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Autore: Laura Schiller    20/10/2015    3 recensioni
Raccolta di drabble. Sappiamo tutti che Masaya è il fidanzato di Ichigo, ma come si rapporta con gli altri al Caffè?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Uno del team


1.

L’uniforme di ricambio di Akasaka-san sembra ridicola su di me. I pantaloni sono troppo lunghi, la camicia troppo larga sulle spalle, e le mie mani armeggiano con lo scivoloso papillon di seta nera. Non riesco a fare bene il nodo. All’orario di apertura, sembrerò un completo idiota di fronte a Ichigo e a un gruppo di ragazze che ridacchiano, e lei brucerà di imbarazzo per me e si chiederà perché è stata d’accordo su questo, e…

“Rilassati, Aoyama-san. Non c’è bisogno di essere nervoso.” Il mio nuovo datore di lavoro appare dietro di me, la sua divisa immacolata, i suoi occhi marroni sorridono gentili al mio riflesso nello specchio dello spogliatoio dei maschi. Tira fuori un puntaspilli dalla tasca, si avvicina a me, e dà una lisciata al lino con la competenza mite di una donna.

Sa esattamente quanto nervoso io sia, anche se ho cercato di fare del mio meglio per non darlo a vedere. Un anno fa, questo mi avrebbe preoccupato, ma oggi è un conforto.

“Con qualche modifica, dovrebbe andar bene. Allarga le braccia, per favore, e sta fermo finché non ho finito di prenderti le misure.”

2.

“Aoyama-onii-chan! Sono Bu-ling! Ti ricordi, na no da?”

Si slancia verso di me in un lampo di capelli e divisa dorati, quasi sbattendomi contro col suo abbraccio di benvenuto.

“Ciao, Bu-ling. Sono lieto di rivederti”, sorrido mio malgrado. I miei genitori adottivi mi hanno detto di essere cortese con i miei nuovi colleghi, ma, cascasse il mondo, non posso chiamarla “Bu-ling-san”. Gli onorifici e questa ragazzina ci azzeccano insieme come i cavoli a merenda.  È un po’ inquietante.

“Bu-ling è così felice che tu sia nella squadra ora, na no da! Il Cavaliere Blu è fichissimo! Pensavamo che fosse Shirogane-onii-chan, ma siamo così felici che sia tu invece, perché chi può essere meglio come cavaliere senza macchia di Ichigo-nee-chan se non il suo vero fidanzato? Lei è così felice! Sei felice anche tu, na no da? Tu e Ichigo-nee-chan siete innamoratissimi, come in una fiaba? Vi sposerete e avrete dei bambini e…”

Bu-ling! Accidenti! Cosa ti avevo detto?”

Ichigo afferra la sua amica per la cinghia del grembiule e, grazie al cielo, la trascina via. Sembra che, come il suo nome che richiama un dolce inglese, la più piccola dello staff vada presa a piccole dosi.

3.

Il suono delle imprecazioni dall’altra parte della porta dell’ufficio di Shirogane-san mi dice che sta avendo un problema col computer per la terza volta in questa settimana. Non mi piace molto quell’uomo, ma se questo lo fermerà dal trattare Ichigo in quel modo scontroso, devo cercare di aiutarlo. Busso alla porta, prendo il suo silenzio come un invito a entrare, e sbircio oltre la sua spalla, a distanza di sicurezza, ai mucchi di parole confuse sullo schermo.

Parole confuse per lui, ma sorprendentemente familiari a me.

Gli alieni stanno cercando di entrare nel nostro computer. Non so come faccia a saperlo, ma sta di fatto che lo so.

“Senza offesa, ragazzo”, dice. “Ma quando avevo la tua età, stavo già facendo i corsi di informatica all’Università di Tokyo. Penso di intendermene un po’ di più di computer, rispetto a te.”

“Senza offesa, signore”, replico attraverso il formicolio di energia che scorre nelle mie vene. “Ma veramente, no.”

Il Cavaliere Blu lo spinge da parte e si piega sulla tastiera, le dita che si muovono come quello di un pianista esperto. La luminosità della Mew Aqua, però, non è niente in confronto allo sguardo truce che avvampa negli occhi blu di Shirogane-san.

Non si fida del Cavaliere Blu, e non importa. Ma per il bene di Ichigo, cosa altro c’è da fare, se non lavorare insieme?

4.

“Ho detto latte scremato, idiota, e saccarina invece dello zucchero!”

Quella voce acuta mi fa digrignare i denti. Guardo, e vedo una ragazza bruna con lo sguardo accigliato mettere una tazza di caffè nelle mani tremanti di Retasu-san.

“Mi… mi dispiace… ma gliel’ho detto, non abbiamo…”

“Ogni sabato vengo qui, e non riesci nemmeno a ricordarti il mio ordine?”

Il Cavaliere Blu si sente agitare. Non la stessa furia feroce e protettiva che segnala che Ichigo è in pericolo, ma un impulso moderato nella testa. Lo soffoco. Puntare la spada su una cliente, anche se la cosa mi attrae, sarebbe altamente poco professionale.

“Mi dispiace che al momento abbiamo finito i dolcificanti artificiali, signorina”, le dico fermamente. “Posso portarle qualcos’altro, se le va. The alle erbe, forse?”

La ragazza bruna arrossisce e mi guarda con aria allocchita. Gli occhi di Retasu-san, dietro i suoi occhiali da gufo, brillano di sollievo.

5.

“Prendi lezioni di balletto, vero?”

Gli occhi di Minto-san si alzano dalla sua tazza da the di porcellana. “Beh, sì. Te l’ha detto Ichigo?”

“Sì. In più, hai una linea perfetta per questo.”

“Davvero?” Guarda da un’altra parte, turbata, il che mi sorprende. Considerando il modo con cui guarda Zakuro-san, pensavo che fosse immune a questo tipo di cose. Inoltre, non sto nemmeno cercando di provarci.

“Il balletto si basa sul duro lavoro e la disciplina, vero? E devi dare al tuo partner tutto quello che hai. Lo rispetto, Minto-san.”

“Grazie.” Sorride in modo schivo. “È un duro lavoro, ma uno fa del suo meglio.”

E senza altri indugi, poggia la tazza sul piattino, si lega il grembiule alla vita, e va al Tavolo Sei a prendere gli ordini.

“Mi devi una cena”, sussurro a Ichigo. “Ti avevo detto che sarei riuscito a farla alzare da quella sedia.”

6.

Siamo quasi alla fine del mio turno di lavoro e i miei piedi mi stanno uccidendo. Anche le mie braccia, che hanno dovuto reggere pile di piatti, la mia schiena, visto che ho dovuto stare piegato sul lavandino a lavare i piatti, e specialmente il mio viso, per quel sorriso di benvenuto che Shirogane-san mi ha ordinato di avere sempre. Se pensavo che il Kendo fosse un buon esercizio, non è niente rispetto a fare il cameriere di sabato pomeriggio.

“Grazie”, ho ripetuto a tre anziane signore, spostandomi mentre passavano per andarsene. “Tornate presto!”

“È stato un piacere, caro”, dice una di loro, pizzicandomi la guancia. Per qualche miracolo, riesco a non indietreggiare.

Zakuro-san, dall’altra parte della stanza, incrocia il mio sguardo, un sorriso accennato sulle labbra. Non sarò professionale come lei, ma lei sa riconoscere un bravo attore, quando ne vede uno. Giornata dura, lo so, mi dice la sua faccia. Ma la tua recita può ancora migliorare.

Poi Ichigo mi passa davanti con un dondolio dei fianchi e uno scintillio negli occhi marroni, arricciando il naso davanti a me in un gesto di affinità. Le faccio una smorfia di rimando: la prima espressione sincera che ho avuto in tutta la giornata.

Zakuro-san mi sta ancora guardando. Quasi mi aspetto la sua disapprovazione a questo “uscire dal mio ruolo”, ma nei suoi taglienti occhi blu, vedo solo rispetto.

   
 
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