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Autore: Laura Schiller    16/11/2015    1 recensioni
Ichigo farebbe qualunque cosa per il suo Aoyama-kun... eccetto chiamarlo per nome. Perché questo?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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“Aoyama-kun!”

 Ichigo corse verso di me per salutarmi con un bacio, ancora nella sua uniforme rossa da cameriera e odorante di torte e caffè. Il suo turno era finito; Shirogane-san e le ragazze stavano tirando su le sedie, pulendo e chiudendo il negozio per la sera. Ero venuto a prendere Ichigo per una sessione di studio al parco (sperando che per una volta riuscisse a tenere la testa sui libri). Quando si fu cambiata e si fu messa i suoi vestiti grigi della scuola, andammo via camminando mano nella mano, come sempre, con Ichigo che teneva la testa contro la mia spalla.

Non so perché, fra tutti i giorni, proprio quel giorno le feci quella domanda. Forse a causa di quello che avevo sentito quando ce ne eravamo andati: l’amica di Ichigo, Retasu-san, che chiedeva al loro datore di lavoro: “è rimasta della torta al pistacchio, Ryou-kun?” – che era certamente un cambiamento.

“Da quando lei chiama Shirogane-san col suo nome?” chiesi, mio malgrado curioso.

Ichigo ridacchiò. “Oh, escono insieme”, disse “è una bella novità… anche se ha avuto una cotta per lui per molto tempo. Ricordi quando ti ho detto di quella volta che abbiamo trovato la Mew Aqua nell’oceano, e Shirogane è quasi affogato? Beh, Retasu l’ha salvato… le spunta la coda di focena quando è emozionata, come le mie orecchie di gatto, eccetto che sembra che non le accada quando è sulla terraferma. La fa nuotare come una sirena. Ha anche dato a Shirogane un bacio per salvargli la vita… sai, come…”

“Come quello che tu hai dato a me”, conclusi tranquillamente, vedendo che Ichigo non riusciva a trovare le parole.

Non ricordo molto di quella notte. Era principalmente una visione orribile della voce di Profondo Blu, io intrappolato nel mio stesso corpo, le lacrime di Ichigo, e il mio risveglio sul pavimento con la sua mano guantata di rosso avvolta nella mia. Abbiamo vinto la morte insieme. Non c’è niente di più intimo di questo.
“Si è un po’ ammorbidito questi giorni. Shirogane, intendo. Niente Mew Project, solo il Café… e ha decisamente smesso di provarci con me. È un sollievo, eh, Aoyama-kun?”

Intimo, sì. E ancora lei mi stava chiamando con lo stesso nome che usava quando a malapena ci parlavamo. Anche durante la nostra lotta con Profondo Blu, implorandolo di lasciarmi andare, lei urlava chiamandomi “Aoyama-kun”. Ripensandoci, era strano.

“Ichigo?”

“Sì?” mi ha sorriso, i suoi grandi occhi marroni brillavano. Per quanto la riguardava, niente era sbagliato.

“Perché mi chiami ancora Aoyama-kun?”

Sbatté gli occhi. “Cosa?”

“Stiamo insieme da più di sei mesi, sai. Puoi…” Questo era imbarazzante. “Puoi chiamarmi Masaya.”

Ichigo si fermò, facendo fermare anche me. “Posso?”

“Mi piacerebbe molto, veramente.”

Lei arrossì, un effetto che, aggiunto ai suoi capelli rossi, ho sempre trovato tenero.

“Ma – Masaya…”

Disse il mio nome sottovoce, trattandolo con attenzione, come un tesoro. Questo fece  arrossire me, anche se con la mia carnagione scura non si notò. Anche i miei genitori adottivi dicono “Masaya-san” nel loro modo antico e riservato. Nessuno mi ha mai chiamato col mio nome senza onorifici.

“Stavo iniziando a pensare che non me l’avresti mai chiesto”, disse Ichigo, scuotendo la testa facendo finta di lamentarsi. La campanella del suo collarino tintinnò.

“Beh, non sapevo di doverlo fare. Sono poco esperto per quanto riguarda il campo degli appuntamenti.”

Che è vero, comunque. A parte le fangirls, mi è successo tutto per la prima volta con Ichigo – il primo appuntamento, la prima volta mano nella mano, il primo bacio.

“Sognavo ad occhi aperti di chiamarti Masaya”, confidò Ichigo, stringendomi la mano affettuosamente. “Anche il solo pensarci mi faceva spuntare le orecchie e la coda. All’inizio, sai, ti ammiravo troppo per rivolgermi a te così.”

“Stai dicendo che ora ho perso il tuo rispetto?” la stuzzicai.

“Certo che no!” esclamò. “Sai cosa intendo. Eri un campione di kendo, uno studente onorevole, un grande ecologista… ero impressionata da te. Ora, capisci, posso dirti tutte queste cose senza andare in panico perché ci conosciamo bene. E penso che ero così abituata a dire Aoyama-kun che non mi sono mai fermata a pensare cosa avresti preferito.”

“Se non altro, avevi altre cose per la mente” le feci notare. “Salvare il mondo, per esempio.” Salvarlo da me, ho aggiunto nella mia maente.

“Giusto.” Fece una smorfia. “Non ci si aspetta che un’eroina si preoccupi più dei nomi che di tutto il resto.”

Feci una risata sincera; aveva un vero talento per farmi fare queste cose.

“Hai una bella risata, Masaya”, disse lei, accarezzandomi una guancia col dito. “Vorrei che me la facessi sentire più spesso.”

“Passa più tempo con me, gattina, e certamente lo farò.”

Fece un miagolio sincero e genuino (chissà che voleva dire nella lingua dei gatti?) e mise le mani come zampe, come faceva quando era Mew Ichigo. Risi di nuovo e la baciai, nemmeno badando che eravamo in una strada pubblica.

   
 
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