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Autore: eugeal    12/11/2015    0 recensioni
Regina aveva creduto di aver trovato il suo lieto fine con Robin Hood, ma lo ha visto dissolversi quando Emma ha salvato Marian, riunendola al marito.
Guy di Gisborne è tormentato dai sensi di colpa dopo aver ucciso Marian, l'unico amore della sua vita.
Cosa avranno in comune questi cuori oscuri?
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lady Marian, Regina Mills, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Regina lanciò un rapido sguardo a Guy, chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare con lui. Non era certa che fosse saggio lasciarlo solo dopo aver visto quanto fosse fragile la sua condizione emotiva, ma non sapeva se potesse essere in grado di affrontare di nuovo il mondo esterno dopo l'esperienza traumatica dell'ultima volta.
Robin Hood e Marian vivevano a Storybrooke, sarebbe stato piuttosto facile incontrarli nuovamente e Regina doveva ammettere che se per lei era difficile vederli insieme, per Guy doveva esserlo ancora di più.
- Non ho bisogno di essere compatito. - La voce del cavaliere la riscosse da quei pensieri e Regina vide che Guy la stava guardando. - Se hai qualcosa da fare, fallo senza badare a me.
Regina sostenne il suo sguardo. Gisborne, notò, si era rivolto a lei in un tono molto meno formale di quello che aveva usato all'inizio e lei si chiese se quello fosse un segno di confidenza oppure se confessandogli di essere anche lei un'assassina avesse perso il suo rispetto.
- Ora pensi di leggere nel pensiero? Fino a prova contraria la strega sono io. Perché pensi che io ti compatisca?
- Conosco quello sguardo. Dopo… dopo quello che ho fatto, la gente mi guardava nello stesso modo. Si chiedevano se fossi pazzo, a cosa avrebbe potuto spingermi la mia follia e se fosse saggio restare nei paraggi. Non è quello che ti stavi chiedendo anche tu? È chiaro che hai qualche impegno e ti stavi chiedendo se potessi fidarti a lasciarmi senza la tua sorveglianza.
- E posso fidarmi?
Guy la fissò.
- Sarò anche pazzo, ma non sono un ingrato. Non farei nulla per danneggiare te o Henry.
- Non è di questo che mi preoccupavo.
- Di cosa, allora?
- Di te. Ti farai ancora del male?
Guy si guardò le mani: la pelle era tornata integra, ma erano ancora segnate dalle cicatrici di ferite più vecchie.
- Ha importanza?
- Sì, ne ha.
Gisborne abbassò lo sguardo.
- Ho promesso di obbedirti. Ordinamelo e non lo farò.
Regina aggrottò le ciglia, non del tutto sicura che le piacesse quella risposta.
Per l'ennesima volta si chiese quanto danno avesse fatto portando quell'uomo così tormentato a Storybrooke e quali sarebbero state le conseguenze del suo incantesimo, ma ormai lo aveva fatto e adesso Guy di Gisborne era sotto la sua responsabilità.
- Non dovresti farlo e basta, non perché sono io a ordinartelo.
Guy annuì debolmente.
- Qualunque cosa tu debba fare… Posso venire con te?
Regina tornò a guardarlo: nel giro di pochi minuti quell'uomo era passato da un atteggiamento scontroso a quella richiesta umile, quasi una supplica e lei intuì che quelli erano entrambi aspetti della sua vulnerabilità. Era stato ferito profondamente e gli sarebbe servito del tempo per ritrovare un equilibrio.
- Te la senti? Storybrooke non è una grande città. La possibilità di incontrare di nuovo Robin e Marian è piuttosto concreta.
Gisborne annuì di nuovo.
- Ieri è stata una sorpresa, non me lo aspettavo. Posso sopportarlo, credo. Quando sono solo inizio a pensare. A ricordare. È come se ci fossero dei demoni nella mia mente, pronti a straziarmi con i loro artigli. Nulla può essere peggio di questo. So che quella non è lei, che non è la stessa donna che ho ucciso. Eppure allo stesso tempo lo è. Sono sicuro che avrebbe il suo stesso sorriso nell'accarezzare un cavallo o nel guardare i giochi dei bambini del villaggio, che il suo sguardo si accenderebbe dell'identico fuoco sdegnoso di fronte a un'ingiustizia, che se mi conoscesse forse riuscirebbe ancora a trovare qualcosa di buono dentro di me… Ma non mi conosce. Questa Marian non mi ha mai visto in vita sua, non sa nemmeno che esisto. Ed è meglio così perché questa Marian è viva, proprio perché non ha mai avuto a che fare con me. L'ho uccisa, credevo che non avrei mai più rivisto la luce che brillava nei suoi occhi, la vitalità che animava ogni sua mossa, pensavo di averli cancellati per sempre dal mondo… E invece me la sono ritrovata davanti all'improvviso, in una donna che è lei e non lo è allo stesso tempo. Non so se sia una consolazione o un tormento. Probabilmente entrambi.
Gisborne smise di parlare e distolse lo sguardo, imbarazzato per aver detto troppo. Regina lo guardò per un attimo, poi indicò la porta con la mano e gli sorrise leggermente.
- Ti senti abbastanza temerario da salire su un'automobile?
Guy la guardò, sorpreso e un po' sollevato dal fatto che Regina avesse deciso di non commentare il suo sfogo.
- Il carro senza cavalli? Non può essere peggio del tuo modo di svanire in una nuvola di fumo.

Regina fermò l'automobile a un semaforo rosso e lanciò uno sguardo divertito a Gisborne. Il cavaliere stava ancora esaminando con aria critica la cintura di sicurezza.
Poco prima era riuscita a convincerlo a lasciarsela allacciare solo dopo avergli assicurato che poteva sganciarla in un attimo ed avergli mostrato come funzionava il meccanismo di chiusura.
- Ti dà proprio fastidio, eh?
Guy lasciò stare la cintura e la guardò.
- Non mi piace l'idea di essere legato.
Regina lo fissò per un attimo, poi non appena il semaforo tornò ad essere verde rimise in moto l'auto, controllò nello specchietto che non ci fossero altre macchine alle sue spalle e poi frenò bruscamente, sorridendo tra sé nel sentire lo strattone della cintura di sicurezza che la tratteneva, spingendola di nuovo verso il sedile.
Si voltò verso Guy e l'uomo la guardò, allarmato.
- Cosa è successo?!
- Ho semplicemente fermato l'auto di colpo.
- E perché lo hai fatto?! Questa cosa mi ha fatto male.
Regina toccò con un dito la cintura di sicurezza tesa sul petto di Guy.
- Questa cosa ti ha evitato di sbattere la testa contro il vetro. Avrebbe fatto molto più male, credimi.
Gisborne considerò per un attimo il parabrezza e la forza con cui lo avrebbe colpito se la cintura di sicurezza non lo avesse trattenuto.
- Oh. Allora è a questo che serve. Avresti potuto semplicemente spiegarmelo.
- A volte una piccola dimostrazione vale di più di mille parole.
Guy fu costretto a darle ragione poi la guardò con un piccolo sorriso di sfida.
- Visto che a quanto pare devo rassegnarmi a lasciarmi legare, che ne dici di farmi vedere se questo carro può andare veloce come dici?
Regina alzò una mano e fece svanire la macchina dal centro di Storybrooke per farla riapparire in una strada lunga e dritta che attraversava i campi alla periferia della città.
- Proprio non puoi fare a meno di questo modo diabolico di spostarti? - Si lamentò Guy. - Mi fa girare la testa.
- Sei stato tu a chiedermi di andare più veloce, di certo non potevo farlo in città. Allora, sei pronto o hai cambiato idea?
Guy sogghignò.
- Ti sembro un codardo? Fammi vedere quello che può fare.
- Come vuoi. - Disse Regina, poi schiacciò il piede sull'acceleratore.

Regina finì di leggere l'ultima delle pratiche che si erano accumulate negli ultimi giorni, scrisse un appunto sull'agenda e mise via la cartellina con un sospiro di sollievo.
Gli abitanti di Storybrooke potevano pure criticarla perché era la regina cattiva, ma se lei non svolgeva il proprio lavoro di sindaco per qualche giorno i problemi si accumulavano senza che nessuno fosse in grado di risolverli.
Si alzò dalla scrivania e si affacciò alla stanza accanto per guardare cosa stesse facendo Guy.
Quando erano arrivati nello studio del sindaco dopo la corsa in automobile, Regina gli aveva detto di aspettarla in quella stanza e di non disturbarla mentre lavorava. Gisborne le aveva obbedito senza protestare e lei non lo aveva sentito per il resto del pomeriggio.
Il cavaliere era steso su un fianco, rannicchiato su un divano troppo corto per la sua statura, ma dormiva profondamente nonostante la posizione piuttosto scomoda e per una volta il suo sonno sembrava tranquillo.
Per terra, accanto al divano, c'era uno dei libri della biblioteca che Regina aveva scelto per aiutarlo a comprendere il mondo moderno, aperto alla pagina che parlava dei mezzi di trasporto.
Regina lo raccolse e sorrise.
La velocità della sua automobile doveva averlo colpito molto, anche se lei non si era spinta oltre i limiti. Mentre accelerava lungo il rettilineo, Regina aveva aperto il finestrino dalla parte di Guy e per la prima volta da quando lo aveva portato a Storybrooke lo aveva sentito ridere, eccitato per la velocità e per il vento che gli aveva arruffato i capelli.
In quel momento le era sembrato più giovane, sollevato per qualche attimo dal peso della propria colpa e Regina aveva intravisto l'uomo che avrebbe potuto essere: un cavaliere forte, gentile e valoroso.
La Marian del suo mondo non doveva essersi sbagliata nel vedere del buono in lui, ma Regina si chiedeva se alla fine sarebbe riuscito a ritrovare quella parte migliore di sé e a recuperare un po' di pace.
E io? Avrò anche io una parte migliore?
Guardò l'uomo addormentato e gli mise una mano sulla spalla con l'intenzione di svegliarlo e dirgli che era ora di tornare a casa, ma cambiò idea, non era necessario. Da sveglio Guy non lo avrebbe apprezzato, ma ora stava dormendo e non se ne sarebbe accorto, perciò Regina usò il suo incantesimo per svanire dall'ufficio del sindaco e riapparire direttamente a casa.
Il cavaliere si girò nel sonno, riuscendo finalmente a stendere le gambe nel ritrovarsi su un divano più grande e comodo, ma non si svegliò, evidentemente sfinito dopo aver passato una notte praticamente insonne.
Regina fece apparire una coperta su di lui e un cuscino sotto la sua testa e lo lasciò tranquillo. Sedette su una poltrona e rimase a guardarlo, chiedendosi se anche lei potesse sembrare così innocente mentre dormiva.
   
 
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