Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Lady Diamond    19/11/2015    12 recensioni
[...Una magica distesa di luci colorate brillava dolcemente, danzando nel freddo pomeriggio di Natale.
Quel luogo speciale era davvero un giardino incantato, eppure nel cuore di Elena c'era solo il freddo gelido che aveva abbracciato il suo cuore, imprigionandolo in quel circolo vizioso di tristezza e solitudine.
Quel posto che l’era caro da sempre non le suscitava più nulla.
Non era stata forte, non aveva trovato la forza di reagire a quella vita ingiusta ed infingarda. Aveva abbandonato tutti.
Amici, parenti, università...].
Storia scritta per il contest sul gruppo EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni; la mia traccia era quella di parlare di un personaggio che a causa di un brutto evento non vuole festeggiare il natale usando la canzone “We wish you a Merry Chrismast.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 













 
 
Una magica distesa di luci colorate brillava dolcemente, danzando nel freddo pomeriggio di Natale.
Quel luogo speciale era davvero un giardino incantato, eppure nel cuore di Elena c'era solo il freddo gelido che aveva abbracciato il suo cuore, imprigionandolo in quel circolo vizioso di tristezza e solitudine.
Quel posto che l’era caro da sempre non le suscitava più nulla.
Non era stata forte, non aveva trovato la forza di reagire a quella vita ingiusta ed infingarda. Aveva abbandonato tutti.
Amici, parenti, università.
Era caduta nella follia perversa del circolo della disperazione e depressione, uccidendo inconsciamente se stessa, seppellendo nella bara di suo padre anche il suo spirito battagliero, trasformandosi nella donna che, in passato, non sarebbe mai voluta diventare.
Osservava con aria annoiata i viandanti ben coperti nei loro cappotti, mentre i bambini sorridevano allegramente ai propri genitori.
Odiava quei ragazzini. Loro non avrebbero mai capito la gioia di avere una famiglia, essendo troppo presi dagli stupidi giocattoli natalizi, nè augurava loro di perderla. Eppure li invidiava, poiché loro avevano tutto ciò che lei bramava: una famiglia.
Li osservava, li scrutava, eppure non li vedeva e, lei, come per tutti quei viandanti, era invisibile. Trasparente.
No, quell'anno per lei non ci sarebbe stato alcun Natale.
Elena aveva solo ventitré anni ma portava costantemente con sè il fardello di tutti gli insuccessi che aveva collezionato, riducendosi ad un misero riflesso del suo stesso essere, come se la sua fiamma di vita fosse stata crudelmente spenta, calpestata da quella vita ingiusta che non era più sua.
I suoi occhi azzurri saettavano su quelle sculture luminescenti, finché non incontrarono la carrozza di Cenerentola, provando un estenuante senso di vuoto che l'aveva risucchiata.
Quante volte le era stata raccontata quella favola dal suo eroe? Forse troppe. Lui sarebbe sempre stato il suo adorato papà.
Quante volte aveva osservato in quel punto preciso quella carrozza incantata.
Ma quell'anno era sola con se stessa, senza un padre che la prendeva in giro, senza il suo eroe che la salvava dai momenti negativi.
C'era solo lei e nient'altro.
Calde lacrime iniziarono ad inumidirle il volto, velando con il loro alone chiaro quello sguardo supplichevole e bisognoso d'aiuto.
C'era solo lei …
 
We wish you a merry Christmas
We wish you a merry Christmas
We wish you a merry Christmas
and a happy New Year!

 
Quella canzoncina allegra e ridondante fu l'ennesima stilettata al cuore della giovane. Quella era proprio la preferita di suo padre.
Forse qualcuno le voleva proprio male, torturandola con quei ricordi dolorosi.
Il mondo era proprio arrabbiato con lei.
«Maledette luci canterine» sibilò a denti stretti, tentando di confondersi fra la folla, per poi fuggire via, correndo fra la stessa, senza curarsi di loro.
Vedeva solo immagini sfocate che sfrecciavano velocemente fra le macchine bloccate nel traffico, ed il suono dei clacson giungeva ovattato alle sue orecchie, sebbene più e più volte aveva rischiato di essere investita da qualche vettura.
Voleva sfuggire da quel Natale senza nulla, scappare da quella vita che non le apparteneva.
Senza rendersene conto giunse a casa.
Era fredda, vuota. Priva del calore che aveva sempre risieduto lì, per poi correre in camera sua e gettarsi sul letto, distruggendo con foga i piccoli adornamenti che aveva creato nel corso degli anni.
Ogni strappo era doloroso, sofferto. Eppure non poteva fare a meno di compiere quello scempio.
Ogni pezzo di carta che distruggeva, ogni pezzo di carta o plastica che cadeva al suolo era un piccolo frammento della sua anima che, lentamente, si ricomponeva.
Affrontava quel dolore con la rabbia, sussurrando fra le lacrime: «Papà, perché non sei più qui? Papà, perché la vita è così cattiva? ».
Si ritrovò sul freddo pavimento a stringere al petto l'ultima fotografia che aveva con lui.
Entrambi sorridevano felici e, solo in quel momento, notò il volto sofferente di lui, seppur sereno.
Si ritrovò a pensare che, forse, non valesse la pena vivere in quel mondo spento; conscia del fatto che suo padre non l'avrebbe mai voluta vedere in quel modo. Mai.
Quell'anno non ci sarebbe stato alcun Natale.
 
Elena si risvegliò dopo qualche ora. La testa ed il corpo le dolevano, sentiva freddo, eppure voleva restare su quel gelido pavimento, ignorando quegli strani rumori che provenivano dal salotto.
Un lieve ticchettio attirò la sua attenzione, costringendola a sollevare sorpresa lo sguardo. Aprì la bocca, tentando di proferire parola, ma dalle sue labbra dipinte di rosso fuoriuscì solo un'espressione meravigliata.
«Ciao» egli mormorò, tentando d'ignorare il luogo in cui aveva trovato la sorella, conscio del fatto che ella stava attraversando un periodo burrascoso e, in fondo, sperava di donarle un briciolo di serenità.
Suo fratello era lì, in posa dinnanzi all'uscio della sua stanza. Petto gonfio, sorriso fiero e severo, vestito con la divisa militare elegante.
Era il ritratto perfetto di suo padre, in tutto. Lui aveva superato il trauma ed aveva deciso di onorare quel padre amorevole in quel modo, seguendo volontariamente le sue orme: un soldato.
Il loro adorato padre era un militare ferito congedato con onore dopo l'ultima guerra che l'aveva costretto all'invalidità, ma quelle piaghe mal curate avevano fatto infezioni.
La setticemia lo aveva portato via la notte della vigilia di Natale un anno prima, fu l'unica sentenza di morte.
A nulla era servita l'operazione, a niente era servito viaggiare fra i migliori ospedali e così, con un sorriso sulle labbra, seppur sofferente, si era spento, ricongiungendosi con il Signore.
Quel giorno doveva celebrare la nascita della vita. Il "dies soles" come voleva la tradizione pagana, ma per quella famiglia c'erano stati solo il buio e l'estenuante dolore del lutto, sebbene quel sorriso di quel padre vivesse ancora nel loro cuore.
Vivo, incadescente di quell'amore che nessuno di loro avrebbe mai dimenticato.
«Ciao» fu la semplice risposta della ragazza, accennando un timido sorriso privo di emozioni.
«Forza, vieni di là. C'è una piccola sorpresa per te» asserì Mario, porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi dal pavimento, che lei accolse con un inaspettato entusiasmo.
Ma nel momento esatto in cui entrò nel grande salone abbellito per le feste, Elena avvertì una rabbia insormontabile crescere nel suo ventre.
Un piccolo albero colorato illuminava la stanza, mentre un piccolo tavolo, adornato a festa, dalle tinte rosse e dorate trionfava su tutto, in un tenue scintillio di colori indesiderati.
Davvero avevano intenzione di festeggiare il Natale? Sì e lei non aveva alcuna intenzione di partecipare a quell'evento per nessuna ragione al mondo.
«Come avete potuto?» ringhiò furiosa, guardando con astio mal celato i parenti e la cognata, per poi fuggire nuovamente nella sua stanza, sbattendo con forza la camera, mentre all'interno della sala aleggiava ancora la presenza della giovane.
Loro non dovevano osare farle quello.
 
Tutti erano indiretti, totalmente incapaci di proferire parola. La madre guardava il figlio con occhi supplichevoli, lui guardava la donna con aria interrogativa, cercando in lei una domanda a quei quesiti senza risposta.
«Vado io» biascicò la donna, avviandosi verso la stanza della figlia. Faceva male vederla in quello stato.
Si sentiva inutile, come se durante quell'anno non avesse fatto nulla per lei, assecondandola in tutto, sperando che presto tutto sarebbe passato.
Aveva provato a darle coraggio, consolandola ed ascoltandola, eppure fra loro sembrava essersi creato un muro di ghiaccio invalicabile, privo di luce.
Mario si accigliò, per poi regalare un sorriso rassicurante alla madre, dicendo: «No, andiamo insieme», porgendole affettuosamente la mano.
In pochi istanti sopraggiunse dinnanzi a quella porta, esitanti nel bussare.
«Elena, sono io. Apri, dai» esalò la donna dolcemente, stringendosi nervosamente le mani.
«Elena, siamo qui. Non ci muoveremo da qui finché non esci» aggiunse il fratello con un tono serio, riprendendo a bussare freneticamente.
Non poteva permettere che sua sorella continuasse quel perfido gioco di autodistruzione ma da quella stanza non provenne alcun suono, ad eccezione di un flebile singhiozzo trattenuto con forza.
«Siamo qui per te. Siamo ancora una famiglia… lui ci vorrebbe felici…» disse la donna con voce tremante, imitando inconsapevole la posizione della sua piccola bambina.
Susseguirono attimi di silenzio, finché il pianto disperato della ragazza ruppe quell'atmosfera carica di tensione.
La giovane si lasciò scivolare lungo la porta, nascondendo il suo volto fra le gambe.
Quelle semplici parole l'avevano colpita nel profondo del cuore, infrangendo quella barriera mentale in cui aveva cercato  a lungo riparo. Non ce la faceva più. Odiava quel buio che la circondava.
Si morse nervosamente il labbro inferiore, per poi colpire con furia il legno dell'armadio. Bramava sfogarsi in quel modo.
«Ricordi … papà cantava sempre a Natale e "We wish you a merry Christmas" era la sua canzone preferita ed ora io voglio cantarla per te, perché desidero che tu sia felice … ».
Anna e Mario si scambiarono uno sguardo complice colmo di tristezza.
 
We wish you a merry Christmas
We wish you a merry Christmas
We wish you a merry Christmas
and a happy New Year!

 
Quei ricordi bruciavano intensamente, costringendoli a rievocare i brutti momenti, che subito fecero spazio alle risate, le gioie, le scampagnate al mare, riempiendo per un breve attimo il buco profondo che aveva creato quell'uomo tanto amato. Come se lui fosse lì a vegliare su loro.
Una terza voce timida e leggermente stonata si aggiunse al coro.
 
Good tidings to you,
where ever you are
Good tidings for Christmas
and a happy New Year!

 
Elena spalancò la porta, stringendosi la fotografia al petto, per poi abbracciare con tutta la sua anima la sua famiglia, avvertendo quel calore familiare che solo il Natale poteva donarle.
 
Perché si sa, ovunque voi siate, in cielo o in terra, questo piccolo augurio è per tutti. Natale è famiglia, non solo religione.
Natale è nel calore di un cuore risvegliato dopo tanto dolore.

 
 
 
Note autrice:
Storia scritta per il contest sul gruppo EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni; la mia traccia era quella di parlare di un personaggio che a causa di un brutto evento non vuole festeggiare il natale usando la canzone “We wish you a Merry Chrismast” ed io ho utilizzato la seconda versione per cercare di dare un minimo senso alla piccola trama che ho creato.
Avverto che le ultime righe sono scritte in corsivo e non sono nient’altro che pensieri della mia protagonista.
Grazie a chi leggerà =) ♥
 
   
 
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Lady Diamond