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Autore: ThorinOakenshield    17/11/2015    11 recensioni
E se Biancaneve, anziché incontrare i classici sette nani, incontrasse i nostri tredici eroi?
Fanfiction nonsense senza alcuna pretesa. Spero vi piaccia :)
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo, Dwalin, Thorin Scudodiquercia
Note: Cross-over, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Con rinnovata speranza, la giovane dai corti capelli corvini si fece guidare dai suoi amici animali. Porse elegantemente il dito ad un uccellino, il quale la scortò come se fosse stato un cavaliere intento e condurre la sua dama in una sontuosissima sala da ballo.
I cerbiatti li precedettero guizzando avanti, con un sorriso che li andava dall’una all’altra delle buffe orecchie.
Le tartarughe, poverine, erano rimaste indietro e gli scoiattoli erano troppo impegnati a scorrazzare tra l’erba rigogliosa di Bosco Cet per preoccuparsi di dar loro una mano – o meglio, una zampa.
 
Dopo giorni e giorni di cammino, l’improbabile comitiva giunse in vista di un pittoresco paesino di campagna.
A quella visuale, la fanciulla ammutolì: l’erba di quel posto era talmente verde che pareva un dipinto, non aveva mai visto un luogo in cui la natura era così incontaminata e perfetta, come se quello fosse stato un angolo di Paradiso dove la mano malvagia dell’uomo non aveva ancora sfiorato una sola foglia.
La mente di Biancaneve corse inevitabilmente alla matrigna. Sul volto candido e puerile della ragazza andò creandosi un sorriso diabolico che faceva concorrenza a quello di Jack Skeletron, conferendole un’aria a dir poco inquietante da bambola assassina. Vorrei proprio vedere se, dinanzi a queste colline, ti vanteresti ancora del tuo impeccabile giardino, stronzetta.
 
Biancaneve si fece guidare dagli animali, sorridendo estasiata, come se avesse visto il sommo Eru in persona o avesse appena finito di fumarsi un’intera borsa di erba pipa in compagnia di Gandalf e Radagast.
Gli hobbit, così tranquilli e abituati alla normalità quotidiana com’erano, rimasero di stucco notando quella ragazzina scortata da animaletti. Non era decisamente una cosa che vedevano tutti i giorni.
Mentre passava, la fanciulla faceva un cenno di saluto a quegli omini bassi dai piedi pelosi, ostentando un'aria da star che non le si addiceva, visti gli abiti laceri.
 
Un pollo volò fuori dalla finestra, provocando un frastuono insopportabile non appena fu entrato in contatto con il vetro. A quel rumore cristallino seguì una vocetta stridula e seccata.
La fanciulla e gli animaletti si trovavano dinanzi a una porta tonda dipinta di verde, con un lucido pomello di ottone proprio nel mezzo.
Dietro all’uscio c’era talmente tanta confusione che, per un momento, Biancaneve temette che gli animali l’avessero condotta in un manicomio (cosa che non era del tutto improbabile, visto che la fanciulla parlava con delle tartarughe come se fossero state degli amici che aveva incontrato al bar sotto casa).
Sta di fatto che la giovane non era più tanto sicura di voler metter piede in quella casa. Forse è meglio se ritorno al castello, pensò. Certo, lì ci vive una psicopatica narcisista che passa la sua intera esistenza a conversare amabilmente con uno specchio e che vuole uccidermi… però, tutto sommato, lì almeno avevo la piscina e la limo!
Ma, ormai che avevano fatto tutta quella strada, tanto valeva tentare la sorte.
Biancaneve fece battere le nocche sulla porticina, mentre con una mano teneva alzato l’orlo della gonna.
Gli uccellini, gli scoiattoli, i cerbiatti e le tartarughe si guardarono soddisfatti e sorrisero. Non solo si erano liberati di quell’impiastro – il quale era convinto che capissero ogni parola che dicesse –, bensì avrebbero anche ottenuto la loro vendetta. Infatti, il piccolo proprietario di quella dimora sotterranea, quand’era un giovane hobbit si divertiva inseguendo gli animali del bosco, lanciando loro ghiande servendosi di una fionda.
Era ora di vendicarsi. E quale modo migliore di appioppargli quella rompiscatole?
 
Risate allegre riecheggiavano in quella singolare dimora.
Non appena la fanciulla aprì la porticina su quell’ingresso a tubo, fu costretta ad abbassarsi, se no le sarebbe finito un piatto dritto in faccia.
Biancaneve corrugò la fronte e scosse l’indice dinanzi a sé in un gesto perentorio. “Questo proprio non si fa!” sentenziò come se avesse avuto il lanciatore di piatti sotto al naso.
Tutti gli individui presenti nella casa non stavano facendo altro che cantare, ballare, suonare e lanciare oggetti, fatta eccezione per due: uno minuto e nervoso, che correva tutto il tempo dietro a ogni nano, e un altro anziano seduto su uno sgabello a fumare la pipa, mentre ridacchiava sotto ai folti baffi.
Con circospezione, la ragazza giunse in cucina.
C’era talmente tanta confusione che nessun nano si era accorto dell’intrusa.
Non appena vide il disastro che avevano combinato i nani sul tavolo dello hobbit, Biancaneve spalancò gli occhi, in preda all’orrore, e si portò le mani davanti alla bocca, come se avesse visto Samara in persona.
I bicchieri erano tutti rovesciati, ovunque c’erano ossa di pollo e briciole di biscotti.
Dwalin aveva un pezzo di formaggio in mano ed era pronto a lanciarlo in testa a Ori, quando una mano delicata ma decisa gli afferrò il polso. Confuso, il guerriero alzò lo sguardo e si ritrovò davanti una giovane ragazza infuriata.
“La tua mamma non ti ha insegnato che è maleducazione lanciare il cibo?”
Il nano era talmente sbigottito che dalla bocca gli uscirono solo versi sconnessi. Chi diamine era quella là? Non poteva trattarsi di una hobbit, poiché era alta e non possedeva i piedoni pelosi tipici di quelle creature.
Biancaneve fece scorrere lo sguardo sul resto della stanza e inorridì non appena notò le mani dei nani. Strillò come un’aquila, facendo sobbalzare tutti quanti. “Non vi siete lavati le mani prima di mangiare!” Repentinamente, la fanciulla abbandonò l’espressione sorpresa per assumerne una autoritaria e furiosa. “Andate subito a lavarvele!” Indicò un punto a caso della dimora, pensando che si trattasse del bagno.
I nani si guardarono l’un l’altro con una smorfia di disgusto: loro, guerrieri indomiti e un giorno leggendari, che si facevano trattare come dei bambini dalla prima sconosciuta in cui incappavano. Decisamente molto divertente.
Futile precisare che il signor Baggins ci era rimasto di princisbecco vedendo la sua nuova ospite. E lei da dov’era uscita fuori? Non era una nana, su questo non ci pioveva.
“Questa casa è un porcile” affermò Biancaneve, risoluta, tenendo i pugni sui fianchi. “Ora chiamo i miei amici animali, così mi aiuteranno a pulire.”
A quelle parole, Bilbo per poco non fischiò come una caffettiera. Animali?!
In casa sua?!
Lo hobbit mise le mani avanti e, prima che potesse impedirglielo, la giovane aveva già fischiato e in casa si erano precipitati cervi, uccelli e scoiattoli, calpestando il povero signor Baggins.
 
La fanciulla controllava che gli animali stessero mettendo a posto tutto egregiamente, come se fosse stata un capocantiere intento a dirigere i lavori.
Con grosso stupore di Bilbo, gli amici a quattro zampe di Biancaneve erano riusciti a far splendere la sua confortevole dimora. Era addirittura più lustra di prima!
Una volta svolto il loro lavoro, gli animaletti si precipitarono fuori dalla porticina tonda, sperando di non venir più importunati da quella mocciosa.
 
Una volta che il buco-hobbit fu messo in ordine, si sentì un pesante e fragoroso toc toc battere incessantemente la porta.
Gandalf fece correre gli occhi a destra e poi a sinistra, come se si fosse trovato in un film western. “Lui è qui” sussurrò come se si stesse riferendo ad un boss o ad un mafioso di alto livello.
Naturalmente Biancaneve non pensò a nulla di tutto ciò. Non appena aveva udito lui, la sua mente era corsa a tutti i bei maschioni che contemplava sfogliando alcune riviste porno, quando la matrigna non le assegnava alcun lavoro da portare a termine.
E se magari si trattasse di quello gnocco che è venuto a farmi visita mentre stavo prendendo l’acqua dal pozzo?
 
Dietro all’uscio Biancaneve, i nani, Gandalf e lo hobbit udivano qualcuno brontolare di continuo. Giungevano lamentele come: “Levatevi, nel nome di Durin!” e: “Lasciatemi la treccia!” seguite a rotta di collo da imprecazioni decisamente poco signorili.
Lo stregone era arguto abbastanza da rendersi conto che era il caso di aprire la porta.
Varcò la soglia un nano piuttosto alto per la sua razza. “Per la barba di Durin!” borbottò chiudendo rapidamente la porta dietro di sé, prima che quelle bestie potessero fare irruzione nel buco-hobbit. “Gli animali sono indemoniati, oggi! Sono tutti impazziti!” esclamò con occhi stralunati, mettendosi le mani nei lunghi capelli neri, in quel momento sporchi di cacche di uccello.
Fili e Kili si scambiarono una fugace occhiata che significava più di mille parole e, al contempo, si morsero il labbro inferiore. Vedere il loro nobile zio, sempre così composto e ben curato, pieno di escrementi bianchi sul capo e tutto spettinato, era un evento più unico che raro. Inoltre, la bizzarria della situazione, per un attimo gli aveva imposto di abbandonare l’aria regale e impassibile che lo caratterizzava.
Prima che qualcuno potesse dire alcunché, Biancaneve si precipitò dinanzi al nuovo arrivato. “Perdonateli, signore, adorano fare scherzi” giustificò il comportamento indecente dei suoi amici.
Thorin Scudodiquercia la scrutò con i suoi profondi occhi glaciali – che la fanciulla non aveva potuto non notare – e si domandò chi diamine fosse. Fu sul punto di porgerle la domanda, ma ella gli fece l’occhiolino e si aggrappò a lui. “Ehi, ma dov’eri nascosto per tutto questo tempo?” gli chiese con tono accattivante, cominciando a giocare con il laccio della casacca, il quale spuntava dalla corazza d’argento del nano.
Thorin la fulminò con lo sguardo. “Gandalf, levami di dosso questa cosa!”
 
L’Antro di Lucri:
 
Che dire? Un altro piccolo sclero partorito dalla mia mente malata e malefica.
Dedico questa one shot a Leila91, visto che oggi è il suo compleanno *w*
 

   
 
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