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Autore: Shayleene    20/10/2015    1 recensioni
Delle creature originate dalla Morte stessa per compiere il suo volere.
Sono ovunque attorno a noi, vigili custodi delle nostre effimere esistenze nonostante nemmeno loro siano eterni, pronti a raccogliere i nostri ricordi prima che la nostra anima svanisca, osservatori invisibili dello scorrere del tempo.
Ma su di loro incombe un infausto destino: scomparire non appena raggiungono il millesimo anno di vita. E' possibile sconfiggere la Morte, la propria creatrice?
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Till death do us part

Gli infiniti negozietti si susseguono uno dietro l'altro in una cacofonia di colori e vetrine che lasciano sempre confusi i turisti che visitano la città per la prima volta, ma a me piacciono tanto quanto le strade affollate a qualsiasi ora del giorno e con qualsiasi tempo atmosferico. La moltitudine di persone che si muove freneticamente da un luogo all'altro sommersa di impegni, i clacson delle auto che risuonano feroci sulle vie principali, la dolce e carezzevole melodia dei musicisti di strada nelle piazzette del centro... riescono a farmi sentire più viva, nonostante gli sguardi dei passanti non si posino mai su di me come se non esistessi.
E non hanno del tutto torto: io non esisto, o perlomeno non nel senso "umano" del termine. Non saprei neppure come definirmi esattamente, se non un'emanazione al servizio di qualcuno più in alto di me. Tuttavia, so perfettamente come mi vedono gli abitanti di questa città che stanno per passare all'altro mondo: come la Morte nelle spoglie di una giovane ragazza dallo sguardo di ametista giunta ad avvisarli che è giunta la loro ora.
Credono di avere a che fare con la Morte in persona, ma non sanno che siamo noi, i suoi servitori, a compiere il lavoro "sporco". Lei di certo non si abbasserebbe a compiti del genere.
Noi, creature originate dalla sua stessa essenza, ci occupiamo di spegnere l'ultimo barlume di vita e raccogliere le memorie dei morenti.
Noi, i Reaper.
Noi, gli angeli della morte.
L'infinito cielo scuro di nubi portatrici di pioggia incombe sui tetti della città, preannunciando un probabile temporale. Il vetro di una vetrina riflette il mio volto dai tratti giovani e ancora acerbi, ricordandomi per l'ennesima volta quanto io sia diversa dagli altri Reaper.
Siamo milioni e milioni disseminati in tutto il mondo uno per città, effimeri come soffi di vento in una serata estiva. Già, perché non siamo creature immortali come ci si potrebbe aspettare, ma torniamo ad essere parte integrante della Morte non appena raggiungiamo il millennio. Agli umani che da sempre agognano l'immortalità potrebbe sembrare un'infinità di tempo, però loro non si vedono certo aumentare gli anni vissuti ogni volta che tolgono la vita a qualcuno.
Riporto lo sguardo sulla stradina pedonale affollata di gente tenuta al caldo dai loro sgargianti cappotti, i guanti di lana e i vistosi berretti. Fa piuttosto freddo a quanto pare, sebbene io non riesca a percepirlo non essendo realmente materiale.
Un gruppetto di amiche mi passa vicino, le loro risate cristalline che risuonano allegre rendendo meno cupa la giornata così grigia. Tuttavia il mio animo è inquieto vedendo lo stesso numero inciso su ogni superficie attorno a me, persino sulla pelle scoperta delle ignare persone.
984.
La somma esatta delle età di tutte le persone che ho condotto alla morte.
Emetto un piccolo sbuffo divertito sebbene dentro di me non ci sia spazio per un'emozione come quella. Comico come una ragazza che sembrerebbe appena diciannovenne porti dentro di sé quasi mille anni di esperienza. Ricordi di decine di persone affollano la mia mente, rendendomi intellettualmente superiore a qualsiasi uomo sulla Terra. Alcuni di essi sono inutili memorie appartenenti a dei neonati morti di fame e freddo per strada, ma la maggior parte dei miei Assistiti era già adulto quando sono andata da lui a spegnere la sua fiamma vitale.
Ecco perché la Morte non ci ha resi immortali: è ben consapevole che troppa conoscenza racchiusa in un unico essere potrebbe diventare pericolosa e portare addirittura ad una rivolta, perciò ha risolto il problema tramite la "restrizione" dei mille anni di vita.
Accumuliamo secoli di ricordi che non ci appartengono, quasi fossimo dei contenitori vuoti da riempire e svuotare a proprio piacimento. Ogni volta che vedo passare un bambino che stringe la mano di sua madre, sento che vorrei aver avuto anche io un'infanzia come ogni umano, sebbene sia consapevole che pensieri simili non siano ben accetti in creature come me.
E' davvero così sbagliato desiderare qualcuno che mi voglia bene, che non sia pronto a sostituirmi con qualcun altro non appena ho terminato il mio compito?
Nasciamo già perfettamente formati da una parte di essenza della Morte, tutti con le stesse sembianze: dei bianchi scheletri nascosti sotto mantelli neri e sgualciti e con in mano una falce d'osso. La maggior parte dei Reaper si presenta così ai suoi Assistiti, quasi divertendosi a vedere il loro ultimo sguardo carico di orrore nel vedere una figura simile incombere su di loro.
Anche in questo caso mi sono differenziata dagli altri, assumendo le fattezze di una semplice umana. Certo, gli occhi viola non sono certo una loro peculiarità, ma questo colore sembra in qualche modo calmarli quando mi vedono. In punto di morte sanno perfettamente chi sono, ma almeno non se ne vanno con il cuore carico di paura.
In qualche modo sento che è mio dovere assicurargli un trapasso sereno e tranquillo, per quanto possibile.
Una goccia scurisce la strada ai miei piedi, e subito dopo una lieve pioggerellina sottile inizia a scendere dal cielo plumbeo, senza però sfiorare i miei capelli bruni. Uno dei vantaggi dell'essere una specie di spirito è che nulla può nuocerti in alcun modo.
Per una specie di riflesso incondizionato mi stringo nella mia mantellina beige, mentre gli umani intorno a me corrono a ripararsi sotto i tetti o aprono i loro ombrelli dai colori vivaci. Dai camini escono già degli sbuffi di fumo nero che salgono a volute fino al cielo, confondendosi con le nuvole scure.
Improvvisamente, ecco la solita sensazione che mi pervade il corpo come una scarica elettrica, il segnale che è il momento di entrare in azione. Affretto il passo, attirata inevitabilmente da un'energia superiore che mi conduce verso il prossimo Assistito come una guida invisibile. Chi sarà questa volta? Un anziano abbandonato? Un padre di famiglia? Una donna uccisa durante una rapina?
Procedo senza indugi muovendomi agile tra la folla, a volte persino balzando elastica come un gatto per fare più in fretta. Sento che la mia meta è vicina e provo l'urgenza di terminare il compito per cui sono stata creata, ma allo stesso tempo la mia mente non può fare a meno di ricordarmi che quella potrebbe essere il mio ultimo intervento prima di tornare ad essere un semplice cumulo di essenza della Morte, che verrà usato per creare nuovi Reaper.
In un certo senso sono riluttante a compiere il mio ultimo dovere, perché in fondo mi sono affezionata a questa città, al suo spirito caotico, alle numerose etnie raggruppate in un unico posto e ai colori che balzano all'occhio persino nei giorni grigi come questo. Potrebbe sembrare assurdo a dirsi, ma in mezzo a questa infinità di palazzi, negozi e persone mi sento quasi a casa, e mi sembra persino un'ingiustizia doverla abbandonare così presto.
Eppure non posso evitare di fare un passo dopo l'altro, costretta da catene che mi avvolgono dal momento stesso in cui sono stata creata.
Svolto bruscamente in una stradina secondaria, la mantellina che si solleva per il movimento improvviso. I miei stivali neri non producono alcun suono mentre inizio a correre non appena sento la sirena dell'ambulanza in lontananza, e la gonna nera colpisce le mie gambe coperte da fini calze scure.
I negozietti diventano delle figure sfocate simili a quadri dell'impressionismo mentre il vento si accanisce contro il mio viso e i capelli, scuotendoli con forza. Alla fine della strada c'è un gruppetto di gente ammassata che fissa incuriosita qualcosa al centro del Sunset Boulevard, e percepisco che ho raggiunto la mia meta.
Spicco un salto che non ha nulla di umano atterrando al centro del cerchio di gente dal quale si levano grida di sorprese e dolore inframezzate a chiacchierii sommessi. Quando vedo la figura distesa a terra in una posizione scomposta abbasso per un attimo lo sguardo, sconfortata dalla dura realtà.
Una ragazza. Un'innocente sedicenne che ha deciso di liberarsi della sua vita sopraffatta dal dolore e dalle ingiustizie compiute nei suoi confronti. Riesco a percepire ogni cosa solo standole vicino, vedo davanti ai miei occhi ogni singolo brandello della sua breve e travagliata esistenza.
Rivedo il momento in cui si è lanciata dal secondo piano dell'appartamento in cui vive, sperando finalmente di poter mettere fine alla sua sofferenza, l'aria che l'accoglieva tra le sue braccia, l'impatto col terreno che non aveva spezzato definitivamente il suo legame con la vita.
Ha sedici anni.
La sua morte significherà anche la mia scomparsa.
Per un attimo vorrei far finta di non essere una Reaper e lasciare che la sua anima se ne vada nel luogo in cui è stata destinata senza raccoglierne i ricordi, ma il mio stesso essere me lo impedisce obbligandomi a muovermi. Mi inginocchio accanto a lei, invisibile alle persone intorno ma non alla giovane, e le scosto  delicatamente i capelli biondi incrostati di sangue dal viso cinereo. E' triste vedere come alcuni sono così pronti a rinunciare ad un dono prezioso come la vita mentre io vorrei poter avere ancora qualche anno in questo mondo.
E' ancora viva, ma il suo respiro è ridotto ad un rantolo e dalla bocca esce un rivolo di denso sangue rosso vivo. Solleva a fatica il suo sguardo su di me, e quando incrocia i miei occhi giunge anche la consapevolezza di ciò che sta per accadere. Le sue labbra si increspano in un lieve sorriso di sollievo e gratitudine quando le poso la mano sul petto per assorbire i suoi ricordi e con essi l'ultima fiammella di vita che resta in lei.
Il suo petto smette di sollevarsi, e nei suoi occhi compare un velo opaco.
E' tutto finito.
Vedo una donna sbucare dalla folla spintonandosi con aria disperata, per poi crollare in ginocchio scossa dai singulti accanto alla figlia senza vita. La gente si fa in disparte lasciando un varco all'ambulanza dalle sirene spiegate, ma le mie orecchie non percepiscono nessun suono eccetto il rintocco di un orologio.
Sollevo in fretta lo sguardo osservando con sgomento attorno a me le cifre del numero 984 ruotare fino a raggiungere il mille.
Improvvisamente è come se la realtà si fosse bloccata nel giro di un battito di ciglia. I due medici che scendono dall'ambulanza insieme a due infermieri con una barella, la madre della ragazza che le stringe disperatamente la mano fredda, i primi giornalisti accorsi sul posto per documentare un'altra triste notizia, come degli avvoltoi pronti a lanciarsi sulla carcassa. Mi sono sempre chiesta perché gli umani preferiscano parlare tanto di orrori come questo piuttosto che le bellezze della vita.
Davanti a me compare un tornado nero che vortica su sé stesso allungando i suoi tentacoli di ombra nell'area circostante. E' giunto il momento.
Stringo forte i pugni sentendo che le mani mi tremano. E' ridicolo provare paura per la cosa che mi ha generato, per l'essenza stessa di cui sono costituita, eppure è così. Ho passato la mia intera esistenza ai suoi servigi portando la morte in questa città in sua vece, ed ora è arrivato anche il mio momento. Il manto d'ombra diventa lentamente sempre più rarefatto, rivelando la figura al suo interno.
Trattengo il fiato e faccio inconsapevolmente un passo indietro. Non c'è dubbio che sia la Morte, lo percepisco, eppure l'idea che mi ero sempre fatta di ella si è rivelata sbagliata. Non l'avevo mai vista prima d'ora, e non posso che essere stupefatta dalle sue sembianze.
E' un giovane sui venticinque anni, dalla corporatura massiccia ma perfettamente in armonia con la sua altezza. L'unico indumento che indossa sono un paio di pantaloni neri, mentre due ali di pura oscurità si dischiudono dietro di lui mettendo ancora più in evidenza i suoi capelli talmente chiari da sembrare candidi quasi come la neve.
Avanza alcuni metri verso di me camminando a piedi nudi sull'asfalto, e io non posso fare a meno di ammirarlo senza parole. Dovevo immaginare che anche la Morte potesse assumere le sembianze che più gradiva, ma nonostante questo non posso ancora credere a ciò che sto vedendo davanti ai miei stessi occhi.
Quei capelli, quello sguardo, quelle labbra leggermente dischiuse come se volesse dire qualcosa ma non ne avesse il coraggio, persino la minuscola cicatrice sotto l'occhio sinistro... è identico al ragazzo che ho incontrato tempo fa e di cui non avevo potuto fare a meno di innamorarmi nonostante lui non potesse nemmeno vedermi.
Mi sentivo così meschina nei momenti in cui desideravo la sua morte per potermi appropriare dei suoi ricordi e farlo diventare parte di me che ancora me ne vergogno, ma allora non riuscivo a controllare le mie emozioni. E non ci riesco neppure in questo istante.
Incrociando il suo sguardo comprendo tutto ciò che le semplici parole non potrebbero mai dire. Vi leggo l'amore di una madre nei miei confronti, il rispetto per tutto ciò che ho fatto per lei come sua reaper e il desiderio di farmi salutare la mia breve vita accontentando il mio unico desiderio: lasciarmi cullare dalle braccia dell'unica persona che mi ha resa quasi umana facendomi scoprire il sentimento dell'amore.
Le sue braccia si dischiudono come due delicate ma allo stesso possenti ali di gabbiano, invitandomi a raggiungerlo. So che la mia fine è ormai decretata, e tuttavia non riesco a impedire alle mie gambe di colmare lo spazio che ci separa fino ad arrivare ad un metro da lui.
-Seere.-
Il mio nome. Il nome che non avevo mai conosciuto fino a questo istante.
La sua voce calda e suadente riesce a scuotermi fino nel profondo, convincendomi a lasciarmi racchiudere dalle sue braccia. Ora che gli sono più vicina riesco persino a sentire il suo profumo muschiato che tanto mi aveva colpita la prima volta che l'avevo incontrato. Sento la sua mano accarezzarmi delicatamente i capelli, e un brivido mi percorre la schiena. Mi sento più viva che mai, come se da un momento all'altro potessi percepire un vero cuore battere nel mio petto vuoto.
-Sei stata brava, mia piccola Seere.- mi sussurra, seguendo i lineamenti della mia mandibola con la mano chinandosi su di me. In un angolo remoto della mia mente il terrore per la mia morte prossima non smette di assillarmi, ma non può nulla contro la mera illusione di avere davanti a me Kyle, il mio sogno proibito.
Ormai le sue labbra carnose sono a pochi centimetri dalle mie quando mormora:-Vieni con me.-
Senza nemmeno rendermene conto gli rispondo un debole "sì" prima di posare la mia bocca sulla sua assaporando quel bacio che avevo sempre desiderato. Vengo volta da un calore talmente intenso da bruciare un'intera foresta, e in quell'istante so che la mia vita da Reaper è finita.
Riapro gli occhi che avevo chiuso per un attimo, e vedo che le ali della Morte si sono chiuse attorno noi due come un bozzolo creato dalla notte senza stelle. Il respiro inizia a venirmi meno, il mio corpo diventa sempre più pallido e inconsistente.
"Grazie di tutto, figlia mia." mi sento sussurrare nella mente, e alzo lo sguardo verso la figura scura e indefinita che mi tiene stretta a sé facendomi ridiventare parte della sua stessa essenza.
Mi sbagliavo. Ho qualcuno che mi ama veramente e che mi apprezzerà in eterno. Sin dal giorno della mia nascita, la Morte ha iniziato il suo cammino verso di me, ed ora mi ha raggiunta per accogliermi nuovamente tra le sue braccia.
Probabilmente se fossi stata un'umana avrei dovuto soffrire tutta la vita per gli innumerevoli rifiuti che avrei ricevuto. Sarei stata lasciata con la scusa che non ero la persona giusta, dimenticata ben presto grazie ad un altra ragazza incontrata per strada.
Invece per la Morte sono insostituibile. 
Io sono parte della Morte. 
Io SONO la Morte.

 

   
 
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