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Autore: ZouisTatoo    17/10/2015    3 recensioni
MagicWorld!AU
Ziam || due capitoli di circa 15k ||
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Greenland e Grayland fino a vent'anni prima erano due regni che vivevano in sintonia l'uno con l'altro. Un incendio, una notte, distrugge l'armonia di entrambi i popoli e toglie la possibilità ad un ragazzo di conoscere colui che dovrebbe accompagnarlo e proteggerlo durante tutta la sua vita.
Quell'incendio è stata la fine dei sorrisi tra le creature magiche nel parlare degli umani e l'inizio delle risate derisorie quando tra gli umani si parla di magia.
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Declaimer: questa storia non è scritta a scopo di lucro, ogni cosa che leggerete è stata partorita dalla mia mente e non intendo in nessun modo offendere i personaggi dei quali ho inventato il carattere.
 
 
 
 
 
 
Premessa
 
 
 
 
 
In una terra lontana, sconosciuta alla maggior parte degli abitanti del mondo moderno, si trovano due piccoli regni.
Questi due reami, gli unici nel raggio di miglia e miglia tutto intorno, sono gli unici su quella terra e sono molto vicini ma non potrebbero essere più diversi e divisi tra loro.
La terra che li ospita è un paradiso naturale, boschi, vallate e limpidi ruscelli impreziosiscono quel lembo di territorio nascosto agli occhi di tutti.
Divisa in due parti da un bosco fittissimo, che solo pochi hanno provato ad attraversare, quel luogo ospita due castelli e due sovrani. Due popoli e due storie che in passato si sono incontrate e scontrate.
Il popolo di uno dei due regni è non del tutto differente da quelli europei del 1600, sovrani e nobili spocchiosi che si arricchiscono alle spalle del resto della popolazione che vive per la maggior parte nella miseria.
L’altro regno, il primo se si parla in ordine di nascita, è un regno del tutto particolare, come non ce ne sono altri in tutta la Terra. La popolazione che vi vive è nata in quei luoghi ed è la stessa da millenni, nessuna emigrazione e nessuna immigrazione; i figli, i nipoti e i pronipoti si susseguono di generazione in generazione su quei territori. Tutti vivono in pace e felici. Non ci sono case in muratura o costruzioni dell’uomo, lì la parola d’ordine è natura.
Anche l’alloggio reale è una cavità naturale, un castello ricavato dal lavoro dell’acqua all’interno di una grossa grotta ai piedi dell’unica montagna del posto. Il popolo vive così da sempre, in grotte, alberi cavi o nelle rientranze degli argini del ruscello delle gemme.
Sì, gemme preziose, castelli nella roccia e magia sono cose quotidiane a Greenland.
Perché Greenland è un regno magico, la magia è all’interno di ogni essere vivente e si manifesta in ogni piccola azione buona.
Nella foresta incantata si possono incontrare creature magiche di ogni tipo, dalle fate agli elfi, dai troll agli gnomi passando dai fiori parlanti e dalle sirene.
Al potere c’è, da più di cinquant’anni, un elfo tanto potente quanto buono.
Il re Horan è uno dei migliori sovrani di sempre, amato da tutti i suoi sudditi e capace di mantenere la massima sicurezza e prosperità all’interno del regno.
Tutti a Greenland vivono in armonia gli uni con gli altri, ognuno ha la sua routine e tutti conoscono il principe e i suoi due migliori amici –le uniche persone che a Greenland scombussolano spesso la routine di qualcuno.
Il principe del regno è Niall Horan, un elfo fin troppo furbo con i capelli biondissimi e i penetranti occhi azzurri come le acque del lago delle sirene quando il sole ci si rispecchia dentro a mezzogiorno.
Niall ha diciannove anni e la vita del castello non è la sua preferita, per questo appena gli è possibile sgattaiola fuori e passa tutto il suo tempo a casa dei suoi due migliori amici da sempre.
La casa di Louis e Zayn, rispettivamente un folletto e una fata, è una grossa quercia vicino al limitare del bosco di confine ed è il luogo dove i tre passano il loro tempo quando non sono in giro per il paese a combinare qualche disastro. Tutti nel regno li conoscono e li hanno soprannominati “il trio degli incidenti”.
Come quella volta che Zayn aveva reso – senza volerlo sia chiaro – Louis una specie di spirito notturno e per tre giorni il folletto cadeva addormentato al primo raggio di sole che spuntava da dietro le colline a est, Niall quando ci pensa ancora ride a crepapelle. Il folletto si era arrabbiato tantissimo.
E poi c’è stata anche quella volta che Louis non voleva farsi vedere da Zayn e fargli così uno scherzo ma il moro con un incantesimo lo aveva trasformato in uno gnomo canterino, la voce acuta e squillante del castano che voleva essere arrabbiato ma continuava a cantare una dolce ninna nanna aveva fatto aumentare a dismisura l’intensità delle risate del giovane elfo biondo.
 
 
 


 
 
“Che cos’è l’uomo nella natura?
Un nulla rispetto all’infinito,
un tutto rispetto al nulla,
un qualcosa a mezzo tra il tutto e il nulla.”
-B. Pascal
 
 
 



 
“Niall, sbrigati”, sibila Louis, l’elfo si guarda intorno ma quello che vede sono solo alberi, cespugli e piccoli arbusti. Dove si sarà cacciato questa volta quel maledetto folletto dagli occhi ghiaccio?
“Niall” sbotta Louis e il biondo sobbalza girandosi di scatto, da quanto tempo è dietro le sue spalle proprio non lo sa. Louis è l’unico essere che riesce a eludere i suoi sensi sovrasviluppati.
“Per tutti i troll di Rockworth, Louis!” sibila l’elfo sistemandosi la casacca verde “vuoi farmi morire di crepacuore?” sbotta. “Tu non puoi morire di crepacuore, Niall” dice Louis allegro pizzicandogli un fianco e continuando a osservare lo spazio circostante, “c’è qualcuno” sussurra poi con la voce più bassa e gli occhi assottigliati tornando serio.
“Qualcuno di estraneo” specifica afferrando un polso niveo del biondo per trascinarlo dietro un cespuglio di bacche arancio prima che potesse anche solo pensare di dire qualcosa.
Niall sa che con la parola ‘estraneo’ Louis non intende una persona che non è di Greenland ma qualcuno che non è una creatura magica, però chiede comunque – con un sussurro appena percepibile – spiegazioni all’altro che gli fa segno di stare in silenzio e continua a ignorarlo.
I due rimangono accucciati dietro le foglie in silenzio, le orecchie appuntite dell’elfo fremono nel captare alcuni rumori. Dopo qualche secondo, vedono alcuni rami muoversi, alcuni rami degli alberi del bosco-confine, della foresta magica che quasi nessuno è mai riuscito ad attraversare in vent’anni.
Dall’altra parte c’è solo un regno e questo può voler dire una sola cosa, quel qualcuno che ha attraversato il bosco è un abitante di Grayland, un umano.
Niall è curioso, e anche un po’ spaventato – lo ammette –, dal fatto che la foresta incantata abbia permesso il passaggio a un umano, non è mai capitato prima, o almeno lui non lo ha mai saputo.
“Lo sapevo” sbotta Louis mantenendo sempre un tono basso di voce “un umano” continua storcendo il naso.
Lo vedono chiaramente entrambi dopo una decina di secondi, un ragazzo sui vent’anni che cammina scomposto tra i rami intricati degli alberi magici e cade al suolo appena dentro la piccola radura soleggiata davanti a loro. Ha dei graffi sulle guance e sulle braccia muscolose, i vestiti strappati e sporchi di terra e alcune foglie incastrate tra i capelli castani, dopo essere caduto sulle ginocchia, non si alza e si rannicchia in posizione fetale senza spostarsi di un centimetro.
“Sta male Lou, dobbiamo aiutarlo” dice Niall e prova ad alzarsi e uscire allo scoperto per raggiungere lo straniero ma il folletto lo ferma, scuote la testa e “sei pazzo?” chiede all’elfo “cosa dovremmo fare noi?” continua.
Il suo sguardo però non lascia il corpo del ragazzo che non da segno di muoversi.
“Non possiamo di certo lasciarlo qui e andarcene come se nulla fosse” sbotta Niall e Louis è costretto a dargli ragione. Sbuffa e annuisce facendo muovere la punta del cappello rosso che tiene a bada i suoi capelli castani e “ovviamente no” dice “avviseremo la guardia di tuo padre, poi, faremo come se nulla fosse successo”.
Niall lo ignora, tiene gli occhi fissi sul ragazzo ancora accovacciato sull’erba fresca e annuisce a se stesso prima di “lo porteremo a casa tua” stabilire, per poi alzarsi e uscire dal nascondiglio che gli offrivano le foglie smeraldine del cespuglio lasciando l’amico immobile per un paio di secondi.
“Che cosa?” chiede sconcertato Louis con la voce due ottave più alta del normale ma comunque melodiosa “potrebbe essere pericoloso, Niall, è un umano” continua evidenziando l’ultima parola.
Le parole del folletto, e soprattutto il volume con il quale sono state pronunciate, attirano l’attenzione del ragazzo che si tira faticosamente a sedere e toglie dai capelli un paio di foglie guardandosi attorno spaesato per diversi secondi.
“Gli alberi del bosco lo hanno fatto arrivare fino a qui, qualcosa vorrà pur dire” ribatte l’elfo, Louis sbuffa e “casa mia è anche casa di Zayn” costata ovvio “e tu sai cosa pensa Zayn degli umani, Niall” sibila marcando bene il nome dell’altro.
L’amico però lo ignora e si avvicina all’umano studiandolo attentamente, è sicuro di riuscire a convincere Zayn, anche se non sarà facile; e Louis sa che può farcela davvero, maledetto elfo.
Il folletto si alza da dov’era accovacciato e si spazza con le mani i vestiti rossi sui quali si erano attaccati dei fili d’erba brillantina, sbuffando, rotea gli occhi al cielo e segue il biondo.
“Ciao” esordisce Niall con voce chiara senza distogliere gli occhi da quelli castani e leggermente arrossati del ragazzo “io sono Niall Horan, il principe di Greenland” si presenta sorridente e l’espressione dell’umano passa da leggermente spaventata ad assolutamente confusa.
“Tu chi sei?” continua il biondo non ottenendo risposta, il ragazzo si passa di nuovo una mano nei capelli e fa una smorfia di dolore, sposta lo sguardo dall’elfo al folletto e “L-liam” balbetta “Liam Payne”.
“Payne?” sbotta Louis spalancando gli occhi e facendo un salto all’indietro, anche Niall si è irrigidito nel sentire quel cognome, il folletto si volta verso l’amico e “che ti avevo detto Niall? A Zayn non piacerà questa cosa, non gli piacerà per niente” dice muovendo a scatti le mani.
Liam, ancora seduto sul terreno, li guarda dal basso sempre più confuso, non ha notato il salto –per nulla normale– del castano dal cappello rosso. È così stanco che fatica anche solo a tenere la concentrazione necessaria ad ascoltare le parole degli altri due. E adesso che ci pensa, Liam continua a scrutare i due senza capire il problema che ha questo Zayn con il suo cognome. E poi sta parlando con un principe, non che per lui sia strano visto che suo zio è re ma.
“Parliamo chiaro” inizia Louis con tono serio mettendosi davanti a Liam con le mani sui fianchi “che cosa ci fa qui il nipote del grande re di Grayland?”.
Louis vorrebbe essere minaccioso, il suo tono è duro e ironico nel nominare il sovrano umano, e magari – se Liam rimanesse seduto a terra – Louis lo sarebbe anche –minaccioso–, ma l’umano decide di alzarsi in piedi e tutta la scena di Louis arrabbiato con il petto in fuori diventa ridicola.
Liam, infatti, è circa quindici –venti– centimetri più alto del folletto e notevolmente più imponente e muscoloso.
Louis non si scompone, continua a guardare il ragazzo dritto negli occhi, “sono scappato” dice Liam “sono andato verso il bosco, mi sono perso e mi sono ritrovato, non so quanto tempo dopo, qui” spiega con voce bassa e roca “non so nemmeno come ho fatto ad arrivare” ammette passando una mano tra i capelli sporchi e scompigliati.
Per quanto tempo ha camminato? Forse giorni, non lo sa. Là dentro non si riusciva a distinguere il giorno dalla notte e ogni albero è identico a quello vicino.
Louis continua a guardarlo con sospetto, Niall da dietro le spalle del folletto osserva attentamente l’umano e sa – è certo – che Liam dice la verità e non è un pericolo per loro o il regno, quindi mette una mano sulla spalla di Louis e “andiamo Lou, ha bisogno di cure e riposo, è un tipo apposto” bisbiglia nel suo orecchio appuntito.
Il folletto annuisce serio, crede sempre a Niall e al suo giudizio, gli elfi non sbagliano mai, sono piuttosto bravi a leggere le persone.
Anche se non è per nulla convinto di questa decisione, Louis si sistema il maglione rosso che indossa e, rivolgendosi a Liam, con la sua voce squillante dice “va bene umano, seguimi. Ti daremo del cibo e un tetto fino a quando non sapremo cosa fare con te”.
In fondo deve mantenere un minimo della sua facciata da duro.
E sa di non essere troppo gentile Louis ma sta già pensando alla reazione che avrà Zayn quando verrà a sapere di avere un umano in casa, e non un umano qualsiasi – perché rendere le cose meno complicate di quello che potrebbe essere? – ma il figlio dei presunti assassini dei suoi genitori.
Zayn darà di matto, dovranno stare attenti a non essere trasformati in qualche strana creatura o fulminati sul posto, ma non è questo che preoccupa Louis.
No, Louis è preoccupato perché il suo migliore amico, suo fratello, prenderà male questa storia, malissimo.
Si arrabbierà, è ovvio che lo farà, ma quando gli sarà passata sarà distrutto, sarà costretto a rivivere il dolore che non lo ha mai abbandonato, quel dolore che è nato con lui. Si rifugerà su qualche quercia isolata, da solo, e qualcosa dice a Louis che i sogni degli abitanti del regno saranno tristi questa notte, malinconici.
Il bosco-confine, circa vent’anni prima, era una semplice e ospitale foresta magica che permetteva e spesso accompagnava le persone durante il passaggio da una parte all’altra della terra, e gli umani vivevano pacificamente con la magia e tutti gli esseri che essa comportava e comporta attualmente.
Né Louis né Niall si ricordano la notte dell’incendio che ha posto fine a tutto questo, Louis aveva poche settimane di vita, Niall ancora non era nato.
Entrambi però ne hanno sentito parlare, tutti ne hanno sentito parlare. Loro l’hanno anche vissuta in un certo senso, e tremano al pensiero che ricordandola al moro possano ricadere nuovamente in quel sogno straziante.
Quella notte è stata l’inizio della divisione tra i due regni, l’inizio delle facce cupe quando si parla di umani a Greenland e l’inizio -da parte degli umani- della negazione riguardo all’esistenza della magia.
Zayn, pur avendo poche ore di vita allo scoppio dell’incendio di quella notte, è colui che più ha sofferto e continua a soffrire per quell’evento. Zayn che in quell’incendio ha perso entrambi i genitori e ha rischiato di morire lui stesso, appena nato.
Quella notte, a casa Malik c’era un’aria piena di attesa, felicità e commozione: la signora Trisha, fata della natura – e una delle numerose nipoti di Titania, antica regina delle fate – ha partorito il suo primo figlio, Zayn.
È stato un evento spettacolare, erano decenni che non nasceva una fata uomo e per di più con una parte di sangue regale. Zayn, fata della notte, era un vero e proprio dono speciale per la famiglia e il regno tutto.
A casa Malik, oltre a Trisha e suo marito, quella sera c’erano anche i signori Payne, una famiglia aristocratica di grande spicco nella società gerarchica di Grayland. Una famiglia di umani molto amici con i Malik e con altre famiglie di esseri magici.
Ed è per questo che tanti faticano a credere, ancora adesso, che siano stati proprio i Payne ad appiccare il fuoco alla casa quella notte, fuoco che ha generato l’incendio in cui sono rimasti uccisi tutti quelli che erano all’interno della casa, loro compresi, a parte il piccolo neonato –Zayn, salvo per miracolo.
Louis non sa cosa pensare riguardo a questa storia, vorrebbe credere a quelli che dicono che sono stati i Payne e iniziare a odiare profondamente gli umani come tanti fanno ma non ce la fa. Non ce la fa perché non capisce come gli umani –una specie assolutamente egoista e dedita alla conservazione di loro stessi più di qualsiasi altra cosa– possa aver appiccato un incendio che, non solo li ha resi vittime, ma ha ucciso anche le persone che amavano.
Louis non odia gli umani, a dire la verità a parte Liam non ha mai avuto a che fare direttamente con loro, quello che sa sono storie di gnomi o sirene e di certo non si può prendere tutto alla lettera quello che esce dalle loro bocche, lo sa bene.
 
 
 



 
I tre ragazzi si dirigono verso casa di Louis e Zayn, fortuna che il moro non rientrerà prima del crepuscolo così Louis potrà inventarsi qualcosa che faccia in modo da far arrivare tutti interi e loro stessi alla mattina dopo. Ha già provato l’effetto della magia dell’amico e, davvero, non ci tiene a farlo di nuovo, almeno non nell’immediato futuro e non per una cosa in cui non centra nulla.
Il viaggio dura più del solito, non solo perché gli umani sono dannatamente lenti ma anche perché Liam è stanco e dolorante quindi ancora più rallentato.
Sono quasi arrivati quando Louis, che apre la fila, si blocca all’improvviso facendo scontrare l’umano contro la sua schiena e – oh – Louis se lo aspettava più delicato.
“Scusa” dice Liam quando il folletto si volta e pianta gli occhi celesti nei suoi.
Louis ignora la sua voce e, continuando a guardarlo in quel modo – che Liam definisce inquietante – dice “ti accolgo in casa mia, non fare disastri o ti sbatto fuori entro stasera e soprattutto quando arriverà Zayn fa come ti dico. Se ti dico scappa, tu scappa”.
Liam lo guarda confuso ma annuisce.
Questo Louis è alto un metro e una monetina da venti centesimi e gli sta dicendo che è possibile che debba scappare da questo Zayn che, a dire la verità, Liam non ha ancora capito chi sia e come faccia a conoscerlo e odiarlo così profondamente da volerlo picchiare.
E poi Liam si chiede come possa Louis –così si chiama lo gnomo con il cappello rosso che tiene a bada una frangia di capelli castani che lo sta aiutando ma anche studiando come se fosse un esperimento di laboratorio–, affrontare questo Zayn –chiunque lui sia– e uscirne illeso se è così pericoloso.
Non per vantarsi, ma Liam è alto un metro e ottantasette centimetri per settantotto chili di puri muscoli, quel ragazzino non è nemmeno paragonabile.
Comunque annuisce di nuovo, senza dire nulla. Non vuole farlo irritare – gli sembra permaloso e suscettibile abbastanza di per sé – poi lo sta aiutando e non può di certo lamentarsi.
Dietro di lui è quasi sicuro ci sia il biondo ma nessun rumore accompagna i suoi passi. Si volta appena e lui è lì, con un sorriso luminoso sulle labbra e due occhi splendenti che lo scrutano. Liam accenna un sorriso come risposta e riprende a camminare dietro Louis; arrivano ai piedi di un grosso albero il cui tronco si divide in due, a circa due metri e mezzo di altezza dal suolo, e dall’apertura s’intravede una luce calda che sembra naturale ma Liam sa che non può esserlo.
Poi, come risvegliato da una specie d’ipnosi, inizia a pensare e si rende conto che intorno a lui e nel tragitto che ha percorso con quei due non ha visto case, non ha visto nemmeno altre persone, e forse dovrebbe essere preoccupato e avere paura ma è solo sempre più confuso e terribilmente stanco.
È come se sapesse quello che sta succedendo ma non lo ricollegasse a qualcosa di reale, come se tentasse di ricordare un sogno il mattino dopo. Sa che lo hai fatto ma non riesce a riportare alla mente nemmeno un fotogramma di esso.
“Vivete in un albero?” chiede Liam bloccandosi davanti al grande tronco e osservando Niall e Louis con gli occhi spalancati, il folletto alza un sopracciglio e lo guarda con aria di superiorità “sì, qualche problema?” chiede. Liam scrolla le spalle e “io come riuscirò a entrarci?” chiede, ha deciso che non si chiederà il perché di nulla almeno fino alla mattina seguente quando la sua mente sarà riposata e abbastanza lucida da farsi prendere dal panico.
Louis sbuffa, rotea gli occhi al cielo e, con le mani sui fianchi, “non sei poi così grosso, umano” borbotta prima di spiccare un salto e atterrare in punta di piedi accanto all’apertura come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Liam fa due passi indietro, che cos’era quello?
La sua bocca è socchiusa e i suoi occhi strabuzzati, porta le mani davanti a se e “c-come hai fatto?” chiede sconvolto. Quello che ha visto non ha senso, forse quei fumi rosa che erano nell’aria all’inizio del bosco stanno facendo effetto e adesso ha le allucinazioni. Per forza perché non è possibile, proprio no.
Louis all’inizio lo guarda confuso poi ridacchia e, scuotendo le spalle, “ho saltato” risponde semplicemente. Niall scuote la testa con un sorriso sulle labbra, si rivolge a Liam e si avvicina a lui.
L’umano si allontana, spaventato. Chissà cosa altro sono in grado di fare questi due, e come sono in grado di farlo?
“Non sai nulla della magia, vero Liam?” chiede con voce incantatrice Niall, Liam scuote la testa senza smettere di guardare gli occhi azzurrissimi “magia?” chiede scettico.
Ricorda alcune storie che la sua allevatrice gli raccontava la sera quando era piccolo, parlavano di un regno incantato, di fate ed esserini magici molto gentili che proteggevano i bambini buoni.
Aveva appena quattro anni e all’inizio ci credeva davvero, ma una volta cresciuto ha iniziato a pensare fossero fiabe inventate, le classiche storie che si raccontano ai figli e ai nipoti per farli stare buoni. Non credeva di certo che questo mondo esistesse sul serio, andiamo, fate e folletti?
Se quei due lo stanno prendendo in giro la pagheranno entrambi, non ha voglia di sottostare al loro divertimento.
“Sì” afferma Niall annuendo “magia, folletti, fate ed elfi” spiega muovendo le mani e sorridendo ampiamente come se gli avesse letto nella mente.
“Spero tu stia scherzando” risponde duro Liam, si allontana ancora di un passo quando il biondo si avvicina. Niall scuote la testa e Louis, ancora sopra all’albero, borbotta qualcosa che però Liam non capisce.
“Non sto scherzando, e non ti sto mentendo. Non vogliamo farti del male, vogliamo aiutarti” dice Niall mantenendo un tono di voce chiaro e pacato e annuendo all’amico.
Liam viene attraversato da un brivido, “non può essere vero” sussurra più a se stesso che agli altri due.
“E invece lo è, dannazione” sbotta Louis atterrando accanto a Liam con un altro salto elegante, l’umano sobbalza per lo spavento e si allontana.
“Non vogliamo farti del male” ripete Louis, la sua voce è calma e dolce.
Liam li guarda entrambi, alternando velocemente lo sguardo da uno all’altro. La sua espressione è spaventata, gli occhi spalancati e la pelle pallida.
Come può essere possibile che le storie di quando era bambino siano reali? Che quel mondo che ha sempre sognato visitare, dove gli hanno fatto credere fossero i suoi genitori per anni quando era appena un bambino, fosse reale?
“Ricominciamo da capo, va bene?” dice Louis dopo qualche secondo avvicinandosi piano “prima sono stato uno stronzo, scusami. Ma l’ho fatto per un motivo preciso che non ho intenzione di dirti, almeno non adesso” continua.
Liam smette di allontanarsi, rimane fermo immobile e non perde nemmeno un movimento dei due ragazzi di fronte a lui. Non sa come ma sta iniziando a calmarsi e ciò gli permette di ragionare meglio, anche se, per capire –o accettare– quello che gli stanno dicendo deve smettere di usare la ragione.
“Io sono Louis Tomlinson” dice il castano avvicinandosi con passi leggeri “e sono un folletto”.
Quando arriva davanti a Liam –che è indeciso se scoppiare a piangere oppure a ridere – Louis si ferma e gli tende una mano, l’umano lo guarda indeciso, fa un respiro profondo, poi gliela stringe.
Un sorriso luminoso si dipinge sulle labbra del castano ma sparisce quando l’umano dice “come faccio a sapere che non mi stai prendendo in giro?” chiede, Louis rotea gli occhi al cielo e annuisce.
Liam si schiarisce la voce, punta gli occhi in quelli celesti di Louis e “mettiamo che io creda alla magia e all’esistenza degli esseri magici. Come posso dire che tu sei un folletto? Io avrei detto gnomo”. Il ragazzo lo fulmina con lo sguardo e fa una smorfia con le labbra fini, Niall al suo fianco ridacchia.
Fa poi un passo indietro e apre le braccia con un mezzo sorriso sul volto “guarda sul terreno intorno a me, non ho ombra. Hai visto prima come ho fatto a salire sull’albero, posso muovermi nel bosco senza farmi né sentire né vedere. Sapevo del tuo arrivo sei minuti prima che tu effettivamente uscissi dal bosco” dice e Liam annuisce, non vuole sentire altro, “ti credo”.
Si gira poi verso il biondo, che non ha smesso un secondo di fissarli, e chiede “sei un folletto anche tu?”.
Il biondo scuote la testa e sorride ampiamente avvicinandosi “Niall Horan, elfo” si presenta.
Liam s’inchina leggermente ricordandosi che il biondo, quando si è presentato la prima volta, ha detto di essere un principe.
Se se lo fosse dimenticato al castello, o avesse dato del tu a un reale come ha appena fatto con quel ragazzo, adesso sarebbe nella sua camera ad aspettare di essere punito. Liam trema a quel pensiero, ora non deve più preoccuparsene, non fino a che non si farà trovare. Non è nemmeno sicuro del fatto che lo cercheranno, comunque; e dovrebbe essere sbagliato ma un po’ ne è sollevato.
Niall ride e Liam per qualche secondo rimane incantato dal suono della sua risata, un po’ per la bellezza di quel suono cristallino un po’ perché si era perso nei suoi pensieri. Sorride al biondo perché non può farne a meno e tutta la paura sentita poco prima sparisce dal suo corpo in un batter d’occhio.
“Bene, adesso vogliamo andare in casa?” chiede Louis, gli altri due annuiscono.
Liam si avvicina alla pianta, si blocca e chiede “avete pensato come fare per farmi entrare?” Louis annuisce e sorride alzando una mano. Schiocca le dita, le sue labbra tremano leggermente come se parlasse troppo piano per essere udito e pochi secondi dopo due dei rami del grosso albero si muovono abbassandosi verso Liam. Questo salta all’indietro spaventato, Niall ride di nuovo e gli da una piccola spinta sulla schiena.
I rami avvolgono le gambe e il petto del ragazzo e lo sollevano fino all’apertura nel tronco. Quando i piedi di Liam toccano il legno lascia andare il respiro che aveva trattenuto e si porta una mano al cuore che batte all’impazzata per lo spavento.
“Non ho molte alternative sul fatto di credere o no alla magia, a questo punto” borbotta tra se, pochi secondi dopo anche gli altri due sono saliti con un salto e si sono calati all’interno dell’apertura senza aspettarlo.
Liam si guarda intorno per qualche secondo, i rami dell’albero su cui si trova sono di nuovo al loro posto e tutto sembra normale.
Magia, bah.
Guarda verso il basso e non vede nulla se non un alone di luce calda, sospira e si lascia cadere dentro il tronco dell’albero sperando di non incastrarsi al suo interno o di non finire spiaccicato dall’altra parte, qualsiasi cosa ci sia. Chissà se Louis e Niall hanno pensato al fatto che Liam è grande circa come loro due messi assieme, l’umano spera di sì.
L’interno dell’albero è grande, molto più grande di quello che Liam si aspettava e di quello che può sembrare da fuori. È diviso in stanze, un salotto con un divano dall’aria comoda e un tavolo rotondo, un angolo cucina e una porta che Niall gli dice porta alla zona notte. Una vera e proprio casa.
Tutto è in legno, la luce calda che illumina l’ambiente Liam non sa da dove deriva ma non se ne cura poi così tanto perché appena Louis lo fa sedere su una delle poltrone e gli poggia un panno umido sulla fronte tutta la stanchezza che ha accumulato torna a farsi sentire e i suoi occhi faticano a rimanere aperti.
“I graffi guariranno in fretta, non dormire proprio adesso o dovremmo chiamare un gigante per spostarti in camera da letto, e non sono per nulla simpatici” gli dice Louis e Liam riapre di scatto gli occhi. Sente leggermente pizzicare una guancia e la fronte sotto gli stracci che l’elfo gli ha poggiato addosso e adesso lo vede armeggiare con le maniche della sua maglietta.
Liam guarda Niall e, se non provasse fastidio nel farlo, avrebbe un sopracciglio alzato, l’elfo ricambia il suo sguardo e “togli la maglietta? Devo controllare che tu non abbia altre ferite” gli dice, l’umano grugnisce e si sfila l’indumento con un gemito di dolore quando questo sfrega sul suo bicipite destro. Guarda la sua pelle e si accorge di avere un grosso taglio sporco di terra che adesso sente pulsare. Distoglie lo sguardo.
“Non preoccuparti, quando ti sveglierai sarà rimasta solo la cicatrice” dice Louis prima di prendere altre bende e, dopo averle immerse in uno strano liquido verdastro –Liam non vuole davvero sapere cosa c’è dentro–, stringerle attorno al suo braccio ferito.
Dopo un po’ di tempo, Liam deve essersi appisolato, Louis toglie gli stracci dalla sua faccia e cambia quello sul braccio. Scuote poi Liam e lo costringe ad aprire gli occhi “andiamo, ti accompagno in camera da letto così puoi dormire quanto ti pare” afferma, Liam annuisce e si guarda intorno “dov’è il tuo amico?” chiede.
“È andato a casa sua, lui non vive qui” dice solamente Louis prima di afferrarlo per una spalla e spingerlo ad alzarsi. Le sue mani sulle braccia e sui fianchi sono fredde e un brivido percorre Liam.
Uno sbuffo esce dalle sue labbra nell’alzarsi, le sue gambe sembrano gelatina e Liam non è sicuro che possano reggere il suo peso. Louis sembra leggergli nel pensiero perché dice “non permetterti di cadere perché se mi schiacci non ci sarà nessuno a prendersi cura di te”, Liam scuote la testa e riesce muoversi verso la porta di legno con non poca fatica.
Si blocca solo quando ormai è a pochi passi da un letto, di una dimensione normale grazie al cielo, con Louis alle sue spalle che gli chiede “cosa sono quei segni sulla schiena?” con la voce cristallina che tradisce preoccupazione.
Liam rimane immobile, senza nemmeno respirare, per una lunga manciata di secondi che sembrano dilatarsi tanto che il folletto si affretta a dire “non devi dirmelo, scusa”. Le spalle di Liam si rilassano impercettibilmente ma non si volta verso l’altro, sussurra solo un “grazie”.
Il castano dietro di lui continua a osservarlo, Liam sente i suoi occhi azzurri sui segni tra le sue scapole, rimane in silenzio per ancora qualche secondo poi con il tono di nuovo normale “se hai bisogno di qualcosa sono nella stanza accanto. Se sentirai urlare non preoccuparti e non uscire dalla camera, per favore” dice Louis per poi voltarsi e chiudersi la porta alle spalle senza aspettare risposta.
 
 
 
 

 
 
“Per giungere all’alba non c’è altra strada che la notte”.
-K. Gibran
 
 
 
 



Liam si sveglia a causa di un rumore che sembra qualcosa di legno che si spezza e sente tremare appena il letto. Apre gli occhi di scatto e impiega più tempo del normale a capire dove si trova. Intorno a lui c’è quasi completamente buio, un forte odore di freschezza e legno. Non è al castello, respira profondamente e tenta di calmare il suo cuore.
Tende le orecchie e getta di nuovo la testa sul cuscino, chiude gli occhi massaggiandoli con le dita quando immagini del giorno prima gli invadono la mente.
Sente altri rumori, delle voci che sembrano arrabbiate, un altro colpo probabilmente alla parete che divide la stanza in cui si trova da quella dove sta avvenendo la discussione.
Si passa una mano sul viso dove si aspetta di trovare i segni dei graffi del giorno precedente accarezzando però pelle liscia e senza ferite. Poi ripensa agli impacchi magici che gli hanno fatto Louis e Neil? -non ricorda con precisione- e scuote la testa ancora un po’ incredulo.
La stanza è buia, la finestra non molto grande è coperta da una spessa tenda bordeaux che non lascia filtrare nemmeno un raggio di luce e Liam deduce sia ancora –o già– notte. Quanto ha dormito?
Un altro rumore non definibile proviene dall’altra stanza, voci confuse che parlano velocemente e un altro colpo contro la parete. Altre parole, una porta che sbatte.
Un paio di minuti dopo sente qualcuno, probabilmente Louis, aprire lentamente la porta della stanza senza fare rumore, nessun rumore di passi o spostamento d’aria, fottuto gnomo.
Liam s’irrigidisce ma rimane immobile e fa finta di dormire. Le orecchie tese e gli occhi chiusi.
Sente aprirsi l’anta dell’armadio e lo strusciare di stoffa contro stoffa. Con un leggerissimo scricchiolio, qualche secondo dopo, la porta della stanza si richiude.
La prima cosa che Liam pensa è di seguire Louis e chiedergli cosa sia successo, poi si ricorda delle sue parole, delle raccomandazioni sul non uscire dalla stanza e tutto il resto. Pensa che la discussione avvenuta nell’altra stanza poco prima deve essere stata tra Louis e Zayn e allora torna sotto le coperte. È troppo stanco per pensarci in quel momento, e poi è notte. Con Louis parlerà domani mattina e gli chiederà cosa ha contro di lui Zayn.
Appena chiude gli occhi, non sa nemmeno com’è caduto addormentato in una frazione di secondo, Liam inizia a sognare, sa che è un sogno –ne è quasi certo– ma la sua mente è confusa e sembra tutto così reale che quasi ci crede.
È in una casa, piccola ma accogliente e calda. Seduti attorno al tavolo rettangolare di legno chiaro, che è tra il camino acceso e il divano grigio, ci sono due uomini e due donne. Due di loro hanno vestiti da corte, con merletti e stoffe spesse e pregiate; Liam li riconosce e il suo cuore inizia a battere furiosamente.
Sono i suoi genitori e vorrebbe svegliarsi perché ha una sensazione bruttissima che gli chiude la gola e non vuole stare male di nuovo quando si sveglierà. Vuole dimenticare quella sensazione di vuoto che lo attanaglia da dentro ogni volta che pensa a loro e non si ricorda com’è averli vicini.
Sua madre ha i capelli color del grano raccolti in una crocchia ordinata, al collo una collana d’argento con una pietra verde che spicca sulla pelle nivea; sorride e gli occhi di Liam si riempiono di lacrime.
Le persone intorno al tavolo sembrano felici, la bellissima donna mora che parla con sua madre si accarezza il pancione con movimenti leggeri e circolari delle dita e sorride con gli occhi luminosi e profondi. Sulla sua schiena un paio di ali verde smeraldo brillano di emozione e felicità, Liam non sa come fa a sapere queste cose ma è sicuro siano vere.
Il sorriso della donna viene però presto rimpiazzato da una smorfia di dolore, apre la bocca e respirare le diventa difficile; l’uomo al suo fianco e la madre di Liam si alzano dalle sedie velocemente interrompendo i discorsi che stavano facendo per aiutare la donna mora –Trisha, è questo il nome che sua madre ripete alternando rassicurazioni a consigli di respirare profondamente– a stendersi sul divano.
Poi tutto diventa buio, Liam per un attimo crede di essersi svegliato ma il suo corpo non risponde ai comandi. Adesso si trova nella foresta, è convinto sia quella che ha attraversato per arrivare dove effettivamente è ora, anche se è molto meno fitta e spettrale. Vede l’esterno della casa, in legno e pietre grezze, in cui ha rivisto i suoi genitori poco prima, le luci sono accese e dentro c’è movimento.
Vorrebbe avvicinarsi e sbirciare alla finestra per vedere quello che sta succedendo, se quella donna sta effettivamente partorendo, ma si accorge di non essere solo.
Non vede nessuno vicino a lui ma sa che non è solo, la sensazione che gli attanaglia le viscere in modo doloroso sempre più accentuata. Al margine del suo campo visivo, dopo quelli che sembrano minuti in cui rimane immobile nel buio della notte, Liam nota un’ombra che si muove furtiva e si avvicina alla casa, volta di scatto la testa per vedere meglio ma, come preso da un tremendo capogiro, sente un dolore secco dietro la nuca ed è di nuovo buio.
Liam è esausto. Sta dormendo ma ha capito che non è un sonno normale il suo, sono anni che non sogna sua madre e suo padre ed è certo di non essere mai stato in quella casa.
Non fa nemmeno in tempo a pensare, provare a svegliarsi, che lo scenario nella sua mente cambia di nuovo. Sente un caldo infernale tutto intorno a lui, gli sembra di non riuscire a respirare a causa di un forte odore di fumo. Non riesce a vedere nulla e prova a muoversi alla cieca.
Si accorge di essere di nuovo all’interno di una casa quando sente delle urla e, provando ad avanzare, urta quello che deve essere il divano. Quel contatto, che durante un normale sogno avrebbe dovuto svegliarlo, è come se gli aprisse gli occhi.
È dentro una casa, quella casa, e tutto è avvolto da fiamme. Tenta di allontanarsi dal fuoco ma è inutile perché ne è circondato, poi nota che non lo brucia; sente solamente un calore infernale tutto intorno a lui ma nessun bruciore doloroso.
Di nuovo sente delle urla, qualcuno che piange e la casa inizia a cedere sotto la furia di quelle fiamme.
Si trova nel soggiorno ed è solo, le voci e le urla provengono da altre parti della casa che Liam non riesce a capire quali siano. Il fumo gli fa pizzicare gli occhi ed è come se il calore provenisse anche da dentro di lui.
Liam tenta di uscire ma quando è sulla porta sente un pianto di neonato provenire dalla stanza accanto, si blocca e osserva la porta avvolta quasi completamente dalle fiamme.
Sente una sensazione strana all’altezza del cuore che lo spinge a salvare quel neonato, a non farlo soffrire se non vuole soffrire anche lui. Sospira e fa un passo verso quel bambino che continua a piangere al di la della porta, probabilmente non resisterà a lungo se non lo porta fuori da lì. Approfitta del fatto che a lui quel fuoco non fa nulla e afferra con decisione la maniglia della porta. Quando la spinge verso l’interno della stanza si aspetta di trovare altre fiamme ma un dolore lancinante al petto lo fa ricadere nel buio senza dargli il tempo di osservare nulla.
Liam apre gli occhi lentamente, è sudato e ha le braccia e le gambe indolenzite. Prova a muoversi e sotto di lui sente solo lenzuola aggrovigliate.
È sveglio; solo che la sensazione di morsa alla gola non è del tutto sparita. Il pianto disperato del bambino ancora nelle orecchie.
Prende un respiro profondo e si passa una mano sugli occhi, non vuole ripensare al sogno e ai suoi genitori, non vuole sapere quello che quel sogno sta a significare e non vuole sapere se è veramente quella la fine atroce di coloro che l’hanno messo al mondo e delle altre persone all’interno della casa, ma dentro di lui sa la verità.
Spera solo che il bambino si sia salvato.
La porta della stanza che si apre senza nessun riguardo a non fare rumore lo fa sobbalzare sul letto e lo distoglie dalle troppe e dolorose domande che ha in testa. Si mette seduto e si ritrova Louis accanto che, con i capelli schiacciati sulla fronte, lo guarda dritto negli occhi.
“Lo hai visto anche tu” dice solamente il folletto e Liam annuisce, anche se la frase non suona come una domanda. La sua espressione deve essere così sconvolta da parlare per lui.
Si stanno ancora guardando negli occhi quando la porta si apre di nuovo e, come un uragano, Niall entra nella stanza gettandosi sopra entrambi per stringerli in un abbraccio, “è stato orribile” sussurra.
Louis annuisce, si stacca da loro e inizia a misurare la stanza in passi veloci, “è cambiato dall’ultima volta” dice e Niall, ancora accanto a Liam che lo guarda senza un’apparente espressione, annuisce.
“È iniziato allo scoppio dell’incendio, ed è durato meno ma io ero sempre accanto al camino ed è stato comunque orribile” dice Niall a bassa voce come se parlasse da solo. Louis annuisce “lo so” dice solamente.
A quell’affermazione Liam drizza la schiena e scuote la testa “tu non c’eri” dice, le sopracciglia dell’elfo che si aggrottano. “Certo che c’ero, ricordo in modo abbastanza nitido la sensazione del fuoco attorno” dice serio e Liam è sempre più confuso, è sicuro di non aver visto Niall.
Louis annuisce solamente, Liam non sa bene per cosa.
Che poi è normale non lo abbia visto, no? Era un sogno e anche se l’altro ha sognato la stessa cosa –ed è strano, certo– non possono essersi visti.
L’elfo lo fissa ancora per qualche secondo poi “che cosa hai visto, Liam?” chiede e la sua voce è così seria e matura che per un attimo l’umano rimane interdetto.
“Prima ero dentro la casa con… con delle persone, quattro persone” inizia titubante, “chi erano? Le conoscevi?” chiede subito Louis e Liam abbassa la testa e osserva le sue mani nel rispondere “s-sì, due di loro erano i miei g-genitori”. Quello che esce dalle sue labbra è un sussurro, il fiato che rimane in gola incastrato con le parole e i suoi occhi che pizzicano, ma continua “c’era una donna incinta, aveva le ali, se non fosse finito in quel momento avrei senza dubbio assistito al suo parto”.
Louis respira in modo irregolare e Niall non smette di fissarlo nemmeno per un secondo.
“I signori Malik” Liam annuisce senza sapere di chi stiano parlando, non ha mai sentito quel nome.
“Quando è ricominciato ero fuori, vicino alla foresta” continua scuotendo le spalle, abbassa di nuovo gli occhi e “non è successo nulla e sono come svenuto” .
“Poi ho sentito il caldo, ho colpito qualcosa con il piede e ho iniziato a vedere tutto” continua Liam, parla velocemente e la sua voce trema “tutto stava bruciando, sentivo delle urla ma in salotto non c’era nessuno” sottolinea lanciando un’occhiata a Niall che non fa cenni di nessun tipo. “Stavo per uscire ma poi ho sentito un neonato piangere dall’altra stanza, volevo salvarlo ma mi sono svegliato non appena ho aperto la porta”.
Passano secondi di assoluto silenzio, solo il respiro irregolare di Liam a scandire il tempo.
“Cosa c’era nella stanza?” chiede poi Louis in un sussurro, come se avesse paura della risposta, e l’umano scuote la testa “il neonato presumo, non ho visto nulla” dice e gli altri due sembrano quasi sollevati nell’ascoltare le sue ultime parole.
Liam decide di non pensarci, la testa gli scoppia e il cuore non accenna a rallentare il ritmo delle pulsazioni, non è in grado di ascoltare altro per ora.
Sente solo Niall che, uscendo seguito da Louis, sussurra qualcosa che assomiglia molto a “ha visto il prima” e il folletto che risponde “gli ha mostrato il prima”.
Liam non vuole sapere a cosa si riferiscono.
 
 


 
Liam è sicuro sia mattina. Dalla finestra filtra un timido raggio di luce dorata che illumina solo una piccola parte della stanza e mette in risalto gli acari di polvere che vagano tranquilli nell’aria immobile.
Non sente rumori provenire dal salotto o qualunque stanza sia quella dall’altra parte del muro ma è quasi sicuro che Louis sia in casa.
Il suo stomaco brontola e gli bruciano gli occhi, dopo gli strani sogni non è più riuscito a dormire, non sa da quanto tempo è steso nel letto con gli occhi rossi cerchiati da occhiaie e l’immagine dei suoi genitori stampata nella mente che brucia più dell’incendio che ha vissuto poche ore prima.
Decide di alzarsi dal letto e spera che le sue gambe reggano, anche se gli sembrano fatte di gelatina. Magari chiederà anche di poter mangiare qualcosa, spera che Louis non mangi bacche o roba simile.
Si alza dal letto e stiracchia i muscoli, si sente sfiancato e ogni movimento fatto alla velocità superiore a quella di un bradipo appena sveglio gli provoca fitte alle tempie e ad altre parti imprecisate del corpo.
Apre la porta della camera e va in salotto strascicando i piedi, quando arriva sulla porta Louis gli da le spalle ed è affacciato a una delle finestre con lo sguardo perso e una tazza di liquido ambrato e fumante in mano. I capelli sparati in tutte le direzioni e le spalle rigide.
Liam non fa in tempo a dire nulla che Louis si volta verso di lui e punta gli occhi azzurri e scrutatori nei suoi, fa una leggera smorfia che dovrebbe essere un sorriso e “ciao, Liam” dice solamente prima di girarsi di nuovo verso l’esterno. La preoccupazione abbastanza evidente sul suo viso stanco e nei suoi occhi spenti.
“Buongiorno” sussurra a sua volta l’umano con qualche secondo di ritardo grattandosi la nuca. Dondola un po’ sui talloni guardandosi intorno fino a che Louis, senza guardarlo in faccia, dice “sento il tuo stomaco borbottare da un’ora, apri gli sportelli accanto al frigo e prendi quello che vuoi”.
Liam lo ringrazia in un sussurro e fa come gli è stato detto. Prende del pane e della marmellata dal mobile e si siede in una delle sedie in silenzio.
Passano così diversi minuti, la cucina immersa nel silenzio più totale, Liam con lo sguardo perso puntato sulle venature del legno del tavolo e Louis a fissare fuori dalla finestra con la tazza ormai vuota ancora tra le mani.
“Come stai?” chiede Louis sedendosi davanti a lui e scrutandolo senza ritegno, l’umano scrolla le spalle e non risponde. Si sente come all’interno di una bolla che lo isola dal mondo, non sa quale emozione prevale sulle altre ed è come se si annullassero a vicenda facendolo sentire vuoto.
Louis sembra capire e sospira lasciando la tazza sul tavolo, annuendo. Passano ancora qualche minuto in silenzio scrutandosi a vicenda poi Liam chiede “quanto ho dormito?”, Louis posa la tazza nell’acquaio e “un giorno e due notti” dice. Prende poi il cappello rosso che era posato accanto alla porta e “vado a cercarlo” dice solamente in un borbottio che Liam percepisce appena.
Liam sa che si riferisce a quel famoso Zayn e rimane ancora una volta in silenzio, vorrebbe parlare della furiosa litigata che ha ascoltato la notte prima e chiedergli perché questo Zayn, qualunque creatura sia, ce l’abbia così tanto con lui. Vorrebbe anche parlare dello strano sogno di quella notte, del fatto che lo abbiano fatto uguale –o quasi– e soprattutto del motivo per il quale si è sognato la morte dei suoi genitori quando, fino al giorno prima, ne ignorava la vera causa, ma non sa nemmeno come iniziare un discorso del genere quindi lascia stare e rimane in silenzio a fissare Louis che si sistema la giacca e sembra non abbia molta voglia di parlare con lui.
“Niall sarà qui a momenti” aggiunge solo il folletto prima di uscire dalla botola che fa da entrata alla casa con un salto elegante, senza voltarsi indietro. Liam annuisce a se stesso e fa un respiro profondo prima di alzarsi dal tavolino e iniziare a lavare le poche stoviglie sporche poggiate sul tavolo.
Si stupisce del fatto che ci sia acqua corrente dentro un albero ma scrolla le spalle e canticchia tra se continuando a riordinare la cucina già in perfette condizioni per tenere la mente il più possibile occupata.
Si spaventa quando sente qualcuno alle sue spalle schiarirsi la voce, si volta di scatto e si trova di fronte Niall, che non aveva sentito entrare, che lo osserva con le mani sui fianchi e la solita espressione indecifrabile in volto.
“Ciao” sussurra Liam e posa le cose che aveva in mano senza dare le spalle all’elfo che risponde al saluto e chiede subito “va meglio?”. All’inizio Liam è stupito di questa domanda, ma pochi secondi dopo un senso di pace lo pervade dall’interno e si sente molto più rilassato di quanto non sia stato fino a poco prima.
Annuisce e Niall gli regala un sorriso bianco e luminoso prima di dire “esco a recuperare qualcosa da mangiare per me, ci metto un minuto”.
Liam annuisce di nuovo e scrolla le spalle, arrossisce quando, prima di andarsene, una mano dell’elfo sfiora la sua schiena ancora nuda e di nuovo quella serenità pura e intensa lo pervade in un secondo lasciandolo per un attimo leggermente intontito.
Scuote poi energicamente la testa e si rende conto di quello che Niall gli ha fatto, del potere che riesce a esercitare sugli altri, e capisce perché si è fidato quasi subito e perché Louis non contesta mai una decisione presa dal biondo.
Liam si sente violato, non si sente più padrone di se stesso e delle sue emozioni. Sa che dovrebbe arrabbiarsi con Niall ma non ne ha la forza, si sente emotivamente stanchissimo ma anche –grazie a Niall– piuttosto rilassato.
Decide di andare a mettersi qualcosa addosso e aspettare il rientro di Niall per fargli alcune delle domande che tormentano la sua mente da quando, nel sogno, è entrato in quella casa dove ha visto i suoi genitori.
Liam non ricordava nemmeno che aspetto avevano, troppo piccolo quando sono morti e troppe poche foto da poter osservare con le lacrime agli occhi e le mani tremanti prima di dormire la sera. Foto che aveva smesso di guardare più di dieci anni fa, chiudendole dentro una piccola scatola di legno decorato da sua madre che tiene sopra l’armadio della sua camera al castello.
Sbatte con il piede contro lo stipite della porta della camera mentre esce con una maglia grigia infilata per metà e i capelli ancora umidi dalla doccia. Impreca e, dopo essersi infilato del tutto l’indumento, si accorge di rumori strani in cucina.
Aggrotta le sopracciglia, anche se li ha visti per la prima volta meno di tre giorni prima, è sicuro che Louis e Niall non farebbero mai quel baccano, a meno che non lo stiano facendo di proposito. Per un secondo gli si presenta davanti agli occhi la possibilità che sia il famoso Zayn, che potrebbe essere anche un fottuto gigante, oppure un drago sputa fuoco o un qualunque altro essere, e si blocca dietro la porta, congelato sul posto.
Dopo qualche secondo sente un verso che assomiglia a quello di un uccello, qualcosa che batte contro la parete accanto alla porta e di nuovo quel verso. Prende un respiro profondo e si autoconvince che dall’altra parte c’è solamente un uccello che per caso è entrato dalla porta che Niall avrà dimenticato aperta nell’uscire. Magari Louis ha un gufo come animale domestico.
Gli gnomi hanno animali domestici?
Apre la porta lentamente, si affaccia e fa un giro della stanza con lo sguardo. All’inizio non nota nulla, poi un movimento attira la sua attenzione.
Sullo schienale di una delle sedie che sono attorno al tavolo, c’è un piccolo gufo dalle penne marroni e lucide, le zampe artigliate al legno e gli occhi spalancati. Liam lo osserva per qualche secondo e nota subito come quello non può essere un normale animale del bosco, lo sguardo del rapace è, infatti, troppo umano e intelligente per appartenere a un animale.
Liam entra nella stanza e si chiude la porta alle spalle appoggiandocisi poi con la schiena senza togliere gli occhi dalla piccola creatura. Continua a studiarlo e il gufo ricambia il suo sguardo senza sbattere i grandi occhi gialli.
Liam sobbalza per l’ennesima volta quel giorno quando l’animale si alza in volo sbattendo le grandi ali e si avvicina a lui. L’umano alza un braccio per ripararsi la faccia pensando che l’uccello lo voglia attaccare o qualcosa del genere, con l’altro –più per istinto involontario che per reale intenzione di farlo– colpisce la creatura facendola sbattere contro il tavolo con un verso strozzato che fa accapponare la pelle a Liam.
L’animale non è morto, se ne sta però accucciato sotto una delle sedie e lo guarda con uno sguardo che sembra a metà tra il risentito e l’arrabbiato. Liam smette di chiedersi come sia possibile. Si china e si avvicina con movimenti lenti e calcolati a quella strana creatura, poi la voce di Niall lo fa sobbalzare, di nuovo. Inizia a farlo innervosire questa cosa dell’apparire senza nessun tipo di avvertimento.
“Che stai facendo?” chiede l’elfo con la sua voce limpida leggermente preoccupata, l’umano rimane accovacciato sulle ginocchia e “abbiamo ospiti” dice solamente indicando il piccolo gufo che fa un verso stridulo e sbalordito che a Liam ricorda i versi di frustrazione di Louis. Ridacchia internamente fino a quando Niall non si abbassa accanto a lui e “che gli hai fatto?” chiede sempre più agitato tentando di spostare la sedia per prendere tra le braccia l’animale.
Liam sta per rispondere ma le parole gli muoiono in gola quando il rapace, non appena Niall lo tocca e lo chiama ‘Lou’, inizia a deformarsi e ingrandire davanti ai suoi occhi.
Dopo qualche secondo, Liam ha trattenuto il respiro tutto il tempo, davanti a lui c’è Louis con la giacca rossa strappata sulla manica che si massaggia una tempia e lo guarda serio.
“Sei impazzito per caso?” lo attacca il folletto alzandosi dal pavimento e puntandogli un dito contro “potevi ammazzarmi, razza di… di… umano”.
Liam adesso, se non fosse ancora totalmente scioccato dal fatto che il gufo che ha tentato di cavargli un occhio poco prima era Louis, sarebbe combattuto tra lo scoppiare a ridere o l’indignarsi per il fatto che Louis ha appena usato la parola ‘umano’ come un’offesa.
Liam non parla, Niall afferra Louis per le spalle e lo scuote per attirare la sua attenzione. “Sto bene, sto bene” dice Louis guardando l’elfo negli occhi ed è come se comunicassero con il pensiero. Liam, in un momento di lucidità, si chiede se non siano davvero in grado di farlo.
“Dov’è?” chiede poi in un sussurro l’elfo e Louis abbassa lo sguardo, “alla grotta delle sirene” risponde solo per poi lanciare uno sguardo a Liam che non riesce a decifrare.
“Dobbiamo andare a prenderlo, prima che Perrie decida di fotterlo per sempre” dice Niall lasciando la presa su Louis, il folletto scuote la testa e sbuffa. “Ho parlato con Taylor, è lì da ieri sera e di Perrie nemmeno l’ombra” dice, Niall scuote le spalle e “dobbiamo comunque riportarlo a casa” afferma.
Louis si passa una mano tra i capelli scompigliandoli ancora di più, “lo so, lo so. Ma mi hai visto poco fa, lui non vuole parlare”.
Liam, rimasto fino a quel momento in silenzio accanto a loro, alza una mano e si schiarisce la voce aspettando che entrambi gli prestino attenzione prima di parlare. Solo quando sia Niall sia Louis lo guardano con un sopracciglio inarcato, uno lo specchio dell’altro, abbassa la mano e –dopo aver preso un respiro profondo- dice “se il problema sono io posso-” si ferma e scuote la testa quando vede Niall che vuole ribattere e riprende “posso andarmene anche adesso. Io ho una… un posto dove stare, come sono arrivato posso andarmene”. Voleva dire casa ma non ce l’ha fatta. Sente molto più casa l’albero in cui si trova in quel momento, insieme ad un elfo e uno gnomo –o folletto che sia-, che il castello dove –anche se ha Harry– si sente uno schiavo, non accettato per quello che è.
Pensare a Harry, rimasto al castello solo, gli fa stringere lo stomaco in una stretta dolorosa e Liam si sente un po’ colpevole per essere fuggito così.
“Non devi andartene” sussurra Niall poco dopo, attivando i suoi poteri sul suo umore, e in un attimo la tristezza e il senso di colpa che schiacciavano il petto di Liam come un macigno si alleggeriscono fino quasi a scomparire.
 
 
 



 
 
Sono passati tre giorni dalla mattina della trasformazione di Louis in gufo.
Zayn è tornato a casa la sera dello stesso giorno dopo una lunga chiacchierata con Niall durata tutto il pomeriggio. Liam crede che sia tornato per far smettere di parlare l’elfo che sa essere decisamente molto persuasivo quando vuole.
La prima volta che Liam ha visto Zayn è rimasto senza fiato e con il cuore a martellargli in gola.
Era seduto sul divano e stava parlando delle usanze umane a Louis quando Niall salta dentro casa sorridente seguito da quel ragazzo dalla pelle mulatta e l’espressione terribilmente seria. Che volava.
Si aspettava un essere grottesco, magari un gigante con un occhio solo o un troll –di certo non sarebbe stupito della loro esistenza- invece si è trovato davanti un ragazzo bellissimo, con il corpo tonico, la pelle liscia e le labbra carnose.
Quando scorge le maestose ali nere dietro la schiena del moro perde un battito, un po’ per la bellezza di quell’appendice e un po’ perché si rende conto che quel ragazzo è probabilmente il bambino che non è riuscito a salvare nel sogno di quasi una settimana prima.
Si ritrova comunque a pensare che Zayn sia il più bel ragazzo che abbia mai visto, anche più bello di Harry, cosa che Liam riteneva essere impossibile visti i boccoli castani e gli occhi verdi uniti alle labbra rosse e piene che spiccano sulla pelle nivea del suo migliore amico. Harry gli manca da morire e non vuole pensare al fatto che l’ha lasciato solo al castello.
Zayn con la sua aria seria e misteriosa, con lo sguardo d’oro fuso e le ali nere come un cielo senza stelle che gli carezzavano la linea della schiena a ogni movimento, era la creatura più affascinante che Liam abbia mai avuto occasione di guardare.
Nemmeno i paesaggi naturali che aveva visto durante le passeggiate con Lucky, il cerbiatto parlante di Louis –sì, i folletti hanno animali domestici- davanti ai quali è rimasto a bocca aperta per minuti interi, reggono il confronto con la bellezza di Zayn.
In questo momento Liam è chiuso nella sua stanza che borbotta tra se osservando le venature del legno del soffitto perché è a casa da solo con lui. Louis è andato a fare chissà cosa nel bosco e Niall è stato bloccato al castello. Non sa dove sia o cosa stia facendo Zayn ma è in casa, lo sente.
Non sa come possa essere possibile, ma Liam si accorge di sentire la presenza di Zayn quando sono nella stessa casa. Non sarebbe un problema se lui e Zayn avessero un qualche tipo di rapporto.
Ma –purtroppo– lui e la bella fata dalla pelle ambrata e i capelli corvini non si sono mai rivolti la parola. Nemmeno indirettamente, nemmeno per sbaglio.
Se si incontrano nel corridoio, quelle rare volte che sono a casa nello stesso momento, il moro non lo guarda nemmeno e continua per la sua strada come se fosse solo; stessa cosa se sono entrambi nella stessa stanza.
Liam ha capito che il ragazzo non vuole avere nulla a che fare con lui, non lo odia, o almeno non in modo palese, ma si comporta come se non esistesse.
Liam non ha più provato a parlare degli strani sogni della prima notte, comunque non ne ha più fatti –ne magici né normali– e Louis e Niall si comportano come se fosse tutto a posto.
Si alza dal letto e sbuffa passandosi una mano tra i capelli, non sa che fare e sapere che Zayn è nell’altra stanza lo sta facendo morire d’ansia.
La cosa che più desidera è andare da lui e parlargli. Chiedergli spiegazioni sui sogni magici fatti, chiedergli se lui sa cosa sia successo veramente ai suoi genitori, chiedergli se il bambino appena nato la notte dell’incendio era lui, oppure è solo una sua sensazione. Vorrebbe anche sapere di più sulla sua natura, su quello che può fare, sul suo rapporto con Louis e Niall. A Liam piacerebbe conoscere Zayn.
Esce dalla stanza deciso a dare un senso alla giornata ma, quando trova Zayn in salotto seduto sul divano che tocca le sue stesse ali con sguardo assorto, Liam si blocca sulla soglia della porta e viene pervaso dall’istinto di sedersi accanto a lui e accarezzare con la punta delle dita quella parte particolare del moro per sentire se sono davvero vellutate e lisce come sembrano.
Il nero lucido delle piume quasi brilla colpito da un raggio di sole che arriva dall’entrata lasciata aperta.
L’umano prende un respiro e si morde un labbro quando lo sguardo ambrato e serio di Zayn si posa su di lui per un paio di secondi per poi tornare alle sue dita che s’intrecciano tra di loro.
Liam rimane fermo per ancora alcuni secondi, perso alla vista di quella creatura che l’ha lasciato senza parole al primo sguardo, senza sapere realmente che fare.
Decide che non è un buon momento per parlargli, lo farà quando Louis e Niall saranno in casa, almeno se Zayn lo trasforma per qualche motivo in un animale loro sapranno sicuramente come aiutarlo.
Decide quindi di uscire e andare a fare una passeggiata, magari va alla tana di Lucky; spera di trovarlo visto che è l’unico essere con cui parla liberamente senza farsi troppi problemi da quando ha lasciato il castello. Non vuole pensare al fatto che il suo amico più stretto sia un cerbiatto parlante.
Dopo aver guardato per un’ultima volta il moro con la coda dell’occhio, si avvicina all’entrata, ma solo quando alza la testa notando la porta –o meglio la botola, ma Louis non vuole che Liam la chiami così, dice che lo fa sentire come se vivesse sottoterra– aperta, si rende conto che non può uscire da solo. Il salto che dovrebbe fare è di circa tre metri e –grazie tante– Liam non è un folletto e nemmeno un elfo.
Si guarda intorno per cercare qualcosa su cui salire per arrivare almeno ad aggrapparsi con le mani all’apertura e poi issarsi con le braccia ma non vede niente di abbastanza alto da essergli d’aiuto.
Rimpiange per un secondo Louis e la sua superforza che gli permette di caricarselo sulle spalle e saltare, Liam non dimenticherà mai la faccia del folletto quando è scoppiato a ridere dopo aver sentito ‘Sali sulle mie spalle, umano’.  Sbuffa una risata tra se e una mano finisce di nuovo a scompigliare i capelli castani mentre gli occhi si posano su Zayn che lo sta già guardando forse chiedendosi cosa stia facendo.
Zayn è ancora seduto sul divano, voltato verso di lui, e continua a osservarlo anche dopo aver incrociato il suo sguardo. Quando i loro occhi s’incontrano Liam sente un brivido attraversarlo da capo a piedi, ma non è di paura anche se forse dovrebbe averne visto quello che qualche giorno fa il moro ha fatto a Louis.
Non riesce comunque a distogliere lo sguardo dal suo, incatenato all’oro di quegli occhi luminosi.
Ricomincia a respirare quando il moro porta di nuovo lo sguardo sulle sue ali senza aver detto niente, Liam si morde il labbro e si gratta una guancia sempre più deciso a uscire da quella stanza prima di fare gesti avventati. Le ali del ragazzo seduto sul divano fremono e il cuore di Liam salta un battito.
L’umano si schiarisce la voce per attirare l’attenzione della fata ma Zayn non si muove di un millimetro, Liam allora tenta un passo avanti e “Zayn” sussurra e non è nemmeno sicuro che il moro l’abbia sentito.
Deve chiedere a Niall se anche le fate hanno l’udito incredibilmente fine come i folletti e gli elfi, comunque Zayn ha sentito il suo bisbiglio perché alza la testa di scatto, attirato dal suo nome detto da quella voce dolce come il miele. Guarda Liam serio ma l’altro non fa cenno di dire nulla, così si alza in piedi e Liam trattiene il respiro. La fata se ne rende conto e dentro al petto una morsa gli stringe lo stomaco, non vuole che lui abbia paura, lo può leggere a caratteri cubitali nei suoi occhi marroni.
Accenna un mezzo sorriso per farlo un po’ tranquillizzare e “si?” dice con tono pacato senza smettere di guardarlo, Liam sbatte le palpebre più volte e arrossisce furiosamente. Zayn stringe tra loro le mani dietro la schiena per resistere alla forza che lo spinge a toccarlo.
L’umano non sa cosa dire, nella sua testa c’è soltanto la voce di Zayn e quell’accenno di sorriso che gli ha rivolto.
“I-io.. vorrei –emh– uscire ma-” balbetta Liam e abbassa lo sguardo sulle sue mani, Zayn lo osserva in silenzio per un secondo poi annuisce a se stesso e si avvicina all’umano. Questo sobbalza nell’alzare lo sguardo e trovarsi Zayn tanto vicino da poter essere toccato, lo guarda per un attimo smarrito e sgrana gli occhi quando capisce quello che Zayn sta per fare.
Non fa in tempo a dire nulla che le braccia del moro gli cingono i fianchi in una presa ferrea e le ali iniziano a muoversi sempre più velocemente. Appena si staccano dal suolo, Liam allaccia le braccia dietro il collo di Zayn per istinto e arrossisce subito dopo ma non si stacca fino a che i suoi piedi non sono ben saldi sul prato fresco davanti all’albero-casa. Si allontana di un passo dal corpo dell’altro e le belle ali lucide adesso sembrano quasi avere riflessi blu tanto sono luminose.
Zayn rimane fermo davanti a lui e continua a fissarlo in silenzio, Liam si tortura l’interno della guancia con i denti e “grazie” borbotta arrossendo ancora di più. La risposta di Zayn è un movimento millimetrico della testa che Liam potrebbe benissimo essersi immaginato.
L’umano così, dopo aver accennato un sorriso imbarazzato, si avvia verso il bosco e potrebbe giurare di aver sentito la voce del moro sussurrare un “fa attenzione” ma si dice che è troppo distante da lui e non può sentirlo veramente.
 
 
 
 
 
 
 
"Il segreto per vincere la notte è farsi la pelle e il cuore più duri di lei."
-A. D'Avenia
 
 
 
 


 
“Zayn”.
Louis sbuffa e rotea gli occhi al cielo, “Zayn” ritenta ma il moro sembra non sentirlo.
Cosa assolutamente impossibile poiché Louis gli sta parlando dritto nell’orecchio.
“Non vuoi parlarne? Bene, vorrà dire che parlerò io, e tu mi ascolterai” dice Louis mettendosi a gambe incrociate voltato verso la fata.
Sono entrambi seduti su uno degli alberi vicino a casa, è notte fonda e –per l’ennesima volta nell’ultima settimana e mezzo– la fata sta immobile a fissare il vuoto senza dire una parola.
Sta guardando i sogni di Liam, Louis ne è pienamente convinto.
I folletti, si sa, sono testardi e cocciuti oltre a terribilmente curiosi e pettegoli. E Zayn sa che il suo migliore amico non lo lascerà in pace, non questa volta.
Tutto è iniziato quando, quella mattina, Louis è andato da Zayn e gli ha chiesto se potesse dirgli che cosa ha sognato perché non lo ricordava e gli aveva lasciato addosso una strana sensazione. Il moro, essendo una fata della notte, non solo era in grado di farti sognare quello che voleva ma poteva vedere senza nessuno sforzo i sogni di ogni essere nel giro di, circa, quindici passi di gigante.
Può però seguirne solo uno per volta, come un film. E Zayn, da una settimana a questa parte, cioè dalla notte in cui ha sentito Liam parlare nel sonno, tutte le notti guarda i sogni dell’umano. Cosa che non ha detto a Louis e Niall perché Louis e Niall non dovevano saperlo.
Dopo il contatto avuto dopo tre giorni di convivenza per far uscire dalla casa l’umano, Zayn non ha più parlato con Liam. Si è sempre limitato a osservarlo quando non era visto o ascoltare i discorsi che faceva con gli altri due. Niall lo aveva capito ma era rimasto in silenzio, senza commentare.
Cosa che Louis non sta assolutamente facendo perché è ancora attaccato al suo braccio e lo sta scuotendo per attirare la sua attenzione. Zayn sta pensando di farlo cadere dall’albero con un colpo d’ali.
“Zayn” continua il folletto facendo sbuffare la fata.
“Louis. Sta zitto” il moro parla a denti stretti, senza guardare l’amico che rotea gli occhi al cielo e gli lascia uno schiaffo sul braccio, “sei impossibile”.
Con un balzo leggiadro il folletto scende dall’albero e s’incammina verso casa deciso di dormire un paio d’ore e parlare con Niall la mattina seguente.
Zayn socchiude gli occhi qualche secondo e prende un respiro profondo, Liam sta sognando un ragazzo riccio dagli occhi verdi con un cappello da cuoco sulla testa e le mani sporche di farina.
La fata scuote il capo e si alza in volo, fa due giri intorno all’albero al cui interno si trova l’umano e la solita sensazione che lo attrae verso il ragazzo si fa sentire ancora una volta e lo manda in confusione.
Ogni volta che si allontana da quel ragazzo, dentro di lui si scatena qualcosa, una strana sensazione gli stringe il cuore e gli fa fremere le ali, come se fosse la mossa più stupida che potrebbe fare.
È esausto, non riesce più a pensare lucidamente. Quando quell’umano gli è vicino, ha tutta la sua attenzione e quando è lontano l’unico pensiero che ha è quello di doverlo avere vicino, sapere che sta bene, sempre.
Deve allontanarsi da lì, cercare una soluzione a questa situazione e ricominciare a vivere come prima che Liam arrivasse. Sono giorni che l’idea di andare a parlare con il vecchio saggio del bosco incantato gli frulla in testa, ma ancora non si è deciso a farlo. Una vocina dentro di lui, che assomiglia in modo spaventoso a quella di Louis, gli dice che ancora non lo ha fatto perché ha paura; lui la scaccia via aggrottando la fronte.
Si concentra ancora per una volta sui sogni di Liam e si blocca a mezz’aria quando vede se stesso. Liam lo sta sognando. È seduto sul divano, Louis in cucina con una tazza di tisana fumante in mano, l’umano entra in salotto e si siede accanto a lui sfiorando la sua gamba con le dita. Zayn scende a terra lentamente e, rimanendo concentrato sul quel sogno che lo vede protagonista, si poggia al tronco dell’albero-casa. L’immagine diventa confusa per qualche secondo facendogli strizzare gli occhi, poi un flash, l’umano che sfiora leggero le sue ali con la punta delle dita. Anche se non sta accadendo Zayn avverte un fremito. Dopo, il buio. Le piume color della notte fremono ancora, la fata le muove leggermente per scacciare quei brividi.
Chiude gli occhi per qualche secondo e scuote la testa per liberarla dalle immagini di quel sogno, si alza in volo diretto nel bosco fatato. Volerà per qualche ora avvicinandosi sempre di più alla grotta del saggio poi, senza entrarci, se ne tornerà a casa e ignorerà l’umano come ha fatto fino a quel momento.
 
 
 
 


 
Liam si sveglia di soprassalto gridando. Il sudore gli attacca fastidiosamente la maglia alla pelle e le sue gambe sono intrappolate in un groviglio di coperte.
L’unica cosa a cui riesce a pensare è che deve salvare Harry.
Sa, lo sente dentro di se, Harry sta male. Harry viene trattato male, da suo zio.
Il suo respiro è pesante e il suo cuore batte più forte del normale. Passano pochi secondi prima che la porta della camera si apra di colpo e Louis, seguito da Zayn, entri nella stanza guardandosi intorno in cerca della causa che ha scatenato l’urlo di Liam.
Gli occhi dell’umano sono bassi, non si alzano dalle coperte stropicciate che ha appoggiato in vita e Louis lo guarda con un sopracciglio inarcato prima di lanciare uno sguardo enigmatico al moro.
“Tutto ok?” chiede il folletto avvicinandosi cautamente al letto, Liam annuisce e fa una smorfia con le labbra.
“Solo un brutto sogno” sussurra dopo qualche secondo di assoluto silenzio, Zayn lo guarda ancora per un paio di secondi poi esce dalla stanza senza dire una parola e senza vedere lo sguardo accigliato che Louis gli rivolge. Liam sbuffa e si lascia ricadere con la schiena sul materasso iniziando a massaggiarsi le palpebre con le mani.
Louis si siede accanto a lui e alza una mano come ad accarezzarlo ma prima di sfiorarlo si ritira ed esce anche lui dalla stanza dopo aver sussurrato un “per qualunque cosa sono in salotto” quasi impercettibile.
L’umano si passa una mano tra i capelli spettinati e sbuffa di nuovo, si alza dal letto e si dirige in bagno per una bella e rilassante lunga doccia.
Quando poi torna in salotto, con ancora i capelli umidi, trova un foglio di carta. Lo apre e ne legge il contenuto, è da parte di Louis che lo avvisa di essere uscito con Zayn e di non aspettarli perché non sapevano l’orario di rientro. Liam si chiede dove potrebbero essere andati.
Passa gran parte della mattina a girare per casa canticchiando e riordinando le cose di Niall, quell’elfo pur non abitando in quella casa riusciva a lasciare comunque confusione ovunque.
Quando, dopo aver pranzato da solo seduto al tavolino della cucina in silenzio, ha già riordinato tutta la casa e non sa più che fare inizia a rimpiangere la televisione e i suoi adorati libri che ha lasciato al castello.
Harry gli manca come l’aria e, ogni volta che ci pensa, gli si stringe il cuore. Non è mai stato più di un paio di giorni senza vedere il suo migliore amico e adesso, essere in un altro mondo e non sapere come realmente sta, lo sta facendo impazzire.
Decide di uscire da casa, fare una passeggiata per il bosco e magari parlare un po’ con Lucky per distrarsi. Un problema nasce quando arriva sotto la botola d’uscita e si accorge che non ha speranze di arrivare fino lassù senza aiuto. Senza Louis o Zayn uscire è impossibile e Liam si chiede se non lo abbiano fatto di proposito a lasciarlo in casa senza niente che lo aiuti a uscire, o se semplicemente non hanno pensato che lui è semplicemente un umano e non ha ali o super forza.
Sbuffa frustrato e si lascia cadere contro la parete prendendosi la testa tra le mani. Sa di essere inutile, la sua umanità una scocciatura per creature come Louis, Niall e Zayn; glielo ha sempre detto anche suo zio –umano– che è sono un intralcio. Alcune lacrime silenziose sfuggono ai suoi occhi castani e cadono a terra. È patetico, sta piangendo come una ragazzina perché si sente escluso e inutile in un mondo a cui nemmeno appartiene.
Gli manca una persona cara, si è affezionato a Louis e Niall –e a Zayn– ma non è lo stesso, loro sono creature del bosco, sono esseri magici e hanno la loro magica routine che lui ha distrutto con il suo arrivo. Vorrebbe avere vicino Harry, per parlare con lui di tutte le cose che Lucky gli ha mostrato nel bosco, per parlargli di Zayn, di come si sente quando gli è vicino, di quanto è bello e quanto si senta attratto da lui. Vorrebbe abbracciare il suo migliore amico e parlare e ridere fino a che non si addormentano insieme, sapere di avere qualcuno accanto, e svegliarsi con il calore di un corpo caldo vicino.
Liam, non sa quanto tempo dopo la sua piccola crisi, è ancora seduto a terra con le braccia a stringere le ginocchia e la testa appoggiata sopra. Sente dei rumori provenire da fuori e si alza passandosi una mano sul viso. Qualche secondo dopo la botola si apre e Louis entra con grazia seguito da Niall che lo saluta con una pacca sulla spalla e un mezzo sorriso. Di Zayn non ci sono tracce e Liam scrolla internamente le spalle e decide di riempire il suo stomaco vuoto. Appena arriva in cucina, trova Louis ai fornelli e Niall appollaiato su una sedia, gli occhi su di lui appena varcata la soglia. Liam non guarda Niall negli occhi, si crede non in grado di sostenere il suo azzurrissimo sguardo penetrante e sa che l’elfo si è già accorto del suo umore triste. Liam si sente solo, crede di averne pieno diritto vista la situazione in cui si trova.
“Ti va della carne per cena?” chiede Louis dopo minuti di silenzio e Liam annuisce e annuncia di andare a farsi una doccia per non rimanere nemmeno un secondo di più in quella stanza con lo sguardo dei due addosso.
Quando torna verso la cucina, sentendo il suo stomaco brontolare per il profumo invitante che si espande fino al corridoio, sente che Louis sta parlando di lui. Non riesce però a capire cosa sta dicendo perché –causa fottuti sensi sovrasviluppati di fottuti esseri magici– lo sentono ancora prima che varchi la soglia della porta e smettono semplicemente di parlare. C’è anche Zayn, che lo osserva serio senza dire nulla, Niall gli sorride e gli fa cenno di andare a sedersi accanto a lui, Liam ricambia avvicinandosi con un sorriso forzato.
“Che hai fatto oggi?” chiede Louis poco dopo per fare conversazione e Liam alza gli occhi su di lui scrollando le spalle, “non molto, da solo non riesco a uscire da questo fottuto albero”.
Il folletto strabuzza leggermente gli occhi e si porta una mano davanti alla bocca “oddio, scusa scusaci tanto” inizia “non ci abbiamo pensato e, oddio, dobbiamo trovare una soluzione” conclude guardando Liam con i suoi occhi blu davvero dispiaciuti. L’umano scrolla di nuovo le spalle e sorride leggermente “non preoccuparti, non avevo grandi progetti, solo una passeggiata nel bosco con Lucky”. Louis annuisce e, dopo aver masticato e ingoiato un altro boccone di carne, dice “credo si sia preso una specie di cotta per te” con una smorfia fintamente infastidita.
Liam quasi si strozza con l’acqua che stava bevendo e inizia a tossire con le guance rosse e gli occhi lucidi, Zayn poi gli da delle leggere pacche tra le scapole e non migliora molto la situazione. Niall semplicemente scoppia a ridere seguito subito dopo da Louis. L’umano scuote la testa e sorride, il resto della cena passa tranquillamente tra chiacchiere e risate. Per quelle ore Liam si è sentito meno solo, quella sera va a dormire con il sorriso e si augura che i pensieri che hanno attraversato la sua mente quel pomeriggio siano stati passeggeri e frutto dello sconforto del momento.
 
 
 
 
 
 
 
Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata”.
-A. Einstein
 
 
 
 
 



Zayn è semplicemente appollaiato su uno degli alberi vicini a casa. Con le ali a fargli da giaciglio e lo sguardo puntato verso il cielo dello stesso colore delle sue morbide piume. Quella notte è particolarmente tranquilla, uno spicchio di luna illumina con la sua luce argentea le fronde degli alberi e i fili d’erba immobili per l’assenza di vento.
La fata ha gli occhi puntati verso le stelle ma non le sta osservando realmente, la sua mente è proiettata all’interno della sua casa, nella testa dell’umano che in un paio di settimane ha stravolto la sua vita. I sogni di Liam quella notte sono particolarmente dolorosi; Zayn vede una stanza buia e piccola, con un Liam che sembra di un paio d’anni più piccolo di quello che ha conosciuto lui, seduto su una polverosa brandina che ha visto tempi migliori, che piange e stringe al petto un diario di pelle rovinato. I suoi occhi lucidi scattano verso la porta chiusa dall’esterno della camera, e il ragazzo trema nascondendo sotto il materasso il diario. Se si concentra Zayn può sentire i respiri pensanti e accelerati del ragazzo che sicuramente si sta agitando nel letto a pochi metri da lui. Decide di aiutarlo, di fargli sognare prati verdi, farfalle colorate e ruscelli freschi, sa che non è corretto ma non può rimanere a guardare quando il suo umano sta male.
Il suo umano, pensarlo è spaventoso e bellissimo allo stesso tempo, Zayn non ha ancora capito come si sente riguardo quello che ha scoperto.
Sono passati due giorni da quando Louis, con l’aiuto di Niall, lo ha trascinato –quasi letteralmente– dal vecchio saggio nella grotta del salice dorato. Due giorni da quando ha saputo la verità sul legame tra lui e Liam e anche su una parte del suo passato e dei suoi genitori.
Fata madrina.
Zayn fatica ancora a crederlo, pensava fosse solo una leggenda, o che non fosse più stato pronunciato quell’incantesimo da millenni. Ma a quando pare non è così, i suoi genitori lo hanno fatto, su di lui.
Adesso riesce a capire il perché della presenza dei Payne la notte della sua nascita, volevano essere tra i primi a vedere la creatura che avrebbe protetto e accompagnato lungo la vita il loro figlio. Erano lì per la parte finale dell’incantesimo, per rendere definitivo il legame.
Poi l’incendio ha ucciso tutte le persone a conoscenza del patto e ha diviso il mondo umano da quello magico facendo cessare ogni tipo d’interazione tra i due popoli. E facendo vivere all’umano ventuno anni senza la sua protezione e, ancora peggio, senza sapere dell’esistenza di quelli come lui.
Zayn vorrebbe non crederci ma tutte le sensazioni che prova, o non prova più, da quando l’umano è a Greenland sono una prova abbastanza concreta a favore delle parole del vecchio saggio. È davvero la fata madrina di Liam Payne, il ragazzo che ha odiato per diciannove anni di vita senza averlo mai incontrato. Solo adesso si rende conto di non averlo mai odiato davvero.
I sogni di Liam sono un po’ più tranquilli ma rimane sempre quel senso vago di malinconia e tristezza e Zayn da quella distanza non può fare nulla di più.
La fata vorrebbe avvicinarsi, non sa cosa darebbe per stare nella stessa stanza dell’umano, magari passare una mano sulla sua fronte imperlata di sudore o calmare con carezze delicate il suo tremore ma non lo fa, perché non può farlo.
Rimane quindi sull’albero, immobile, sempre concentrato ad alleviare il più possibile le pene di quel ragazzo che lo sta mandando fuori di testa senza nemmeno saperlo o rendersene conto.
Zayn si è chiesto cosa Liam provi quando sono nella solita stanza o quando i loro sguardi si incontrano, si è chiesto più di una volta se la sensazione che gli attanaglia il cuore quando si allontana dall’umano per troppo tempo sia solo un’esclusiva per creature magiche o se anche per Liam è meglio passare la giornata in silenzio e a fare nulla ma nella stessa casa anzi che andare da qualsiasi altra parte a fare qualsiasi altra cosa. Zayn non sa cosa sperare, per rimanere coerente con se stesso e non illudersi più di quando non abbia fatto la sua mente da quando ha saputo del legame, non spera nulla. Non dirà a Liam di essere una specie di angelo custode, e non lo dirà nemmeno a Louis e Niall perché sa che proverebbero in ogni modo a convincerlo a rendere partecipe anche l’umano e, no grazie, lui ancora non è pronto ed è sicuro non lo è nemmeno Liam.
La storia è sempre la solita da ormai una settimana. Louis che ogni volta che ne ha l’occasione gli chiede altri dettagli –la verità– e lui che lo ignora o cambia discorso come se non avesse sentito le domande rivoltegli. Ma poi Louis inizia a chiedergli di Liam, dei suoi sogni e del perché non vuole avere nessun tipo di contatto con l’umano e allora Zayn rimpiange quasi le domande sulla sua chiacchierata con il vecchio saggio, quasi.
Comunque il moro ignora anche le domande su Liam, e ringrazia che Niall non prenda parte a quel giochetto perché sa che a Niall non può nascondere le emozioni, si chiede perché non abbiano ancora parlato di quelle. La fata non se ne lamenta comunque, non gli piace particolarmente rispondere alle domande dell’elfo quando entra in modalità ‘macchina della verità’.
Quando Liam smette di sognare, segno che nel giro di un paio d’ore si sveglia, è quasi l’alba e anche la fata decide di chiudere gli occhi e riposarsi un po’.
Entra in casa a mattina inoltrata e va silenziosamente in cucina per mettere della confettura di mirtillo su una bella fetta di pane e mangiarselo con calma. Cosa che si accorge non sarà possibile quando vede Louis che sistema la spesa nel frigorifero facendo tintinnare il campanellino sul suo dannato cappello.
“Buongiorno Zayn” dice Louis con un sorriso voltandosi a guardarlo solo per un secondo, “buongiorno Lou” risponde Zayn già sulla difensiva aspettando l’inizio dell’ennesimo terzo grado. Che non arriva.
La fata si siede al tavolo con un movimento elegante e sospira, il suo migliore amico si volta verso di lui e gli posa davanti la sua colazione. Due fette di pane con confettura di mirtillo e un bicchiere di succo di ribes.
“Tutto ok?” chiede Zayn all’altro addentando il primo panino, delizioso. Louis annuisce e continua a sistemare la spesa, la fata scuote la testa “non ci provare, tu che non parli è un indizio più che chiaro del fatto che c’è qualcosa che non va”. Una brutta sensazione inizia a insinuarsi sotto pelle e le ali diventano più nere e meno lucide. Zayn si concentra un attimo e non sente Liam all’interno della casa, una morsa dolorosa gli stringe il petto, fa un respiro profondo e cerca di calmarsi, in fondo potrebbe essere con Lucky là fuori da qualche parte.
È contento che il suo umano abbia fatto amicizia con il cerbiatto di Louis, si è accorto che a Liam fa bene passare del tempo all’aperto e che a Lucky piaccia il ragazzo è solo una cosa positiva.
Zayn annuisce a se stesso per cercare di convincersi dei suoi stessi pensieri ma la sensazione che sente s’intensifica e si accorge solo in quel momento che la sente da poco prima dell’alba, da quando Liam ha smesso di sognare e quindi da quando lui l’ha perso di vista appisolandosi come sempre per un paio d’ore.
Zayn non vuole pensare al fatto che sono settimane che dorme quel poco che è necessario per lui solo dopo che Liam ha smesso di sognare, per non perdersi nemmeno un secondo di quello che è diventato il suo impiego abituale. Da quanto non fa sognare a Louis e Niall qualcosa che li metta in ridicolo solo per divertirsi?
La sensazione che gli scorre sotto pelle si intensifica quando i suoi pensieri rispondono che non gli serve più divertirsi in quel modo perché ama guardare i sogni di Liam e renderli il più possibile sereni.
Zayn si alza di scatto scaraventando con le ali la sedia contro la parete alle sue spalle, Louis sussulta e si volta a guardarlo. È preoccupato, dannazione.
No. No, no.
“Lou” chiede con voce bassa, ha paura di come potrebbe uscirgli se provasse a parlare più forte, “dov’è Liam?” chiede. Il folletto abbassa le spalle e sospira chiudendo gli occhi per un paio di secondi. Zayn boccheggia a causa della stretta che gli stringe la gola.
“Louis” ripete non sopportando più il silenzio dell’altro. “Non lo sappiamo” ammette il folletto con un filo di voce. “Che cosa significa che non lo sapete?” chiede Zayn con voce cupa che fa quasi tremare il suo migliore amico. “Ti sarei venuto a cercare per dirtelo, stavo solo pensando a come farlo” spiega Louis e la fata continua guardarlo serio aspettando una spiegazione. “Poco prima dell’alba questa mattina mi ha svegliato un rumore ma non ci ho fatto particolarmente caso perché quell’umano è sempre così tanto rumoroso qualunque cosa faccia” inizia Louis e gli scappa un sorriso malinconico e preoccupato “pensavo fosse andato in bagno o semplicemente in cucina a bere qualcosa, sai gli umani lo fanno più spesso di qualunque altro essere io abbia mai incontrato”.
Zayn non accenna a dire niente e lo esorta con lo sguardo ad arrivare al punto della situazione prima che la stretta alla sua gola non lo faccia cadere agonizzante a terra.
Dopo l’ennesimo respiro profondo Louis chiude il frigorifero, “quando mi sono alzato non era in casa” spiega “ho pensato che fosse andato in giro per il regno con Lucky ma quando mi sono messo in contatto con lui era solo nella sua tana e non lo aveva visto” continua. Zayn stringe i pugni e le sue ali fremono per spalancarsi e setacciare qualunque angolo della terra per trovare il più in fretta possibile quel ragazzo. “Ho subito chiamato Niall ma non lo ha avvertito nel tragitto dal castello a qui” dice Louis torturandosi le mani “se solo non avessi lasciato la scala all’entrata non sarebbe-” la fata lo interrompe con un cenno della mano “non sarebbe stato giusto, lo sai anche tu”. Il folletto abbassa la testa e sbuffa, regna silenzio assoluto per qualche secondo fino a che un Niall trafelato non entra con un balzo leggero in casa. Boccheggia per qualche secondo puntando gli occhi su Zayn e poi si ricompone dicendo “ho pensato di avvisare la guardia di mio padre, ho setacciato quasi tutta Greenland. Nessuna traccia”.
Zayn sente il terreno sotto i suoi piedi mancare e le sue ali si spalancano, sopraffatte dalle troppe emozioni, frantumando la vetrina contenente le tazze preferite di Louis.
Se fosse lucido inizierebbe a pregarlo per farsi perdonare, ma nemmeno Louis sembra notare particolarmente quello che è appena accaduto. La preoccupazione che si legge a caratteri cubitali sul suo viso.
“Zayn” esclama Niall tentando di toccarlo per farlo calmare, l’elfo si trova di nuovo senza fiato come appena entrato in casa sentendo le emozioni che scuotono la fata. Cerca di concentrarsi e infondergli calma ma con un battito d’ali che gli scompiglia i capelli e fa cadere il cappello rosso dalla testa di Louis con uno scampanellio allegro, Zayn si alza in volo ed esce dall’albero come una furia senza dire niente.
Louis e Niall si guardano per un secondo negli occhi prima di uscire con un salto e correre alla ricerca del loro amico.
Decidono di tornare a casa, senza aver trovato né Liam né Zayn, quando scende la notte, ed hanno la conferma del malessere della fata quando il manto nero che ricopre il cielo non ha né la luna né una stella a rischiararlo. Anche loro con la vista sovrasviluppata faticano quasi a vedere dove vanno tanto è il buio che avvolge ogni cosa. Quando arrivano davanti all’albero-casa trovano Lucky e, a Louis, sembra che anche lui sia triste e smarrito senza la presenza costante del ragazzo umano che era entrato a far parte della loro routine e della famiglia nell’ultimo periodo. Il folletto gli lascia una carezza sul muso e con gli occhi azzurri gli comunica che andrà tutto bene, che il suo nuovo amico starà bene.
Louis faticherebbe non poco ad ammetterlo a voce alta ma gli manca Liam, si era abituato alla continua presenza rumorosa di quel ragazzo in casa sua. Quando entra pensa che stia scomparendo anche il suo odore ma scuote la testa per far sparire dalla sua mente quei pensieri stupidi e per niente adatti al momento.
Non sapere dov’è Liam, ragazzo di cui si sente un po’ responsabile, e poter solo immaginare come si senta Zayn in quel momento lo sta facendo impazzire.
Cosa ci fa in casa a fissare il buio di fronte a lui quando Liam e il suo migliore amico sono da qualche parte la fuori?
Il primo quasi sicuramente in pericolo e il secondo così preoccupato che sarebbe in grado di mettersi anche lui nei guai per una qualsiasi stupidaggine?
Doveva insistere di più per farsi dire da Zayn di cosa hanno discusso lui e il vecchio saggio, doveva convincere Niall a parlare con lui e capire. Zayn tiene a quel ragazzo in modo particolare, lo hanno capito tutti ma Louis sente che c’è qualcosa di più; non sa se è una buona cosa oppure no, ma la sensazione non gli piace perché detesta non sapere. E tiene troppo a Zayn per non soffrire al solo vederlo in quella condizione.
Rompe il silenzio e il filo dei suoi pensieri la voce di Niall “è normale che tu sia triste e frustrato, Lou”.
Il folletto scuote la testa e fa qualche passo avanti senza accendere la luce, non vuole che Niall veda il suo viso; è sicuro senta già abbastanza così.
Quella notte Louis non dorme per niente, la casa troppo silenziosa e la preoccupazione troppo opprimente anche con Niall a meno di un metro da lui. Anche l’elfo è sveglio, sente la tristezza e l’ansia che prova rispecchiata in Louis ma non riesce a fare nulla per far star meglio entrambi.
 
 









*Autrice*
Dopo MESI sono riuscita a pubblicare di nuovo.
Questa storia doveva essere pubblicata tutta in una volta ma non ho ancora finito di scriverla e sono a 30k.
Prometto che la seconda parte arrivera nel giro di qualche settimana.
Grazie per aver letto questa prima parte e spero abbiato voglia di lasciarmi un commento con scritto quello che ne pensate.
Alla prossima.
Gaia

 
  
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