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Autore: chilometri    17/11/2015    8 recensioni
[Urban Strangers/Midez]
Di quando Gennaro vorrebbe parlare a Mika, ma arrivato al suo camerino si trova di fronte ad una (s)piacevole situazione bizzarra.
~
“Gennà, ma si può sapere che cazzo è che stai facendo?”
Il biondo sobbalza, ha le guance completamente tinte di rosso, il respiro è pesante e gli ci vuole qualche frazione di secondo per razionalizzare e notare la condizione del suo cavallo del pantalone che è così stretto.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao gente! (ノ◕ヮ◕)ノ*;✧
Non sono solita scrivere all’inizio delle mie storie, ma questa volta ho bisogno di fare delle piccole premesse doverose, per cui:
 
— Il pairing di questa storia è Gennex (Alex/Gennaro degli Urban Strangers) x Midez
— La storia è narrata per una buona parte dal punto di vista di Gennaro, ma ho deciso di inserirla nella sezione di Mika perché fondamentalmente viene nominato lungo tutta la storia e la scena più importante è una scena Midez
— la storia è ambientata dopo la puntata di Giovedì di due settimane fa (per capirci, quella dove avevano cantaato Rape Me dei Nirvana ed è uscita Eleonora)
— Come sempre, se cliccate sulle note musicali via via che leggete, la musica si aprirà in un’altra scheda, così da accompagnare la lettura,
questo è quanto, avrei altro da dire ma vi lascio alla storia e continuerò lo sproloquio nello note finali, enjoy!

 

disclaimer:  con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera
del carattere di questa persona, né della sua sessualità e non intendo offenderla in nessun modo.


(cliccate sulle note musicali per la musica, si aprirà in un'altra pagina)


Spiragli.


A Chimera. ✧
Nella sua lunga corta vita, Gennaro ha capito parecchie cose ed ha imparato a conoscersi: sa di preferire la chitarra al piano, i maglioni alle camicie, chi parla a voce bassa e in maniera lenta, la pizza la preferisce con il salame e la Coca Cola la preferisce alla Fanta.
Di tutte queste cose sa anche che detesta fallire e lo ha sempre detestato, sin da quando aveva cinque anni ed aveva passato quattro giorni di fila a cercare di capire come diavolo si andasse su quel monopattino giallo ed argentato che i suoi genitori gli avevano regalato per il suo compleanno.
Il quinto giorno era pieno di lividi, un graffietto sopra il sopracciglio ed il ginocchio sinistro era completamente sbucciato, ma la consolazione più grande era la consapevolezza di non essere più un perdente.
Gennaro si scompiglia i capelli biondo oro, slegando qualche nodo, strizza gli occhi e si gratta la fronte, mentre nella mano tiene stretta una penna che picchietta da più di qualche minuto sul tavolino rosso e tondeggiante della sala relax, mentre è appollaiato su quella sottospecie di poltrona di stoffa scomoda e fastidiosa.
La puntata è giunta al termine da poco tempo — relativamente, sono tre quarti d’ora che sono tutti a gironzolare intorno a lui, aspettando la fine della seconda parte dell’ExtraFactor, a discutere di quanto abbiano fatto bene o di quanto preferirebbero buttarsi dal settimo piano di un grattacielo piuttosto che ripensare alla propria esibizione — e lui è stanco e vorrebbe dormire.
Gli piacerebbe un sacco.
Gli piacerebbe anche poter parlare con Alex, ma Alex è un idiota ed è chiuso in bagno per esigenze personali, infatti per tutta la puntata non aveva fatto altro che lamentarsi di quanto se la stesse facendo addosso.
Letteralmente, a quanto pare.
C’è Giosada che si sfrega il naso mentre ascolta Margherita, Margherita sta piangendo, con il mascara che le macchia le guance rosee perché è tutto un po’ un casino ed Eleonora è andata via ed è per questo che Enrica sta discutendo con Luca che annuisce al suo discorso ed è comprensivo perché Luca lo è sempre e questo lo sanno tutti, compresi i Moseek ed i Landlord che parlottano di Dio solo sa cosa ed Elisa sorride e si porta una ciocca di capelli tinti rossi dietro l’orecchio e Gennaro deve smetterla di pensare così tanto.
Sbatte gli occhi un paio di volte, cercando di rimettere a fuoco la stanza e di interrompere i flussi di coscienza inutili che lo assillano ventiquattro ore su ventiquattro, picchietta ancora un paio di volte la penna sul tavolo, prima di sospirare e appoggiare la fronte sulla superficie freddo.
“Che sfacimm”, borbotta ed ora, capiamoci, non è che lui parli spesso il napoletano ma in quel momento è quasi necessario ed è anche l’unico modo veloce che gli venga in mente per esprimere il suo stato d’animo afflitto e annoiato e triste e sconsolato e tutto il resto, insomma.
“Genn?”
Davide si piazza sulla poltroncina nera proprio di fronte a lui e lo costringe a volgere il viso di nuovo verso l’alto, la massa riccia ed informe di capelli distrae per un attimo Gennaro dalla sua faccia.
“Ma cos’è che hai?”
Il biondo lo guarda, fa un grugnito e la testa gli scoppia e fanno tutti troppo rumore e non ha voglia di parlare ed Alex dove è andato a finire.
Poi sospira e “non sono molto soddisfatto di com’è andata questa puntata, l’esibizione. I commenti e… — si ferma a riflettere sulle svariate ragioni per il quale vorrebbe scomparire e tornare sotto forma di qualsiasi cosa che non sia un esemplare di Gennaro — e poi ho sonno”, si limita a dire.
Davide spalanca gli occhi — come sempre — e appoggia le mani decorate da un paio di anelli sul legno “Genn”, dice, mentre lo guarda dritto negli occhi con un’espressione mortalmente seria, “siete stati una bomba, avete fatto venire i brividi a tutti, il brano era difficile ed intoccabile e voi gli avete reso onore”, lo dice gesticolando e con un fare frenetico che, per qualche secondo, quasi fa tornare sulla retta via Gennaro.
Solo per qualche secondo, però.
Il momento dopo ha nuovamente la testa appoggiata ad un palmo, la mano riprende a scarabocchiare il piccolo blocco di post-it di colori fosforescenti che ha di fronte a sé, disegna dei ghirigori imprecisi, ammassando inchiostro nero e tanti sentimenti andati a male.
Gennaro detesta fallire.
“Non è quello che diceva Mika, però”, puntualizza e sente quasi la sua lingua graffiarsi mentre quelle parole si srotolano lungo la sua lingua, perché la realtà è che per quanto provasse a convincersi, per quante volte Alessio gli avesse detto che “faremo meglio la prossima volta” e Fedez “non preoccuparti, avete spaccato i culi”, a lui, quello che ha detto Mika, semplicemente non va giù.
Gli è rimasto bloccato in gola, gli ferma a tratti il respiro e lo rende arrabbiato e questo lo sentono tutti, anche Davide, di fronte a lui si irrigidisce e annuisce piano perché prova a capire e lo capisce perché lo sa come ci si sente a sentirsi criticati e rifiutati.
“Lo capisco, bro, davvero. Ma farti influenzare da un solo parere ti ucciderà, devi focalizzarti su quanto abbiate fatto bene e non il contrario, Alex che dice a riguardo?”
Ed è davvero una domanda da un milione di dollari perché non ne ha idea, dato che Alessio, la sua incontinenza ed il comportamento sicuro che fa sentire spesso protetto Gennaro, sono ancora chiusi nel bagno ed è inconcepibile, lo vorrebbe picchiare.
“Non lo so, è da quando la puntata è finita che è sparito. Non era troppo soddisfatto, ma sicuramente era più tranquillo di me… non che ci voglia troppo”, borbotta mentre picchietta con l’indice ed il medio la sua guancia.
“Mi piacerebbe parlare con Mika, ma credo sia andato via, quindi… gli scrivevo un biglietto, penso che lo farò scivolare sotto la porta del suo camerino”, indica con la penna i foglietti di carta e alza le spallucce mentre Davide lo guarda.
“Lo so che è una stronzata, però mi piacerebbe spiegargli — si ferma, schiocca la lingua mentre gesticola, alla ricerca delle parole giuste — insomma, non siamo due idioti e non ci è piaciuto molto quello che ha detto riguardo al non essere in grado di interpretare solo perché siamo giovani”, il biondo si sposta il ciuffo dagli occhi e virgoletta nell’aria la parola giovani e nota quanto gli venga spontaneo parlare anche per il suo amico.
Non ne hanno parlato, certo, ed Alex sembrava tranquillo ma Gennaro lo conosce e Gennaro lo sa.
Sa che Alessio è sicuramente più forte e meno insicuro di lui, sa che le parole lo feriscono ma non troppo, sa che è fiero di loro e del loro percorso, così come sa — Gennaro sa parecchie cose — che quella competizione potrebbe segnare il loro futuro.
Ne sono entrambi consapevoli ed è per questo che qualche ora prima, scesi dal palco, Alex gli aveva appoggiato una mano sulla spalla e gli aveva detto che “è tutto okay”, sorridendo appena, ma Gennaro aveva capito che il parere di Mika non era scivolato così facilmente addosso alle spalle di Alessio, stava semplicemente colando, lasciando una scia di leggero risentimento che, nel giro di qualche giorno, sarebbe sparito e non avrebbe lasciato traccia.
“Non è una stronzata, — scuote la testa —, penso sia coraggioso”, Davide lo riscuote dai suoi pensieri, lo guarda intensamente e gli sorride, mentre batte una mano sul tavolo e “vado a recuperare il tuo compare, vuoi che gli dica che stai scrivendo questa cosa? Magari lo fate insieme?”
Gennaro lo fissa, assorbe quello che gli viene detto, la mente distratta dal vociare di sottofondo e dal rumore dei suoi pensieri, poi scuote la testa mentre si bagna le labbra, “no, Alex parla troppo, gli scriveremmo una lettera, non un biglietto, glielo spiegherò dopo in loft”.
Il riccio alza il pollice mentre ridacchia, snoda le gambe fasciate da un paio di pantaloni neri che sono state incrociate fino a quel punto e si alza con un movimento agile, “Mika è uno intelligente, vedrai che sarà aperto a parlare con voi, forse potrebbe persino decidere di spiegarvi le sue sensazioni in modo più approfondito”, raggira il tavolo e gli da una pacca sulla spalla.
“Grazie, fra”, gli risponde il biondo, prima che l’altro si volti e e si diriga verso la porta del bagno; Gennaro spera che una volta trovato Alessio, Davide gli scaricherà la testa nel cesso numerose volte.
Sospira e inizierebbe a ridacchiare per quello che pensa, in quel momento pensa persino di essere divertente, ma quella è l’evidente disperazione ed è per questo per che trattiene e si da un tono — o almeno, ci prova —, consapevole del fatto che debba sbrigarsi, un po’ perché non sa quanto tempo gli sia rimasto prima di dover tornare loft ed un po’ perché Alessio non deve saperlo, per ora.
Certo, non parlargliene non è decisamente corretto, ma neanche lasciarlo solo mentre lui è a tanto così dall’avere una crisi esistenziale lo è, quindi pazienza.
C’è Enrica che gli passa dietro alle spalle canticchiando, Leonardo che discute di qualcosa con Luca mentre si stropiccia gli occhi e tutto quello che Gennaro può fare è concentrarsi nuovamente sulle parole giuste da dire ad una star internazionale senza correre il rischio di far sembrare lui ed Alex due spocchiosi viziati.
Scarabocchia qualche altra parola, la cancella, colora di nero e mordicchia la penna, lo fa un paio di volte ancora fino a quando la voce di Giosada non riempie la sala, “Alessio ma che cazzo stai facendo in quel bagno”; Gennaro spalanca gli occhi e capisce che sì: deve decisamente sbrigarsi.
 
 
Il lungo corridoio del backstage è illuminato dalle luci bianche del neon che riflettono sulle pareti, facendole apparire grigie.
Ad esse sono appoggiate un paio di persone ma non è più affollato come prima, perché è passata ormai quasi un’ora dalla fine della puntata e la gente, i direttori, i produttori e tutto il resto della crew si è pian piano dileguata.
Nonostante la gente sia poca, tutti aggrottano un po’ la testa quando vedono Gennaro, le guance rosse ed i denti pronti a tormentarsi la guancia, camminare a passo svelto e spedito verso il camerino di Mika.
Gennaro si sente un idiota, vorrebbe inciampare nel pavimento e cadere con la faccia per terra, magari quello lo aiuterebbe a mettere un po’ di sentimento, magari ci ripenserebbe prima di andare ad infilare un bigliettino sotto alla porta di una star internazionale — il suo cervello ci tiene sempre molto a sottolineargli quel particolare, grazie mille.
È riuscito a tirarsi fuori dalla saletta con gli altri ragazzi nello stesso momento in cui Alex aveva deciso che era evidentemente il caso di liberare il bagno, lo aveva visto chiudere la porta con un calcio mentre si rialzava la cereria dei pantaloni e lo aveva sentito dire “Genn!” proprio quando lui usciva dalla porta e se la sbatteva alle spalle, cercando di essere il meno sospetto possibile — non ci era riuscito, in ogni caso.
Alessio, comunque, non è andato a cercarlo e Gennaro sta ancora ringraziando mentalmente Davide perché sa che è stato tutto merito suo se adesso il biondo si trova da solo nel corridoio, senza essere inseguito da un tizio dai capelli neri.
Questo non toglie, comunque, che è a poco di un metro dal camerino di Mika e gli è aumentata la salivazione: razionalmente lo sa che il cantante probabilmente è andato via, sa anche che è una persona gentile — crede? — e che sicuramente avrà una conversazione pacifica e serena e che non se la prenderà per quel biglietto dove ha semplicemente scritto che gli piacerebbe approfondire la cosa.
Razionalmente, sì, lo sa.
Gennaro, però, non è mai razionale.
Sospira profondamente, si ferma al centro della parte finale del corridoio — questa è completamente deserta —, si guarda intorno, gira su stesso e non sa perché lo stia facendo, sa solo che la deve smettere.
È di spalle al camerino, il biglietto nella mano destra e la mano sinistra sulla faccia, “allora — borbotta — o ti dai una calmata e fai l’uomo, o torni nella sala da codardo. Sei un codardo, Genn? No che non sei un codardo”, le parole sono confuse e dette a bassa voce, ma il fatto che stia anche solo parlando da solo la dice tutta sulla sua attuale condizione mentale.
Stringe forte gli occhi e rimane fermo per qualche secondo, poi si passa una mano sulla faccia e solleva piano le palpebre. Il corridoio è ancora deserto e lui ha sempre meno tempo prima che qualcuno venga a cercarlo per dirgli che è tardi e che bisogna tornare al loft e che non può sparire così e bla bla.
Si passa un dito sulle labbra e decide di girarsi, gli basta fare qualche passo nelle sue scarpe nere laccate per ritrovarsi di fronte alla porta bianca del camerino, il poster della foto di Mika che troneggia su una buona parte della lunghezza della superficie facendo sentire Gennaro osservato, ma questa è la sua palese follia, quindi cerca di ignorarla e di ignorarsi.
La sua idea iniziale era quella di piegarsi e far scivolare il pezzo di carta sotto la porta, ma ora che è vicino il ragazzo si accorge che proprio dalla fessura inferiore di questa, arriva uno spiraglio di luce giallo che riflette sul pavimento.
Gennaro aggrotta la fronte.
Adesso, a meno che lui non sia completamente uscito di testa e quella non sia la Luce Divina, l’unica cosa che gli venga in mente è che Mika abbia lasciato involontariamente una lampada accesa ed è quello di cui si convince, prima di accorgersi, mentre scruta la porta, che questa è leggermente socchiusa.
Il biondo sa che non dovrebbe farlo.
Te le insegnano da piccole queste cose, sono tipo le regole basi, ti dicono di non rubare, di non dire le parolacce e poi ti dicono che non si spia.
Gennaro lo sa, ma questo non lo frena dall’appoggiarsi al muro del corridoio e sporgersi leggermente verso quell’apertura.
Ed adesso sa due cose: non avrebbe decisamente dovuto farlo e Mika non è decisamente andato via.
Deglutisce rumorosamente, gli occhi si sgranano pian piano e le mani iniziano a sudargli in maniera imbarazzante, Gennaro vorrebbe scollare i piedi dal pavimento e tornare indietro, vorrebbe smetterla di essere così maledettamente curioso e si prenderebbe a testate più di tutto perché vorrebbe non sentirsi ipnotizzato.
Lo spazio della porta non è poi così tanto, ma è abbastanza da potergli offrire una visuale buona di quello che c’è all’interno del camerino.
O forse dovrebbe dire di chi.
O forse dovrebbe dire di cosa accade.
O forse dovrebbe andarsene.
In ogni caso, non dice e fa nessuna di queste cose e si limita a guardare, con gli occhi azzurri come fari ad illuminare quello che sembra un mare in tempesta.
 


 
Federico sente il respiro di Mika confondersi e perdersi tra le loro salive, sente le sue mani affusolate tra i capelli, la sua gamba incastrata tra le sue cosce ed il rumore dei due tessuti dei pantaloni che si sfregano lo fa respirare forte.
Sente il peso dell’uomo che ha quasi addosso, Federico percepisce la scrivania premere contro il suo sedere perché Mika, per qualche ragione, quella sera è impaziente.
Lo è sempre, da quando lo conosce, è una sua caratteristica e lo sanno entrambi, ma in quel momento, a quanto pare, è tutto ancora più confusionario e stargli vicino lo manda fuori di testa.
Federico si deve ancora abituare al contatto di mani maschili che lo sfiorano e lo vogliono, a voci roche mischiate ad accenti inglesi a sussurrargli parole troppo profane per essere pronunciate a voce alta.
Dubita si abituerà mai perché la presa forte di Michael sulle sue spalle, i lobi baciati e le cinture sfilate, sono gesti che volta diventano più unici e sempre meno prevedibili; nel loro rapporto è tutto irrazionale.
“Penso sia tardi, torniamo in hotel da me, tu sei okay con questa cosa?”, Mika allontana leggermente le labbra da quelle di Federico che si scosta per guardarlo, ha le guance completamente rosse e gli occhi che gli luccicano, le mani sono ancora strette nei capelli ricci e spettinati del più grande.
“Mi vuoi lasciare in queste condizioni?”, borbotta Federico, facendo un a dir poco ovvio riferimento al cavallo dei suoi pantaloni, aggrotta la fronte e ridacchia leggermente mentre scuote la testa, contrariato.
Non riesce a guardarlo dritto negli occhi perché si sente ancora leggermente in imbarazzo nelle situazioni così intime e Michael lo percepisce da come muove ancora le mani in modo confuso, in cui controlla il suo respiro e lo trattiene quando prova troppo piacere e non si lascia mai andare completamente, è attento, Mika, ed è per questo che cerca sempre di farlo sentire a suo agio, lo introduce ad un tipo di amore che non è quello che conosce Federico e lo fa nel migliore dei modi.
Michael lo guarda dritto negli occhi, “forse hai rasgione”, dice mentre si incastra meglio tra le sue gambe, sfregandosi di proposito contro la sua coscia; Federico non sente altro che una scossa all’interno dello stomaco ed è automatica la mano che si stringe intorno ai fianchi dell’uomo.
Sente il calore del corpo del più grande, che lo sovrasta in altezza, a contatto con il suo palmo e ne rimane estasiato come se fosse la prima volta, Michael gli fa provare sensazioni così diverse dalle usuali, che per Federico è come se fosse la sua prima volta di tutto.
La sua prima cotta, il suo primo bacio, i suoi primi sguardi e le parole che dicevano troppo e non era mai abbastanza.
Con Michael è sempre così, ed è così anche ora che sente le labbra sottili e screpolate di quello sul suo collo, la lingua calda guizza sulla carne dipinta dai tatuaggi, ne segue le linee schematiche un paio di volte mentre mani veloci e precise scendono lungo i pantaloni — pinocchietti — neri di Fedez.
Questo li sente scivolare velocemente lungo le gambe, la stoffa che gli sfiora la pelle lo fa rabbrividire e le sue mani smettono di stringere la giacca di Michael e si intrecciano attorno alla scrivania in legno bianco.
Michael non dice poi tanto, si limita a soffiargli un bacio sulle labbra calde, “tu sei bollente”, constata e sorride, — il sorriso di chi la sa lunga, di chi ama stuzzicare — piano sulle sue labbra e poi è un secondo ed è in mezzo alle sue gambe.
Per Federico è ancora assurdo ma non si lamenta perché è consapevole del fatto che tutto quello che Michael fa sia calcolato, misura ogni gesto e non va mai troppo oltre ma allo stesso tempo non lo lascia mai insoddisfatto, non lo ha mai messo a disagio, non gli ha mai chiesto di provare a fare il contrario, il piacere di Fedez è quello di Mika e loro lo sanno.
I boxer del più piccolo hanno la stessa breve vita dei pantaloni — pinocchietti —, entrambi planati sulle caviglie ed ora le gambe tatuate sono completamente scoperte, così come la sua erezione tumida che sfiora la pelle del suo bassoventre.
Sente le mani di Michael sfiorare i suoi punti più caldi ed in questi momenti per Federico è sempre tutto molto veloce nonostante i movimenti del riccio siano lenti e lo tormentano, tenendolo sul filo del rasoio.
Sente la sensazione di labbra voluttuose baciare il suo interno coscia, succhiando qualche porzione di pelle di tanto in tanto, arrossandola e successivamente le percepisce stringersi intorno all’erezione che aveva iniziato a fargli male parecchio prima.
Federico non può fare altro che inarcare leggermente la schiena e stringere più forte la scrivania tra le dita e si sente un tredicenne che non sa neanche cosa sia il sesso orale, ma è il modo preciso in cui Michael muove la lingua sulla punta, in cui le sue guance si incavano e le mani forti stringono con decisione la base che gli fanno perdere la lucidità.
Non vuole nient’altro che quelle labbra.
Michael muove la testa dettando un ritmo preciso ed ingloba l’intera erezione tra le pareti della sua bocca.
Federico si morde le labbra con violenza per non emettere suono e sente un leggero sapore metallico scivolare sulla punta della sua lingua, nello stesso momento in cui le sue mani corrono tra le onde di capelli ricci di Mika.
Fedez è ipnotizzato dalla visione delle labbra del ragazzo inginocchiato di fronte a sé, sono completamente rosse ed ora che si sta concentrando su di loro riesce a percepirne persino il calore ed il modo in cui si stanno prendendo cura di lui, sente la voglia che ha il più grande di dargli piacere mentre gli sfiora le gambe ed i testicoli, stringe tra due dita la pelle morbida delle cosce.
Federico non riesce a distogliere lo sguardo e non vuole farlo, si sente bollente, il sangue gli scorre velocemente in tutto il corpo ed il piacere gli offusca la vista, ma tutto sembra sotto controllo, almeno fino a quando Michael non crea un contatto visivo con lui e i suoi occhi verdi e le ciglia lunghe e lo sguardo vispo, bisognoso, sono tutto ciò che Federico riesce a vedere.
Cazzo”, impreca, la voce graffiata. Stringe i capelli di Michael ancora più forte e quello, in ginocchio di fronte a lui, guance rosee e occhi lucidi sorride leggermente e Federico semplicemente non ce la fa.
Intreccia i ricci del più grande tra le sue dita e stringe le labbra, sente le gambe più leggere e tutto quello che non riesce a trattenersi dal fare è ansimare senza vergogna mentre si lascia andare tra le labbra peccaminose di Michael.
 
 
Gennà, ma si può sapere che cazzo è che stai facendo?”
Il biondo sobbalza, ha le guance completamente tinte di rosso, il respiro è pesante e gli ci vuole qualche frazione di secondo per razionalizzare e notare la condizione del suo cavallo del pantalone che è così stretto. Non sa perché quello che ha visto più che averlo scandalizzato, gli sia, per qualche — molto — strano motivo, piaciuto. Si è scoperto maledettamente curioso di sapere cosa si prova, cosa proverebbe in una situazione del genere.
Si trova, comunque, costretto a girarsi di scatto e ad appoggiarsi al muro del corridoio bianco mentre incrocia le gambe fasciate da un paio di pantaloni beige. Alex è a qualche metro di distanza da lui, con la faccia confusa e una felpa nera a coprirgli le spalle imponenti, Gennaro traccia con lo sguardo uno linea lungo di esse.
“Eh?”, dice, poi.
“Eh che cosa, sei sparito, che stai facendo qui?”
Eh.
“Ma ti senti bene? Devo chiamare qualcuno?”
Gennaro si sente un povero idiota ed anche parecchio inquietante quando si riscopre a fissare, con le labbra carnose leggermente socchiuse ogni singolo movimento della bocca fine di Alessio, il modo in cui aggrotta la fronte e schiocca la dita per attirare la sua attenzione.
Si sente persino felice del fatto che Alessio stia parlando con lui.
Alex lo scruta da capo a piedi e nota solo ora che Genn è schiacciato contro il muro e le gambe sono messe in una posizione strana, una sopra l’altra in un disperato tentativo di incrociarle, come se volesse nascondere qualco… Oh.
Gennaro si accorge dello sguardo inquisitore dell’amico e si rende conto del fatto che l’attenzione sia rivolta proprio ai suoi pantaloni.
Alex”, gli dice ed ha la voce roca che non aiuta per niente la situazione, grazie mille, Universo.
Alessio per tutta risposta alza le mani, scuote la testa ed è leggermente arrossito, quando “non fa niente. Non voglio sapere”, dice, nello stesso momento in cui si sente un rumore e la porta del camerino di Mika si apre.
Fedez è il primo ad uscire, ha la felpa raggrinzita e le labbra martoriate, Gennaro lo guarda insistentemente e forse in modo un po’ sospetto perché il suo coach ricambia lo sguardo e sembra essere in procinto di dire qualcosa che trattiene nella sua gola, perché Mika esce dal camerino.
Scruta in sequenza prima Federico, poi Alessio e poi Gennaro, che si sente inappropriato perché ha la testa incasinata ed un’erezione per colpa loro, Santo Cielo.
“Ma voi che fate qui?”, chiede Mika, l’espressione sinceramente confusa dipinta sul volto.
Alex e Gennaro si guardano: “Eh.

 

 

 

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Eccoci qui!
Spero vivamente che vi sia piaciuta e vi abbia strappato un sorriso — e qualche feels eheh, ci tenevo tantissimo a specificare che questa bellissima idea mi è stata gentilmente fornita dalla geniale mente di Chimera del gruppo di Facebook sui Midez.
Mi ha scritto e me lo ha proposto, era davvero bello per cui spero di avervi soddisfatto e soprattutto di non averla delusa, (se vi ho soddisfatto, dunque, ringraziate anche lei perché il prompt è il suo♡)
 
Vi mando un bacio, alla prossima,
chilometri ✧

 

  
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