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Autore: Xery_chan    23/11/2015    3 recensioni
Correre giù per le scalinate e per i corridoi della Rocca risulta quasi impossibile: continui a cadere e, rialzarti sotto il peso dell'armatura, risulta ogni volta più complicato.
Il Talismano del Potere ti sta portando via ogni briciolo di energia, impregnandoti le membra di una stanchezza mortale. Desideri levarti quel peso di dosso, strapparti la pelle, come se servisse a rimuovere tutti quegli umani limiti che il tuo corpo ti impone.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aster, Nihal, Sennar, Soana
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I hope you will forgive me

Correre giù per le scalinate e per i corridoi della Rocca risulta quasi impossibile: continui a cadere e, rialzarti sotto il peso dell'armatura, risulta ogni volta più complicato.
Il Talismano del Potere ti sta portando via ogni briciolo di energia, impregnandoti le membra di una stanchezza mortale. Desideri levarti quel peso di dosso, strapparti la pelle, come se servisse  a rimuovere tutti quegli umani limiti che il tuo corpo ti impone.
Non è così Sheireen?
Desideri urlare la tua frustrazione, piangere lacrime rabbiose... ma non c'è tempo, perché tutto intorno a te si sgretola rapido: la Rocca segue il suo padrone e i suoi sogni infranti verso l'oblio. E tu ed il tuo amato rischiate di svanire assieme ad essa.
Stringi convulsamente l'elsa del pugnale con la lama illuminata, sporcandolo del sangue ancora fresco che ti imbratta la mano. Il pensiero che sia di Aster ti ripugna: è colato su di te quando l'hai trafitto, scivolando sulla lama della tua spada nera e adornandola di quelli che sembrano drappi di pesante seta rossa.
L'odore rugginoso di quel liquido carminio ristagna su di te, come prova della veridicità delle parole del Tiranno: "Non sei poi così diversa da me..."
Ti volti a guardare la parete del corridoio che stai attraversando, così ben levigata da permetterti di vedere il tuo riflesso incrinato da svariate crepe. E lì, in quel luogo maledetto, riesci a vederti davvero: occhi sgranati, capelli arruffati, sporchi di fango e sangue, come il viso e l'armatura del resto. Il simbolo dei mezzielfi inciso sul pettorale è messo macabramente in risalto dal rosso.
Tutto di te parla di morte e guerra. Tutto di te parla di un'anima color della notte, di un cuore che, persino tu, credevi fermo, ma che ora batte per qualcuno. Peccato che il fardello di vite spezzate che ti porti sulle spalle non te lo potrà mai togliere nessuno, nemmeno il tuo Sennar.
Ma che ti importa? Oramai lo sai che Shevrar forgia le sue Consacrate nel sangue e le tempra con l'odio.
Sei nata solo per uccidere, per essere una creatura che inizia e finisce nella guerra. Per quanto ti sia opposta al tuo destino, sei stata trascinata verso un ciclo vizioso di eventi su cui non hai avuto alcun controllo e che ti ha portata ad uccidere il Tiranno.
Eppure sai amare, in fondo...
L'ennesima fitta al cuore ti fa perdere l'equilibrio e ti ritrovi a terra ansante, i capelli appiccicaticci a causa del sudore e le orecchie  che fischiano. Simpatica la punizione del dio della guerra... tu non credi e lui ti fa patire sofferenze atroci.
Deve esserci qualcosa di sbagliato in te, un errore di progettazione nella sua creatura che lo costringe a punirti: non è riuscito a renderti ciò che voleva, non sei un'arma inerte nella sua mano.
È questo che pensi di me, Nihal? Povera illusa... Tu hai fatto ciò che dovevi. Non mi importa come raggiungete, tu e coloro che ti hanno preceduta, il vostro obbiettivo, o come andrà avanti la vostra vita. Vincete o perdete. Vi esaurite una ad una in questo.
Un sorriso amaro ti increspa le labbra, trasformando il tuo viso in una maschera contorta.
E mentre pareti, soffitti, pavimenti si disfano rapidamente, colonne si sgretolano, rampe di scale crollano e si accartocciano come fossero di carta, tu ti ritrovi a fissare  le otto pietre incastonate nel medaglione che porti al collo: sono ormai tinte di un grigio cupo e animate solo di un tenue bagliore.
Sbrigati, piccola mortale. Non hai tempo per piangerti addosso se vuoi davvero avere un briciolo di felicità.
Riesci a metterti in ginocchio e ad alzarti in piedi, ma un violento conato di vomito ti fa sussultare e la nausea comincia a stringerti lo stomaco. Riprendi a correre faticosamente verso l'accesso alle prigioni.
Raggiungi l'arena di lì a poco: la porta che cercavi ha ceduto sotto il crollo del pesante arco che l'ha sempre incorniciata, lasciandoti via libera.
Ti getti nell'apertura senza indugiare. I corridoi sono costellati di celle dentro alle quali non osi guardare: lamenti strazianti ne fuoriescono riempiendo l'aria con una macabra melodia di morte e disperazione.
Adesso hai paura?  Che ti prende? Dove è finita la tua sete di di sangue? La tua rabbia? Il tuo rancore? Non dirmi che credi davvero che siano svaniti con così poco. Stanno solo dormendo, in attesa del momento giusto per tornare a dominarti...
Cerchi di farti forza mentre scendi l'ennesima scalinata che, per fortuna, si rivela l'ultima.
Ti concedi un attimo per riprendere fiato, appoggiando una mano al muro umido e scheggiato alla tua sinistra. Un'altra scossa del terreno sottostante e quello cede costringendoti a ritrarti.
Tic. Tac. Il tempo scorre, piccola ribelle.
Riprendi a camminare, mentre la testa ti pulsa sempre più.
Le celle sembrano tutte uguali, ma quando ti trovi davanti a una in particolare, tu sai che è quella giusta.
Sfondi la porta con una spallata, trovandoti nuovamente a terra. Alzi lo sguardo e vedi Sennar appeso per le braccia a capo chino, i vestiti a brandelli e il sangue che cola da svariate ferite. Lividi e piaghe si intrecciano sulla sua pelle pallida.
-Sennar, Sennar...-
Lo chiami tra le lacrime mentre ti metti in ginocchio davanti a lui: -Ti prego... dobbiamo andare via-.
Nessuna risposta.
Allunghi la mano tremante e gli accarezzi la guancia, sfiorandogli la cicatrice che tu stessa gli hai procurato quasi due anni prima.
Lui socchiude gli occhi azzurri e li punta nei tuoi. Incurva le labbra in un lieve sorriso quando ti vede e il sollievo ti fa rilassare lievemente le spalle.
Quanto siete fragili e patetici...
Prova a mormorare qualcosa: una richiesta di aiuto o il tuo nome, forse. Tu sorridi e gli passi le labbra sulla fronte per rassicurarlo e chiedergli perdono per averci messo tanto ad arrivare.
Ora devi liberarlo. Cerchi la spada nel fodero, ma lo trovi vuoto: l'hai dimenticata nella sala del trono per l'euforia che ti ha assalita in un attimo. Imprechi e ti guardi attorno: in un angolo c'è una grossa pietra. L'afferri di slancio e rompi le catene.
Sennar cade a terra malamente con un lieve mugolio. Lo tiri su e ti passi il suo braccio attorno alle spalle per poi ricominciare a correre.
Lo sai che non hai più speranze, vero? Ora che non hai con te la tua lama, il Talismano del Potere ti consumerà del tutto. Ogni tuo sforzo sarà stato vano...
Stringi i denti e avanzi a fatica, il peso del mago non fa che accrescere la tua agonia, strappandoti via ogni singola scintilla di energia.
Una colonna cede e tu sei costretta a gettarti a terra lateralmente, proteggendo dall'urto il suo corpo usando il tuo come uno scudo.
Sei di nuovo a terra... sarai ancora in grado di rialzarti, fragile mezzoelfo?
Ansimi pesantemente e quando provi a rialzarti le gambe ti cedono. L'uscita è ancora troppo distante.
Ed è allora che prendi una decisione: il terrore di non veder più la luce di un nuovo giorno ti divora. Non potrai più salvare tutte le vite che avresti voluto, non potrai più salvare te stessa. Ma forse c'è ancora speranza per Sennar.
Guardi per un'ultima volta quell'uomo che ti sei resa conto di amare alla follia, ti imprimi nella mente l'esatta sfumatura di rosso dei suoi capelli e quella azzurra dei suoi occhi.
Un respiro profondo e afferri il disco dorato che ti pende dal collo. Reciti la formula dell'incantesimo del Volare.
Il bianco ti avvolge, percepisci il consueto vuoto allo stomaco e il terreno ti manca da sotto i piedi.
Poi quella strana pace si dissolve e tu torni a udire il ruggito della battaglia.
Sorridi perché  sai di avercela fatta e, mentre tutto ciò che vedi comincia ad assomigliare sempre più a un insieme di macchie di colore gettate a caso su una tela bianca, stringi a te il corpo inerte di Sennar.
Poi, lentamente, arriva l'oblio. Gradito solo come un vecchio amico può esserlo.
Spalanchi le tue ali al vento e, con un ultimo potente palpito di vita, spicchi il volo.


Ed ecco l'unica ricompensa che ti spetta, piccola Shiereen: una pace assoluta e ristoratrice. Non è ciò in cui hai sempre sperato?


È tutto diverso da come te lo aspettavi: hai sempre creduto che la morte assomigliasse  a uno dei tuoi incubi e, invece, ti sei ritrovata immersa in così tanta pace che quasi ti spaventa.
Il tuo corpo non ha più alcun peso e la serenità che ti circonda è così densa da poterla sentire come una carezza sulla pelle. La sensazione è la stessa che si avverte quando il corpo abbandona i torpori della notte per essere inghiottito dalla frenesia quotidiana, mentre la mente si aggrappa alle ultime scintille di un piacevole sogno.
Sei seduta su una roccia ricoperta di morbido muschio, le punte dei piedi che sfiorano le acque di un piccolo laghetto limpido. Sopra di te pendono fiori cobalto, i cui petali sono delimitati da una striscia aurea. L'aria odora di bosco, ma tu, al posto di guardarti attorno, fissi la tua immagine sulla superficie dello specchio d'acqua: quasi non riconosci il suo riflesso a causa dell'aura di pace che sembri emanare.
E qualcosa manca
.
Improvvisamente accanto al tuo viso ne appare un altro, fin troppo conosciuto e in passato odiato, ma che ora non suscita in te altro che una vaga malinconia.
-Aster...-

Nemmeno pronunciare il suo nome ti causa disagio, come se foste sempre stati protagonisti di uno scontro amichevole.
Ti si siede accanto e nel suo volto scorgi una scintilla di vita che nella Rocca sembrava sopita per sempre. Indossa una lunga tunica bianca priva di alcun tipo di decoro e sul suo collo è presente un tatuaggio composto da intricate linee nere: forse si tratta di una scritta in un idioma dimenticato o magari, più semplicemente, non ha significato alcuno.

-Mi sento in dovere di ringraziarti Nihal...- finalmente il piccolo mezzoelfo rompe lo stagnante silenzio che vi avvolge.
Tu chini la testa da un lato, non capendo quella sua affermazione.
-Mi hai dato la pace a cui ambivo, liberandomi dalle catene del mio stesso sogno-  si volta verso di te sorridendoti lievemente, gli occhi pieni di muta gratitudine:-Forse dobbiamo aver fiducia in coloro che verranno dopo di noi. E poi, chi mi avrebbe assicurato che le creature nate dalle ceneri del mio sacrificio sarebbero state migliori? Degne di vivere in un mondo bello e crudele come il nostro?-

Le sue labbra si atteggiano a una smorfia di nostalgia mista a dolore e tu, istintivamente, gli sfiori la guancia con la punta delle dita.
Vi guardate: tu ancora più sorpresa del tuo gesto di quanto non lo sia lui.
Non comprendi come tutto il tuo odio sia potuto scemare tanto in fretta, non comprendi quell'improvvisa tenerezza che provi per Aster.
-Penso che sperare sia tutto ciò che ci resta...- mormori guardandolo negli occhi.
Sorride ancora, questa volta con dolcezza, appoggiando la testa alla tua spalla. Non ti opponi e sposti lo sguardo verso un punto indefinito dello spazio circostante.

-Perché mi hai detto che Sennar era morto?- il tuo tono è tranquillo, ma il terrore di aver perso il tuo cuore ti scuote ancora l'anima.
-Parlandoti ho vacillato. Mi sono fatto svariate domande che non mi ero mai posto. Ho temuto di aver sprecato tutta la mia vita in un'illusione... se tu avessi ceduto, io avrei ripreso a credere incondizionatamente nei miei obbiettivi- mormora lui.
E tu lo capisci. Capisci quanto ha amato il Mondo Emerso, di un amore perverso e oscuro, certo, ma pur sempre amore. Sei l'unica che potrà mai comprendere quella creatura divorata dalla solitudine, perché sei l'unica ad aver sperimentato le sue pene.

-Forse posso fare qualcosa per te, per riparare almeno un poco i miei errori- pronunciando quelle parole si alza in piedi con lentezza e stende una mano davanti a sé, chiudendo gli occhi.
Tu lo guardi stupita: non vuoi nulla in cambio della tua sofferenza, ti basta sapere che ora il tuo Sennar potrà vivere in un mondo in cui regna la pace. Ma una lieve folata di vento spazza via i tuoi pensieri, mentre mille scintille dorate cominciano a danzare sull'acqua, plasmando pian piano nell'aria un'immagine dapprima sfuocata, poi sempre più nitida.

Sgrani gli occhi appena riesci a scorgere esattamente le figure che compongono la scena: si muovono in modo innaturalmente veloce e i tratti di tutti sono sgranati.
-In questo mondo il concetto di tempo è molto diverso da quello a cui siamo abituati: tutte le anime che guardano attraverso assottigliazioni della membrana che divide la dimensione dei vivi da quella dei defunti vedono il loro vecchio mondo muoversi ad una velocità insostenibile- la fronte di Aster è corrugata mentre ti parla, ma tu non lo ascolti perché finalmente puoi vedere il pezzo di te che manca all'appello: Sennar, il tuo cuore.

È seduto su un letto, le bende gli ricoprono quasi completamente braccia e torace e sta urlando ad un gruppo di maghi e ninfe, che si limitano ad evitare il suo sguardo continuando a tacere.
-Pretendo di sapere dov'è Nihal! Voglio vederla! E se non può venire lei da me, andrò io da lei!- è al limite dell'esasperazione: rimanere seduto deve costargli molte energie perché il sudore gli imperla la fronte pallida, ha gli occhi che fiammeggiano, ansima forte e il suo tono di voce è sfrontato come mai prima di allora.
Nessuno osa rispondergli e un senso di profonda inquietudine fa accelerare il suo battito cardiaco.
-Fuori. Tutti quanti- la voce dell'ex maestra del mago giunge dura quando lei entra nella sala.
Tutti i presenti, senza aprir bocca, sfilano fuori dalla porta come la lenta processione ad una veglia funebre. L'inquietudine del ragazzo cresce a dismisura mentre guarda Soana avvicinarsi: lei ha gli occhi ancora lievemente arrossati e cerchiati di nero, come se avesse pianto tanto a lungo da non aver più lacrime, le spalle  sono curve come se su di esse gravasse un peso enorme.
-Sennar...-
Il suo tono vale più di mille parole: il ragazzo ha già capito, o forse ha solo avuto conferma di ciò che più temeva.
Freddo dolore. E poi le lacrime, che scivolano abbondanti sui suoi zigomi mentre ricade supino sul letto.
Quando Soana tenta di sfiorarlo, lui si ritrae quasi sdegnato e lei lo capisce, perché è già affondata nell'abisso che ora sta trascinando il suo ex allievo nelle sue profondità.
Non esistono parole per consolare. Bisogna uscirne piano piano contando sulle proprie forze, sotto lo sguardo attento di qualcuno a cui si tiene.
Si alza dal letto del mago e si avvia verso l'uscio.
-Voglio vederla un'ultima volta- un fruscio di coperte e la donna si volta, trovandosi ad osservare un ragazzino scarmigliato e ferito dimenarsi per cercare di scendere dal letto, combattendo allo stesso tempo contro la gamba che sembra non voler collaborare: -Glielo devo.-
-No-
E tanto basta per farlo ricadere in una fredda apatia. La maga esce dalla stanza in assoluto silenzio.
Solo a quel punto Sennar dà sfogo a ogni singola particella di rabbia e dolore accumulata: urla, geme, singhiozza e piange, fino a non avere più voce.

Urli anche tu, scivoli dal masso dove sei rimasta seduta fino a quel momento. Ti tappi le orecchie ipersensibili che fischiano.
La testa ti sta per scoppiare, ma il centro del dolore è il tuo petto. Urli di nuovo, come un animale ferito, stringendo la stoffa della veste che indossi  in corrispondenza del cuore.
-Nihal!- Aster ti scuote e chiama il tuo nome, ma la sua voce è così lontana...
Continui a vedere le sue lacrime. Continui a sentire i suoi gemiti.
Ed è colpa tua, solo tua.

La morte è stata solo una scorciatoia per la pace che tu hai imboccato. Hai condannato Sennar al destino che più temevi per te stessa: una vita senza la persona più importante.
Sacrificio, dici? I sacrifici come i tuoi sono solo scuse per nascondere un'ultima volta la debolezza.
Vigliacca.

Serri le palpebre, scuoti la testa. E urli. E piangi. E della parte migliore di te ormai non resta che cenere.
-Nihal!-

Quando riapri gli occhi non sai dire quanto tempo è passato, ma trovi chinato su di te Aster: le sue mani allentano la presa sulle tue spalle e il suo viso si distende in un'espressione dolce.
La sua presenza è rassicurante e gli ultimi brandelli della tua follia vengono spazzati via. Lui ti sorride, ma tu non ricambi.
Ti metti a sedere a fatica, facendo leva sulle braccia, e ti passi una mano tra i capelli fradici di sudore.
-Quanto...- mormori disorientata.
-In base al tempo di questa dimensione sei stata in preda del delirio per ore- Aster abbassa lo sguardo con fare mortificato: -Non volevo farti soffrire ancora... non immaginavo...-
Sul tuo volto prende forma un lieve sorriso dolce: il piccolo mezzoelfo appare così fragile. E tu che conosci la sua storia e le sue pene non puoi che capirlo, perché il suo vissuto è il tuo.
-Lo so...- bisbigli, come se alzare troppo la voce potesse rompere la sfera di calma che vi avvolge.
Annuisce lentamente e una strana espressione gli si dipinge in volto. Il tempo di un sospiro e accosta le labbra al tuo orecchio:-Ma non temere: non appartieni a questo mondo, non ancora. Ci sono altre faccende che devi sbrigare nel Mondo Emerso. Ora mi è tutto chiaro- .
Si scosta rapido, sorridendo enigmatico. Tu lo guardi stupita, forse perplessa, mentre lui fissa lo sguardo su un punto indefinito alle tue spalle.
Ti volti rapida e la vedi: la realtà appare distorta, si attorciglia su sé stessa e pare danzare.
Ti alzi come fossi ipnotizzata, avvicinandoti lentamente per poi alzare la mano e trovare come ostacolo una superficie che ha la stessa consistenza dell'ambrosia. Prende vita al tuo tocco, risale il tuo braccio in una carezza languida, per poi estendersi a tutto il corpo.
È qui per te. Per darti la pace che nemmeno la morte è riuscita a donarti.
Ma poi ti senti strappare bruscamente dal terreno e tutto sfuma in un vuoto bianco, intenso e accecante.
Ti volti vero Aster, terrorizzata.
Ti ha ingannata, forse?
No, lui ti guarda con un sorriso rassicurante, lo stesso che si rivolge a qualcuno al quale si augura tutto il bene possibile.
-Se mai potrai, Nihal, perdonami- e il suo sussurro è l'ultimo suono che avverti, i suoi occhi di un verde impossibile l' ultima cosa che vedi.
E tu sai di aver perdonato ogni peccato al tuo nemico.


Il primo respiro fa male: è uno spasmo a scuoterti quando l'aria, rovente come fuoco, ti riempie i polmoni.
Apri gli occhi di scatto tentando di urlare, ma l'unico suono che ti esce dalle labbra è un rantolo soffocato.
Provi a metterti seduta e quando non ci riesci il terrore ti scuote il cuore. I suoi battiti sono irregolari, come dopo una lunga corsa.
Ti imponi di rimanere calma e cominci a far guizzare gli occhi da una parte all'altra della stanza, tentando di capire dove ti trovi: il soffitto è alto, formato da una cupola di vetro policromo, statue e bassorilievi di guerrieri adornano le pareti e tu sei poggiata su un piano rialzato, un altare forse?
Fai un respiro profondo e riprovi a muoverti. I muscoli cominciano a rispondere, in ritardo e con  molta fatica, ma lo fanno. Partendo dalle appendici del corpo, riesci a scacciare l'intorpidimento e ad acquistare sensibilità.
Ti metti a sedere e ti guardi le mani. Indossi l'armatura, porti la spada al fianco e il Talismano oscilla al tuo collo. Lo afferri e lo osservi con attenzione: sembra inerte, eppure sotto le tue dita la sua superficie è calda e pare pulsare.
Scavi nella tua mente tentando di riportare a galla gli ultimi eventi: il ricordo più nitido è quello del corpo di Sennar ferito, stretto tra le tue braccia, con il rumore della battaglia in sottofondo. Le altre immagini che seguono sono indistinte, come macchie di colore in cui non riesci a distinguere nulla.
Perdonami.
Quell'unica parola ti rimbomba nella testa stordendoti, disorientandoti. Non sai chi ti ha chiesto perdono, eppure sai di non serbargli alcun rancore. Non più, almeno: le braci di un incendio d'odio splendono ancora nei meandri del tuo cuore. Socchiudi gli occhi, sforzandoti di ricordare, e alla fine li vedi: quando la realtà della stanza in cui ti trovi è velata dalle tue ciglia intravedi un paio di occhi color delle foreste in primavera. Possibile che...? Ti poni tante domande eppure la risposta ti è già chiara: l'odio che avrebbe dovuto dividervi non ha fatto che avvicinarvi e ora ti ritrovi a ricordarlo come si fa con un vecchio conoscente.
Hai perdonato il Tiranno.
E, se sei riuscita a fare ciò, forse c'è davvero speranza che il Mondo Emerso rinasca dalle sue ceneri.
Sospiri davanti a ciò che credevi impossibile che si è trasformato in realtà.
Ti rimetti in piedi barcollando, ancora non del tutto sicura di essere davvero viva: quando hai usato l'incantesimo del Volare credevi che saresti morta, sapevi che saresti morta, eppure eccoti ancora qui a respirare. Scavi nuovamente nei tuoi ricordi, alla ricerca di un chiarimento. Ed è nuovamente una voce ad affiorare, ma questa volta non stenti a riconoscerla: Phos.
Ecco, il Padre muore e la Figlia nasce. Finché avrai al collo questo talismano, tu vivrai. Non perderlo mai, perché significherebbe la morte.
Sorridi amaramente. Un'altra vita sacrificata per te. A quanto pare sei stata ritenuta degna di una seconda possibilità.
Hai le mani sporche del sangue di mille persone... e allora perché tu e non qualcuno con un cuore più puro?
Forse, in fondo, ogni creatura è degna di un briciolo di felicità, persino quelle come te, figlie di sangue e odio.
E allora non ti resta che accettare il dono che ti è stato imposto.
Cominci a sfilarti quasi rabbiosamente l'armatura. Ogni pezzo cade sul marmo del pavimento con un assordante clangore metallico.
Sei scalza, con indosso solo una maglia leggera e calzoni di cuoio nero. Sospiri, anche se vorresti piangere.
Rimani immobile mentre il ricordo di Sennar ti assale: se non vuoi la tua vita per te stessa, almeno accettala per donare la pace a lui.
Con passo malfermo ti avvicini all'immensa porta di mogano intarsiato d'oro alla tua destra. Appoggi una mano sul legno vecchio che odora di incenso, come avesse assistito a così tanti riti in onore degli dei da non poter più perdere quel profumo che ti fa girare la testa: troppo intenso, troppo invadente.
Con un unico movimento stentato spalanchi le porte, accogliendo con gioia immensa l'umida brezza notturna.  Sei in cima ad una lunga scalinata, Makrat si estende ai tuoi piedi come una coperta intrecciata con fili aurei: l'oro degli edifici pare risplendere di luce propria, mentre il lume delle candele fa sembrare le finestre piccole stelle impigliate tra le rocce, prigioniere di un'umanità troppo vanitosa.
-Chi va là?- la voce impastata del soldato che stava di guardia all'entrata rompe la pace in cui ti trovi. Ti volti verso di lui, proprio nel momento in cui un timido raggio lunare ti va ad illuminare il viso.
Il soldato sgrana gli occhi, diventa pallido e infine caccia un urlo mentre comincia a scendere freneticamente le scale. Ti scappa una sottile risata: devi aver terrorizzato a morte quell'uomo. Scendi anche tu la scalinata, ma, a differenza del soldato, lo fai lentamente, in tutta calma: devi riprendere dimestichezza col tuo corpo, correre servirebbe soltanto ad aumentare il rischio di cadere a terra.
Giunta all'ultimo gradino esiti un secondo per raccogliere l'energia necessaria a scattare. Sai dove si trova Sennar, come lo sapevi nella Rocca. Percepisci la sua presenza, avverti il pulsare fioco della sua vita.
Cominci a correre, veloce come solo poche altre volte: percepisci l'acciottolato sconnesso sotto le piante dei piedi, il sangue che scorre rapido nelle vene e il cuore che batte allo stesso ritmo dei tuoi passi. Ed è tutto magnifico, perché ti senti viva davvero.
Molta gente è per strada, forse allarmata dalle urla del soldato. Molti ti guardano e urlano di terrore, altri di gioia: parlano di maledizioni e benedizioni, gemono formule contro i demoni e intonano inni. Ma tu non ti fermi, non li ascolti. Sono solo gli elementi di una cornice.
Giungi davanti ad un imponente portone spalancato e sorvegliato da due guardie. Ti ci tuffi quasi dentro e i soldati cominciano a cercarti solo quando hai già raggiunto il secondo piano dell'edificio, probabilmente troppo spiazzati per reagire rapidamente... ma anche questo non ti interessa perché sai di essere vicina alla meta.
Rallenti davanti ad una porta molto semplice: è lievemente socchiusa e tu ci sgattaioli dentro silenziosa come un'ombra. È spaziosa, con un armadio a muro e due comodini, il letto è accostato alla parete; e lì c'è il tuo Sennar, gli occhi puntati verso il soffitto e il viso emaciato.
Ti si stringe il cuore nel vederlo in quello stato, ma ora tu sei qui e potrai sistemare ogni cosa.
Il suo respiro affannato scandisce il tempo all'unisono con il tuo cuore quando cominci ad avvicinarti a lui; e ciò è soltanto la conferma di quanto siate un'unica cosa voi due. Stringi i pugni facendoti forza, sbatti rapidamente le palpebre per bloccare le lacrime: ti accosti a lui, mentre la luce della luna che penetra dalle sottili tende di lino ti si riflette sui capelli, circondandoli di una diafana aureola.
Ma lui non ti guarda mentre un sorriso amaro gli si dipinge in volto:-Che tristezza sapere che posso incontrarti solo in sogno...- chiude gli occhi già colmi di lacrime e trattiene a stento un singhiozzo: -Rimpiango ogni minuto buttato al vento, ogni parola di rabbia pronunciata... vorrei soltanto dirti ancora una volta quanto ti amo...-.
La sua voce sfuma in un pianto sottile, proprio soltanto di chi ha speso tutte le sue lacrime. E anche tu piangi, permettendo alla luna di adornare il tuo viso di sottili monili di cristallo. La tua voce è un respiro soffocato quando chiedi perdono a colui che più ami.
E finalmente lui ti guarda, stupito, mentre non riesce ancora ad intuire la verità. Stringi gli occhi, nel disperato tentativo di frenare il senso di colpa che ti opprime, mentre Sennar, con molta fatica, allunga una mano verso di te.
-L'unica mia consolazione? Quell'unico, rapido contatto con te, con la tua pelle fresca che porta lo stesso profumo delle foreste a primavera e del ferro della tua armatura. È sempre così reale che, anche quando svanisci in una nube di polvere di stelle, continuo ad avvertirti sotto le dita...-
Ti sfiora la guancia e tu gli afferri la mano per trattenergliela il più a lungo possibile. Sgrana gli occhi non vedendoti svanire.
-Nihal...?- mormora. Tu annuisci e gli sgusci rapida tra le braccia, affondando la testa nell'incavo del suo collo. Inspiri il suo profumo di mare, mentre lui ti sfiora incerto la schiena: teme ancora che tu sia un sogno, che la felicità gli sfugga nuovamente dalle dita. Ma riesci a sentire il suo cuore frenarsi, per poi riprendere la sua corsa ad una velocità folle. Ti stringe forte, comprendendo la verità.
Intuisci i suoi interrogativi, ma li ignori, come fa lui del resto. Strofini il viso sul suo petto mentre le tue lacrime si fondono con le sue.
Ora ogni tassello ha un suo spazio preciso e riesci finalmente a vedere ciò che sei riuscita a fare: l'amore che batte l'odio e la fase più buia delle vostre vite che si chiude.
Gioia pura, dirompente. Ecco cosa ti inonda le vene: ti riempie di euforia e vigore.
Stringi Sennar più forte: mentre lui mugugna qualche gemito di dolore, tu farfugli qualche scusa.
E poi occhi negli occhi, labbra contro labbra, come da troppo doveva essere.
Sei a casa, come non lo sei mai stata. Sei dove avresti dovuto essere da sempre. Hai trovato compimento, finalmente.
E sarà pace.
E null'altro.


Angolo autrice
Ehm... Lo so, è altamente tragico, ma ci tenevo a scrivere qualcosa su questo libro.
È una mia personale versione dei fatti esposta in una prima parte da uno Shevrar visto con gli occhi di Nihal...e...e poi c'è lei morta e poi...e poi lei viva, insomma: ho raccontato ciò che non è mai stato narrato XD  (ma come scrivo bene... -.- ho messo giù un obbrobrio di frasi senza collegamenti evidenti in questo my space... Amen) e in più è una narrazione in seconda persona... Utilizzata pochissimo, ma che io trovo fantastica.
Voi che ne dite? Vi è piaciuta la storia? Spero davvero di si: ci ho messo il cuore.
Dedicata alla mia best friend :3 : scritta per il suo compleanno (passato da quasi un mese XD) : grazie per avermi aperto le porte dell'universo del Mondo Emerso, grazie perché colori le mie giornate con la tua allegria, amica mia. So che mi inseguirai fino in capo al mondo quando scoprirai che ho pubblicato il tuo regalo di compleanno XD  T.V.U M.E.D.B 
Ok... Dopo questa piccola dedica posso dileguarmi u.u
Un saluto
Xery_chan

P.S.: nuova sezione, nuova storia e non mi presento? 
        *manata in faccia*
         Sono Xery_chan, lietissima di conoscervi ;-)

 

  
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