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Autore: TimeStrangerRey    25/10/2015    1 recensioni
Prendiamo una famiglia:
-un uomo che viaggia attraverso lo spazio e il tempo con una cabina blu della polizia;
-una donna vanitosa, affettuosa e molto pervertita;
-un ragazzo altrettanto pervertito con un'ossessione... un'ossessione per una ragazzina che incrocia sempre la sua strada.
Ikuto è un ragazzo misterioso, nato nella bolla del Tempo che deve proteggere Amu, una ragazzina telepate, dai Dalek, antichi nemici dei Signori del Tempo...
[Trama provvisoria]
Crossover con Doctor Who
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza
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The listener and the mysterious boy.

 

-Se ti raccontassi che per tutta la vita ho incrociato la stessa ragazzina, che in ogni angolo dell'universo in cui sono stato, lei era lì e correva... ci crederesti?

Correva, facendo incrociare le nostre strade e credo che la rivedrò molto presto.- disse un giovane seduto a penzoloni sull'entrata di una cabina telefonica blu.

Il ragazzo in questione era un diciassettenne molto sexy, gli occhi, dal colore profondo come le ametiste, gli davano l'aria misteriosa, i capelli erano scompigliati e color della notte.
Il fisico era simile a quello di un felino. Il suo sguardo vagava nel vuoto alla ricerca del flebile ricordo della ragazzina che lo aveva ammagliato con la sua bellezza ancora fanciullesca.

La cabina era a mezz'aria, in prossimità della stratosfera; quel piccolo parallelepipedo nascondeva un segreto: piccola dall'esterno e grande al suo interno.
Corridoi, stanze e quant'altro erano dentro alla cabina blu, la sala comando era appena all'entrata; ben illuminata e altamente impossibile da poter essere immaginata da una piccola e ristretta mente umana.
Il TARDIS, così si chiamava, era la macchina del tempo dei Signori del Tempo, una stirpe di Gallifrey e con quella il ragazzo, insieme ad un uomo, viaggiava attraverso lo spazio e il tempo.

-Ikuto vieni dentro, tra poco atterreremo! - esclamò un uomo con un papillon rosso, aspetto ben curato, molto probabilmente perché indossava una camicia, e occhi verdi quasi dorati: quell'uomo era suo padre.

Da lui doveva, per forza di cose, aver preso la sua aria misteriosa degna dei Signori del Tempo.

Il ragazzo parve riprendersi e si alzò svogliatamente richiudendosi alle spalle la porta del TARDIS.
Ripensava, in modo ossessivo, a quegli occhi caramello, a quella ragazzina che lo superava senza degnarli di uno sguardo e, senza che se ne accorgesse, sua madre si piantò sulla sua strada.

-Ikuto, amoruccio bello, a che pensi? - chiese lei piantando i suoi occhi blu profondo come quelli del figlio.

Era una donna estremamente bella: questa sua bellezza era direttamente proporzionale alla sua vanità. Il suo corpo snello, dalle curve sensuali, avevano sedotto, senza troppi indugi, il Dottore, ultimo Signore del Tempo.

-Niente mamma, solo a come potevo ucciderti. Dico sul serio: di tutti gli appellativi che la tua mente conosce, proprio “ amoruccio bello” dovevi chiamarmi? - chiese lui con una nota di ironia.

La donna sollevò leggermente le spalle e si lanciò verso il ragazzo per avvilupparlo tra le sue braccia, ma il giovane sembrò di tutt'altro avviso, tant'è che si tolse dalla traiettoria per lui fatale.

-Ma si può sapere perché le tue manifestazioni d'affetto nei miei confronti sembrano non esistere più? - chiese Heri corrucciando la fronte.

-Forse è perché sei così appiccicosa? - chiese lui di rimando.

Dopo di ché, si diresse per il lungo corridoio della cabina per raggiungere la sua meta: la biblioteca, più precisamente di sua madre. Lì poteva trovare vari tipi di generi letterari e altre letture particolari che la donna aveva insegnato al figlio, in particolare una: leggere gli umani.

Aveva avuto a che fare con quelle creature, talvolta bellicose, talvolta no; era sicuro che la ragazzina apparteneva a quella stirpe e proprio per questo si era impuntato nel leggere ogni singolo libro che riguardasse la vita di ogni piccolo cervello grigio che viveva in quella sfera gassosa, liquida eccetera eccetera per scoprirne di più.

L'ambiente era illuminato da una flebile e calda luce artificiale; il Dottore lo aveva fatto per la moglie: voleva che la stanza, dove era solita passare molto del suo tempo, rispecchiasse l'andatura delle stagioni umane.

“Mi chiedo se tra tutti questi libri troverò quello tuo, dolce confettino! - pensò Ikuto mentre sfogliava quei piccoli libriccini personalizzati alla ricerca della sua ossessione.

 

***

 

-Zio Jack, si può sapere che stai facendo? - chiese una ragazza dai lunghi capelli rosa pastello e occhioni color caramello.

Si era sporta dalla ringhiera della sala controllo e ora quella massa capillare oscillava intrecciando quei delicati fili rosei alla cassa degli attrezzi che stava a più di un metro da terra.
Il corpicino della giovane era sorretto dalle braccia esili, le lunghe, affusolate e snelle gambe accovacciate tra loro, penzolavano in cerca di un moto oscillatorio che la rincuorasse.

-Amu, dolcezza, perché non vai a giocherellare da un'altra parte?

Qui è pericoloso, specialmente se ti dondoli in quella maniera e poi... non ti avevo detto di tagliarti quei capelli? Con quella lunghezza ci faccio una coperta! - disse lui prendendo un attrezzo.

-Oh ma quanto sei fastidioso zietto! I miei capelli sono corti! Secondo te, sono lunghi se arrivano a sfiorare le ginocchia? E poi l'ho fatto un sacco di volte, mi dondolo quanto voglio! - ribatté aspra la giovane ragazza.

-Innanzitutto non sono corti, sono lunghi, e poi getto la spugna su questo argomento. Per quanto ho provato a convincerti, faccio ora a morire per chissà quante volte prima di poter vedere un nuovo taglio di capelli. E per quanto riguarda alla ringhiera, signorinella: se cadi e ti fai male, io non ti aiuto a rimetterti in piedi, al massimo rido! - rispose l'uomo sorridendole.

A quel punto la ragazza con un sonoro sbuffo si allontanò da lui ed entrò nell'ufficio di Jack e dalla sua cartella prese un libro e aprì la prima pagina:

Alla dolce Amu Hinamori che corre inseguita dall'universo.

Piccola ragazza, figlia impossibile, io ti proteggo se porterai con te questo libro ovunque tu decida di andare.

Hakuna Matata,

H

 

Vagamente si ricordava di una donna che le aveva dato quel libro vecchio, voluminoso e molto chiassoso.

Le aveva detto essere un libro che sapeva consigliare, ma ad Amu l'unica cosa che questa specie di enciclopedia le faceva, era volume.
Occupava un sacco di spazio e alle volte era costretta a metterlo in una sacca e nemmeno lei capiva perché se lo portasse sempre a presso.
Ma lo faceva e basta. La donna, dopo tutto, le era simpatica pur non capendone il motivo.

La mente della ragazza era una vera e propria antenna satellitare: captava ogni minimo pensiero delle persone e talvolta le capitava di avere un sacco di emicranie per via della scarsa capacità -della sua testolina- di contenere i pensieri.

Ringraziava l'evoluzione dell'uomo per aver creato la musica, con il quale lei si isolava molto spesso dalla realtà e lodava gli ossessionati della tecnologia per averle donato una console e una miriade di videogiochi.

“Che sia lodato l'uomo per aver creato ciò che doveva essere destinato a nascere!” si ripeté quella, prima di richiudere il libro per evitare di parlare con qualche personaggio al suo interno e prese le cuffiette e il suo inseparabile lettore musicale.

-Gwen, io esco! Avverti zio Jack – e senza aspettare una sua risposta, partì come un razzo e si avventurò per le strade di Cardiff.

L'aria frizzantina le solleticava il nasino, oramai arrossato, e la costrinse a stringersi nel suo capotto a scacchi rossi.

La musica copriva l'assordante vociferare delle persone, ignare che Amu potesse cogliere ogni singola bugia o verità o vari tipi di commenti o scherni.
Taciturna, subiva la pressante vessazione delle parole inespresse da tutta quella folla e per il centro della città seguiva una meta inesistente.

Aveva dei momenti in cui gradiva starsene per conto suo, leggere quel libro misterioso che quella donna le aveva regalato.

Senza accorgersene, arrivò nei pressi del Taff e si sedette in una di quelle panchine poste nel fianco della strada e dalla sacca, scoprì il vecchio libro ricamato e segnato dal tempo.
Lo aprì e cominciò a sfogliarlo attentamente, senza leggerlo, da uno dei tanti segnalibri di quel libro prese una penna argentata con una ametista che decorava la prossimità dell'oggetto ed era ben saldato da piccole pietre preziose.

Era troppo costoso per essere consegnato ad una sconosciuta. Così stava pensando, ma quando vide una lettera ingiallita tra le pagine, perse ogni interesse verso ciò a cui stava dando credito.

“Masami H” sentenziò ella.

Aprì la lettera e constatò che la lettera era stata scritta dalla stessa donna che le aveva firmato il libro e regalato.

Mia dolcissima Amu, se stai leggendo questa lettera significa che è giunto il momento... o forse perché hai avuto una botta di culo!
Comunque, carissima, so che mi vorresti vedere bruciare nelle fiamme dell'inferno, ma sono troppo bella perché la mia bellezza si sciupi così.

Ad ogni modo, muovo io i fili della tua vita; in fondo alla sacca, dove porti sempre questo mio, ora tuo, prezioso libro, c'è una scatolina: prendila, aprila e indossa il contenuto.
Non fare domande idiote, non pensare a nulla, esegui e basta.

Comunque, è meglio che tu impari ad abbinare l'intimo perché così avresti più chance con i ragazzi e ti consiglierei di indossare una lingerie!

Hakuna Matata

H

 

La ragazza, appena ebbe avuto modo di digerire la cosa, sbottò imbarazzata l'ultima parte del raccontino.

-Quella donna mi osserva mentre faccio la doccia! Ma è... è... è una pervertita! Della lingerie? Ma per l'amor del cielo ho solo quattordici anni! - ancora rossa in viso, la ragazza rovistò nella sacca, imprecando verso quella Masami e sul fatto che la donna le era più vicina di quanto si aspettasse.

Dai meandri della sacca, raccattò la scatolina e la sua mandibola era sul punto di toccare terra: un grazioso lucchetto decorato da un quadrifoglio di cristallo catturava la luce solare facendolo brillare; al suo fianco, ancorato dalla catenina, c'era una cabina telefonica della polizia d'argento.

“No, questo è fin troppo! Sono oggetti che non mi permetterei mai di sfoggiare così come se nulla fosse!” e richiuse rapidamente la scatolina con il cuore che ancora le martellava nella gabbia toracica.

Dal punto di vista della donna, quel gesto la fece sorridere:

-Amu sei troppo buona e pura, meriti davvero una vita normale! - ma poi le venne in mente una cosuccia che doveva assolutamente fare...

-Amore mi porti a Parigi?-

 

***

 

-Dove sei stata? Ti rendi conto che sono le nove di sera e ciò significa che sei uscita per più di quattro ore? - Jack era letteralmente furioso con la ragazza.

-Vado a farmi un bagno, vedi di darti una calmata! Ero qui fuori, presso il Taff! - ringhiò la rosa inviperita dal fatto che la considerava ancora una poppante che si metteva il dito in bocca.

Si diresse nella sua camera e successivamente nel bagno: il reggiseno rosa e le mutandine nere e allora? Chi la doveva guardare? Ah, giusto, la maniaca donna del libro.
Bastarda, infame e pure pervertita.

Si immerse nella vasca assaporando il calore che emanava l'acqua e socchiudendo gli occhi si lasciò cullare dalla dolcezza di quel momento.

Uscì dal bagno e con quel striminzito asciugamano rosa di spugna, legato in vita, entrò nuovamente in camera sua e, senza fare caso a nulla, prese il pigiama che era solita mettere sotto al cuscino.

-Ma che co...- non riuscì a concludere la frase che il suo stupore e il suo imbarazzo presero il sopravvento.

Un pezzo di carta con la scritta “H” scivolò dall'audace lingerie nero-trasparente, dalle maniche lunghe decorato dal pizzo rosa con al centro della scollatura a cuore un piccolo fiocco.
Sotto alla vestaglia c'era dell'intimo altrettanto audace: slip neri con pizzo e reggiseno a balconcino del medesimo colore.

E' così che ci si deve vestire per andare a dormire!

H

-Ma tu guarda che razza di pervertita! Fa freddo! - e prese dal cassetto qualcosa di decisamente normale.

-Che maledetta stronza! Mi ha svuotato di tutta la biancheria intima! Ma deve per forza avercela con me? - e con questo, Amu dovette indossare quella vestaglia provocante, lasciandosi ammirare le lunghe gambe affusolate dalla donna che sembrava più che soddisfatta.

-Ci rivedremo presto... è uno spasso molestarti in questo modo! Buona notte, ragazza impossibile! -


*** Angolino di Bebe ***

Bonsoir a tout le monde!

Lo so, lo so. Ho anche l'altra storia da finire, ma questa si è annidata nella mia testolina e io... beh, ecco...

Diciamo che la donna molestatrice di Amu è la sottoscritta, pertanto anche madre di Ikuto. Come mai? Semplice: io e lui siamo entrambi pervertiti, ma io di più... u.u

Fare un crossover tra quest'anime e il telefilm “Doctor Who” è stata una cosa che mi ha soddisfatta. Capirete più avanti il perchè~
Vi è piaciuta? Fatemelo sapere ^^

Ora mi dileguo causa Sonia xD

 

#Hakuna Matata
Baci, Bebe <3

  
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