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Autore: Bebba91    07/11/2015    0 recensioni
Il tutto si svolge subito dopo che Derek scopre che l'Alpha che ha morso Scott altri non è che suo zio Peter. Cerca di ucciderlo per aver distrutto la sua famiglia,ma,ferito gravemente,è costretto a scappare da Beacon Hills.
Una storia alternativa in cui un giovane disperato che ha perso la fiducia nel prossimo,incontra un nuovo branco affiatato e unito che lo aiuta a riacquistare un po' della sua umanità.
Derek Hale non sarà più solo,ma avrà ben sette fratelli diciotto zii,una madre e un padre e perfino un nonno.
Siete curiosi? Il lieto fine per Derek è proprio qui! Enjoy!
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Nuovo personaggio, Peter Hale
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Brothers,Sisters and Family

IL CLOWN


Anni e anni passati in quella casa,e non mi spiego perchè quell'affare sia ancora appeso lì. Non che ci sia nulla di male in un quadro,generalmente mi piacciono. Abbelliscono l'ambiente,lo rendono più accogliente. E quando sono ritratti di paesaggi,anche inventati dall'artista,hanno quel potere travolgente di incantarti come quando ti trovi davanti al fuoco di un camino. Per esempio in camera mia c'era un dipinto,fatto a mano da un artista di strada. Me lo aveva regalato mio padre quando siamo andati in Italia. Il dipinto era semplice. Aveva solo due colori,il blu notte e il bianco candido. Ricordo ancora il momento in cui quel ragazzo lo stava realizzando. Non aveva pennelli,o strumenti particolari. Usava le dita per passare il colore su quel cerchio di vetro. In quel disegno c'era tutta la sua infinita immaginazione. “Hai un soggetto preferito?” ricordo che mi chiese. Ma io scossi la testa “No. Fai tu.” sorridendogli. Nel giro di qualche minuto aveva realizzato un panorama quasi magico. In lontananza delle montagne,leggermente illuminate da una luna piena bellissima. Da queste montagne scendeva un fiumiciattolo a zig-zag. Poi si fermò. Sui bordi attaccò della colla a caldo e sovrappose una lastra di vetro della stessa dimensione su quello specchio. E continuò a dipingere. Partendo da dove si era fermato,ovvero dal fiumiciattolo,fece un'enorme dislivello,da cui si riversava impetuosa una bellissima cascata. Aggiunse il lago ai piedi della cascata e come fatto in precedenza,mise altra colla e sovrappose un altro strato di vetro. Questa volta dipinse due alberi alti quanto tutto il dipinto,proprio in primo piano,ai lati,facendogli fare da cornice al tutto. Aggiunse le rive su cui si ergevano i due arbusti e qualche increspatura nell'acqua. “Che ne dici? Ti piace?” chiese mentre applicava sul retro un gancio per appenderlo.
Io lo presi e rimasi a bocca aperta. Non ero capace nemmeno di disegnare un fiore,e lui nel giro di dieci minuti aveva realizzato un capolavoro “E'...è meraviglioso! Bellissimo. Grazie tante!”.
Ecco quello era un dipinto di cui andare fieri. Non quest'affare che si era introdotto con prepotenza tra gli altri ritratti qualche anno fa e che inquinava la parete. Ma d'altronde non ero stata di certo io a metterlo lì,e non avevo il diritto di spostarlo. Però era davvero inquietante. Un pagliaccio,triste,con le lacrime che con una mano si asciugava la guancia. Tutto il suo trucco era sbavato. Praticamente pelato,con un solo ciuffo all'insù. Ogni volta che ci passavo davanti,un brivido gelido mi percorreva la schiena e mi costringeva a incrociare le braccia al petto come quando entra uno spiffero dalla finestra.
Si può sapere cos'hai contro i pagliacci?” mi ridestò una voce alle spalle. Era mio fratello,Matt. Era vestito ti tutto punto,perfetto per l'atmosfera natalizia. “Guardalo...è inquietante. Sembra che voglia uccidermi...” dissi continuando a guardarlo. Ma mio fratello si fece sfuggire una risatina “Un quadro maledetto di un pagliaccio assassino che prende vita la notte di Natale per uccidere la piccola Sofia...Andiamo,sembra la trama di un pessimo film Horror...E poi non è così male. E' solo un pagliaccio,non esistono certe cose....”. Io gli lanciai un'occhiata sorridendogli “Piccola Sofia? Ho 24 anni io...sono cresciuta ormai! E poi con tutte le stranezze che ci sono nella nostra famiglia tu fai fatica ad immaginare un Clown assassino? ”. In risposta ottenni un abbraccio e un sorriso.
Natale. Chi se lo immaginava che arrivasse così velocemente. Mi sembra ieri che ero sdraiata sul lettino in spiaggia a crogiolarmi al sole. E adesso in fretta e furia eccoci qui a cucinare e apparecchiare la mega tavolata che occupava tutta la sala da pranzo.
Eh,si. Perchè la mia famiglia era molto numerosa. Mia madre aveva 3 fratelli più piccoli,di cui due avevano tre figli ciascuno. E per di più abitavamo tutti nello stesso palazzo. In appartamenti divisi,ovvio. In più in questo periodo venivano a festeggiare da noi anche i suoi cinque cugini,tutti con tre figli ciascuno. Eravamo davvero tanti.
In quella speciale festività,ci riunivamo tutti a casa di mio nonno per festeggiare tutti insieme. La mia famiglia è sempre stata dedita ai festeggiamenti. E il natale esaltava il nostro animo festaiolo. C'era musica,cibo,bambini che correvano impazziti per tutta la casa. E c'era anche una camera,che veniva tenuta chiusa,fino alla mezzanotte,in cui erano nascosti decine e decine di regali impacchettati. Quando ero piccola ogni mezzo era lecito per riuscire ad arrivare ad aprirla. Ma ovviamente c'era sempre uno zio o un parente che mi bloccava. E io,con il mio bel vestitino e le trecce,finivo seduta a tavola con il broncio e le braccia incrociate.

Era una serata così piacevole e ricca di risate,che quasi la mezzanotte arrivò in un lampo. Il cugino di mia madre si andò a nascondere sul pianerottolo con una busta piena di vestiti rossi e bianchi. I piccolini di casa aspettavano Babbo Natale! E io,come mio fratello prima di me,ero finita a fare la sua assistente-vedetta. Non potevamo permettere che qualcuno rovinasse il momento.
Poi una volta pronto,suonò alla porta. In un attimo ci fu il silenzio più totale. Un sorriso mi si stampò in faccia. Tutti i bambini di casa,fondamentalmente cuginetti,erano tutti fermi all'ingresso con gli occhioni sbarrati e le facce preoccupate. Era bellissimo vederli così. Aspettavano Babbo Natale,ma un po' erano anche spaventati da quell'omone barbuto e paffuto che gli portava tanti regali.
Oh,ma chi sarà mai?” dissi fingendomi sorpresa “Matt,per caso aspettavamo visite?” coinvolgendo anche mio fratello.
Lui facendosi spazio tra la folla di parenti pronta ad immortalare il momento dei regali disse
“Mah..non so...probabilmente qualcuno che ha sbagliato. Mi sembra molto tardi...” ridacchiando.
Ma non riuscì nemmeno a finire la frase che i cinque bambini davanti a me si voltarono quasi all'unisono
“E' Babbo Natale!!!” mostrando a mio fratello i loro occhi minacciosi che ormai erano diventati color oro “Va bene,va bene bambini. Se fate i bravi aprirò la porta!” cercando di richiamarli ma mantenendo sempre una faccia molto divertita. Loro sorrisero e i loro occhi cambiarono di nuovo,alcuni verdi e alcuni marroni.
Essere una dei cugini più grandi in questa famiglia non è affatto facile. Soprattutto in una famiglia di lupi mannari. I bambini crescevano a vista d'occhio,e i loro sensi si acuivano. Ma non era ancora facile per loro mantenere il controllo. Fortunatamente non erano ancora cosìgrandi da riuscire a percepire l'odore di chi si nascondeva sotto il vestito rosso e bianco.
Fondamentalmente erano innocui. Avevo sperimentato i loro morsi e i loro artigli. E non erano nulla di più di qualche graffio.
Così aprii la porta e il grande omone barbuto vestito di rosso e bianco entrò facendo un “Oh,Oh,Oooh!!” tipico. Ci furono foto,regali,baci a Babbo Natale e battute pessime di zii lontani che dicevano “Dove hai parcheggiato le renne Babbo?” oppure “Eeeh Babbo ti sei invecchiato,sei un po' in ritardo!” ma comunque si buttava sempre sul ridere.
Una volta che i più piccoli furono premiati con i loro amati regali anche noi potemmo aprire i nostri.
Ahahaha! Hai visto che facce che hanno fatto?” mi si avvicinò Matt ridendo.
Stavi per essere morso! Ma si,mi hanno fatto morire dalle risate! Non dovremo giocarci così,quando saranno grandi potranno vendicarsi.” facendomi scappare un'altra risata.
Non credo che sarò mai stanco di tutto questo.” riferendosi alla scena di poco prima.
Già.” sorridendogli mentre buttavo la carta dei regali in un bustone ai piedi del Pagliaccio inquietante.


Dopo qualche ora la festa era finita. Tutti avevano avuto il suo regalo e i miei genitori,seguiti da mio fratello cominciarono ad incamminarsi per le scale e tornare così al piano superiore dove abitavamo. Io mi presi qualche minuto in più per aiutare mia zia a risistemare e mentre mi occupavo del salone,due gambette piccole piccole che si muovevano a mezz'aria sul balcone della finestra mi pietrificarono. La mia cuginetta Anne era praticamente sdraiata sul davanzale della finestra completamente sporta di fuori. In un attimo mollai i piatti che caddero rumorosamente sul tavolo e mi precipitai ad afferrarla.
ANNE!!!!” cingendole i fianchi e togliendola da quella posizione pericolosa “Che cosa stavi facendo?!? E' pericoloso sporgersi così! Potevi cadere di sotto!!” la sgridai mettendola a terra e inginocchiandomi alla sua altezza.
I fuochi,Sofia! Ci sono i fuochi nel cielo!” cercò la piccola Anne di tirarmi di nuovo verso la finestra. Ma io la riportai alla mia attenzione continuando a sgridarla “Non devi mai più fare una cosa del genere,mi hai capito? Potevi cadere! Se volevi vedere fuori dovevi chiedermelo! Mi hai fatto morire di paura signorina!” puntandole un dito contro. Ma lei in tutta risposta cominciò a piangere e i suoi occhi cambiarono di nuovo “Mi dispiace...” mi disse tra un singhiozzo e l'altro.
Il suo pianto attirò i miei zii,che vedendo la loro piccolina piangere mi guardarono in modo interrogativo. Così,facendogli un cenno con la mano di aspettare,mi rivolsi di nuovo alla mia cuginetta
“Va bene Anne,non c'è bisogno di piangere. Sai che facciamo? Adesso scendiamo in strada io e te e andiamo a vederli da qui sotto. Che ne dici? Però prima devi smettere di piangere. Puoi farlo per me?” accarezzandole i capelli castani.
Lei mi fece un sorrisone,si asciugò le lacrime e scosse la testa entusiasta
“Si!” la presi in braccio e i suoi occhi tornarono normali. Lanciai uno sguardo ai miei zii che sorrisero e mi avviai per le scale.
Mentre aprivo il grande portone,mi accorsi che mio fratello era sceso e ci aveva seguite
“Due giovani donzelle che escono ad un'ora così tarda,hanno bisogno di un bel principe che le tenga al sicuro.”
Si avvicinò a noi e prese in braccio Anne. Lei era felicissima,adorava mio fratello e andavano molto d'accordo. Matt sapeva come trattare con i giovani lupi del branco. Così come me. Anche se io purtroppo non avevo sviluppato alcun tipo di mutazione. Ero l'unico essere umano della famiglia,apparte mio fratello più piccolo,che al momento stava festeggiando a casa di un amico.
Che vogliamo farci?Purtroppo non avevo ripreso i geni,ma d'altro canto ero diventata una bravissima infermiera. Conoscevo tutto ciò che c'era da sapere sui lupi mannari e ciò che era nocivo per loro. Se non potevo combattere per loro,almeno potevo guarirli.
I fuochi d'artificio erano veramente stupendi. Mille colori che risaltavano in quella notte così scura e suggestiva. Ogni volta che uno di loro esplodeva sembrava come se lo scoppio facesse parte di me. Come se fosse un amplificazione del battito del mio cuore. Bellissimi.
Anne,sempre in braccio a mio fratello maggiore,li indicava,rideva e strattonava Matt,come se volesse andare fino lassù per toccarli.
Mi feci un po' cullare da quella scena.
Poi Anne e Matt tutto d'un tratto cominciarono a puntare il buio davanti a noi. I lampioni non funzionavano bene nella nostra zona e di notte era sempre buio pesto. Quando un altro fuoco d'artificio esplose nel cielo,la sua luce illuminò per qualche attimo la zona che mio fratello stava sorvegliando. Per un istante mi sembrò di vedere una sagoma scura appoggiata ad un cassonetto dell'immondizia “Il solito ubriacone di Natale,non preoccuparti!” sorridendo a Matt.
Ma i suoi occhi cambiarono diventando color oro
“Non è un ubriacone...”.
Quando mi voltai un altro fuoco era appena esploso e in quell'attimo di luce notai che quell'individuo era caduto a terra,e ci guardava minaccioso con due lucenti occhi blu.
Il mio primo istinto fu quello di scappare,ma mio fratello mi tenne incollata lì “Vado a vedere,prendi Anne e andate a casa. Se non torno tra dieci minuti avverti papà.” mi ordinò senza togliere lo sguardo da quella persona.
Daccordo.” dissi e voltandomi rientrai velocemente nel palazzo. Chiusi il portone e mi diressi al piano superiore. “Perchè Matt rimane fuori?” mi sentii chiedere da Anne “Perchè non sappiamo chi sia quella persona. Se vuole fare qualcosa di cattivo dobbiamo mandarlo via.” dissi mettendola a terra e dandole la mano per aiutarla a salire l'ultima rampa di scale. I suoi occhi erano tornati normali.
Come quando Alex ti ha attaccata?” chiese confusa.
Io mi fermai un momento. Ripensare a quel nome mi fece rabbrividire. Ero quasi morta quando quell'essere mi aveva attaccata. E le cicatrici le portavo ancora sulla schiena. Non sapevo cosa rispondere
“Non lo so...ma adesso ti porto a casa e torno a vedere,ok?”.
Mentre la lasciavo alle cure dei miei zii,spiegai la situazione anche a loro,dicendogli di non alzare un polverone visto che se ne stava occupando Matt.
Loro capirono,anche se un po' contrariati “Se succede qualcosa dì a tuo fratello di ruggire...saremo tutti qui sotto in un attimo.” disse mio zio Phill serio. Ma sapevo che non era necessario far muovere tutto il branco per una sola persona. Certo,sempre se era solo uno.
Comunque presi la mia borsa delle emergenze,che portavo sempre con me,e come un fulmine mi precipitai di nuovo all'ingresso del palazzo. Quella borsa era tutta la mia vita,era tutto per me. Cerano gli oggetti necessari per difendermi dai lupi mannari,ma anche dai wendigo,dagli skinwalkers,perfino dai ghoul e dai djiin. Anche se di questi tempi se ne vedevano pochi in giro. Ma più importante di tutto c'erano tantissimi rimedi ed erbe per le ferite. E da quando qualcuno aveva risvegliato il Nemethon non si sapeva mai.
Spalancato il portone,notai mio fratello accucciato ad esaminare quell'individuo.
Si voltò e mi fece un cenno con la mano. O almeno credo. I fuochi erano finiti e la visuale era nulla. Per di più nel palazzo c'erano migliaia di luci colorate e passando ad un buio pesto i miei occhi dovevano abituarsi.
Datti una mossa Sofia!! E' messo molto male!!” mi sentii urlare contro.
Facendomi forza corsi da lui,e appena arrivai,notai che l'asfalto era piuttosto scivolosa in quel punto,e c'era un odore davvero terribile,quasi ferroso.
Cavolo! Si scivola.” imprecai cercando di non insudiciare con qualsiasi cosa fosse,le mie scarpe nuove “Ti ha detto niente? Cosa è successo? Non si vede nulla...”.
Matt si alzò e prese il suo telefono “Adesso accendo la torcia,preparati...”.
Accese la luce del suo telefono e quello che vidi mi immobilizzò. Non capivo bene da dove uscisse,ma quello che prima era una sostanza ben poco identificata e scivolosa,era in realtà il sangue di quel tipo “O mio Dio...” fu l'unica cosa che riuscii a dire.1
Mi avvicinai ancora mettendomi in ginocchio di fianco a quel tipo,che appena sentì la mia presenza cercò di muoversi “Sta fermo,è tutto okay...Come ti chiami?” cercai di chiedergli mentre aprivo la borsa.
Matt era attento ad ogni suo movimento. Girava intorno a noi sempre illuminandolo con il telefono. Si guardava intorno e poi ricominciava a girare. Si vedeva che era nervoso.
Nella posizione in cui si trovava quel ragazzo,non potevo aiutarlo molto,così provai a farlo girare a pancia in su. Ma come lo toccai,scattò in piedi come una furia tentando di graffiarmi.
Sofia!!” mi allontanò Matt appena in tempo. Il telefono era caduto a terra e gli occhi di quell'individuo brillavano di un blu intenso “Matt...è come noi...”riuscii a dire riprendendomi dallo spavento,ma sapevo che Matt se ne era già accorto.
Il ragazzo era spalle al muro e il suo sguardo era feroce. Sembrava volesse ucciderci. O quanto meno spaventarci
“Ehi! Non siamo noi i cattivi qui,brutto idiota!” gli inveì contro Matt “Sei nel nostro territorio. Possiamo ucciderti,o aiutarti. Dicci chi sei.” avvicinandosi completamente trasformato.
Io rimasi dietro di lui,ma qualcosa mi spinse a bloccare la sua avanzata. Il ragazzo stava per attaccarlo,e io conoscevo bene i lupi feriti. In quelle condizioni,qualsiasi animale che venga avvicinato da un altro,apparentemente ostile,è spinto ad attaccare. E per la maggior parte dei casi,quello produceva un unico esito:la morte. Sapevo bene che Matt non si sarebbe risparmiato. Per lui l'unica cosa importante era il branco e quella persona in quel momento era una minaccia.
Così lo presi per un braccio “Aspetta. Non credo che avvicinarsi in questo modo lo farà fidare di noi...” dissi sincera. Lui aggrottò le sopracciglia,storse la testa e lentamente tornò al suo aspetto naturale “Non se ne parla!Ha cercato di aggredirti. E' una minaccia. Non sei come noi,se dovesse ferirti non guariresti velocemente!” ringhiò contro quel ragazzo.
Ma io lo strattonai di nuovo per un braccio “Non succederà. Lasciami fare”.
Lui mi guardò e lo superai andando a mettermi tra di lui e il suo “nemico”.
I miei occhi finalmente si erano abituati quel tanto necessario a lasciarmi intravedere il suo volto.
Aveva dei lineamenti taglienti e degli occhi così duri e minacciosi. Fondamentalmente un gran bel ragazzo. Con una carnagione chiara e dei capelli neri corti che gli facevano risaltare gli occhi prigionieri di quel broncio da animale ferito.
Provai ad avvicinarmi tendendo una mano verso di lui,e lasciando la borsa lentamente per terra. Ma lui in tutta risposta mi ringhiò a denti stretti avvicinando il suo viso a me. Io allora,mettendo da parte la paura,feci un passo deciso verso di lui “Smettila. Non voglio farti niente!” dissi decisa.
Il ragazzo rimase un po' sorpreso,e cercando di mantenere la posizione si appoggiò al muro tenendosi il fianco. Guardò per terra. Poi guardò Matt. Infine posò il suo sguardo su di me,e preso dalla stanchezza e dall'evidente perdita di sangue si lasciò svenire. Io e Matt lo prendemmo al volo “Quest'idiota! Cosa pensava di fare...” sbuffò Matt facendo passare il braccio del ragazzo intorno al suo collo. Io feci lo stesso con l'altro braccio,in modo da poterlo sostenere “E adesso che facciamo? Non possiamo rimanere così,ha bisogno di cure...” lasciandolo un secondo per riprendere la borsa e riallacciando la presa sul suo braccio e sul fianco.
Matt mi sembrava pensieroso. E anche preoccupato ma comunque mi rese partecipe del suo piano “Lascialo a me. Lo porterò nel palazzo. Tu devi avvisare Nonno...”.
Quelle parole mi pietrificarono “Io? Non credo che accetterà...si,questo tipo ha bisogno di cure ed è come noi...ma le leggi del branco sono ferree su questo punto. Non possiamo introdurre nella comunità lupi di altri branchi...non senza prima riunire il consiglio...Dovresti saperlo meglio di me.” dissi dura.
Certo che lo so. Non ho mica detto che da domani sarà parte del nostro branco. Però se vogliamo aiutarlo avremo bisogno del consenso del Nonno. E' lui l'Alpha.” mi spiegò.
Io annuii
“...daccordo...allora vado a parlarci...”. Detto questo mi tolsi quelle terribili scarpe con il tacco e correndo a piedi scalzi rientrai nel palazzo,avendo cura di mettere la catenella all'enorme porta,per facilitare l'ingresso a Matt.

Salendo le scale notai che le mie ginocchia,così come la parte inferiore delle gambe e i piedi erano sudice di sangue. Se fossi entrata così,chissà cosa avrebbero pensato. Così mi tolsi il giacchetto,un po' a malincuore e mi pulii per bene strofinandomelo addosso. Sapevo che non sarebbe servito a nulla. Sicuramente i miei parenti avevano già avvertito l'odore del sangue,ma tra il sentirlo e il vedermelo addosso c'era una bella differenza. Ero l'unica umana della famiglia,e loro erano sempre un po' più protettivi nei miei confronti. Bussai alla porta di casa di mio Nonno e mi aprì la sorella più piccola di mia madre,zia Mel. Lei abitava con mio Nonno,non essendosi ancora sposata.
Sofia,che succede? Sentivo la puzza di sangue con la porta chiusa. Perchè ne hai addosso? E di chi è?” chiese sorpresa mentre richiudeva la porta e mi guardava andare spedita verso il salone.
Di un ragazzo. E' ferito e ha bisogno di cure. Devo parlare con il Nonno.” svoltando a sinistra nel corridoio e entrando nel salone.
Mi fermai. Nonno era affacciato alla finestra. Sporto di fuori in una posizione comoda. Le gambe accavallate e i gomiti poggiati sulla ringhiera.
Avrà visto tutto?” pensai immediatamente. Così mi avvicinai a lui “Nonno...” mostrandogli tutta l'insicurezza che avevo dentro.
Ma lui si voltò
“Conosci le regole Sofia. Non può restare. Non è uno di noi.” con tutta la calma di cui era capace solitamente.
Ma io ribattei
“E' ferito,Nonno. Non voglio di certo farlo restare,ma se tu mi dessi l'opportunità di guarirlo così che possa tornare da dove è venuto,te ne sarei riconoscente...”.
Non possiamo accogliere qualsiasi individuo che si trova in difficoltà. Ci sono delle leggi,nipote. E vanno rispettate. Ci vorrà almeno una settimana perchè si riprenda. Quelle sono ferite inferte da un Alpha. Posso percepirne la gravità.” spiegò indicando la finestra con tono seccato.
Ma,non sappiamo come se le sia fatte. Potrebbe essere un Omega. Magari cercava un branco ed è stato rifiutato. Non possiamo saperlo finchè non lo curiamo.” cominciavo a spazientirmi.
E se avesse cercato il potere? Se avesse provato a uccidere il suo Alpha? Vuoi davvero introdurre nel branco un animo ribelle? Devo forse ricordarti di Alex?”.
Colpo basso Nonno. Non mi aspettavo che tirasse in ballo di nuovo quella storia.
Era diverso a quel tempo. E Alex faceva parte della famiglia. Tutti conoscevano la sua natura ma nessuno mi ha mai dato retta su come andava gestita. E poi quando ha cercato di prendere il tuo posto,IO sono stata l'unica che è riuscita a fermarla! Nessuno ha mosso un dito per aiutarmi...solo i miei fratelli. E ho le cicatrici che lo provano!”.
Risposi al fuoco con il fuoco. Sapevo che mio Nonno non si perdonava per quell'accaduto di parecchi anni fa,ma non sapevo se fosse abbastanza per convincerlo.
In tutta risposta lui mi guardò accigliato,strinse i denti producendo un movimento della mascella e si sedette al tavolo incrociando le mani sotto il mento.
E' proprio per questo,Sofia,che non voglio inserire elementi ostili nel branco. Non voglio che la storia si ripeta.” disse sospirando.
Io mi sedetti vicino a lui con le spalle a quel dannato quadro inquietante che ci guardava. Davvero non lo sopportavo. Infatti gli lanciai un occhiataccia,tornando però immediatamente ad incrociare lo sguardo di mio Nonno
“Non possiamo sapere come si svolgeranno gli eventi. Ma se per qualsiasi motivo mi renderò conto che ha intenzioni ostili,sarò la prima a cacciarlo. Fidati di me...” chiesi abbozzando un piccolo sorriso.
Non sapevo che altro fare.
Poi mio Nonno mi prese la mano “All'ingresso ci sono le chiavi dell'appartamento al quinto piano. Tienilo lì finchè non si sarà rimesso. Dopodiché mandalo via.”.
Gli sorrisi e lo abbracciai “Grazie Nonno.”.
Sbrigati prima che cambi idea. E mandami qui Matt. So che è stata una sua idea” disse sospirando.
Non ti arrabbiare con lui,ha fatto solo ciò che gli sembrava giusto. In effetti se non lo avessi fermato lo avrebbe ucciso....” alzandomi e incamminandomi all'uscita del salone “Allora vado,grazie ancora. Non ti deluderò.”.
Mio Nonno si limitò ad abbozzarmi un sorriso e ad alzare una mano. Io mi diressi nel corridoio incrociando mia zia Mel.
Sicura che riuscirai a gestire questa cosa? Non mi sembra il caso di andarci alla leggera...” disse preoccupata.
Non sono più una bambina zia. E so fin dove arrivano le mie capacità. Dovete cominciare a pensare a me come ad un'adulta. Non come la stupida adolescente con le trecce che si è fatta pestare...da sua cugina...” sorpassandola e uscendo da casa.
Non le diedi il tempo di ribattere. Non mi interessava la sua opinione sull'accaduto. Le volevo bene,come a tutti gli altri zii,ma non era a loro che dovevo la mia vita. Quindi non avevano il diritto di giudicare quello che stavo facendo.
Dirigendomi di nuovo al portone trovai Matt a fumare tranquillamente una sigaretta,fuori dal portone,con una mano in tasca. Il ragazzo era accasciato per terra,seduto contro il muro dell'ascensore che portava ai piani superiori. La mia prima reazione fu quella di socchiudere leggermente gli occhi e corrucciare leggermente le sopracciglia
“Che cavolo...Lo hai mollato qui?” leggermente infastidita. Ma lui si limitò a girarsi “Da quello che ha detto il Nonno,adesso è un problema tuo. E,si. Ho sentito tutto. E,no. Non ti aiuterò ad occuparti di lui. Comunque sia credo che sia proprio questo che il Nonno voglia dirmi. Perchè vuole parlare con me,no?” disse entrando e cominciando a salire le scale.
Dannato udito da lupo...” dissi scocciata “Anche se la casa del Nonno è al primo piano e la porta di casa è rimasta aperta,non ti dà il diritto di origliare...”.
Matt mi si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia “Notte sorellina. Ci vediamo domani.”.
Si,buona notte...è meglio che mi sbrighi o non so se sopravviverà.” dissi allacciando un braccio del ragazzo sul mio collo e cominciando a trascinarmelo dietro.


Arrivare all'ascensore non fu un grosso problema. Fare la rampa di scale in discesa con un peso morto in spalla,quello si che sarebbe stato da medaglia d'oro. Potevano darmi una medaglia per la mia bravura. Non ero mai inciampata,non avevo mai perso la presa e non una sola volta mi ero fermata. Nonostante non fossi un lupo mannaro,ero molto più forte di un qualsiasi essere umano.
Ma non riuscivo bene a spiegarmi il perchè.
Comunque feci fare qualche mandata alla serratura,che scattò con un forte rumore e si aprì in un istante.
La casa era arredata e ben tenuta. L'ingresso era semplice con una piccola libreria,un attaccapanni e un mobiletto su cui poggiava il telefono di casa. Subito a destra c'era una camera per gli ospiti. Dritto per dritto la cucina con affianco il bagno. A sinistra c'era l'enorme salone a vista e proprio attaccato,un enorme camera da letto. Era arredata in modo semplice. Il colore che predominava era il crema. Cerano due cassettiere sulla destra appena si entrava,una attaccata all'altra. Mentre sulla sinistra il grande letto matrimoniale,illuminato dall'unica grande porta finestra che affacciava su un piccolo terrazzino.
Facendomi forza mi avvicinai al lettone. Con la mano libera aprii le coperte e mi sedetti,portando meccanicamente a sedere anche la mia “zavorra”. In quel momento il ragazzo sembrò svegliarsi.

Dove mi trovo...” chiese cercando di restare sveglio.
Al sicuro. Ti dispiace se mi occupo delle tue ferite?” provai a chiedere ricordando qualche momento prima in cui aveva cercato di attaccarmi.
Non disse nulla. Annuì leggermente,continuando a fissare il pavimento. I suoi occhi erano stanchi e sembrava come se stesse per perdere di nuovo conoscenza. Così facendo più velocemente possibile gli sfilai la giacca nera.
In quel momento avevo la visuale libera sulla sua schiena e le sue effettive condizioni. Quattro tagli profondi partivano dal costato di destra,e continuavano in obliquo fino al fianco sinistro.
Erano segni di artigli. Li conoscevo bene. Alzai un momento lo sguardo per riprendere fiato.
Quella ferita era simile alla mia. Poi mi accorsi che proprio sul muro su cui si appoggiava il letto c'era un quadro. E non mi sembrò possibile. Ancora quel Clown. Mi perseguitava non c'era dubbio.
“Al Nonno deve piacere davvero molto questo quadro inquietante,se ha deciso di metterne uno anche qui.” pensai.
Comunque non potevo distrarmi così ripresi a “visitare il mio paziente”.
Sul braccio sinistro si intravedeva una ferita ma non riuscivo a stabilirne la gravità.
Così sfilai dalla mia borsa un paio di forbici.
Lui mi guardò confuso. Allora gli lasciai mettere a fuoco e vedere così l'oggetto che avevo tra le mani
“Devo tagliare la maglietta. Te ne procurerò un'altra,ma ti prego...lasciami fare.” chiesi.
Lui riprese a guardare per terra e con un soffio di fiato mi rispose
“Derek...”.
Parlava talmente piano che non riuscii a sentirlo “Cosa?” .
Mi avevi chiesto chi ero...Derek...il mio nome è Derek.” disse con la voce scossa da una fitta di dolore.
Molto piacere,Derek. Io sono Sofia.”

   
 
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