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Autore: BarrelRider    04/11/2015    9 recensioni
Rosie Cotton ha sempre saputo, fin da bambina, che persona speciale fosse Samvise Gamgee.
Diamante di Lungo Squarcio ha sempre visto Peregrino Tuc, come un ragazzino impertinente e viziato.
Sarà durante la dittatura di Saruman, nell'anno 1421 secondo il calcolo della Contea, che le vite delle due giovani s'intreccerano, in una maniera che non avrebbero mai immaginato.
___________
Una storia semplice, come semplici sono i suoi protagonisti.
Una storia diversa, o almeno è ciò che speriamo.
Scritta a quattro mani da CrisBo e Leila91
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diamante di Lungo Squarcio, Pipino, Rosie Cotton, Sam
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cosa non è cambiato. Un epilogo.
 
 
Goldilocks Gamgee cacciò un piccolo urletto, agitando le manine, chiuse a pugno, nell’aria.
Era uno dei suoi tanti modi per richiedere l’attenzione.
“Ghè ghè ghè” biascicò la piccola, gonfiando le guanciotte in un sorriso. Subito la bocca le si bagnò di alcune bolle di saliva.
 
Rosie guardò con amore sua figlia, la sua sesta figlia, venuta alla luce dopo dieci anni di matrimonio.
Le sembrava impossibile che fosse passato veramente così tanto tempo.
A volte, svegliandosi al mattino e trovando Sam accanto a lei, veniva colta da un piccolo senso di disorientamento, come se stentasse a credere che tutto quello fosse reale.
Che il suo sogno si fosse infine insperabilmente avverato.
Poi però sentiva le risate, i pianti, o le litigate dei suoi bambini, e tutto acquistava concretezza.
 
Si chinò verso la culla dove Goldilocks continuava a sbracciarsi.
 
“Che succede amore? Shhh, così, vieni qui, da brava…” la issò dal lettino, stringendola al petto, e macchiandole la schiena di farina. Le sue mani infatti, erano state indaffarate in cucina fino a qualche momento prima.
 
“Cerca di dormire, piccolina mia. La mamma ora deve finire questa crostata per oggi pomeriggio. Ricordi chi passerà a trovarci, vero?”
 
Era una domanda inutile, difatti Goldilocks ovviamente non poteva averne idea, vista l’età così precoce. Eppure ogniqualvolta che la ‘zia’ Diamante, come la chiamava Rosie, passava per quelle visite pomeridiane, la bimba s’illuminava come mai capitava in presenza di altri Hobbit, non appartenenti alla sua famiglia.
 
Specialmente poi, se Diamante non veniva da sola, bensì accompagnata anch’essa da un certo piccolo frugoletto.
Faramir era il suo nome, scelto da Pipino con una certa insistenza. Era nato appena un anno prima rispetto a Goldilocks, e al contrario della piccola, non aveva altri fratelli o sorelle. Non ancora, perlomeno.
 
Rosie trattenne una risata per non svegliare sua figlia, che incredibilmente si era riappisolata, ma non vi riuscì più di tanto, e dovette scappare in cucina.
Il ricordo del matrimonio del Conte con la sua più cara amica, le riempiva il cuore di gioia ogni volta che le capitava di ripensarci.
Era avvenuto sei anni dopo il suo, e non era stato esattamente… convenzionale! Non che ce lo si potesse aspettare, considerati i suoi protagonisti.
Per non parlare di quando Pipino aveva finalmente fatto la proposta… dopo il racconto di Diamante, Rosie era andata avanti a ridere per settimane.
Solo Peregrino Tuc avrebbe potuto considerare romantico dichiararsi portando la sua amata sotto un alveare.
Una spiegazione logica c’era: Diamante adorava il miele.
Il giovane Tuc aveva inoltre preparato con cura un discorso -nel quale a tratti si poteva scorgere lo zampino e l’aiuto dei suoi amici- che a suo dire avrebbe dovuto far tremare le ginocchia alla Hobbit.
Qualcosa riguardo al fatto che, benché spesso fosse spesso aspra e pungente, Diamante fosse in realtà capace di gesti belli e dolcissimi, e che questo la rendesse simile alle api che producevano il suo adorato miele.
La seconda parte del discorso –ed era qui che s’intuiva l’intromissione di Merry- prevedeva invece un’accorata, ma umile proposta a costruire insieme il loro ‘alveare’, come quei piccoli laboriosi insetti.
Una maniera originale e alquanto ‘Tucchica’, per proporre nel concreto di metter su famiglia insieme.
Le ginocchia a Diamante erano tremate, sì, ma per tutt’altri motivi.
Le api infatti, evidentemente scontente di essere state scomodate, anche se solo alla lontana, si erano ribellate sciamando dall’alveare verso i due.
Le urla e le imprecazioni di Diamante si erano sentite fino al villaggio più vicino.
Ma la giornata si era comunque conclusa trionfalmente per Peregrino, che era riuscito a completare la sua proposta mentre, tra un insulto e un altro, curava alla giovane le punture.
 
 
Lo shock più grande per Rosie, in seguito, era stato vedere la sua piccola amica gravida. Arrotondata da quello che sarebbe poi stato definito da molti, come il bambino più bello nato quell’anno.
E lo era davvero, Faramir Tuc, con i suoi incredibili occhi verdi, i ricci scuri e un’espressione già furba e malandrina sul visetto.
Doveva aver preso il meglio –o il peggio, a seconda dei punti di vista- da entrambi i genitori.
 
Rosie sorrise nuovamente e si rimise al lavoro. Voleva preparare la crostata di lamponi più buona di cui fosse capace.
Tutto doveva essere perfetto, per quella visita così attesa e desiderata.
Sam non sarebbe tornato che per l’ora di cena, a causa di alcuni impegni a Pietraforata: essere Sindaco lo teneva spesso lontano da casa.
Gli altri bambini invece erano a Casa Cotton, avendo tanto insistito i loro nonni, a prendersene cura –o, come preferiva dire Rosie, viziarli- per un’intera giornata.
 
Casa Baggins quindi, per quel pomeriggio sarebbe stata interamente per lei, Goldilocks, e i suoi attesissimi ospiti.
 
La torta venne pronta appena mezz’ora prima che il campanello suonasse.
Piena di gioia, Rosie corse alla porta.
 
       
                                   
                                            ****
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sentiva l'odore della crostata fin da fuori la finestrella rotonda, circondata da spruzzi di verde e fiorellini sbocciati.
Teneva in braccio un piccolo Hobbit dai capelli ricci e lo sguardo allegro.
Per quanto stesse tentando di risultare pacato, nel figlio s'esprimeva un'impazienza genuina, tipica dei bambini. Era la stessa che animava l'animo di lei, dal momento in cui era uscita da casa Tuc per mettersi in viaggio.
Trasportava una piccola scarsella da viaggio, che ciondolava da un lato all'altro della schiena.
Le piaceva sentirsi un po' viaggiatrice, in quelle lunghe camminate per raggiungere Rosie; si legava i capelli, si vestiva comoda, un sassolino sempre legato al collo e mostrava a Faramir Tuc i ruscelli, i pesciolini colorati e i leprotti saltellanti.
Per quanto avesse avuto paura per la lontananza con la sua più cara amica, s'era ritrovata stranamente a suo agio in quella nuova vita. Era cambiata da pochi anni ma – come le ricordava una certa promessa durante una sera d'estate – in fondo, non era cambiato niente.
La proposta di matrimonio di Pipino, fuori da ogni prospettiva, aveva instaurato in lei una paura ancora più grande rispetto a quella avvenuta tra Rosie e Sam.
Non che avesse avuto dubbi; gli aveva immediatamente risposto di sì.
E vedere il sorriso nel volto di Pipino ampliarsi e quello sguardo chiaro illuminarsi d'una luce diversa le aveva colmato il cuore di amore. Sì, le punture delle api erano state alquanto indigeste e dolorose, ma era stata la cosa più romantica e dolce che Peregrino avesse fatto per lei e questo andava bene.
Tutto quello che faceva lui andava bene.
D'altro canto però, l'idea di trasferirsi nella terra dei Tuc l'aveva turbata.
Come poteva pensare di non vedere più Rosie ogni sera? Di comportarsi da moglie? Di abituarsi a un odore diverso? A una vista diversa?
 
“Te lo ripeto, piccola abbuffatrice di crostate: niente cambierà.”
Rosie aveva accolto così ogni turba che Diamante le aveva rigettato contro. L'aveva abbracciata, le aveva detto di non averla mai vista così bella e felice e poi, quella frase, quella piccola magia capace di lenire qualsiasi negatività.
E tutto era andato per il meglio.
Tucboro era un posto meraviglioso. Pipino aveva preso il posto di suo padre e, nonostante la burocrazia, era sempre rimasto lo stesso spavaldo Hobbit che aveva conosciuto tanti anni prima.
E poi era arrivato Faramir.
Quel piccolo scricciolo dai capelli ricci e i piedi grossi che – proprio come suo padre – fermo non riusciva a stare.
 
Cercò di tenerlo bene stretto mentre cominciava ad agitare le mani verso la porta rotonda.
“Faramir, se ti agiti così ti catapulti di sotto. Fai il bravo.”
“Gna-gna”.
“No, la “gna-gna” se la mangia la mamma. Insomma non puo-”
“E tu vorresti negare la più buona crostata della Contea a questo piccolo innocente?”
La voce di Rosie aveva fatto capolino dalla porta che, ora, era aperta.
Gli occhi di Diamante si erano allargati, pieni di gioia, mentre Faramir per l'agitazione stava per rovesciarsi a testa in giù.
“Cosa? Io? Mai detto nulla del genere. Certo che condivido con – oh accidenti, Faramir, vuoi stare...oh – è tutto il giorno che è agitato.”
“Ma chissà da chi ha preso, eh?”
“Già, chissà!”
Rosie non ce la fece.
Portò le dita alle labbra e proruppe in una risata cristallina.
Allungò le braccia fra le quali accolse subito Faramir, aiutando così l'amica, e quello – come solo conRosie Cotton accadeva – subito si quietò, cominciando a sorridere contento.
“Faramir ti adora; appena gli ho detto che oggi era la giornata della “gna-gna” ha cominciato a diventare impaziente.”
“Stai parlando ancora di Faramir o di te...?”
Rosie guardò l'amica con un sorriso fintamente malizioso e quella, di tutta risposta, le scoccò un bacio caloroso sulla guancia e si affrettò ad entrare in casa Baggins.
 
 
Alla fine la crostata era durata per poco.
Ne erano rimasti rimasugli sulla bocca di Diamante e su quella di Faramir; ma anche Goldilocks aveva le dita colpevoli, tutte appiccicaticce di marmellata.
La teiera sul fuoco fumava, ricolma d’acqua calda, e nell'aria c'era un buon odore di cibo e legna.
A Diamante era sempre piaciuta l'abitazione dei Baggins; in alto sulla Collina, sopra l'intera Hobbiville, e i suoi colori.
Ma, da quando vi abitavano Rosie e Sam, in quella casa si respirava aria di famiglia.
Era un tepore così piacevole che se ne beava sempre, anche se per poche ore durante quei giorni.
“Dove sono gli altri bricconcelli?”, chiese Diamante, allungando un dito per farselo prendere da Goldilocks. La bambina arricciò le labbra, gonfiando le guance paffute.
“Dai nonni; si sente, nevvero? La casa è molto tranquilla.”
Faramir, ancora in braccio alla “zia” Rosie, tentava di picchiettare il tavolo di legno con delle posate della stessa fattura.
Goldilocks si era messa a guardarlo con aria incantata.
“Un giorno dovrai spiegarmi il tuo segreto per rimanere sempre così calma; guardati. Ogni settimana diventi sempre più bella. Invece Faramir è così arzillo che mi basta per dieci.” Diamante si indicò le vesti.
Quel giorno nessun vestito: pantaloni a mezza gamba e una camiciola molto larga, che poteva benissimo essere di Pipino. “Mi ha sporcato tutti i vestiti, sono gli ultimi rimastomi.”
“Se non avessi Sam ad aiutarmi impazzirei anche io, credimi. E io aiuto lui.”
“Ah, sì, lo vedo bene come vi aiutate.” Scherzò Diamante, picchiettandosi il naso.
“Diamante!”
Rosie arrossì vistosamente, stringendo Faramir al petto. Quello stava porgendo un cucchiaio verso la bambina, che tentò di prenderlo con le manine minute.
 
“Bè quando Faramir avrà un fratellino o una sorellina...”
“No no no no no. Ho già due bambini da accudire; sono soddisfatta così. L'altro giorno hanno pensato bene di fare una battaglia con la farina. Farina, capisci? Avevo tutta la casa piena! Ho persino incrociato Merry che arrivava con due sacchi ancora pieni.”
Rosie ritornò a ridere, versandosi un'altra tazza di tè e scuotendo il capo.
Non erano una novità quei racconti, per loro.
Persino Rosie aveva avuto un piccolo incidente, proprio con Rufus. Il povero gatto – salito su una credenza per sfuggire alle grinfie dei più piccoli – era saltato in testa a Sam una volta tornato a casa.
E non aveva avuto nessuna intenzione di staccare le unghie da lì.
I bambini avevano riso, Rosie aveva cercavato di placare la situazione e Sam non aveva fatto altro che agitarsi per casa.
Era stato parecchio divertente per Diamante, che aveva riso un pomeriggio intero dopo quel racconto.
 
In quel momento Faramir allungò la mano verso Goldilocks.
Go-lli.
Sia Rosie che Diamante guardarono i due bambini con occhi attenti. Rosie fu la prima a sorridere, avvicinando il piccolo verso la figlia. Faramir allungò le dita per accarezzare una sua guancia paffuta, poi le spalmò in faccia un po’ di lampone, scoppiando a ridere.
“Che strano.”
Diamante fece quell'osservazione con una nota molto dolce nella voce.
Rosie tornò a guardare l'amica, senza capire bene.
“Cos'è strano?”
“Non è mai così con gli altri bambini.” Puntualizzò Diamante e guardò l'amica con occhi vispi, sorridendo piena. “Forse si è innamorato.”
“Oh, dici? Bè, ma devo controllare le sue referenze, se è un bravo ragazzo, se è adatto alla mia piccola, insomma...potrebbe essere un birbantello.”
Rosie rise di gusto, riavvicinando il viso verso Faramir e scoccandogli un bel bacio sulla testa riccia. Quello rise, buttandosi all'indietro e alzando le manine verso il viso della Hobbit.
Diamante guardò la scena con una dolcezza negli occhi imparagonabile.
“Bè, le due mamme vanno d'accordo, è un buon inizio.”
Rosie alzò lo sguardo verso Diamante e allungò un braccio verso di lei.
L'altra fece lo stesso e le strinse le dita, guardandola con affetto.
“Non sarebbe per niente strano se succedesse. Anche se sarà piena di pretendenti, da grande, vedrai. File e file alla porta; proprio come sua madre.”
“Io non ho mai avuto file!” Cinguettò Rosie, gonfiando le guance imbarazzata.
“Questo lo dici tu.” Puntualizzò l'altra, con finto sguardo saccente. Poi tirò fuori la lingua.
“E Faramir? Vedrai quante donzelle vorranno la sua mano.”
“Ma lui ha occhi solo per lei: guardali!”
 
Diamante indicò di nuovo i bambini.
Goldilocks stava picchiettando le dita sulle guance del piccolo Hobbit e Faramir stava ridendo felice, continuando a sporcare il volto della bimba con le dita sporche di lampone.
“Dici che è amore?”
“Se non lo è questo, allora cosa lo è?”
Ed entrambe ridacchiarono, stringendosi ancora le dita.
 
 
La giornata ebbe termine dopo molte chiacchiere, molte risate e, anche, una nuova prova canora da parte di Diamante.
Una prova puntualmente interrotta dopo che Faramir aveva tentato di lanciarle addosso un pezzo di biscotto.
Rosie era convinta che lo avesse fatto per farla stare zitta, ma non ebbe mai conferma al suo dubbio.
La sera era giunta, le stelle illuminavano lontane il manto scuro del cielo e il calore della casa regalava un'atmosfera pacifica e conciliante il sonno.
Ma-ma
Faramir allungò le mani e strinse le dita, richiamando Diamante.
Rosie porse il piccolo verso le braccia della madre e quello le si accoccolò addosso, chiudendo gli occhi.
 
Rosie rimase affascinata da questa scena; per quanto Diamante fosse una genitrice molto particolare, era perfetta per quel piccolo Hobbit.
Era sempre così; si addormentava solo in braccio a lei.
Goldilocks si era addormentata già da diverso tempo; sfinita dalla giornata.
Aveva retto più del dovuto, forse grazie alla presenza di un bambino particolare, e Rosie ne era contenta.
“Sei sicura che Pipino viene a prenderti col carretto? Guarda che chiedo a Sam se può accompagnarti; non ci sono problemi. Non voglio che tu faccia la strada da sola.”
“Questa frase l'avrò sentita così tante volte, che potrei addirittura dirla io a me stessa.”
Scherzò l'amica, sorridendo.
“Eh ma... sono... insomma, è sempre buio, se inciampi in qualche buca? Se...”
Per quanto tutto il pericolo fosse passato da molti anni ormai, nonostante la Contea fosse tornata il posto più pacifico e quieto dell'intera Terra di Mezzo, in Rosie non si leniva mai l'apprensione per Diamante.
Era impossibile che potesse riaccadere di nuovo; nessuno più l'avrebbe rapita, rinchiusa, tenuta lontana da lei.
E, come ogni volta, la consapevolezza che quella fosse la vita migliore che avesse mai potuto desiderare si instaurò in lei in maniera così pressante da farle venire i brividi.
Aveva una famiglia che amava più di sé stessa e aveva Diamante. Il suo cerchio era completo.
Non avrebbe potuto chiedere nient'altro, tutto era perfetto, nel lato giusto delle cose.
E così sarebbe stato fino alla fine dei giorni.
“Ci vediamo fra pochi giorni. Tutto così. Come sempre.”
Diamante, nonostante avesse Faramir in braccio, si sporse verso l'amica e la strinse con un braccio.
Si beò di quel contatto e le diede un bacio sui capelli chiari.
Poi fece lo stesso con Goldilocks, evitando di svegliarla.
“Ci vediamo fra pochi giorni. Come sempre.”
 
 
Mentre Diamante percorreva il sentierino fino alla fine del viale – dove sicuramente non avrebbe trovato subito Pipino per colpa di qualche ritardo – guardò Faramir dormire e si voltò di nuovo verso Casa Baggins.
Il camino era acceso; una scia di fumo grigiastro colorava il cielo terso.
Sorrise pienamente e chiuse gli occhi per un secondo.
La felicità, alle volte, giocava strani scherzi in lei.
Si fermava a pensare alla sua fortuna durante momenti poco opportuni della giornata.
Addirittura mentre sgridava Faramir, o mentre evitava che Doderic Brandibuck si buttasse nel fiume per pescare.
O mentre Pipino tentava di inseguire piccoli cinghiali selvatici, nel boschetto vicino casa.
E, ogni volta, le veniva da piangere.
Che ne era stata di quella Hobbit che non piangeva mai? Dal cuore duro e la battuta sagace?
Era sempre lì ma, adesso, non era sola.
Perchè delle dita gentili l'avevano raccolta e avevano alimentato la parte più bella di lei.
E continuavano a farlo, giorno dopo giorno, senza mai aver paura di osare.
 
 
 
“Diamante!” Pipino le venne incontro. Tratteneva tra le dita una piccola lanterna. “Tutto bene?”
Diamante non si era accorta di essere arrivata all'imbocco del sentiero principale.
Faramir dormiva e lei, senza che se ne fosse accorta, stava ancora piangendo.
“Sì. Sì certo che va bene.”
Pipino la guardò preoccupato; allungò le dita e le asciugò le lacrime.
Lei sorrise piena d'amore e gli diede un bacio sul naso, tirandosi subito indietro.
“Andiamo a cercare le stelle degli Elfi?”
“Come sempre.”
E Pipino le prese la mano, portandola verso il carretto.
Ma prima di salirci allungò le dita verso il legno un po' rovinato dalle piogge, levigato da mani esperte e scheggiato in altri punti.
“Sai Pip, te l'ho mai detto?”
“Che cosa?”
Diamante prese il suo tempo prima di rispondere. Chiuse di nuovo gli occhi e venne invasa dai ricordi. Ricordò una risata – la sua – e poi a seguire quella di una Hobbit con cui non aveva mai parlato. Ricordò del fango. Ricordò una casa. Ricordò l'inizio di quella vita che avrebbe considerato la sua casa.
 
“Devo la mia felicità proprio ad un carretto come questo.”

 
 
 
 
 
 


Deposito Barili: One Last Time
 
 
Ed eccoci qua, così finisce la storia della Terra di Mezzo...e dopo 13 mesi da quando Gandalf..
Ah – no – ok la smetto o piango per sempre.
Ora vi confido un mega segreto: le note d'autrice le ha sempre scritte la Benni perché lei è molto più brava di me e lo noterete dopo questa schifezza che scriverò.
Ma era doveroso farlo, perché adesso la storia è finita e posso finalmente esprimere tutto, tutto – tuttissimo – issimo!
 
In primis ringrazio VOI.
Voi care lettrici, lettori, persone capitate per caso, persone che hanno letto ma non hanno mai recensito...insomma, a tutti voi.
Io credo che una storia possa essere anche una bella storia ma se non ha il coraggio di vedere la luce allora nessuno potrà scorgere quei piccoli frammenti di luce, non potrà commuoversi, sorridere, indignarsi o arrabbiarsi. Perché ogni storia è unica. Anche quelle che si pensa di no.
Anche quelle dove, magari, non si capisce il senso o che hanno una trama semplice, banale, già vista.
Insomma: chi scrive regala qualcosa. E quel qualcosa, le persone che leggono, lo coglieranno sicuramente.
La nostra storia non sarà la più bella, la più divertente, la più “ohmiodiochecapolavoromaivistoprima”...ma, tramite le vostre parole, ho capito che non c'è niente di più bello che vedere persone che – nonostante tutta la loro giornata – prendono quel tempo per dedicarlo a questo.
Quindi vi ringrazio tantissimo ragazze, grazie per aver lasciato anche delle recensioni e averci fatto sorridere come mongole, averci fatto imbarazzare e gongolare felici.
E' grazie a persone come voi che ci fa capire quanto la scrittura sia una delle cose più belle del mondo; siete delle ispiratrici, date la forza di continuare la storia, insomma “lo spettacolo deve continuare” e grazie a voi lettrici continuerà sempre <3 E dopo tutto questo amore – che tra un po' piango quindi la smetto – vi do un enorme abbraccio! Grazie grazie grazie <3
 
 
E adesso passo a te, te sì, cara Bennina-Bilbina.
Allora, mettiamo subito in chiaro todos: senza di te questa storia non so SE o QUANDO avrebbe preso piede. Tu mi hai spinto a scriverla, mi hai messo in testa così tante idee che, ad un certo punto, non sapevo più cosa scrivere (ed è un bene, visto la mia facilità a perdere ispirazioni v.v ) ...e insomma, io ti ringrazio infinitamente.
Mi hai permesso di scrivere degli Hobbit, mi hai ispirato giorno dopo giorno con idee fantastiche e sì, te lo voglio dire, magari l'idea basica è stata la mia...ma se ha raggiunto questo livello è solo grazie a te.
Siamo andate a ispirazione tramite una specie di telepatia che non m'aspettavo minimamente. Di solito la scrittura è una cosa complessa, anche per scrivere storie tranquille, ma con te è stato così semplice che mi sono sentita talmente a mio agio e in sintonia da pensare che la stessi – addirittura – scrivendo da sola. Mi hai aiutato tantissimo, sei riuscita a farmi amare ancora di più la coppia Rosie – Sam e ...Rosie, oh Rosie, io l'amerò per sempre!
Questa storia è diventata importantissima per me e averla scritta con te mi rende fiera e orgogliosa <3 perciò grazie tesoro, per avermi permesso di affrontare questa “avventura” insieme a te. Forse un giorno ci verrà un'altra ispirazione impulsiva e scriveremo qualcos'altro ma, per ora, mi conservo questo ricordo fino alla fine <3 anche se io ho l'autocritica di un camionista grazie a te sono riuscita a convincermi che, i miei capitoli, mi piacevano. Mi hai messo un'autostima addosso assurda per tutto questo tempo e questo è il regalo più grande che mi hai fatto.
Quindi...quindi oddio sono diventata una smielata terribbile, cioè...adesso si scioglie EFP per tutto sto miele!
Niente, io ti adoro, adoro questa storia e adoro averla scritta con te.
E questo non me lo toglierà mai nessuno, quindi grazie, di tutto. E quando dico tutto, è proprio tutto.
Alla prossima avventura biondina <3 ti voglio bene.
 
 
Benni,’s cose:
 
Cri, io non ho parole per risponderti, davvero. E’ tutto reciproco (Sbrigati a fare skype, che così ci vediamo!! Mi machi!)
Anyway… sai che ho amato la tua idea alla follia, e non ti ringrazierò mai abbastanza per la fiducia e per averla divisa con me. Mi hai fatto una compagnia incredibile, e non potevo desiderare migliore partner di penna. Ho adorato scrivere con te, e ora mi sento un po’ vuota. Sono onoratissima tesora, ti voglio bene anch’io, e alla prossima avventura (nel frattempo vedi di aggiornare le tue -.-! E torna a leggerci, ci manchi çç).
 
 
E così l’avventura finisce, amici e amiche! Perdonateci per esserci prese così tanto spazio nelle note, ma ci tenevamo… E Benni ridacchia per l’inserimento di Gold e Faramir: strizzare l’occhio alla sua prima storia è stato più forte di lei ^^”. *sorratemy*
 
Alla fine (quasi) addio epilogo, è uscito un capitolo (quasi) normale ^^”…
Di nuovo a voi tutta la nostra immensa gratitudine! Scappiamo prima di allagare ulteriormente i pc.
Buon proseguimento nelle vostre letture o scritture <3
Forever yours…
 
Benni e Cris

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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