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Autore: Nocturnia    31/10/2015    5 recensioni
Halloween è una notte strana.
È una notte nella quale tutto può succedere, una grande festa nella quale cadono le maschere e per una volta a tutti è permesso essere chi - cosa - si è davvero.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bat Family, Batman, Damian Wayne, Dick Grayson, Selina Kyle aka Catwoman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction Batman Halloween
Disclaimer: Selina Kyle, Bruce Wayne, Jason Todd, Aaron Langstrom e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"This is Halloween, everybody make a scene.

Trick or treat till the neighbors gonna die of fright
it's our town, everybody scream
in this town of Halloween."
- Marylin Manson -




Hail to the pumpkin song




Un sorriso, un inchino sgraziato - sdrucito
"Ogni anno sei sempre più bella."
La donna arriccia le labbra, scopre i denti.
"Ogni anno è sempre un piacere poter condividere questa notte con te."
Una risata senza suono, vuota - assente.
L'uomo le porge il braccio, distende le dita verso di lei.
"Balliamo?"
La città esplode sotto i loro piedi.


Boys and girls of every age, wouldn't you like to see something strange?

Tim non ha mai avuto la pretesa di pensare che Gotham fosse sua; non come Bruce, almeno.
Gotham è Gotham; frenetica, assassina, tiranna e mille altre cose che non vuole ricordare.
Scivola tra i suoi tetti, volteggia tra le sue geometrie, a volte ha persino riso sotto le sue costruzioni di metallo e roccia, ma sua non è mai stata davvero.
È una cosa a cui si ritrova pensare spesso negli ultimi tempi, volente o nolente.

Appartenenza. Casa. Un rifugio sicuro a cui tornare e in cui essere amati.

Casa erano stati Janet e Jack e poi Dana (prima che Gotham glieli strappasse via come pupazzi di carta)
Casa era diventa Alfred con i suoi panini, i suoi sguardi e i suoi modi gentili - forti.
Casa erano Dick e Bruce e Cass e persino Jason quando non si metteva a fare la testa di cazzo.
Casa però non avrebbe dovuto significare essere spogliato del proprio ruolo (del proprio simbolo) per far posto a un ragazzino arrogante e saccente - un demonio in forma umana.
Tim sospira, rigirandosi tra le dita un biscotto a forma di fantasma che gli sorride un po' ebete.
Chinatown è tranquilla sotto il suo sguardo, un fiume di colori e luci che scorre placido e senza particolari diramazioni.
Rotea le spalle, distende una gamba; è sul punto di cambiare posizione quando l'auricolare emette un ronzio basso, annunciando un'imminente comunicazione.
"Red Robin, come procedono le cose?"
Grayson. si ritrova pensare Drake, tirando un sospiro di sollievo È solo Grayson.
Tim schiaccia il tasto dell'auricolare, finisce di masticare il biscotto.
"Due scippi sventati e una rissa sedata sul nascere; Chinatown non ha molta voglia di essere presa a pugni questa sera."
Nightwing ride dall'altra parte del microfono, si batte una mano sulla coscia.
"Ci scommetto. Ho appena sentito anche Robin e Miller Harbor sembra essere tranquilla; niente che non possa essere gestito da una delle sue mosse ninja."
Tim stende le labbra in un sorriso forzato, si pulisce le dita sul bordo del mantello.
"Batman?"
"Impegnato."
"Dove?"
Dick si schiarisce la voce, quasi può vederlo mentre si porta una mano al petto e contrae la gola.
"East End."
Tim alza un sopracciglio, trattiene una risata.
"E c'è Catwoman con lui?"
Silenzio colpevole.
Tim grugnisce, si massaggia una tempia.
"Ha detto che era per un traffico di donne e bambini."
Cerca nel sacchetto vicino a lui, ne estrae una generosa porzione di orsetti gommosi.
"Che Catwoman conosceva il territorio e che quindi..."
Drake gli mastica nel microfono, un chun chun chun un po' impastato che ricorda a Grayson tutte le volte in cui avevano condiviso i dolci di Alfred.
"Oh, e va bene, hai vinto. Quando torniamo ti dò i cento dollari scommessi."
Tim fa a malapena in tempo a ingoiare l'ultimo orsetto alla fragola prima di scoppiargli a ridere in faccia.

****

Foglie secche tra le dita, sangue sulle labbra.
Gotham è una puttana bellissima e oscena, una maschera putrefatta e una bocca per la quale morire.
Jack-o'-lantern le sostiene la schiena, la inclina verso il basso.
"Un altro giro?"
Gotham ride e balla un valzer di morte e disperazione.


Come with us and you will see this our town of Halloween.

Nato nella leggenda, vissuto nella menzogna.
Damian si lancia nella notte, sovrasta una città di cui crede d'essere erede e padrone.
Gotham ride alla sua sprovveduta vanità, si erge alle sue spalle e conta i suoi morti - sempre tanti, sempre troppi.
"Io sono il figlio di al Ghul." dice, e il vento sussurra.
"Sono l'erede della Testa del Demone e del Pipistrello." sottolinea, e la baia rumoreggia.
"Lo dice il mio sangue, la storia; cadrai." assicura, e Gotham lo ascolta, silenziosa.

Predatoria.

Gotham gli strapperà entrambe le ali prima del suo tredicesimo compleanno.


È la notte dei mostri; la notte in cui l'impossibile diventa reale e in cui i morti tornano a fare visita ai vivi.
Aaron annusa l'aria, una cappa densa di fumo e oscurità.
Gotham ammicca nella sua direzione, lo blandisce con l'illusione d'essere una fiera innocua e bellissima, un tigre ormai domata.
Addenta la sua mela candita, si rigira il bastoncino tra le dita come uno scettro.
Il vento tra le ali è l'unica cosa che l'abbia mai fatto sentire normale.

****

Un tango senza fine; un amplesso tra fantasmi e assassini.
Jack ha occhi vuoti, brillanti; Gotham due pietre durissime e spietate.
Si confrontano da secoli, si completano con la forza di una tempesta.
"A chi toccherà questa volta?" le chiede, e lei sorride appena, il quel suo modo tutto un po' strano - inquietante.
"Chi perirà in nome tuo?" continua, e dietro quella coltre di capelli neri s'intravede un volto disfatto dal tempo.
"Chi sarà immolato per la tua giovinezza?"
Gotham gli sfiora la gola e stringe.


I am the one hiding under your bed, teeth ground sharp and eyes glowing red.

Poteva andare bene per una volta sola?
Poteva essere una serata tranquilla, senza un clown folle a sparare per le strade e al suo fianco uno spaventapasseri che sembra appena uscito da una novella di Lovecraft?

Ovviamente no.

Dick Grayson è stato il primo (non sarà l'ultimo)
Sfiora con i polpastrelli la superficie ruvida di Gotham e sorride, perché lui e quella vecchia bastarda si conoscono da troppi anni per mentirsi ancora.
"Red Robin." chiama, e ingoia un nodo di colpa e rimorso "Abbiamo dei problemi alle Narrows."
Rumore statico, il crepitio delle comunicazioni che corrono nel silenzio.
"Cinque minuti e sono lì."
Nightwing estrae i bastoni da escrima e salta.


Certe cose non cambiano mai.
La risata del clown è una memoria recente, una ferita che Jason si premura di far continuare a sanguinare. (sempre)
"Cosa ci fai qui?" grida Nightwing "Pensavo fossi a Cherry Hill!"
Jason s'abbassa di colpo, schiva una raffica di proiettili e risponde in egual misura.
"Ho abbandonato il chip di controllo due ore fa, Dickie." lo sbeffeggia, sfondando il plesso solare a uno degli uomini di Crane "Stai perdendo il tuo smalto."
Grayson ruota all'indietro, toglie il punto di vantaggio al sicario del Joker - caviglia, ginocchio; azzera le loro difese, neutralizza il pericolo.
"O forse te l'ho lasciato fare." replica, sorprendendo un mercenario alle sue spalle - gomito alla tempia, annullamento della sua capacità di risposta "Ci hai mai pensato?"
Jason lo fissa in tralice, si appoggia contro di lui con la schiena.
I bastoni da escrima crepitano nell'aria, il calcio della pistola è tiepido sotto le sue mani.
"Al mio tre?"
Jason scatta in avanti al due.

****

"Sarà forse l'uccellino più piccolo?"
Seta pallida, unghie rosso sangue.
"Oppure quello più grande, l'erede?"
Un respiro nella quiete della notte, un ansito contratto.
"Potrebbe anche essere il ritornato o, perché no, persino il Pipistrello."
Cavità vuote, un cuore fibroso e nerastro.
"La Gatta?"
Gotham storna lo sguardo e trova la sua preda.


I am the one hiding under your stairs, fingers like snakes and spiders in my hair.

Aaron non poteva prevederlo; o meglio, avrebbe potuto se solo fosse stato più attento.
Un bomboletta di gas esilarante gli sfiora la testa, il rumore dello scontro una cacofonia di suoni e grida che quasi lo costringono a terra.
Riesce ad arrampicarsi fino in cima all'edificio e si raggomitola dietro un comignolo, coprendosi con le ali e aspettando - sperando - che la situazione si calmi.
Firefly era un'incognita che non aveva calcolato.


Damian picchia come un adulto, bestemmia come un vecchio e si lamenta come un bambino.
Tim troverebbe la cosa divertente se non fosse che a) Damian è stato anche la causa di molti suoi problemi, b) uno degli uomini di Joker sta tentando di ucciderlo con un macete.
"Potevi anche restare dov'eri." lo apostrofa Damian "Qui possiamo cavarcela benissimo da soli."
Tim assottiglia le labbra, ruota il bastone e colpisce il sicario del clown dritto alla bocca dello stomaco.
"Non mi pare il momento di giocare a chi è il Robin migliore qui, Damian."
I proiettili di Jason gli sibilano vicino alle orecchie, Nightwing un profilo blu e nero che volteggia nell'aria.
"No, infatti." concorda Damian "Il Robin migliore sono io e non credo ci sia neppure bisogno di discuterne."
Tim sta per replicare qualcosa di caustico quando si accorge che qualcosa non va; o meglio: di una sagoma che non avrebbe neppure dovuto esserci.
Damian segue il suo sguardo e bercia un insulto.

****

"Lui?"
Gotham annuisce, trova la linea dura dei canini con la punta della lingua.
"È..."
Occhi silenziosi; pupille ristrette - buchi per l'inferno senza possibilità ritorno.
Jack le si affianca, addosso lo stesso odore dell'autunno e delle foglie morte.
perfetto."
Gotham sorride e accoglie la notte.


In this town we call home everyone hail to the pumpkin song.

Essere figli di Gotham è la sfida più iniqua che ci sia.
Bambini soldato, pettirossi scannati, infanzie innocenti deturpate.
Gotham è una madre parca di attenzioni, generosa solo nel suo schiacciare ogni forma di purezza; una femmina che probabilmente racconta un futuro non troppo lontano.
Aaron si libra nell'aria, racchiude tutta la sua vita nell'ansito disperato che ingoia con la paura.
Firefly è un demonio senza volto.


Jason brucia.
Figlio della dimenticanza, residuo di un uomo distrutto - spezzato - alza la guardia e colpisce come se ogni mossa potesse essere l'ultima.
Nei suoi gesti la forza di una città che non si è mai piegata, negli occhi l'agonia di un ragazzino massacrato.
"Il Joker è mio." duro, implacabile "Non metterti sulla mia strada."
Grayson annuisce, lo lascia andare.
Essere fratelli significa anche credere l'uno nell'altro; persino quando la scommessa è quasi sicuramente quella perdente.

****

Non ha paura della morte Gotham, non teme la vita.
Jack l'ha sempre amata per quello che era; una spregiudicata forma d'umanità.
Un futuro che non vogliamo possiamo vedere, un passato incancrenito e infetto.
"Il pettirosso lo salverà."
Inclina il mento nella sua direzione, lungo la guancia una nuova ruga.
"Il sangue non sarà versato."
Le palpebre si fanno più pesanti, il seno meno pieno.
"Perché?"
Gotham porta le proprie ferite di guerra come il gioiello più bello e prezioso.


In this town, don't we love it now? Everybody's waiting for the next surprise.

Aaron fissa l'altro bambino senza riconoscerlo.
Non è Robin riesce solo a pensare, inspirando con forza e cercando un odore conosciuto - rassicurante.

Ma questo non è lo stesso Robin di qualche anno fa.
Sa di metallo e sangue e tristezza - rabbia.

Damian snuda i denti, individua il punto debole dell'armatura di Firefly.
Si muove con la grazia di un ballerino, colpisce per fare male - per uccidere.
Primo affondo, i cavi della maschera si staccano.
Secondo affondo, la centralina d'alimentazione si sconnette dall'arma.
Terzo affondo, il ginocchio di Lynns cede.
Quarto e quinto affondo; il bastone gli frantuma due costole, togliendogli il respiro. Flynn cade sull'impiantito, annaspa.
Al sesto affondo Damian si prepara a estrarre la spada.


L'altro Robin si lancia sul bambino, disarmandolo.
"No." mastica, e Aaron lo riconosce subito "Non lo farai."
Il bambino - il Robin più piccolo - aggrotta le sopracciglia, emana adrenalina e disprezzo, un lezzo quasi nauseante.
"Non puoi dirmi cosa fare, Red Robin." sputa tra i denti serrati "Togliti."
L'altro Robin (il suo; quello che l'ha salvato da Jaeger con l'aiuto di suo padre) allarga le gambe, assume una posizione di attacco.
"Sai quali sono le regole."
"Togliti." ripete il bambino, e Aaron può vedere i muscoli del collo tendersi "Non voglio farti troppo male, Red Robin."
Lynn giace inerme al suolo, incosciente; su di lui la rabbia di due uccellini cresciuti dal predatore più spietato - meno equo (e la chiamavano giustizia, ah!, quale ironia)
È allora che Aaron si decide a fare il primo passo.

****

Jack osserva il confine del cielo imporporarsi, sfumare nei colori del sangue e della vita.
"È quasi tempo." le dice, mani in tasca e cuore in gola "È quasi il momento."
Gotham inspira, espira; chiude gli occhi e abbraccia il cielo, una curva senza tempo e senza colore.
Jack abbozza un sorriso e torna a guardare l'orizzonte.


This is Halloween, red 'n' black, slimy green, aren't you scared?


Un metro e trenta per trenta chili, forse qualcosina di meno.
Pantaloncini azzurri, occhi morbidi, di chi ama e vive senza riserve.

Hai dimenticato le orecchie più grandi della tua faccia e le ali da pipistrello che si porta sulla schiena.

Damian alza un sopracciglio, arresta il pugno a mezz'aria.
"E tu chi sei?"
Aaron perde il suo coraggio tutto d'un colpo.


"Aaron?" lo chiama Tim, incerto "Cosa ci fai qui?"
Il piccolo Langstrom si volta di scatto, abbracciandolo.
"Robin!" chiama - invoca - e Damian serra le dita della mano attorno all'elsa del pugnale - un gesto involontario, impulsivo.

Infantile.

Da lì in poi il piccolo Conte Dracula si rivelerà un fiume in piena.


"Sembra che abbiate gestito proprio bene la situazione." si complimenta Selina, dondolando sul bordo del cornicione "Anche senza Papà Vampiro." aggiunge, stirando le labbra in un sorriso furbo.
Grayson si esibisce nella parodia di un inchino, Bruce fissa la piazza con la stessa intensità di una gargolla (e anche la stessa, noiosa, mimica, sottolinea poi Selina, gli occhi verdi che scintillano nella penombra dell'alba)
"Abbiamo fatto del nostro meglio."
"Ci scommetto." replica Selina, mani sui fianchi e sopracciglio alzato "Harley è ancora lì che piange per come avete trattato il suo "pasticcino".
"Ehi, ha fatto tutto Jason." si difende Nightwing "È già tanto che non l'abbia crivellato di colpi."
Bruce gli regala uno sguardo per nulla accomodante, Dick fa spallucce.
Selina ride d'entrambi.

****

Arrotolata sulle rocce della baia, disegnata dalla luce ancora pallida dell'alba, Gotham è la donna più bella che si possa desiderare.
Lo sa bene Jack-o'-lantern, che ogni anno si ritrova sempre qui, sempre da lei.
Lo sa bene Jack-o'-lantern, che di tutti i posti visitati ha trovato rifugio solo tra le sue braccia, unghie di vetro sulla pelle e desideri inconfessabili sulla bocca.
Lo sa bene lui, anima perduta tra altre mille - spirito errante, uomo disperato, condannato esemplare.
"Devo andare." le dice "Al prossimo anno?"
Gotham gli porge la mano e lo invita per un ultimo giro di danza.


Say it once, say it twice, take a chance and roll the dice, ride with the moon in the dead of night.

Halloween è una notte strana.
È una notte nella quale tutto può succedere, una grande festa nella quale cadono le maschere e per una volta a tutti è permesso essere chi - cosa - si è davvero.
"Abito qui." gli indica poi Aaron, allungando un dito verso la classica casetta di periferia "Se vuoi puoi restare per un po'." lo invita, e Damian assottiglia gli occhi "Solo se ti va, ovviamente." si affretta ad aggiungere, tormentandosi l'orlo della maglietta su cui fa bella mostra di sé la S dell'Uomo d'Acciaio.
Damian batte ritmicamente un piede sull'asfalto, incrocia le braccia al petto.
"Ce le avete le mele candite?"
Aaron si apre un sorriso così disarmante che quasi lo commuove.

"... e allora mio padre è arrivato a salvarmi con l'aiuto di Robin ed è così che l'ho conosciuto." spiega tutto contento Aaron, addentando un biscotto a forma di bulbo oculare "Sai, mi piacerebbe un giorno fare quello che fate voi; salvare la gente, intendo."
Damian si gratta distrattamente un fianco, mastica la sua terza mela candita.
"Salvare la gente, uhm?" ripete, passandosi la lingua sui denti "È questo che siamo per te - per tuo padre? Eroi?"
Aaron scuote un orecchio, annusa il profumo dell'alba e delle castagne non ancora raccolte.
"Sì." dice poi, sorridendogli "I nostri eroi. Gli eroi di Gotham."
Quelle parole si schiantano nella coscienza di Damian come un macigno.


"La città è salva anche questa volta, eh?"
Bruce scivola con lo sguardo su Gotham, mostro d'acciaio e pietra.
"Te l'avevo detto che se la sarebbero cavata anche senza di te."
Un sospiro; un movimento quasi impercettibile delle spalle.
"Certo, lasciare Jason dietro al Joker è stato un azzardo..."
Selina gli sfiora il petto, disegna il suo simbolo con la punta delle dita.
"E Tim e Damian insieme erano un disastro annunciato..."
Bruce inclina il viso nella sua direzione, lascia che Selina lo cerchi sotto la maschera e sotto la pelle, dove batte l'uomo e la sua miseria.
"Ma hanno funzionato; ce l'hanno fatta, Bruce."
Labbra calde, rosse di sangue e desiderio.  
"Ce l'hai fatta, Bruce."
Selina raccoglie sulla lingua una confessione che non ha bisogno di parole per essere vera.

****

Jack si sistema la giacca, controlla i polsini della camicia - immacolati, perfetti.
Ai suoi piedi giace una lanterna a forma di zucca, davanti a lui un percorso ancora ignoto.
"Al prossimo anno?" ripete, e Gotham annuisce, ora giovane e florida, domani vecchia e imputridita.
Jack sorride, sfuma nei colori di un'alba tersa e incredibilmente pulita.
"Aspetterò con ansia quel momento, sweetheart."
La risata di Gotham sarà l'unica cosa che lo accompagnerà fino ai confini nell'oblio.


Our man Jack is King of the Pumpkin patch, everyone hail to the Pumpkin King, now!

"Ci rivedremo?" gli chiede il bambino pipistrello, e Damian non sa cosa rispondere.

Forse sì, forse no.
Forse ai piedi del prossimo autunno, sperando d'essere ancora vivi, io e te.

"Non lo so."
Aaron stringe in una mano un sacchetto di caramelle, nell'altra un muffin che gli porge con sguardo incerto.
"Mi piacerebbe. Rincontrarti, dico. Magari senza un piromane che tenta di ucciderci."
Damian ride (suo malgrado) e coglie il profilo di Francine con la coda dell'occhio.

Madre.

Sospira, improvvisamente stanco.
Aaron fa qualche passo in avanti, insiste con quello stupido muffin a forma di zucca.

Bambini guerrieri; bambini soldato.

"Grazie per avermi salvato."

Bambini che giocano a fare i grandi; bambini schiacciati dalle loro stesse eredità.

"È il mio dovere."

Bambini che non lo sono mai stati; bambini che moriranno con ancora l'infanzia negli occhi.

"Grazie lo stesso."

Consapevolezza. Presa di coscienza. L'assoluta, totale, resa a un destino scritto nel nome e nel sangue.

Damian allunga la mano verso il muffin e sorride. (per l'ultima volta)


"Non l'hai ucciso."
"No."
"Avresti potuto."
Una risata trattenuta; un suono sordo - desolato.
"Grazie."
"Non l'ho fatto per Bruce, Dickie."
"Lo so."
Jason chiude gli occhi e ascolta la notte spegnersi.


"Hai riportato a casa Aaron?"
"Non sono stupido, Drake; certo che l'ho fatto."
"No, non sei stupido: solo stronzo."
Damian arriccia le labbra, mastica una risposta cattiva e crudele - ingrata.

Figli di Gotham, figli della memoria.
Comunque vada, condannati.

Tim tace, osservando cielo.
"Drake?"
"Uhm?"
"Lo vuoi un pezzo di muffin?"
Tim storna lo sguardo, lo posa su Damian (sorpreso, diffidente, speranzoso)
"Credo sia alla nocciola."
Tim apre la bocca, la richiude; accenna poi un sorriso, indicando con il pollice alle sue spalle.
"Frappuccino?"
Damian annuisce e depone le armi. Tutte.

****

Gotham saluta il nuovo giorno, dimentica la notte.
Siede sull'orlo delle loro vite, cammina sul filo delle loro speranze.
Occhi vecchi, volto giovane, spirito immortale, non è sufficiente conoscere il suo nome per poter annullare il suo potere.
Scopre i denti, distende le labbra.
Segue il profilo del Pipistrello, ammira quello morbido della Gatta.

Figli che ho cresciuto bene. Figli che ho forgiato nella tragedia e nell'assenza.
Figli e basta - il mio lascito al futuro, tutto ciò che resta del mio passato.

Si passa una mano tra i capelli (rovi e cavi divelti) imita una femminilità blasfema e ostentata - senza vergogna. (fianchi larghi, ventre molle, progenie deforme)
I morti hanno avuto il loro tributo, i vivi offerto quello che potevano.

Quello che lei gli ha permesso d'offrire: non una goccia in più, non una in meno.

Sorride, ributtante. (bellissima)

Eterna.

L'alba illumina tutto ciò che ha avuto la forza di nascere - di sopravvivere - tra le macerie di una città fantasma.

Gotham.

Ora e per sempre.




"This is Halloween, this is Halloween!
In this town we call home everyone hail to the pumpkin song."
- Marilyn Manson -




Note dell'autrice: a voi, che mi avete seguito di nuovo per le vie di Gotham.
Ai lettori vecchi, a quelli nuovi, a chi c'è sempre stato con le parole e a chi invece con il silenzio. Ma soprattutto grazie a Treasterischi, perché senza di lei questa storia non sarebbe mai nata. Grazie di cuore e buon Halloween a tutti!


*sparge caramelle a forma di fantasma*

La canzone usata per intervallare i paragrafi è "This is Halloween" di Marylin Manson.




   
 
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