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Autore: ThorinOakenshield    13/11/2015    7 recensioni
Dopo un estenuante allenamento in palestra con Terry Notary, l'avvenente Richard Armitage decide di concedersi un attimo di relax con il suo amico e collega Martin Freeman.
Di ritorno dalla "festicciola", Richard si renderà conto di non essere solo nella sua roulotte...
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Martin Freeman, Richard Armitage
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’ennesimo allenamento in palestra con gli altri ragazzi.
Risultato: l’avvenente e talentuoso Richard Armitage rientrava nella sua roulette personale, trascinando i piedi, dopo essersi rilassato un po’ insieme al suo amico e collega Martin Freeman.
L’uomo si sfilò l’aderente maglietta verde che le donne della troupe amavano osservare, immaginando estasiate cosa celasse quel semplice e obsoleto indumento di cotone.
Richard rivelò un petto ampio e muscoloso, riscaldato da una folta peluria nera, del medesimo colore della barba che gli ricopriva il mento.
Armitage si lasciò cadere sul letto e trovò immensamente interessante il soffitto, rimase fermo a fissarlo come se esso gli stesse rivelando il significato della vita o stesse facendo argute considerazioni sull’universo.
Sospirò.
La sera era l’unico momento che trovava per concedersi un po’ di pace e riflettere sul passato, sul presente e sul futuro. Gli allenamenti con Terry Notary si erano fatti sempre più asfissianti; talvolta Richard aveva l’impressione di essere tornato indietro nel tempo, quando era ancora un giovane ed ingenuo scolaretto che scorrazzava ininterrottamente per la palestra della scuola. Solo che allora, la mole di esercizi, non era minimamente paragonabile a quella che stava sopportando adesso, poiché gli allenamenti comprendevano anche equitazione e tecniche di combattimento con asce e spade.
L’uomo si passò le mani sul volto e se le lasciò lentamente scivolare lungo le guance, le quali si erano riscaldate leggermente a contatto con i palmi.
“È stata veramente una cosa di cui vergognarsi e per la quale varrebbe la pena di non uscire di casa per settimane.”
Una voce profonda e sorprendentemente simile alla sua lo fece sobbalzare sul letto.
Non appena Richard spostò lo sguardo su un determinato punto della stanza – se si poteva definire tale–, ammutolì.
L’esoterica figura teneva le braccia saldamente incrociate sul petto. La schiena rilassata contro il muro, i lineamenti induriti da un’espressione austera e decisamente e insopportabilmente altezzosa.
In un momento talmente inconsueto e surreale, l’attore non fece nemmeno caso al tono duro e all’atteggiamento scontroso e superbo del suo futuro interlocutore. L’unica cosa che riuscì a fare fu boccheggiare.
“Non posso credere che tu sia l’attore che mi interpreta! Che razza di figura vuoi farmi fare?!” L’infiltrato non gli aveva neanche dato il tempo per chiedere cosa stesse succedendo, era subito partito per la tangente, aggressivo come non mai. “Tirarsi lo scudo di quercia in faccia in quel modo!” esclamò disgustato, con una smorfia che gli contorceva il viso che Richard aveva riconosciuto all’istante. “Così la mia reputazione andrà a farsi benedire!” aggiunse guardandosi le unghie, dopo aver scosso molto teatralmente i lunghi capelli corvini in un gesto di pura e semplice vanità.
Richard alzò timidamente l’indice. “Veramente, nel caso ti interessasse, mi sono colpito in faccia un’altra volta, quando stavo recitando il mio ultimo confronto con Az…”
“Sta’ zitto!” lo interruppe istericamente l’intruso, facendogli fare un salto sul letto. “Sta’ zitto!” ripeté scandendo bene le parole e tappandosi le orecchie, come se non avesse voluto sapere altro. Questo era troppo per lui. Dopo questa informazione, poteva fare ciao ciao con la manina alla sua ottima reputazione.
Armitage si strinse nelle spalle, senza badare alla stranezza della situazione e senza chiedersi se stesse sognando o se avesse semplicemente alzato un po’ troppo il gomito. “Ti chiedo scusa, non l’ho fatto apposta.” Chinò il capo e gli diede una rapida occhiata alzando gli occhioni chiari, come fanno i cani quando i padroni li riprendono per aver sporcato di fango il pavimento dopo essersi dati alla pazza gioia in giardino.
Quella checca isterica sospirò rumorosamente, per calmarsi. Una volta raggiunto l’obiettivo, disse rassegnato: “Non preoccuparti. L’unica cosa che volevo dirti prima di andare via è…” Si mise dritto ed elencò le varie cose sulle dita della mano sinistra. “Uno: pettinati per bene quando devi interpretarmi, ci tengo ad essere impeccabile di fronte al grande pubblico. Due: fatti le treccine meticolosamente, sono il mio vanto. Tre: quella casacca blu smorto non rende giustizia ai miei bellissimi occhi, mettine una azzurro acceso. Magari elettrico…”
“Ma Peter vuole che io indossi quella blu smorto…” si giustificò intimidito Richard, facendosi sempre più piccolo scrutato da quegli occhi tedeschi.
A quelle parole, l’intruso si rabbuiò e si erse in tutta la sua grandezza e maestosità, facendo concorrenza a Gandalf quando si era alterato a Casa Baggins. “Tu indosserai quella blu elettrico… capito?!
L’uomo annuì convulsamente, ritenendo che fosse inutile spiegare a quel bizzarro individuo che è oltremodo fuori luogo indossare un indumento di quel colore quando si deve interpretare un personaggio che vive in un mondo di ispirazione medievale.
La figura misteriosa si calmò repentinamente e aggiunse severa: “Un’altra cosa che mi ha fatto storcere il naso del tuo comportamento è la tua amicizia con lo scassinatore.”
Richard sgranò gli occhi a più puntate, faticando a trovare un nesso in quella frase. Gli ci volle una frazione di secondo per rendersi conto che l’intruso si stava riferendo a Martin Freeman.
“Quello hobbit è un essere inutile che non sta facendo altro che rallentare l’impresa. Senza contare che è un tuo sottoposto, devi trattarlo male.”
“Ehi!” Era improvvisamente comparsa una testolina riccioluta dalla porta aperta della roulotte e il signor Armitage pensò di avere la febbre.
L’esserino aveva parlato con voce squillante e irritata.
La presenza dai lunghi capelli scuri batté le mani, come se avesse voluto svegliare qualcuno. “Allora? Questo tè alla vaniglia?”
Il piccoletto sparì velocemente, mentre Richard continuava a guardare nella sua direzione, a bocca spalancata, sempre più esterrefatto.
“Dunque,” riprese quell’essere scontroso e pieno di sé, senza badare all’espressione sconvolta stampata in faccia all’uomo. “Se eseguirai questi miei semplici ordini andremo d’accordo. Mi dileguo.” Accennò un breve inchino con il capo e, come se avesse infilato al dito l’Unico Anello, sparì.
 
Fu svegliato da un’intollerabile sensazione di gelo che gli aveva improvvisamente pervaso la maggior parte del corpo.
Richard provò ad aprire gli occhi, ma essi gli bruciavano in modo terribile. Inspiegabilmente, si sentiva i capelli appiccicati alla fronte, come se fossero stati una seconda pelle.
All’attore venne un colpo notando di avere gran parte del letto bagnato.
Ma la sono fatta addosso o cosa?
L’uomo si rincuorò nel constatare che l’umidità delle lenzuola non era dovuta ai suoi rilasci fisiologici, bensì alla figura minuta e furibonda che aveva davanti.
Martin si trovava dinanzi a Richard, con un secchio in mano e lo stava guardando imbufalito. “Ma vuoi alzarti?! È da venti minuti che ti chiamo!”
Nonostante il mal di testa, il signor Armitage trovò la forza per alzarsi di scatto, afferrando l’amico per le spalle.
Freeman lo osservò interdetto e anche un po’ spaventato.
“Tu non hai idea di chi ho visto ieri sera!” esclamò a gran voce Richard, gli occhi enormi e rossi che lo facevano sembrare uno psicopatico, facendo ancora più paura al caro amico e collega.
“So soltanto che se non ti sbrighi Peter ci ammazza tutti e due” rispose prontamente Martin, senza scomporsi.
“Tu non capisci! Ho visto Thorin!”
“Thorin?!”
“Sì! E c’era anche Bilbo!”
“Bilbo?!”
All’inizio Martin aveva pensato che l’amico lo stesse prendendo in giro, ma egli era troppo sbalordito e confuso per star semplicemente fingendo. Anche se bisognava prendere in considerazione il fatto che era un ottimo attore.
Freeman fece un sorrisetto sghembo e mise le braccia conserte. “Ah sì? E cosa ti ha raccontato di bello?” lo canzonò.
Richard, talmente stupefatto che era, non colse la nota di scherno nella voce del collega e raccontò concitato: “Si trovava nella mia roulotte, proprio qui e blaterava qualcosa a riguardo di una casacca azzurro acceso, delle sue trecce e dei suoi capelli. Poi mi ha detto che dovrei trattarti male e subito dopo è spuntato Bilbo.” Questo resoconto sembrava il delirio di un pazzo.
Martin alzò un sopracciglio. “E così dovresti trattarmi male?” Indurì lo sguardo. “Non ci provare.”
Mentre il povero Armitage non sapeva darsi delle riposte ed era convinto di aver perso il lume della ragione, Freeman rammentava perfettamente il giorno precedente: com’era sua consuetudine, aveva trascorso la serata con Richard, una serata che si era conclusa con lui che tentava di condurre l’amico verso la sua roulotte senza farlo cadere per terra.
L’attore più basso sorrise. “Conosco la soluzione a questo dilemma.”
Richard lo sguardò speranzoso.
“Smettila di bere così tanto vino rosso.”
 
L’Antro di Lucri:
 
Ma perché ho scelto questo nome stupidissimo per le note dell’autore? Si vede che oggi avevo voglia di cambiare.
Tralasciando le mie consuete chiacchiere inutili, shiao belli (?)
Era da tempo che volevo scrivere una one shot sul bellissimo Richard Armitage, e questa è la prima che metto nero su bianco.
Spero che vi sia piaciuta questa sciocchezza xD. Sono partita dal fatto che il signor Armitage va matto per il vino rosso; e poi ho sempre pensato che sarebbe interessante e divertente vedere gli attori “interagire” con i loro personaggi, perché sono molto diversi gli uni dagli altri.
Che dire? Spero che vi sia piaciuto questo sclero nonsense che più nonsense non si può, e grazie per aver letto.
Un bacione
Lucri

   
 
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