto. Ammetto che mi ero sbagliato sul tuo conto… Roxas. Non sei più una pedina, sei finalmente stato promosso a Re. Ma mi chiedo“ -E mentre parlava, Xemnas mangiò una delle due pedine col suo stesso Re- “Se sei davvero in grado di portare la corona. Ti muovi con troppa cautela, dai troppa importanza a tutti i tuoi pezzi. Se ti fai degli scrupoli, verrai schiacciato.”
Roxas non aveva nemmeno notato il Re uscire allo scoperto. Xemnas era davvero un fuoriclasse: sapeva come distrarti con mosse inutili e far passare inosservati i movimenti cruciali. Il suo Re era tornato rapidamente al sicuro dietro i suoi pezzi una volta compiuta l’uccisione.
Ma il biondino non si sarebbe arreso. Non stavolta.
“Ti sbagli. Non sto cercando di convincere la massa. Noi abbiamo rivelato i vostri inganni, ora lasceremo che decidano con la loro testa. Se vorranno continuare a odiarci sarà loro diritto, ma sarà anche e sopratutto una loro libera scelta. È te che voglio convincere. Voglio dimostrarti che hai torto, e che ordine e potere non sono tutto nella vita. Non senza amici.”
L’Alfiere di Xemnas mangiò un altro Pedone, ma venne poi mangiato dall’Alfiere di Roxas, eliminato a sua volta da un altro pezzo.
“Gli amici si sacrificano per te. Non perché sono pezzi da usare a tuo piacimento, ma perché vogliono che tu faccia tesoro del loro aiuto per vincere.”
Sul tetto, Axel e Saix guardavano le nuvole, entrambi troppo malandati per rimettersi in piedi. Il rosso sorrise: “Coraggio, Roxas.”
Xemnas non si aspettava quella mossa. Non era la migliore risposta in quel frangente, ma proprio per questo era imprevedibile e quindi pericolosa. Infastidito, mosse avanti un Cavallo: al prossimo turno avrebbe messo il Re sotto scacco, costringendolo a muoversi in altre caselle ugualmente pericolose.
Ma Roxas scambiò di posto il Re con una delle Torri, eseguendo un arrocco.
Stizzito, Xemnas dovette riportare il Cavallo nella posizione precedente.
“Gli amici possono essere il tuo scudo in caso di necessità.”
In un corridoio scuro, con ben sette corpi privi di sensi a terra, Lexaeus si concesse un sospiro di stanchezza, non essendo ancora perfettamente guarito. Si sedette e chiuse gli occhi, rimpiangendo di non poter assistere alla partita dell’amico. Ma sapeva che se la sarebbe cavata benissimo anche da solo.
Una delle Torri di Xemnas era riuscita ad avanzare di un bel tratto, mettendo in pericolo numerosi pezzi di Roxas, finché non venne mangiata da un Cavallo. Invece di andare a mangiare un altro pezzo, aveva compiuto un movimento a elle all’indietro, comportamento abbastanza inusuale.
“Ci sono situazioni che da solo non puoi gestire. Gli amici servono anche a questo, sostenendoti con doti che a te mancano.”
Zexion era rimasto ormai solo nella cabina della stazione radio, e si divertiva a lanciare i dadi che aveva prelevato nel club di Vexen. “Di nuovo un triplo sei. Se non fossi un uomo di scienza, crederei nel destino. Se esiste la fortuna essa è dalla tua parte, pivello.”
Raramente Xemnas si era trovato così in difficoltà. Il piacere iniziale aveva presto ceduto il posto a un nuovo sentimento che il presidente non conosceva. Era… paura? No, impossibile. Lui non poteva avere paura. Era perfetto e privo di inutili emozioni infantili. Purtroppo, analizzare la sua situazione interiore lo aveva deconcentrato: non vide che la Regina avversaria aveva mangiato la sua, e continuava nella sua opera di distruzione. Mangiò ben cinque pezzi prima di venire eliminata.
“A volte potrebbero essere un po’, ehm… irruenti, ma puoi trovare amici anche dove non ti aspetteresti.”
Larxene uscì fuori dalla stanza pulendosi le mani, e abbaiò ordini alle ragazze che la fissavano senza fare niente.
“Beh? Non avete altro da fare? Bisogna preparare il giornale, nel caso succeda qualcos’altro! Andate a monitorare la situazione, invece di rimanere impalate con la bocca aperta!”
Mentre quelle obbedivano in fretta, lei guardò verso la sala principale. Odiava perdersi gli eventi popolari. “Suonagliele anche da parte mia, soldo di cacio.”
Il presidente ormai non capiva più cosa accadeva. Stava perdendo? Lui? Contro una matricola? Non poteva permetterlo. Scagliò in avanti il suo Re e mangiò un Cavallo. Era una delle sue tattiche preferite, giocare col Re, ed era una strategia che aveva ideato lui stesso. Non aveva importanza che poteva finire sotto scacco muovendosi nelle caselle adiacenti, finché poteva tornare indietro al sicuro.
“Bene, non mi sembra tu possa muoverti in un posto sicuro. Scacco Matto, direi.” Annunciò Roxas.
Xemnas sulle prime non se ne accorse. Poi lo vide.
Uno dei due Pedoni iniziali, ignorato dopo la perdita del suo compagno, aveva pian piano risalito la scacchiera, era diventato una Regina, e dalla sua posizione poteva mangiare il Re, se questi fosse tornato indietro. Non c’erano più caselle sicure.
“Un’ultima cosa, la più importante di tutte. Non ha importanza quanto forte o che abilità abbia una persona. Perfino la più inutile, quella che era sempre sotto ai tuoi occhi può rivelarsi importante. E tutte insieme, possono superare anche la più ardua delle sfide.”
Di fuori sul prato, Demyx e Luxord si godevano un po’ di ombra sotto una quercia.
“Lux, a te non va di andare ad assistere Roxy? Potrebbe servirgli una mano.”
“Nah. Sono sicuro che sta benissimo. E poi la nostra parte l’abbiamo fatta.”
“Heh, hai ragione. Succeda quel che succeda, ora un po’ di riposo non ce lo toglie nessuno.”

Il silenzio che avvolgeva la platea poteva essere tagliato con un coltello. Xemnas aveva perso a scacchi, e contro una matricola.
Il presidente si alzò in piedi, e si rivolse al Rettore: “Padre, non crederai certo a ciò che dice questo ragazzo! Ti ricordo che è stato lui a causare quell’incidente a metà anno! È ovvio che ora lo neghi, vuole approfittarsi della tua-“
“Adesso basta!” Una terza figura arrivò sul palco. Una ragazzina minuta, coi capelli scuri e il faccino arrabbiato.
“Xion?” Dissero Roxas e Xemnas assieme.
Lei puntò il dito contro quest’ultimo: “Fratellone! Non solo commetti atti atroci, ma quando vieni sconfitto tenti di appellarti a papà? Ah, non sei cambiato, era così anche quando ti battevo ai videogiochi!”
Nessuno nella sala poteva essere più scioccato di Roxas in quel momento. Xion quindi era… impossibile!
“Cosa… tu… non… io… non devi...” Farfugliò Xemnas, ormai completamente in tilt. Venire rimproverato pubblicamente dalla sua sorellina era troppo.
Lei lo ignorò e parlò ad Ansem: “Papà, posso confermare tutto ciò che ha fatto il Consiglio studentesco. Violenze, estorsioni, imbrogli: è tutto documentato, anche se ci ho messo un bel po’ ad ottenere prove sufficienti.”
“Tu… come fai a sapere tutte queste cose?”
“Oh, me l’ha chiesto mamma. Diceva che Xemnas stava diventando incontrollabile ultimamente, ma che tu eri troppo distratto per accorgertene, quindi voleva che io dessi un’occhiata.”
A quanto pare nemmeno il Rettore era esentato dalle critiche della figlia. Ansem si guardò in giro imbarazzato, e disse: ”Oh, va bene! A voi due voglio vedervi in privato, per discutere della faccenda! Tutti gli altri, fuori! Lo spettacolo è finito!”

Roxas sedeva su una panchina in un corridoio, vicino all’ufficio del Rettore. La sua mente era in stato di shock: non riusciva a pensare a niente, non alla sua vittoria, non a Xion, non a cosa sarebbe accaduto ora.
Una figura uscì dallo studio e si sedette accanto a lui. Dopo un po’ Xion si azzardò a chiedere: “Sei arrabbiato?”
“Arrabbiato? E per cosa?”
“Per… non averti detto chi ero! All’inizio, non lo reputavo importante e quando sei diventato un Nobody pensavo non ti avrebbe fatto piacere; poi avrei voluto, ma mi hai allontanata e non c’è stata occasione.”
“Tranquilla. Voglio dire… capisco perfettamente, in più ci hai aiutato un sacco di volte, compreso oggi. Davvero, non ti sarò mai grato abbastanza Xion.”
Lei arrossì e distolse lo sguardo. “Figurati, per così poco. E poi, mi sembra che te la sia cavata benissimo anche da solo! Hai giocato davvero bene. Mi piacerebbe giocare con te, in futuro.”
“Ah, davvero? Aspetta, in futuro? Quindi-“
“Sì! Mio padre ha ascoltato la mia versione, e ha concordato che eravate nel giusto. Chiuderà un occhio sulle vostre azioni, se promettete di non causare problemi. Oh, e il Consiglio degli studenti è stato sciolto.”
Roxas era fuori di sé dalla gioia. Così tanto che abbracciò la ragazza, facendole assumere un color rosso acceso.
“Grazie, Xion, davvero! Sei una benedizione! Ora scusami, ma vado a dirlo agli altri!” E corse via come un razzo.
Xion lo guardò allontanarsi e sorrise. Ora era davvero il momento di festeggiare. Avrebbero avuto tutto il tempo per stare assieme dopo.

Un paio di mesi più tardi…

“Sei pronta? Guarda che ci aspettano!”
“Solo un attimo! Ormai ho quasi ucciso il boss finale!”
“Andiamo… cosa dovremmo dire agli altri poi, che eri impegnata a fare questo?”
“Dici così solo perché tu sei morto subito… là! Vinto! Ok, possiamo andare!”
Roxas e Xion camminavano per il viale, in una calda giornata di fine Agosto. L’appuntamento era proprio davanti alla fontana nella piazza centrale, nel Distretto Commerciale.
“Ehi… alla fine, come va con tuo fratello?” Chiese Roxas mentre camminavano.
“Meglio! Non è ancora pronto per relazionarsi col mondo esterno come una persona civile, ma sta migliorando. Mi chiede spesso di te quando giochiamo assieme.”
Come previsto, gli altri erano già lì. Demyx fu il primo ad avvistarli e gli andò incontro assieme ad Axel. Lexaeus leggeva seduto a un tavolino ma ripose in fretta il libro, mentre Zexion faceva lo stesso col suo palmare.
“Ecco la coppietta dell’anno! Vi eravate persi?” Li canzonò Demyx.
“Disquisire sugli affari privati altrui, molto delicato Dem” Disse Zexion.
“Ah, dagli tregua. Se non possiamo prenderci in giro tra di noi, quando dovremmo farlo?” Intervenne Axel.
“Anche un’azione a prima vista riprovevole è positiva se contribuisce alla felicità generale, così diceva John Stuart Mill. Più o meno.” Concluse Lexaeus.
Roxas non riuscì a trattenere un sorriso: gli erano mancati simili battibecchi, dopo tutto quel tempo.
Era da quando Lexaeus era stato dimesso completamente che non si riunivano tutti assieme, con Zexion che si era dovuto cercare un lavoro, Axel e Demyx che dovevano lavorare alla tesi e lui con la sua relazione con Xion. Ma ora erano tutti lì… o meglio, quasi tutti.
Il restante arrivò poco dopo, quando Luxord e una recente aggiunta si fecero vedere.
“Ed ecco finalmente gli ultimi ritardatari! Cos’è, una moda fra le coppie quella di arrivare in ritardo?”
“Mio caro Demyx, un vero gentiluomo non rivela mai i suoi segreti, tantomeno le ragioni che lo hanno indotto a trattenersi-“
“Ah, tacete tutti e due! L’unico motivo per cui siamo arrivati tardi è che lui doveva fare il mago al compleanno del cuginetto e quei marmocchi hanno pure chiesto il bis!” Tagliò corto Larxene.
Poi puntò un dito contro Luxord e aggiunse: “Ora ti diverti, ma ricordati che in autunno dovrai lavorare sodo! Sei passato al secondo anno per miracolo, ma non tollero che tu rimanga indietro! Ti darò una mano, ma se non vedo risultati saranno dolori!”
Roxas rise assieme agli altri. Era forse l’unico che non era rimasto scioccato dall’annuncio del loro rapporto, ripensando alla famosa “cosa” che aveva sottratto dall’armadietto di Larxene tempo addietro: un biglietto per lo show di magia della città, un evento principalmente per bambini. Forse gli unicorni non erano prova del fatto che lei era una ragazza dolce, tutt’altro. Ma chi l’avrebbe mai detto che Larxene fosse una fanatica di magia?
Lei lo riscosse dal suo torpore con una dolorosa gomitata nelle costole.
“Mi raccomando Roxy, tu trattala bene la tua signora, eh? Noi donne possiamo rivelarci letali e colpire quando meno ve l’aspettate!”
“Ah, a proposito!” disse Demyx. “Fra pochi giorni non c’è Miss Campus? Xion, pensi di partecipare?”
“Ma che bellissima idea, le nostre dame sul palco ad esibirsi, una gioia per gli occhi.” Rincarò Luxord.
“Eh? Cosa? Io non… Roxas?” Squittì la ragazza, imbarazzata.
“Mi sembra una splendida idea!” Rise il biondino, divertito.
“Già che siamo in vena di partecipazioni, perché non facciamo una cosa bella e vi iscrivo tutti? I costumi ce li ho ancora, sapete.” Ghignò Larxene, un sorriso malevolo in faccia.
I tre ragazzi capirono l’antifona e smisero di stuzzicare Xion.
“Se avete finito, ci aspetterebbe la spiaggia, sempre che non ci caccino via per rumori molesti.” Disse Zexion, ormai avviatosi.
Axel corse avanti, seguito a ruota da tutti. “Coraggio! L’ultimo che arriva pianta l’ombrellone!”

Roxas osservò la scena e non poté fare a meno di pensare che in fin dei conti c’era giustizia a questo mondo.
Avevano incontrato delle difficoltà, ma ora erano tutti lì e non gli restava altro che godersi questi giorni tutti assieme.
Poi le vacanze estive sarebbero finite e l’Università avrebbe riaperto.
L’ex-matricola inspirò e raggiunse gli amici.
Sarebbe stato un anno fantastico.

FINE
   
 
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