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Autore: PsYkO_Me    31/10/2015    1 recensioni
-Speciale Halloween!-
Questa è la storia di Sora, un ragazzino che ha sempre vissuto nella semplicità della vita di un villaggio.
Una notte però, degli occhi gialli verranno a cercarlo e da allora la vita del giovane diverrà un incubo.
(Nota: i capitoli saranno brevi).
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sora, Vanitas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Ti salverò io.


Per un lungo periodo, Vanitas si limitò ad osservare Sora dall’oscurità. In quelle settimane era riuscito a nutrirsi abbastanza da resistere per alcuni mesi. Restava a fissare il viso dell’umano, senza aver la forza di nutrirsi ulteriormente. Era una gran vergogna, per una creatura delle tenebre come lui, cadere nel misero errore di amare. Di tanto in tanto, la voce del giovane lo chiamava a sé ma Vanitas aveva continuato ad ignorarlo. Per la prima volta della sua lunga vita, il demone riconobbe la sensazione del provare dei sentimenti come gli umani. Sentiva sulla lingua l’amaro della tristezza e nel petto la pesantezza dell’amore. Come potevano gli umani sostenere quel sentimento disgustoso? Si sentiva solo più debole e si faceva ribrezzo da solo. Posò ancora una volta i suoi occhi ambrati sulla figura del ragazzo e sospirò. Che intenzioni aveva? Voleva tenere Sora in quel luogo fino alla fine dei suoi giorni? Non avrebbe potuto e lo sapeva… Avrebbe solo aspettato ancora un po’, quando la fame di luce sarebbe tornata ingorda.

Sora aveva continuato a chiamare il suo nome, senza arrendersi. Le lacrime silenziose uscivano di tanto in tanto dai suoi occhi ma riusciva a ricacciarle ogni volta. Forse aveva sbagliato a parlargli ma sentiva di aver fatto comunque la cosa giusta. Vanitas doveva sapere quello che pensava e provava realmente. I giorni stavano passando ormai veloci, lasciando che le foglie del giardino iniziassero ad appassire e ai giorni diventare ancor più cupi di prima. E Sora ancora, ogni giorno, non aveva rinunciato a chiamarlo. Sora si sentiva solo ma nel cuore coltivava la forza della speranza. Avrebbe rivisto Vanitas a costo di morire, un’ultima volta.

 
~

Accadde quando il giardino era ormai diventato un tappeto di foglie secche, con piante esili e morenti e una fontana che non aveva più la forza di zampillare vivace. Sora aveva udito i passi, dietro di lui, lenti e incerti calpestare il fogliame. Il giovane si era girato, col cuore in gola e un sorriso malinconico.
«Sei qui.» Sussurrò con una lacrima e con il vento che gli voleva scompigliare i capelli.
Vanitas era rimasto in silenzio, estremamente inespressivo e con gli occhi vuoti. Sora non aveva potuto non notare il suo malessere e in quel momento comprese il gesto che gli aveva donato per tutto quel tempo: la vita.
«Guardati…», aveva allungato la mano per accarezzargli il volto. «Hai lasciato morire tutto, compreso te stesso, solo per farmi vivere più a lungo.» Aveva iniziato piangere col sorriso, senza vergogna perché Vanitas in quel momento era lontano e non poteva udirlo. Ma ciò aveva solo peggiorato l’angoscia del ragazzo. Avrebbe voluto parlargli ancora, sentire la sua voce, vedere il suo sorriso e la sua malizia astuta. «Quindi, se non ti nutri, succede questo? Tu, il tuo mondo… L’oscurità non può vivere senza la luce, Van?» Aveva stretto i denti con forza. Il suo cuore stava urlando di dolore e si voleva sfogare attraverso le lacrime dense. «Non te lo lascerò fare, Van!»
Allungandosi sulle punte, Sora era riuscito a catturare le labbra morbide del demone. Ti salverò io stavolta. Graffiò il tessuto delle sue vesti e mischiò la sua lingua a quella del demone. Prendi la mia luce, Vanitas… Gli occhi del demone si spalancarono e un vento luminoso li avvolse con potenza. Vanitas assaporò il bacio come una bestia affamata e bisognosa. Sora sentì la sua forza prendergli le spalle e attirarlo nelle sue grinfie, ma lui glielo lasciò fare, felice di essergli utile. Bevi ogni goccia, Van… Il bacio appassionato lo stava prosciugando e lo sentiva. La lingua di Vanitas era come un veleno e Sora iniziava a sentirne gli effetti. Lentamente, la testa aveva iniziato a girargli ma gli arti già non li sentiva più. La furia del vento, la luce di Sora, il bacio infernale; si mischiarono creando il lume più splendente e caldo che quel luogo avesse mai conosciuto. Saettò nel cielo, superando l’oscurità del cielo ed esplose. Migliaia e migliaia di sfere iniziarono a scendere come fiocchi di neve, riportando a poco a poco la vita alla morte. Le piante recuperarono il loro colore, l’erba riprese il suo vigore, il palazzo tornò al suo antico splendore… Le piccole creature di quel mondo iniziarono a rincorrerle e tutta la foresta iniziò a cantare.

Sora chiuse gli occhi sorridendo per l’ultima volta. «Ce l’ho fatta».
«Cosa?» Vanitas si risvegliò come da un sogno e prese in tempo il corpo dell’umano che stava cadendo. «Sora!» Il corpo vuoto non avrebbe più risposto. «SORA!»
Il demone cadde sulle ginocchia e strinse quell’involucro senza vita con una disperazione che non aveva mai conosciuto. L’amore che aveva provato e che avrebbe continuato ancora a provare per quell’anima, ora lo torturava come un mostro disperato.
«COME HAI OSATO, SORA!» Lanciò il suo grido provando un nuovo calore agli occhi. Qualcosa di caldo e salato stava scendendo dai suoi occhi e lui non poteva farci nulla. Cercò di cacciarlo via con violenza ma questo nuovo liquido desisteva e non lo ascoltava. Lo ignorò ma lo odiò: gli offuscava la vista e non gli permetteva di vedere bene il viso del suo amato. Schiacciò il viso nel petto del ragazzo e lo cullò.
«Sora… Sora…» Invocava il suo nome con voce strozzata. «Sora…»
Le sfere di luce li raggiunsero e Vanitas dovette riaprire le sue ambre. «Non ancora, no... È troppo presto!»
Vanitas sapeva che cosa stava accadendo, lo aveva visto migliaia di volte. Strinse con forza il cadavere, pronto a proteggerlo. Ma nemmeno il demone più potente avrebbe potuto fare qualcosa per evitarlo. Vanitas dovette restare a guardare mentre il corpo gli sfuggiva dalle dita e veniva raccolto in una sfera meravigliosa. Con le mani sul terreno e il viso rivolto al cielo, il demone vide sparire l’ultimo sorriso di Sora e diventare il fiore dai petali bianchi come il quarzo. Lo guardò posarsi al centro del giardino, dove Sora aveva passato le giornate disteso sull’erba. Vanitas si avvicinò ad esso e posò un delicato bacio su un petalo.
«Resterai sempre con me, Sora?»



L’umano venne braccato dal demone.
Il demone venne conquistato dall’umano.
E alla fine, il vero incubo, lo pagarono entrambi.

Fine.




____
Note dell'Autrice.
Son riuscita a terminarla entro Halloween e ne son felice! Ci tenevo a rispettare la mia data di scadenza (dopotutto è uno speciale dedicato proprio a questo giorno, non potevo permettermi di terminarlo più tardi).
So che qualcuno potrebbe lamentarsi di questo finale ma l'ho trovato vero.  Vanitas è pur sempre un demone e Sora resta sempre e comunque un comunissimo umano
(anche se dotato di una luce diversa dalle altre) che serviva a placare il suo appetito. L'amore tra i due era vero ma personalmente sono più dell'idea che un demone non possa abbandonare la sua natura. E, proprio per questo, Vanitas sarà colui che porterà questo peso nel suo cuore con maggiore fatica. "E per forza, Sora è diventato un fiorellino... Mica può soffrire. Ha preso la strada più facile!" ...no. Anche se Sora alla fine muore, una parte di lui resterà in quelle luci. Il fiore è  come un frammento della sua anima che resterà sempre al fianco di Vanitas. Sora ha compiuto un sacrificio: salvare colui che ama, andando incontro al suo inevitabile destino. E' stato coraggioso e si è reso conto che quello era l'unico modo per stare insieme. Vanitas doveva nutrirsi di lui.

Spero di aver spiegato bene la mia visione dei fatti e spero di aver scritto qualcosa che abbia potuto emozionarvi.
Grazie di cuore per aver letto fino alla fine.

Ciao e buon Halloween! 

 

   
 
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