Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    08/11/2015    5 recensioni
(DragonIce ~ Elsa x Maleficent)
I know you, I walked with you once upon a dream
I know you, the gleam in your eyes is so familiar a gleam
Yet I know it’s true that visions are seldom all they seem
But if I know you, I know what you’ll do
You love me at once
The way you did once upon a dream...
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Elsa, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note Autrice:
Dopo più di un anno - secoli praticamente! - mi sono ricordata di questa fic incompiuta, precisamente dell'ultimo capitolo.
Ho voluto riprenderla in mano e, sebbene credo che il mio stile sia un pò cambiato, ho cercato di rimanere in linea con quello che avevo iniziato.
Questo è il capitolo finale, o meglio, il finale in cui Elsa sceglie Malefica invece di Anna.
Mi scuso per questo ritardo, la mia vita personale ha subito radicali modifiche ed ho perso un pò i "contatti" con ciò che avevo fatto prima ... ma spero di aver "recuperato" e, soprattutto, data un'ipotesi di finale (la seconda) degna della fanfiction in sé.
Grazie a chi mi ha seguita, a chi ha recensito, a chi in generale ha apprezzato. Ho apprezzato moltissimo anche io - davvero - che una storia un tantino fuori dalle righe abbia avuto il suo seguito.
Dopo così tanto tempo, spero comunque di aver lasciato qualcosa.
Ps. Le fanart non sono mie, solo il montaggio.
Enjoy it!

 

But see the gracious whim of fate {Malefica}


Amava sua sorella.
L’amava forse più di qualunque cosa al mondo, forse anche più di se stessa.
L’amava eppure in lei non vedeva futuro, non quello che aveva sempre sperato, sempre desiderato per se stessa.
Una fitta le pervase il cuore: da quando era così egoista?
Lanciò uno sguardo a Malefica, quell’autorevolezza innegabile, quel portamento deciso, quella sicurezza che a lei era sempre mancata.
Era una dominatrice, la Signora di Ogni Male … ma prima di tutto era dominatrice di se stessa.
Ed Elsa non era mai stata nemmeno questo.
«Elsa … ti prego … Arendelle ha bisogno … della sua regina …» bisbigliò la giovane principessa, stringendosi il ventre per un taglio tutt’altro che rassicurante.
Era ormai distesa a terra, gemeva, stringeva i denti dal dolore, ma non demordeva, non lo aveva mai fatto dinnanzi all’eventualità di perdere la persona che più amava.
Ma l’amore sarebbe stato sufficiente a rendere felice la Regina dei Ghiacci?
Una risata si levò nel grande salone di marmo nero, l’ironia ed il sadismo che vi aleggiavano erano dei più temibili mai uditi.
«Regina?» Ripeté quella parola con un tono divertito, ma di quel divertimento cinico, cattivo, colmo della crudeltà più nuda e cruda.
La ferì, la ferì inevitabilmente con quel fare perennemente aggressivo e maligno, eppure dotato di una sicurezza incredibile.
Lei – Elsa – che aveva sempre creduto che l’unica sicurezza fosse il Bene, si trovava a dover ammettere che le tenebre lo fossero probabilmente di più.
«Non esiste nessuna Regina, in quello sputo di Regno.» Sentenziò, questa volta il tono era serio, lo sguardo glaciale puntato su Anna.
La Regina dei Ghiacci non sapeva come comportarsi, le sue iridi cristalline si spostavano freneticamente dalla sorella all’amante, senza riuscire a comprendere chi avesse ragione, chi sapesse davvero di cosa stesse parlando.
«Non … ascoltarla …» biascicò la rossa, nella disperata speranza di dissuaderla dall’ascoltare quello che a lei sembrava un’accusa assurda, nella speranza che l’amore che le aveva dimostrato bastasse a riportarla a casa con sé.
Già, casa … quel regno era davvero la sua casa?
Ed Anna, nella sua ingenua determinazione, poteva davvero bastare ad una come lei?
«Fa male venir contraddetti a ragione, eh principessina?» La provocò, quell’accusa sottile e pungente, le labbra rosse che andavano distendendosi.
E lo sguardo di Anna, perennemente coraggioso e sicuro, che si faceva man mano più consapevole.
Elsa aveva cominciato a capire, Anna sperava di non doverlo fare.
La fata oscura volse il proprio sguardo gelido alla fragile amante, uno sguardo dannatamente sicuro, che sapeva ogni volta provocarle brividi acuti lungo tutta la schiena.
La verità stava per essere emessa, ed il suo animo lo bramava più d’ogni altra cosa quanto ne aveva una folle paura.
«Se vuoi giocare a far la reginetta di gentaglia che non ti vede come tale e mai ti vedrà una di loro, fai pure. Sarai la fragile e diversa che tutti si aspettano tu sia.» Parole chiare, veritiere, senza la benché minima pietà.
Perché Malefica non le nascondeva la realtà dei fatti, non lo aveva mai fatto: a costo di ferirla era sempre stata dannatamente sincera, senza preoccuparsi di nasconderle nulla.
Senza preoccuparsi di tenerle celata la realtà pur di non farla soffrire, come aveva sempre fatto Anna.
Senza preoccuparsi di farla soffrire ed al contempo renderla più forte, contrariamente ad Anna.
Con Anna sarebbe sempre stata protetta, sì, ma debole.
E forse non era la protezione che lei necessitava.
Quelle labbra carnose e malefiche si aprirono ulteriormente, il cuore di Anna perse un battito.
«Se resti qui, sarai la vera regina che credi di essere. Sarai la regina di te stessa.» Rimase così, con le labbra sottili dischiuse, il cuore che aveva cominciato a palpitare come mai prima d’ora – o meglio, come quando si trovava in sua presenza, solo in sua presenza.
Il cuore pareva aver riconosciuto la propria strada, e questo terrorizzò Anna come non mai.
Perché Elsa non aveva mai chiesto di diventare Regina, non aveva mai chiesto di prendersi cura di un popolo che la ripudiava, di sacrificare se stessa e la propria esistenza per paura di ferire qualcuno che, in realtà, non l’aveva mai voluta.
Anna l’amava, lo riconosceva, ma ora più che mai era certa che non le sarebbe bastato, né in quel momento né mai.
Tutto ciò che Elsa aveva sempre desiderato era essere libera, libera di essere se stessa, libera da paure che gli altri le avevano imposto e che lei, nel suo intimo più profondo, non avrebbe mai voluto avere.
Avrebbe continuato a portarsele dietro? A gravarsi di quel peso che per vent’un anni l’aveva oppressa, relegata, isolata?
Non aveva forse cercato in ogni modo di farsi amare dalla gente, arrivando a rinnegare ciò che lei stessa era?
Le labbra si chiusero lentamente, lo sguardo cristallino ed ancora colmo di una purezza invidiabile andò a volgersi lentamente a Malefica.
Una Malefica vittoriosa e dannatamente soddisfatta.
«Voglio restare qui.» La sua scelta, la sua sentenza.
Lo sguardo si spostò poi su Anna, una fitta al cuore la invase, la consapevolezza che non l’avrebbe più rivista la ferì profondamente, ma lo ritenne inevitabile.
Per la prima volta nella sua vita stava scegliendo, non scappando.
«Ti voglio bene, Anna. Te ne vorrò sempre …» asserì con voce flebile, con quel tono quasi dolce, rancoroso.
Mosse qualche passo verso la Signora di Ogni Male e si strinse leggermente al suo braccio, mentr’ella non si muoveva da quell’atteggiamento fiero e sicuro.
«… ma l’amore non mi lascerà mai essere ciò che sono.» Non sorrise nel pronunciare quelle parole, eppure il suo animo si liberò di un peso che per troppo tempo l’aveva oppressa.
Si sentì liberata, si sentì libera.
Lacrime calde cominciarono a scendere sul volto limpido di Anna, lacrime che non fecero in tempo a bagnare quel gelido pavimento, poiché un gesto di Malefica fu sufficiente per farla sparire, per riportarla al suo squallido castello.
Elsa rimase così, a fissare quel punto preciso del salone con una velata malinconia, eppure non aveva lasciato il contatto con la fata, pareva tenerla stretta a sé come una necessità impellente.
E Malefica ne gioiva, ne gioiva come mai prima d’ora.
Per una volta – la prima nella sua lunga vita – l’amore non aveva trionfato, l’amore non era bastato, non era stato all’altezza.
L’ennesima risata sadica e maligna si levò nel palazzo.



Dopo molto tempo, ancora non aveva rimesso piede in quel salone. Se ne stava lì, appoggiata alla balconata di una delle torri della Fortezza Oscura, le pareti nere e gelide in alcune parti ricoperte da consistenti strati di ghiaccio.
Di ghiaccio nero.
Davanti a lei, la grande foresta di rovi rilasciava in alcuni tratti scintillii azzurrognoli, un azzurro cupo, tetro, ma che non mancava di mostrarsi.
Dopo molto tempo, il ghiaccio si era unito alle tenebre, libero di espandersi, libero di manifestarsi in quello splendore tetro, ma pur sempre splendido.
Sentì alcuni passi raggiungerla alle proprie spalle, un calore innaturale l’avvolse per qualche attimo, per poi rendersi conto che il suo bell’abito celeste aveva appena assunto tonalità nere, scure, eppure a lei così familiari. La fata la raggiunse, una mano rovente le si appoggiò dinnanzi al collo libero, mentre quella presenza alle sue spalle era ancora capace di emozionarla – nel bene o nel male – come nient’altro al mondo.
Era diventata parte di qualcosa, qualcosa che era anche se stessa.

Elsa aveva scelto la libertà a discapito dell’amore …
e non se ne sarebbe mai pentita.
  
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