Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Ricorda la storia  |      
Autore: Kano_chan    26/10/2015    4 recensioni
Harerin ritorna per una piccola One shot e per mantenere una promessa.
Possibili spoiler per chi non avesse letto la storia principale "La figlia della montagna".
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dės, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dis
Una promessa da mantenere


- Harin... Harerin... Benedetta Nana ma mi stai ascoltando? -


Come se qualcuno mi avesse rovesciato in testa un secchio di acqua gelata, sobbalzai. Davanti a me, Dės mi guardava con un'espressione esasperata e divertita al contempo.

- Scusami Dės, mi hai detto qualcosa? - balbettai, facendo scoppiare in una sonora risata la nana.

- Sė, ti ho chiesto se vuoi lasciare almeno un pō di quella patata per la zuppa - rispose ironicamente indicando le mie mani.

- Oh per Mahal! - esclamai.

La patata rossa che inizialmente dovevo solo sbucciare, ormai si era ridotta della metā. Persa nei miei pensieri, avevo proseguito nel pulirla un pō pių alacremente del dovuto.

- Mi spiace - dissi, gettandola tra le braci dove scomparve in una sbuffata di cenere.

- Non č un problema, grazie al giovane Parin abbiamo patate per le prossime tre ere - replicō Dės con un sorriso, riferendosi al nostro vicino - piuttosto, c'č qualcosa che ti preoccupa per renderti cosė distratta? -

Se in un primo istante era mia intenzione non vuotare il sacco, il solo fatto di essermi morsa il labbro inferiore aveva detto a Dės tutto ciō che era necessario.

- Hai voglia di parlarmene? - domandō difatti.

Io scrutai attentamente quel volto cosė simile a Thorin seppur cosė diverso. Dės aveva gli stessi occhi del fratello (che a volte assumevano anche lo stesso sguardo fiero e glaciale), ma i capelli biondi e indomabili come quelli di Fili e lo stesso identico sorriso del figlio minore.
Le rughe avevano preso piede sul suo volto in maniera armoniosa, donandole un aspetto saggio e maturo. Dės era una nana forte, aveva dovuto diventarlo.. soprattutto dopo aver perduto una casa e il marito a distanza di pochi anni.
Solo una volta, solo quando la sorpresi ad osservare un ritratto di Frerin, vidi il profondo dolore che ancora si trascinava dietro.


- Č forse colpa di Kili? - azzardō lei bonariamente.
- No! - esclamai sentendomi avvampare - Č per Thorin... - ammisi.
- Lo immaginavo... - sospirō Dės, accomodandosi sulla lunga panca di legno vicino al focolare e facendomi segno di sedermi accanto a lei - avanti, racconta - mi incoraggiō.
- Da quando č tornato da Brea non č pių lo stesso... - dissi - č sempre stato preoccupato, in collera per sč stesso per la patria che ci č stata rubata, ma adesso... adesso passa le notti chino sulle mappe delle Terre Selvagge in uno stato quasi febbrile, e l'ho visto pių volte confabulare con Kili e Fili - raccontai, sentendo montare in me una strana voglia di piangere.

La mano di Dės si posō sul pugno contratto che tenevo sulla gamba.

- Ti mentirei se ti dicessi che non sono preoccupata anche io, č normale quando la proprio quotidianitā viene sconvolta da qualcosa. Sopratutto se questa interessa la nostra famiglia - disse.
- Ho paura che mi stiano nascondendo qualcosa, che vogliano andarsene - aggiunsi agitata - non č giusto che mi tenga all'oscuro! Anche se non sono la sua figlia naturale non... -
- Harerin! - mi bloccō Dės con tono severo - se Thorin dovesse mai nasconderti qualcosa, sarā solo č unicamente per tenerti al sicuro. Non azzardarti mai pių a pensare che il motivo stia nelle tue origini - mi rimproverō.

Mi vergognai immediatamente delle mie parole e di aver anche solo pensato ad una tale evenienza.
Dės si era giā arrabbiata tantissimo, diversi anni fa, quando nel mezzo di una banale lite, avevo gridato che a lei non importava niente di me perchč non ero una Durin. Ci era mancato poco che mi tirasse uno schiaffo, furente com'era! Mi aveva intimato di non dire mai pių certe cose, asserendo che mi considerava figlia sua tanto quanto il fratello.

La cosa, alla fine, si era risolta con delle scuse da parte mia e un lungo abbraccio durante il quale ero scoppiata in lacrime.

- Perdonami, sto sragionando.. č che ho paura per loro - mormorai.

Dės non poteva sapere di ciō che avevo pių volte visto in sogno, ogni giorno poteva essere quel giorno.

Per tutta risposta la nana mi passō un braccio attorno alle spalle, facendomi posare il capo su di lei come quando ero pių piccola.

- Capisco i tuoi sentimenti; Thorin č mio fratello, abbiamo superato assieme molti anni di dolore e Kili e Fili... sono il lascito di Frerin, sono i miei figli. Anche io ho paura. Se la loro intenzione fosse quella di dirigersi nuovamente a Erebor... -

Dės si interruppe sospirando lungamente.


- Tutte e due abbiamo perso delle persone care, conosciamo il dolore di chi rimane in vita. Ma non possiamo vivere nel terrore. Dobbiamo essere forti, per loro. - disse, scostandosi in modo che potessi guardarla in viso.

Leggevo nei suoi occhi la stessa paura che attanagliava il mio cuore, ma anche la fermezza di chi sa di dover andare avanti.
Avevo sbagliato nel pensare che Dės non potesse essere preoccupata quanto me, non aveva il dono della preveggenza, ma era una donna e una madre, e questo bastava perchč certe cose semplicemente le avvertisse. Io e lei condividevamo molto pių di quanto immaginassi.

Improvvisamente la sentii ancora pių vicina e di impeto le afferrai entrambe le mani.

- Te lo giuro Dės, ti giuro che li proteggerō! A qualsiasi costo! - esclamai.

La nana mi guardō interdetta per un attimo, prima di sciogliersi in uno dei suoi caldi sorrisi.

- Allora li affido a te, Harin - rispose semplicemente.

* Qualche mese pių tardi *

Gettai un ultimo sguardo alla mia stanza e chiusi delicatamente la porta. Con essa mi imposi di lasciare anche tutti i sentimenti che si stavano agitando dentro di me. Se avessi ceduto ad uno solo di essi, non avrei pių avuto il coraggio di proseguire.
Quindi non salutai il corridoio in pietra lavorata, che aveva visto correre me e i fratelli in gare a chi arrivava prima a salutare Thorin di rientro da un viaggio.
Non salutai il corrimano di marmo argentato sul quale amavo scivolare. Non salutai il salotto, che aveva accolto noi e i racconti di Balin nelle gelide notti invernali, e non salutai nemmeno l'ampia cucina, pregna dell'odore di mille manicaretti preparati assieme a Dės in attesa del ritorno dei nani di casa. Stavo lasciando tutto probabilmente per non tornare mai pių.
Quando alla sera ero rientrata a casa dopo aver passato la giornata gių al villaggio, avevo scoperto che Thorin, Kili e Fili erano partiti... senza dirmi niente. Addolorata e in collera mi ero chiusa in camera e a nulla erano valsi i tentativi di Dės di farmi uscire. Con le ore che passavano avevo preso la mia decisione; li avrei seguiti, ovunque, attraverso qualsiasi pericolo e per tutto il tempo necessario.
Avevo dunque raccolto alla belle e meglio i vestiti da viaggio che potevano servirmi e avevo atteso le prime luci dell'alba.

Con una fitta di rimorso uscii nel cortile, non l'avevo nemmeno salutata... il mio non era stato un gesto di cattiveria, ma dire addio a Dės sarebbe stato uno scoglio troppo grande da affrontare in quel momento. 
Superai il grande Ciliegio e mi diressi con passo sicuro verso il cancelletto che dava sulla via. I primi raggi di sole illuminarono il ferro battuto da Thorin tanti anni fa e una figura stretta in un caldo mantello.
Mi arrestai. Dės mi aspettava.
Cercai inutilmente di farmi venire in mente qualcosa da dirle, qualche parola per spiegarle che dovevo farlo, che non potevo lasciarli soli, che altrimenti non sarebbero tornari vivi da quest'impresa.  Ma nulla di tutto ciō fu necessario, perchč fu lei la prima a prendere parola.

- Portati dietro qualcosa da mangiare e per favore, dai questa a Kili, sono sicura che quando si accorgerā di averla lasciata a casa si dispererā - disse porgendomi un involto con dei viveri e la pipa in legno di Kili.

Il suo tono di voce, in quella splendida mattina, era fermo. Nonostante i suoi occhi mi supplicassero di rimanere, non mi rivolse mai quelle parole e io gliene fui per sempre grata.
Ci abbracciammo per un lungo momento, come quando ci riappacificammo dopo quella litigata e poi io presi il sentiero che conduceva fuori dal villaggio, lasciando che la luce dell'alba facesse scomparire i contorni di Dės a poco a poco.
Era giunto il momento di onorare quella promessa.



Spazio Autrice:

Oddio che nostalgia! Sigh...
Spero che questa surprise vi sia piaciuta, mi girava in testa da un pō (tipo dalla fine della storia principale) e con la scusa di festeggiare per aver raggiunto soglia 600 recensioni, mi sono decisa a scriverla.
Mi spiaceva di non aver mai dato uno spazio a Dės e adesso ho messo le cose a posto.
Mi auguro con tutto il cuore di aver fatto cosa gradita, perchč in realtā, come sempre, č scritta per voi.

Con infinito affetto,
Marta
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Kano_chan