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Autore: Evaney Alelyade Eve    01/11/2015    0 recensioni
Lascerai le cose come stanno, giocando secondo le regole di Dean oppure darai finalmente spazio e voce a quello che senti?
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean Winchester, Castiel.
Pairing: Dean Winchester/Castiel
Rating: Verde
Chapter: 1/1
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Malinconico.
Warning: Pre-Slash, Spoiler 11x04
Summary: Lascerai le cose come stanno,  giocando secondo le regole di Dean oppure darai finalmente spazio e voce a quello che senti?
Note: Questa si collega a "Next time I won't miss; actually I never miss"
Perdonatemi il layout osceno ma purtroppo sono senza pc, pubblicare dal cellulare è un inferno ed in verità non ho potuto resistere perché mancava condividere feels con voi. Alpha: Illunis
DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla [e il loro unico scopo è quello di farmi soffrire D;]

 



 Let me heal you



 



《E comunque... me lo sono meritato.》

Non riesci a toglierti dalla testa queste parole: girano e rigirano nella tua mente, a vuoto, pizzicando corde di sentimenti che sono troppi e troppo confusi e di cui non sai che fartene.
La stanza è silenziosa: i due Winchester si sono ritirati per la notte e tu, che non hai questa necessità, sei rimasto nello stesso punto e nello stesso modo in cui quelle parole ti hanno inchiodato.
Esasperato congiungi le mani come se ti stessi accingendo a pregare: a distanza di- non sai nemmeno specificare esattamente quanto tempo è passato dall’ultima volta, è ancora un gesto confortante, familiare e soprattutto aiuta a rilassarti, a concentrare tutti i pensieri caotici figli della tua indecisione nel centro delle tue mani giunte e sembra quasi che lascino la tua mente libera, e la tua indecisione sulla strada da intraprendere si riduce infine a due semplici opzioni: lascerai le cose come stanno, giocando secondo le regole di Dean oppure darai finalmente spazio e voce a quello che senti? A volte essere così umani è davvero esasperante.
Ti guardi le mani e rabbrividisci appena: quanto male possono fare queste due innocue e strane appendici? Una volta non le consideravi così fondamentali, le tenevi lungo i fianchi come se non sapessi esattamente che cosa farci.
Senti ancora la morbida durezza della sua guancia, il calore sporco del suo sangue pulito che sembra non riuscirai mai a lavare via... Hai pensato che magari, curandogli il viso, potessi fare ammenda, mettere a tacere questa vuota paura che ti sta lentamente divorando le viscere che alla prossima la sua voce non sarà abbastanza per fermarti, che al risveglio da un sogno opaco tu ti possa ritrovare catapultato in incubo dove la sua voce non c'è più, dove la sua non è più vita ma fredda e nera morte.
Stringi le mani l'una nell'altra e ti mordi la lingua per non emettere alcun suono: questo è il dolore che solo il pensiero di essere tu stesso il carnefice - il suo - ti scatena; in confronto se qualcuno dilaniasse la tua Grazia sarebbe appena il dolore di un taglio sul dito.
Riprendi a stento a respirare normalmente e prima che te ne accorga sei davanti alla sua porta. Esiti adesso, la guardi con rabbia scoraggiata, lei che è oggettivamente sottile ma è più spessa ed alta di un muro di mattoni che sale e si estende all'infinito al solo scopo di tenerti fuori.
Miracolosamente si apre una piccola breccia prima che il muro cada completamente e ti lasci boccheggiante ed impreparato e totalmente esposto agli occhi inquisitori di Dean.
"Sei da un'eternità qui fuori." ti dice e la sua voce, seppur bassa, sembra riempire tutto lo spazio disponibile. Un po' come quando dispieghi le tue ali e queste, invisibili, occupano ogni minuscolo anfratto di una stanza che non è mai abbastanza grande da contenerle.
"È successo qualcosa? Stai male?" tutto il suo viso s' increspa per la preoccupazione ed i suoi occhi cercano sul tuo ogni traccia di malessere, mentre la tua attenzione è tutta per la parte lesa del suo viso.
"Cas?" ti chiede, spezzando il silenzio, e tu abbassi di colpo lo sguardo, incapace di reggere il suo.
"Io- io, sì, uhm, sto bene."
Dean sospira appena, facendosi da parte.
"Coraggio" ti dice "entra."

Lo guardi per un attimo indeciso: dovresti lasciarlo riposare; dev’essere esausto, il pallore del suo viso che accentua le ombre che gli contornano gli occhi ne sono una prova più che evidente.

“Cosa?” ti chiede accigliandosi.

“Forse dovrei lasciarti riposare prima… senza offesa ma hai un aspetto orribile.”

Alza un sopracciglio.

“Non è che tu sia un fiore, Clarence.” detto questo ti volta le spalle e tu ti rendi conto solo adesso che è ancora vestito di tutto punto.

“Dean-”

“Entra e basta.” ti dice voltandosi nuovamente verso di te, tra le mani ha un vecchio libro che deposita con cura sulla scrivania.
Lo segui senza protestare oltre, quasi in maniera automatica; la porta dietro di voi si chiude con un rumore soffice, così in contrasto col martellare agitato del tuo cuore.
Per un po' nessuno di voi due dice nulla, vi guardate aspettando di vedere chi sarà il primo a cedere ma questa volta, lo sai,   è una battaglia che non puoi perdere perché hai delle cose da dire e che lui deve comprendere.
"Dean-"
"No." risponde subito lui, mettendo un passo di distanza fra voi.
"Non dirlo. Ti ho già detto che non ci sono parole- non c'è bisogno di- è okay."
Fai un passo in avanti.
"Dean." raddrizzi le spalle. "Hai ragione non ci sono parole per dirti quanto-"
"Cas!"
"-mi dispiace." e poi senti le sue mani stringere la stoffa dei tuoi abiti e ti ritrovi a collidere bruscamente contro la porta.
"Tu, figlio di- ! Per cosa sei dispiaciuto,  uh?" la disperazione che sia il suo viso sia la sua voce lasciano trasparire ti fa  stringere il cuore ma non puoi tirarti indietro. "Non sei stato tu a volerlo, Cas."
Chiudi piano gli occhi.
No, non potresti mai volerlo.
"Non mi riferivo a questo." li riapri piano, fissandoli sui lividi, sul gonfiore che rovinano il suo viso.
"Mi dispiace di averti deluso, nel bunker. Di essermi arreso e di averti lasciato andare."
Lui ti guarda incredulo, quasi come se fossi pazzo.
"Mi dispiace di essere debole." dici debolmente.
"Sta zitto."
"Dean-"
"Sta zitto, Cas. Per amor di- non parlare più. " ti intima con voce spezzata.
Rimanete nuovamente in silenzio, ma lui non ti guarda, tiene lo guardo fisso a terra. Le mani gli tremano, tutto il suo essere sembra tremare sotto un peso che lui non vuole condividere, oppresso da sentimenti che lui non capisce di aver già condiviso. Non capisce che sono anche tuoi il rimorso e il dolore, la rabbia per non poter far nulla per cambiare le cose, non sapere come aggiustarle e se sia possibile farlo.
Se solo capisse, Dean.
"Ero io." dice sommessamente "Non il Marchio. " e tu non chiedi perché già, sin dal primo pugno, avevi capito. Quello che non avevi compreso era quanto il ferire te stava ferendo lui. Se fossi stato più attento l'avresti fermato, non gli avresti permesso di avere un nuovo peso sulle spalle. Quello che adesso sai è che sul cuore avete due ferite gemelle e queste, che voglia o meno, hai tutta l'intenzione di sanarle.
"Lo so." gli mormori con gentilezza e lui alza gli occhi di scatto, un misto tra paura, rabbia e rassegnazione rende il verde dei suoi occhi più fosco.
"Lo sapevi?" chiede con un filo di voce.  Annuisci.
Abbassa un braccio come se fosse troppo pesante per sopportarne oltre il peso; l'altro lo trattieni tu, stringendogli il polso, impedendogli di allontanarsi da te e da questa conversazione.
Non questa volta,  pensi.
"Dean-"
"Cas, io- " distoglie nuovamente lo sguardo dal tuo ed è una cosa che ti fa star male. Cerca di liberarsi dalla tua presa ma la rafforzi e lui smette subito, le spalle sempre più incurvate. Sempre più sconfitto.
"Voglio guarirti." gli confessi "Posso aggiustare almeno questo."
"Ti ho già detto-" ma senti le parole morirgli in gola quando lo attiri a te in un abbraccio.
"Cas? "
"Lo so" gli dici, stringendolo un po' di più "che è imbarazzante ma... lasciami fare almeno questo, per te. Per entrambi."
Il suo corpo rigido per la sorpresa si scioglie lentamente, mentre un calore che non è fisico ma spirituale permea la vostra anima come un balsamo, bruciando e fondendo le ferite gemelle che vi portate addosso.
Non gli guarirai le ferite sul volto: hai deciso di rispettare il suo masochistico desiderio di pagare soffrendo. Certe volte il dolore è l'unica via che si ha per espiare una colpa ed anche se Dean ne ha avuto più che a sufficienza, qualcosa ti dice che va bene così, perché ci sei tu adesso e, anche se la strada è lunga, ci sarai sempre a raccogliere i suoi pezzi e a stringerli insieme nelle tue braccia.
Ti allontani abbastanza da potergli prendere il viso tra le mani, come ti ha stretto lui quando la maledizione ti è stata rimossa. Con delicatezza accarezzi la parte lesa e pensi che se Dean ha intenzione di espiare col dolore, tu dovrai convivere con questo lancinante desiderio di cancellare le prove della tua debolezza.
"Io ti perdono." gli dici, sporgendoti in avanti per baciargli la fronte in un gesto che risale alla creazione e che è tanto semplice tanto quanto potente, un contatto dal quale hai pensato si scansasse ed invece lo vedi chiudere gli occhi, vulnerabile. Arreso.
"Perdona te stesso." gli dici ancora e vedi che gli occhi sono arrossati da lacrime che non verserà.
"Perdonami." mormori infine, appoggiando la fronte contro la sua.
Dean emette un respiro tremulo ma non dice nulla; stringe di più la stoffa della tua camicia fra le dita.
Quanto bene, pensi, possono portare queste strane ed innocue appendici.
Una volta non le consideravi così fondamentali, le tenevi lungo i fianchi come se non sapessi esattamente che cosa farci.
Sorridi perché sembra che tu abbia appena ricordato a cosa ti sono servite in passato: marchiare l'Uomo Giusto e salvarlo dalla Perdizione.
L'hai dimenticato, ad un certo punto, lungo il percorso; hai dimenticato che questo corpo e queste mani sono state fatte per stringere a te Dean Winchester.
Lui, il centro di tutta la tua umanità.

 
   
 
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