Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Ray46    17/10/2015    8 recensioni
[Kristanna; accenni di Helsa]
Primo episodio della serie "Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco"
Dopo il famoso incidente da piccola con i poteri di Elsa, anche Anna scopre di possedere un dono: la capacità di creare e di manipolare il fuoco. Anna però, priva dei suoi ricordi a causa della magia dei troll, cresce nella convinzione di essere l'unica con tali poteri, fino a quando, il giorno dell'incoronazione, non scopre la verità.
Questa sarà in sostanza una rivisitazione del celeberrimo film di Frozen e fungerà da introduzione per le altre incredibili avventure che coinvolgeranno Anna, Elsa e tutti i loro amici. Spero di avervi un po' incuriosito e se la risposta e sì, allora vi auguro buona lettura :D
Attenzione: la serie non avrà niente a che fare con l'omonimo libro, da questo ho solo tratto il titolo
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO NONO

L'incontro delle due sorelle





Olaf guidò la piccola compagnia attraverso i sentieri che conducevano alla montagna del nord, luogo in cui dimorava -a detta di lui- la regina in esilio.
Vicino alla pendice, i quattro dovettero attraversare una breve strettoia disseminata di stalagmiti appuntite. Il passaggio era abbastanza largo da permettere il transito senza eccessivo pericolo, ma Anna, per sicurezza, preferì sciogliere buona parte delle pericolose sporgenze con una serie di fiammate intense e mirate.
«Più ti vedo all’opera e più riesci a stupirmi, sei davvero bravissima» si complimentò Kristoff, memore della perfezione del ponte di cristallo.
«Grazie» gli rispose con un sorriso la rossa, arrossendo leggermente per il complimento. Era la prima volta che la elogiava per l’abilità con cui adoperava i poteri e si sentì lusingata.
«Cos’hai intenzione di fare quando raggiungeremo tua sorella?» le domandò subito dopo, spegnendo il rossore della ragazza. Questa, ricordando l’obbiettivo del loro viaggio, tornò seria e risoluta, velocizzando al contempo il passo.
«Ho intenzione di parlarle e di dirle tutta la verità» gli rispose con molta sicurezza e determinazione.
«Coloro che si rifugiano in montagna di solito vogliono stare da soli» affermò allora il biondo che, seppur con rammarico, evitò mezze misure al fine di metterla di fronte alla realtà dei fatti.
Anna comprese il suo intento, ma non aveva alcuna intenzione di desistere:
«Nessuno vuole stare da solo. Elsa è fuggita perché non vedeva altra soluzione. Fidati, io so bene cosa sta provando e l’aiuterò a superare questa crisi»
«Non hai paura di lei?»
Anna si fermò di colpo, si voltò indietro e lo guardò dritto negli occhi, il viso contratto in una maschera di inorridito stupore.
«Non fraintendermi» continuò il montanaro «ieri notte non ho mentito quando ho detto che i vostri poteri sono un dono bellissimo, ma non per questo posso ignorare i fatti. Sebbene abbia le migliori intenzioni, Elsa non è in grado di contenersi e, alla minima emozione, potrebbe perdere nuovamente il controllo» l’espressione facciale mutò da seria a preoccupata mentre riduceva la distanza tra loro «Anna... ciò che cerco di dirti è che sono preoccupato per te. Non voglio che ti metta in pericolo»
Le sue ultime parole sbigottirono la principessa ancora di più.
“Davvero tiene così tanto a me?” si domandò, mentre l’orrore spariva dal volto per fare spazio a una sincera commozione.
«Non preoccuparti» rispose, regalandogli un sorriso dolcissimo «so badare a me stessa. E poi mia sorella non mi farebbe mai del male»
I due ragazzi si scrutarono intensamente per interminabili secondi.
Il montanaro fu nuovamente assalito dal fortissimo impulso di esternare i propri sentimenti. La principessa, dal suo canto, percepiva una stranissima sensazione di déjà-vu.
«Sì, scommetto che è la persona più carina, gentile e affettuosa del mondo» la voce squillante di Olaf spezzò lo scambio di sguardi, attirando l’attenzione su di sé. Mentre pronunciava tale frase, però, non fece caso alla direzione presa e finì per essere trapassato da una delle poche stalattiti sopravvissute alle fiamme. Risultato? La testa e il busto rimasero incastrati nel ghiaccio, mentre la metà inferiore proseguiva nel cammino come se niente fosse.    
«Oh guarda, mi sono stalactittato»
Kristoff e Anna risero di gusto e dimenticarono l’intimo contatto visivo di poco prima.


Nel borgo di Arendelle la situazione non era delle migliori.
I sudditi del piccolo regno lottavano contro il freddo come meglio potevano ma, col passare delle ore, la temperatura diminuiva sempre di più e, con essa, la speranza di riveder tornare l’estate. Hans, nel frattempo, era sceso in piazza per aiutare i soldati a distribuire tra il popolo quanti più beni di prima necessità:
«Una coperta, a chi serve una coperta?»
Una signora di mezza età si avvicinò al principe, accettando molto volentieri il prezioso dono.
«Arendelle è in debito verso di voi, vostra altezza» lo ringraziò, per poi tornare all’interno della propria abitazione.
«Il castello è aperto! C'è zuppa e glögg caldo nel grande salone» annunciò il principe, scandendo bene ogni sillaba per poter essere più facilmente compreso dai presenti.
Hans consegnò le coperte che teneva in mano a una guardia lì vicina e si avviò verso il castello per coordinare la distribuzione dei viveri, ma il duca di Weselton apparì d’improvviso alle sue spalle e lo trattenne sul posto:
«Principe Hans! Dovremo restare tutti qui a gelare mentre regalare tutti i beni commerciabili di Arendelle?»
Hans roteò gli occhi, visibilmente spazientito. Trattenne ogni emozione negativa e, sfoggiando tutta la sua abilità diplomatica, rivolse al duca un espressione neutra e apparentemente pacifica:
«La principessa Anna ha dato ordini-»
«E c'è anche un altra cosa!» lo interruppe bruscamente il duca «Non avete pensato che la vostra principessa possa cospirare con la strega per distruggerci tutti!?» strillò ai quattro venti, suscitando le ire del principe. Non gli importava che avesse appena insultato Anna ma, accusandola pubblicamente di cospirare contro il reame, aveva minato la sua autorità in quanto reggente di Arendelle... e ciò non poteva assolutamente tollerarlo.
«Non osate dubitare della principessa! Ha lasciato ME in carica, ed io non esiterò a difendere Arendelle dal tradimento!»
«Eh? Tradimento?»
Prima che l’alterco potesse degenerare, uno stallone bianco irruppe nella piazza tra lo stupore generale: era il cavallo con cui la principessa Anna era partita due giorni prima alla ricerca della sorella. Esso nitriva e scalciava in preda al panico, ed Hans dovette intervenire di persona per domarlo. Non appena lo ebbe calmato, il principe diede una rapida occhiata alla montagna del nord, velando con lo sconforto la profonda rabbia che gli ribolliva in corpo:
“Stupida mocciosa, l’avevo avvertita di non partire da sola! Se muore, posso dire addio al mio piano di conquista del trono”
«La principessa Anna è in pericolo!» si rivolse a tutti i sudditi presenti in piazza «Servono volontari che vengano con me e che mi aiutino a trovarla»
«Io offro due volontari, milord»
Il duca di Weselton non perse tempo e propose come volontari i soldati alle sue dipendenze. Hans, sebbene nutrisse ancora rancore per la precedente mancanza di rispetto, ritenne di avere bisogno di più uomini possibili e accettò volentieri l’aiuto offertogli, ponendo così fine al loro contrasto.
«Siate pronti a tutto. E se doveste incontrare la regina, dovrete porre fine a questo inverno, mi sono spiegato?» sussurrò il nobile, prima che i due si unissero alla piccola spedizione appena formatasi. Quest’ultimi risposero con un cenno del capo, lasciando intendere di aver compreso perfettamente gli ordini del duca.


«E ora?»
Anna e Kristoff si fermarono di fronte a un enorme parete rocciosa, il fianco della cima della montagna. La loro meta era lassù... e non avevano la minima idea di come raggiungerla. Il montanaro sembrò rifletterci su, finché non tirò fuori dalla sacca una fune di corde attorcigliate:
«È troppo ripido. Io ho solo una fune e-»
«Mi è venuta una splendida idea! Costruirò una scala di cristallo che arrivi fino in cima!»
Anna emise un gridolino dall’emozione. Il ragazzo, invece, strabuzzò gli occhi e la fermò trattenendola per i fianchi:
«Aspetta! Non hai pensato che potresti provocare una frana?» la rossa inarcò un sopracciglio «Niente poteri. Se va scalato, va fatto alla vecchia maniera, con corda e piccone»
«Ok, come vuoi tu» gli rispose, scrollando le spalle.
Kristoff sorrise e mollò la presa, realizzando troppo tardi di aver fatto il gioco della principessa che, libera di agire, creò all’istante un’altissima colonna di cristallo infuocato. Con fluidi movimenti delle mani, scolpì la colonna fino a darle la forma di una maestosa e aggraziata scala a chiocciola, provvista persino di un solido parapetto per prevenire rovinose cadute. Terminata la costruzione, la ragazza saltellò dalla gioia e sorrise al biondo lì accanto:
«Allora, saliamo?»
Il montanaro incrociò le braccia al petto e scosse la testa negativamente:
«Io non ci salgo... e non ci sali nemmeno tu! È troppo pericoloso»
«Pericoloso? Come può una scala essere pericolosa?»
«È fatta di cristallo» puntualizzò il biondo «basta che una roccia la sfiori per mandarla in frantumi»
«Il cristallo di fuoco è molto più resistente di quanto credi»
«Può darsi, ma non vorrò trovarmi a cento metri da terra quando lo scoprirò»
«Bene... non mi lasci altra scelta»
Anna si chinò e prese tra le mani una pietra di medie dimensioni. Kristoff notò il ghigno minaccioso che aveva dipinto sul volto e, temendo il peggio, arretrò di qualche passo, preparandosi a schivare il pericolo proiettile. La pietra sibilò nell’aria, ma passò alla destra del montanaro, colpendo la scalinata dietro di lui. L’impatto produsse un rumore molto acuto, ma, a dispetto delle previsioni, la costruzione ne uscì perfettamente illesa, priva di qualsivoglia danno o graffio.
«Visto? Più duro dell’acciaio» affermò la principessa in tono trionfante.
Il biondo stava per arrendersi all’evidenza, quando Olaf lo richiamò da una insenatura alla loro sinistra:
«Ehi Sven, non sono sicuro se questo risolve il problema, ma ho trovato una scala che porta esattamente dove volete andare»
“Grazie al cielo” pensò “non ne potevo più di dargliela sempre vinta”
«Mi spiace, sarà per un’altra volta» disse ad Anna, invitandola con un sorriso sornione a seguirlo nell’insenatura. Lei sbuffò e, con un seccato gesto della mano, distrusse la scala a chiocciola che si polverizzò nell’aria in minuscoli e innocui frammenti di cristallo.
Non appena i quattro viaggiatori ebbero oltrepassato il passaggio, un imponente castello di ghiaccio coprì loro la visuale, lasciandoli letteralmente a bocca aperta.
«Però» ammise la rossa.
«Ecco, QUESTO è ghiaccio... voglio piangere»
«Fa pure, non ti giudicherò» gli rispose, mentre continuava ad ammirare il capolavoro della sorella maggiore.
Olaf non esitò un istante e oltrepassò il profondo burrone che li divideva dal castello utilizzando la scala menzionata in precedenza, anch’essa fatta interamente di ghiaccio. Anna e Kristoff lo seguirono ma, quando fu il turno di Sven, vi furono delle complicanze: gli zoccoli della renna, infatti, scivolavano nella superficie ghiacciata, bloccando ogni suo tentativo di proseguire. L’amico d’infanzia se ne accorse e lo aiutò a scendere dai gradini. Tornò indietro e, raggiunto il portone del castello, vide Anna indecisa sul bussare, il braccio bloccato a mezz’aria:
«Bussa» le sussurrò Olaf «dai bussa»
La principessa esitava ancora, sommersa dai tristi ricordi di una porta della sua infanzia: una porta bianca come il latte, tanto odiata quanto amata dalla piccola principessa; una porta che, per quanto lo desiderasse con tutto il cuore, non cedeva mai alle sue suppliche e non si apriva mai davanti a lei... la porta della camera di Elsa.
«Perché non bussa? Secondo te sa bussare?» il pupazzo si rivolse al montanaro, il quale, comprendendo lo stato d’animo della ragazza, osservava la scena in religioso silenzio.
Dopo un paio di secondi, Anna si fece coraggio e bussò al portone... che si rivelò essere già aperto.
«È aperto... mai successo» mormorò la principessa. Prima di entrare all’interno, si portò la nocca dell’indice destro alla bocca, ripensando a un particolare che rischiava di rovinare l'incontro con la sorella:
«T-tu è meglio se aspetti fuori» comunicò a Kristoff con un tono piuttosto imbarazzato.
«Che cosa?»
«L'ultima volta che le ho presentato un ragazzo ha congelato tutto»
«Ma, ma... ohhhh smettila, è un palazzo fatto di ghiaccio! Il ghiaccio è la mia vita!»
Per una frazione di secondo, Anna si sentì strana... come se una forza interiore la stesse spingendo a provare un sentimento sbagliato, un sentimento che non aveva alcuna ragione d’esserci, ma che, tuttavia, percepiva farsi strada dentro di sé... un sentimento che poteva tradurre in gelosia.
«Addio Sven»
L’intervento di Olaf ridestò la ragazza, la quale lo bloccò immediatamente dall’entrare nel castello:
«Anche tu, Olaf»
«Anch'io?»
«Lasciateci solo un minuto»
«Va bene»
Il pupazzo accettò di buon grado la richiesta dell’amica, si sedette nell’ultimo gradino prima dell’ingresso e -come c’era d'aspettarsi da lui- iniziò a conteggiare i secondi che componevano il minuto d’attesa.
Kristoff, preso dalla noia, si sedette accanto ad Olaf e lo accompagnò nel conto alla rovescia.


«Wow»
Anna ammirava estasiata il salone principale del castello, un tripudio di bellezza e di perfezione architettonica: al centro della sala circolare spiccava una stupenda fontana di ghiaccio, l’acqua immortalata nel classico movimento a cascata. Dietro di essa, in un balcone sopraelevato, vi era l’accesso al piano di sopra, collegato al pianterreno da un’elegante scalinata semicircolare per ogni lato. Il soffitto, infine, era composto da una volta esagonale, adornata dall’immagine di un enorme fiocco di neve che -incredibile ma vero- risplendeva di luce propria.
La rossa, nel vedere tale meraviglia, provò un pizzico di invidia e si ripromise per il futuro di creare un castello simile con i propri poteri.
“Prima però devo aiutare Elsa a riportare tutto alla normalità” pensò, avanzando di qualche passo alla destra della fontana.  
«Elsa!» la chiamò a gran voce «Sono io, Anna!»
«Anna...?»
La regina non si fece attendere, apparendo in cima alle scale pochi instanti dopo.
Elsa -proprio come il castello da lei costruito- era una visione celestiale: gli abiti rigidi e austeri indossati alla cerimonia avevano ceduto il posto a uno stupendo vestito ricamato nel ghiaccio, le spalle scoperte e uno spacco lungo la gonna per facilitarle i movimenti. I lunghi capelli platinati, prima imprigionati nel chignon, ora erano liberi e selvaggi, legati dietro la nuca da un’unica treccia che le ricadeva dolcemente sulla spalla sinistra. Dalla schiena, poi, partiva un lungo mantello a strascico, anch'esso creato con i poteri del ghiaccio, decorato con fiocchi di neve e ghirigori a tema invernale. Tutti questi elementi, uniti alla naturale carnagione pallida, conferivano alla regina una bellezza fuori dal comune... bellezza che stupì non poco la principessa.
«Oh, Elsa sei... cambiata... in meglio, davvero. E questo posto è... meraviglioso»
«Grazie. Non mi rendevo conto di cosa fossi in grado di fare»
«Mi spiace per quanto è successo. Se avessi saputo-»
Anna si avvicinò con timore alla scale di ghiaccio, sentendosi ancora in colpa per la fuga della sorella. Quest’ultima, però, la interruppe, alzando le mani in avanti e arretrando di qualche passo:
«No no no no, non devi chiedermi perdono... ma dovresti andar via, ti prego»
«Ma sono appena arrivata»
«Il tuo posto è ad Arendelle»
«Anche il tuo» ribatté la rossa, decisa più che mai a riportare a casa la sorella.
«No, Anna. Il mio posto è qui... da sola, dove posso essere me stessa... dove non posso far male a nessuno»
Il viso di Anna si rattristò.
Non poteva permettere che buttasse così la sua vita a causa della paura; quella stessa paura da cui la madre la metteva costantemente in guardia, e che aveva sempre sconfitto grazie al suo affetto e al suo sostegno. Comprese, allora, che era giunto il momento di svelarle la verità... la verità sui suoi poteri del fuoco:
«Elsa, devi sapere che anch’io-»
«58, 59, 60!»
«Aspetta, ma chi è?»
Olaf irruppe nel castello con l'euforia tipica di un bambino, interrompendo la principessa proprio nell’atto della confessione.
«Ciao! Io sono Olaf ed amo i caldi abbracci!» rispose il pupazzo, salendo qualche gradino della scala.
«Olaf?»
«Sì, mi hai fatto tu, non te lo ricordi?»
«E sei vivo?»
«Umm... credo di sì»
«Sembra quello che abbiamo fatto da piccole» intervenne Anna, accarezzando la testa del piccolo pupazzo di neve.
«Sì...»
«Elsa, eravamo così unite... possiamo esserlo di nuovo»
La regina sorrise, ripensando ai momenti felici trascorsi insieme alla sorella. Tuttavia, l’attimo di serenità ebbe vita breve, e il ricordo dell’incidente riaffiorò prepotente nel suo animo:
Prendimi!”
Piano, Anna!
Ahhh
A-Anna
«No, non possiamo... addio, Anna»
Elsa diede le spalle ad Anna per tornare nelle stanze superiori, celando come meglio poteva la profonda tristezza che le attanagliata il cuore.
«Elsa, Aspetta!»
«No! Cerco solo di proteggerti»
«Non devi proteggermi, io non ho paura! Ti prego, non escludermi di nuovo dalla tua vita!»
La maggiore non l’ascoltava. Anna, nel frattempo, non si arrendeva, ma la seguiva per le scale senza mai perdere la speranza di farle cambiare idea.
«Fidati di me, posso aiutarti. Insieme risolveremo tutto!»
Raggiunto il piano di sopra, Elsa decise di fermarsi e di rispondere alla sorella minore per convincerla a desistere una volta per tutte:
«Anna, dammi retta, torna a casa. Senza di me avrai meno problemi. Lo so che pensi di potermi aiutare, ma qui non c’è nulla per una come te»
«Ti sbagli Elsa, noi due siamo più simili di quanto immagini»
«Che intendi dire?» la regina inarcò un sopracciglio, perplessa.
Anna portò una mano davanti a sé e, sollevato il palmo verso l’alto, lasciò che il proprio potere si manifestasse di fronte alla sorella maggiore. Dal palmo fuoriuscì una flebile lingua di fuoco che danzò per pochi istanti nell’aria, prima di dissolversi tra mille scintille purpuree.
«C-cosa?»
Elsa non riuscì a pronunciare altro.
Il suo corpo fu come paralizzato dallo stupore. Non riusciva a credere a ciò che aveva appena visto. Una parte di lei pensava, infatti, di aver sognato tutto; di aver desiderato a tal punto di incontrare qualcuno simile a lei, da provocarle un’allucinazione che saziasse tale desiderio. Ma non poteva essere un’allucinazione... perché mai avrebbe immaginato che quella persona tanto desiderata fosse proprio Anna.
«Sei come me?»
La minore non rispose, ma annuì semplicemente.
«Ma... com’è possibile?»
«Non so, sarà un dono di famiglia»
Anna scrollò le spalle come se fosse una cosa normale, suscitando una piccola risata nella sorella maggiore. Lei si compiacque di aver alleggerito la tensione, ma si rese anche conto di non aver dato una reale risposta alla domanda:
«Sono nata con questo potere, ma l’ho manifestato solo all’età di cinque anni, qualche mese dopo che tu... be’, lo sai» il sorriso scomparve dalle labbra di entrambe le sorelle. Elsa, tuttavia, si sentiva in parte sollevata, perché aveva compreso di non aver causato lei la mutazione dell’aspetto di Anna come invece credeva fino ad allora.
«Quando la mamma lo scoprì-»
«Aspetta, nostra madre lo sapeva?» le domandò con immenso stupore «perché non me l’ha mai detto? Io... io avrei voluto saperlo...»
«Non voleva che papà o qualcun altro lo scoprisse» aggiunse Anna «mi fece promettere di non dirlo a nessuno, compresa te... m-mi dispiace...»
La principessa chinò il capo tristemente. Elsa la guardò con gli occhi pieni di dolcezza e non resistette più. Le corse incontro e l’abbracciò con tutte le sue forze, lasciandola senza parole.
«Sono felice di sapere che esiste un’altra persona come me... e che quest’altra persona sia proprio tu, Anna, la mia dolce sorellina»
Anna ricambiò l’abbraccio con immenso amore, beandosi di quel momento di pura felicità.
«Sai, anch’io mi sono chiesta perché la mamma non mi abbia detto niente... sì, dei tuoi poteri intendo... anch’io avrei voluto saperlo...»
«Non poteva. Dopo l’incidente fu deciso di-» Elsa si blocco a metà frase, allentando la stretta che la teneva unita alla sorella.
«Incidente? Quale incidente?» domandò perplessa la rossa. La regina si staccò del tutto e arretrò di qualche passo:
«N-niente, l-lascia stare»
Di nuovo, le immagini della terribile notte riapparvero di fronte ai suoi occhi “non importa se è come me, per lei sarò sempre un pericolo”
«Ora però devi andare»
«Aspetta, che? Ma che stai dicendo, io non me ne vado senza di te!»
«Anna, ti prego, non capisci che lo faccio per proteggerti? Io non so in grado di controllare questa... questa maledizione!» trillò, allargando le braccia in un moto di esasperazione.
«Non dire così! I tuoi poteri non sono una maledizione, ma un dono. La mamma me lo diceva sempre e io non ho mai avuto motivo di dubitarne»
Elsa sgranò gli occhi:
«Quindi... li sai controllare?»
La principessa decise di rispondere alla domanda mostrandole direttamente di cosa fosse capace: creò sfere di fuoco, statue di cristallo e fiammelle di colore blu, dando vita a un impressionante spettacolo di magia. Infine, dissolse tutto con un gesto della mano, fornendo così la prova definitiva di avere il pieno controllo dei propri poteri.
Elsa rimase sbalordita.
Provo a dire qualcosa, ma Anna l’anticipò:
«Se ho imparato io, puoi farlo anche tu, non credi?» le sorrise.
«N-ne sei sicura? Ho provato per anni a dominarli, ma senza risultati»
«Non ci riesci perché ne hai timore» la principessa le avvolse le mani, stringendole dolcemente «Non devi averne paura, sono parte di te. Una parte meravigliosa di te, aggiungerei»
“Forse... forse ha ragione” pensò la regina, osservando le proprie mani strette a quelle della sorella.
«Mi aiuterai?»
«Certo che ti aiuterò! Vedrai, imparerai a gestirli in un battibaleno» Anna si esaltò, strappando alla platinata un sorriso divertito «Diventerai bravissima, così potrai tornare al castello, scongelare il regno e dimostrare a tutti-»
«Che cosa?»
Elsa si accigliò, liberandosi bruscamente dalla presa della sorella. Quest’ultima, allora, comprese di aver appena commesso un tragico errore... ma oramai non poteva più tornare indietro e doveva dirle la verità:
«Hai portato un inverno perenne... ovunque» le disse timorosa, sperando che non reagisse male alla notizia.
Sfortunatamente, però, i suoi timori si dimostrarono fondati, perché intorno alla regina iniziarono a cadere numerosi fiocchi di neve.
«Ovunque!?»
«Ma non fa niente» si affrettò ad aggiungere «puoi sciogliere tutto»
«No, non è vero, non so neanche da dove cominciare!» l’agitazione della maggiore aumentò «D-devi pensarci tu. Con i tuoi poteri del fuoco riuscirai a rimediare ai danni che ho provocato»
«Ci ho già provato» confessò «la neve che hai creato è molto resistente e posso scioglierla soltanto usando i miei poteri al massimo. Quando lo faccio, però, le fiamme sono troppo potenti e carbonizzano anche il terreno sottostante»
«Ma allora...»
«Solo tu puoi riportare l’estate, Elsa» concluse con calma, mostrandole al contempo un sorriso fiducioso. Tentò di avvicinarsi, ma la maggiore arretrò di nuovo, sconvolta più che mai:
«Come puoi pensare che possa riuscirci se neanche tu ne sei stata in grado? No, io non posso aiutarti!»
La nevicata si intensificò, trasformandosi in una violenta bufera. Elsa si sentiva distrutta, la testa tra le mani e il viso rigato di lacrime.
«Puoi riuscirci, devi avere fiducia in te stessa!» urlava la minore, cercando di sovrastare il fragore della tempesta
«Lo so che vuoi salvarmi, ma è tutto inutile. Io sono e resterò sempre un pericolo!» le rispose, mentre osservava disperata il proprio riflesso sulla parete di ghiaccio «È colpa mia, è solo colpa mia!!»
Anna tentava ancora di rincuorarla, ma più le parlava e più le suscitava sensi di colpa. La tempesta, allora, arrivò ad un punto critico: le folate di vento sprigionate dalla regina si contrassero verso l’epicentro, concentrando ogni frammento della gelida energia in un disco di ghiaccio all’altezza dell’addome.
«Basta!!» gridò al massimo della disperazione, sprigionando l’energia accumulata in ogni direzione.
Anna intuì il pericolo e tentò di proteggersi sollevando una barriera di cristallo infuocato, ma il raggio di ghiaccio fu più veloce e la colpì in pieno petto, all’altezza del cuore. Il dolore che percepì fu indescrivibile. Si piegò su se stessa e cadde per un ginocchio, ansimando vistosamente. Elsa si volto verso di lei e, non appena la vide, comprese con orrore di aver appena realizzato il suo peggior incubo... aveva colpito Anna dritta al cuore.
Kristoff e Olaf, udendo il trambusto provocato dalla tempesta, salirono di corsa i gradini ed entrarono nella sala.
«Anna!» il montanaro si precipitò dalla principessa e l’aiutò a rialzarsi «Come ti senti?»
«Sto bene, sto bene» rispose debolmente, percependo il dolore al petto farsi meno intenso.
«Chi è lui? Aspetta, n-non mi importa, dovete andare via» “non posso farle di nuovo del male” pensò la regina, totalmente sconvolta per ciò che aveva fatto.
«No! Non ti lascerò in balia della paura!»
«Ti ho colpita, Anna!» urlò di rimando «Ti ho colpita senza nemmeno accorgermene. Com’è che non lo capisci? Il mio destino è quello di vivere da sola, lontana da te e da chiunque altro!»
Il castello di ghiaccio iniziò a mutare forma e colore, rivestendosi di inquietanti striature nere e minacciose stalattiti appuntite.
«Anna, penso che sia meglio andare» le propose Kristoff, avvolgendola tra le braccia. La principessa, però, non lo ascoltò e, liberatasi dalla presa del montanaro, avanzò con decisione verso la sorella, il volto incredibilmente serio e motivato:
«Non me ne vado senza di te, Elsa»
La regina rimase stupita.
Lo sguardo di Anna, infatti, era molto eloquente: pur di portarla con sé, era pronta ad usare anche la forza. Elsa, però, non era da meno, e si preparò ad usare i propri poteri per scacciarli dal castello.
«Sì, invece vai» le rispose, per poi creare con un getto di ghiaccio un enorme mostro di neve dall’aria veramente minacciosa.
La vista del mostro non spaventò la minore, la quale alzò le braccia con l’intenzione di difendersi. Puntò la mano destra verso la testa del pupazzo e... non successe nulla!
«Ma che-»
Anna non poté iniziare la frase che il mostro di neve ruggì, per poi avvicinarsi a passi gravi verso i poveri malcapitati.



ANGOLO AUTORE: Avete mai sperimentato il cosiddetto “blocco dello scrittore”? Bene, ora sapete come mai ho impiegato un mese e mezzo ad aggiornare XD. A parte gli scherzi, è stato davvero terribile T.T. Ore e ore davanti al computer/telefonino (sì, a volte mi capita di scrivere nell’iphone) a cancellare e a riscrivere le parti che non mi piacevano (soprattutto per la forma; il contenuto, infatti, lo avevo chiaro fin da subito), per poi cancellare di nuovo tutto e ripartire da capo la mattina dopo: un incubo!
Vabbè, passiamo al capitolo :)
All’inizio abbiamo un accenno di Kristanna, dove Anna inizia a provare dei sentimenti che percepisce come deja-vu. A questo punto voi vi chiederete “ma in che senso deja-vu?”, be’ vi spiego: io sono del parere (attenzione: questa è un opinione personale, ognuno poi la pensa come vuole) che nel mondo non esista il cosiddetto “vero amore”, ma che ne esistano diversi livelli, dalla semplice infatuazione all’amore profondo (quest’ultimo molto simile al “vero amore” ma non identico, perché il vero amore per definizione non ha fine, mentre l’amore profondo, seppur difficilmente, può avere anche una fine). In quell’istante, Anna non si era ancora innamorata di Kristoff, ma provava per lui (senza rendersene conto) un sentimento analogo a quello che prova per Hans (ecco il deja-vu), ovvero dell'affetto misto ad una leggera infatuazione. Col tempo, però, esso si evolverà fino a raggiungere la Kristanna che conosciamo tutti :)
Le descrizioni del castello di ghiaccio e dell’abito di Elsa sono state una faticaccia immane, spero che siano venute bene ma, in caso contrario, non esitate a dirmelo e a farmi notare eventuali errori grammaticali o di altro genere, cosicché li possa correggere.
La reazione di Elsa alla scoperta dei poteri di Anna è stata altalenante: prima stupita, poi felice, poi impaurita, poi di nuovo felice, insomma un via vai di sentimenti XD. Ma, dopotutto, i sentimenti di Elsa devono essere proprio così: instabili.
Anna era riuscita a convincerla a farsi aiutare, ma poi ha detto una parola di troppo che ha rovinato tutto e che le fatto perdere il controllo dei poteri (accidenti alla sua parlantina, eh! XD)
E infine il colpo di scena: Anna viene colpita dal getto di ghiaccio e perde i poteri!
Lettore anonimo: dove sarebbe il colpo di scena? Di tuo ci hai aggiunto solo la perdita dei poteri -.-
Io: e ti pare poco? Io ci sono rimasto così O.O
Nel prossimo capitolo capirete meglio quello che è successo (si svolgerà per buona parte nella valle dei troll, dove gran papà darà ad Anna le dovute spiegazioni); nel frattempo, però, ho lasciato i nostri eroi in compagnia di quel simpaticone di Marshmellow, scommetto che si divertiranno un mondo XD
Anna: sei proprio un st***zo!
Kristoff: concordo T.T
Io: muahahahahah
Fatemi sapere che ne pensate con qualche commentino, che alla fine non sono mai sgraditi ^^, ciaooooooo :)

P.S.: per chi voleva assistere ad una battaglia epica tra Elsa ed Anna, mi spiace avervi deluso ma non potevo inserirla per motivi di trama (io adoro le battaglie, quindi non avete idea di quanto sofferta sia stata questa decisione T.T). Tuttavia, nei prossimi episodi della serie vi saranno moltissime battaglie, tra cui un paio sicuramente tra le due sorelle.
   
 
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