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Autore: Gamora96    15/10/2015    1 recensioni
"Riusciva quasi a sentirle. Le urla delle persone che il capitano aveva ucciso, servendosi di quel suo vecchio uncino arrugginito ..."
Ho sempre trovato che capitan Uncino fosse uno dei personaggi più interessanti nella storia di Peter Pan, perciò ho scritto un breve testo su di lui. Fatemi sapere cosa ne pensate, e non fatevi problemi a criticare. Grazie mille a tutti :)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Capitan Uncino, Spugna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La nave era terribilmente silenziosa quella mattina. Spugna si muoveva con cautela sul ponte, cercando di vedere attraverso la nebbia. Erano giorni ormai, che non riusciva a vedere altro. I pirati, solitamente attivi e terribilmente rumorosi, se ne stavano ai loro posti in silenzio, bianchi come cadaveri. Erano giorni ormai che il loro capitano non usciva dalla propria stanza. Se ne stava rintanato lì, in solitudine, come un'animale ferito. Spugna non poteva più sopportarlo. Quell'immobilità lo faceva impazzire, e stroncava il morale all'equipaggio. Scese sotto coperta, e si avvicinò alla stanza del capitano. Attese ancora qualche momento prima di entrare. Era sicuramente di cattivo umore, e non era mai una buona idea parlare con lui quand'era in quello stato. Alla fine si decise. Fece un respiro profondo e spalancò la porta con sicurezza "Capitano! Posso dirvi due ..." non riuscì a finire la frase. Un coltello fischiò accanto al suo orecchio, conficcandosi nella parete al suo fianco. Spugna rabbrividì. Uncino era al centro della sala, seduto su una sedia di legno. La stanza era un disastro. A terra c'era del vino, e qualche bottiglia frantumata. Spugna se ne sentì offeso. Avrebbe dato chissà cosa per un sorso di buon vino, ma le scorte della nave ormai erano terminate. Era strano vedere la ciurma così sobria. Strano e triste.
"Perche mi disturbi a quest'ora del mattino Spugna?" la sua voce era profonda e piena d'amarezza. 
Spugna rimase immobile. Non sapeva bene cosa dire. Prima di scendere sotto coperta aveva preparato un bel discorso, provandolo più volte nella sua mente. Gli era sembrato un buon discorso, sicuro di sè e privo di errori grammaticali, eppure ora non gli pareva più molto adeguato "Capitano ..." iniziò timidamente "La ciurma è giù di morale ultimamente. Sono giorni ormai che non ci muoviamo, e le scorte di cibo stanno per esaurirsi ..." vedendo che Uncino non reagiva, Spugna azzardò un commento sarcastico "Per non parlare del rum signore! Sono tutti sobri da più di dodici ore ed iniziano ad avere un'aria strana" il capitano alzò lo sguardo, fissandolo con freddezza. I lunghi riccioli neri gli ricadevano sulle spalle nude e sudate. La mano sana giocherellava lentamente con la punta del suo uncino. Ogni volta che lo guardava, Spugna si ritrovava a rabbrividire. Riusciva quasi a sentirle. Le urla delle persone che il capitano aveva ucciso, servendosi di quel suo vecchio uncino arrugginito. La cosa che più lo spaventava però, erano i suoi occhi, così freddi e crudeli. Era da molto che non li vedeva brillare "L'equipaggio si lamenta di me dunque?" 
Spugna deglutì "Certo che no capitano! Nessuno si lamenta di lei! Non lo farebbero mai. È solo che ... sono giorni che non andiamo per mare, che non raziamo o deprediamo qualche nave ... gli uomini sono tristi signore. Vogliono un po' d'azione!" 
"Azione ..." ripete Uncino pensieroso "Vorrebbero sguainare le spade? Sentire le urla disperate di qualche sventurato marinaio? Navigare in acque inesplorate durante una tempesta?" 
"Qualcosa del genere capitano" Uncino si alzò, e Spugna si irrigidì. Si avvicinò lentamente, tenendo alto il suo uncino
"E se invece ora andassi sul ponte, e uccidessi una persona qualunque, magari proprio te ... dici che basterebbe a sollevare il morale dell'equipaggio?" Spugna corse via in preda al panico. Parlare col capitano era stata davvero una pessima idea. Uncino si sedette di nuovo. Si sfilò l'uncino e guardò il suo braccio martoriato. Gli veniva quasi da ridere pensando che a ridurlo così era stato un semplice ragazzino. In un certo senso gli aveva fatto un favore. Incuteva molto terrore da allora, e quell'uncino poteva essere molto comodo all'occorrenza. Poteva squarciare la gola di un uomo con assoluta facilità, senza il bisogno di usare quegli scomodi pugnali che Spugna si ostinava a lucidare. L'unica gola a cui pensava in quel momento però, era quella di Peter. Vendicarsi di quel ragazzo era diventata una specie di ossessione per lui. All'inizio era stato un semplice gioco, una specie di passatempo, ma da quando aveva perso la sua mano era diventata una faccenda personale. Non riusciva a pensare ad altro. Navigare non lo soddisfava più. Non provava il minimo interesse per l'oro e per i gioielli, il cibo ed il vino non avevano più sapore ... non avrebbe avuto pace, finché Peter Pan sarebbe stato in vita. Lo avrebbe aspettato, giorno e notte, e prima o poi si sarebbe vendicato. Riusciva quasi a vederla, la luce che abbandonava per sempre quei suoi irritanti occhi di bambino. Quello si, sarebbe stato un giorno glorioso. Stese le gambe e tese le orecchie. Prima o poi Peter Pan sarebbe stato avvistato e allora sarebbe sceso in azione, ma fino ad allora, preferiva aspettare
   
 
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