Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Irian    23/11/2015    1 recensioni
(ho cambiato l'anteprima)
Elsa e Anna non erano mai state delle sorelle incredibilmente unite.
Certo si volevano bene, si aiutavano se c’era bisogno, ma non si raccontavano i segreti o cose del genere, non erano come due amiche.
Anna sperava che quel viaggio le avrebbe avvicinate; certo prima Anna era indispensabile per Elsa e viceversa, ma andare a vivere insieme poteva renderle inseparabili.
Invece le aveva solo divise.
(AU! Kristanna)
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Diede una scossa al suo vestito perché non si spiegazzasse ancora, era bianco e lungo fino alle caviglie.
Il maglione sottile che mise sopra le spalle non le dava alcun riparo dal vento freddo che le pungeva la pelle candida, come se le importasse davvero.
I capelli legati accuratamente; e le scarpe, le scarpe facevano rumore ad ogni passo.
Clip, clop.
Aveva pianto talmente tanto che le guance si erano seccate sotto il peso delle lacrime, e ora non usciva più nulla dalle palpebre pesanti.
Aveva il setto nasale arrossato, come un fumatore.
Solo che Anna non aveva mai fumato in vita sua.
Con Iduun si stavano avviando alla piazza, camminavano piano finchè non si trovarono lì.
“Proprio come pensavo” disse Iduun “Sono ancora qui”.
Iduun le calò giù dolcemente, compresa Esmeralda, le calò a terra e vi si piegò sopra.
Inizio flashback
La pelle candida e pallida sfiorava le pareti, i quadri, le lenzuola morbide, erano fredde, cercavano un minimo calore.
La sua maglietta blu non bastava, moriva di freddo in quella camera.
Avrebbe volto uscirne, dannazione, viveva in quella stanza da mesi.
Si strinse ancora nelle spalle, guardò la neve cadere fuori, insieme a pioggia e vento. Cosa avrebbe fatto pur di avere un po’ di calore.
Anna era nell’altra stanza, dannazione.
All’improvviso scoppiò a piangere, e non era più per il freddo. Scaricò tutta la tensione delle ultime settimane in fiumi e fiumi di lacrime, e poi prese a ridere. Rideva forte, fortissimo, la sua risata echeggiava sul soffitto e si arrampicava sulle pareti.
Aprì la finestra del terrazzo dove pioveva e nevicava, uscì fuori.
Allargò le braccia e chiuse gli occhi. La pioggia le batteva piano sulla pelle, il vento le spettinava i capelli e la neve le si posava a batuffoli sui vestiti.
E lei rideva.
Non sentiva più freddo.
Rideva.
Fine flashback.
Avvolsero i corpi in teli bianchi e spessi; Anna non rimase colpita quando toccando la mano di Elsa, essa stessa si frantumò in polvere cenerea.
Si sentiva solo un freddo involucro di cristallo, forte, ma freddo, distaccato e senza vita.
Iddun stese i corpi avvolti nei teli vicini, poi li guardò.
“Possa il signore onnipotente prendersi per sempre cura dei vostri corpi, delle vostre menti e delle vostre anime. Che vi prenda sotto la sua ala protettrice e che mai vi abbandoni ad un destino che non vi appartenga.
Eravamo cenere, e cenere torneremo.
 
Guardava fisso a terra senza dire una parola, quando sentì una mano toccarle la spalla.
“Kristoff…”
“Anna…”
“Mi dispiace…tanto”
“Anche a me”
Abbassarono entrambi lo sguardo, incapaci di piangere ancora.
 
 
A casa di Iduun
“Perché mi hai fatto vestire di bianco per un funerale?”
“Non ha importanza”
“Per me sì! Era mia sorella”
“E mia figlia! Era importante anche per me”
“Anna, io…c’è ancora qualcosa che dovresti sapere”
“Cosa? Qualcos’altro?” disse esasperata
“Esmeralda aveva un’altra figlia”
Sgranò gli occhi e abbassò il capo.
“Chi?”
Le porse una foto “Lei, si chiama Diana, ha 26 anni”
La prese in mano e la guardò. Aveva i capelli rossi e gli occhi grigio-verde, decisamente pallida.
“Agar me lo raccontò. Non sopportava l’idea di essere una zingara e così scappò di casa. Viveva in macchina, ma andava a scuola. E’ laureata in medicina e ha partecipato alla guerra in Iran come chirurgo d’urgenza per due anni. Ha perso una gamba, ha una protesi, lavora a Brooklyn. Penso che dovresti trovarla.”
“Iduun…io…sono ancora sconvolta per Elsa e mia madre e davvero non posso mettermi a cercare una mia ipotetica sorella” disse sussurrando “Davvero, non posso”.
“Lo so Anna” se ne andò lasciandola sola.
 
Uscì di casa sbattendo la porta, senza nemmeno cambiarsi.
Prese il primo volo per l’America, solo con il portafogli e il passaporto nella borsa.
Corse verso la piazza di Brooklyn, quella dove era corsa via durante il primo spettacolo.
Guardò il cielo mentre pioveva e ad un tratto sorrise.
Si sciolse i capelli e si lasciò bagnare dalla pioggia, rivolse il viso verso l’alto e allargò le braccia.
Era un tutt’uno con l’atmosfera, in quel preciso momento, aveva smesso di sentirsi sola, in colpa e addolorata per sua sorella; perché si sentiva come se ce l’avesse in corpo, come se fossero fuse sotto la pioggia in quella piazza, quel giorno.
Ricordò tutti i momenti tristi, felici, arrabbiati, delusi, impauriti, di quell’ultimo anno, e in quel momento, Anna seppe di star bene.
Che le sue ferite stavano guarendo poco a poco, e che anche se Elsa era morta tre giorni prima, lei aveva sofferto abbastanza, aveva passato troppo troppo tempo a chiedersi chi era.
Anna, io sono Anna.
 
Prese il telefono e mandò un messaggio.
-Kristoff?-
-Ciao Anna, dimmi tutto-
-Puoi tornare a Brooklyn domani?-
-Sì, va bene, prendo il primo volo-
-Puoi venire a stare a casa mia, ti aspetto-
-Okay, ciao-
 
Quando tornò a casa e rivide tutte le cose di Elsa ebbe paura. Paura che tutto quello che si era promessa di dimenticare fosse tornato indietro.
Subire una perdita e soffrire e poi riprendersi, non significa dimenticarsela.
Non significa che non sentirai una fitta al cuore ogni volta che vedi qualcosa che te la fa tornare in mente, no.
Significa che sei in grado di andare avanti, di riprenderti.
Riprenditi, perché ciò che vuoi devi venire a prendertelo.
 
 
“Hey Anna, ora che mi hai fatto fare così tanti chilometri in volo e in taxi, potresti dirmi che succede?” disse Kristoff appena Anna lo fece entrare in casa.
“Non voglio più tornare in Norvegia, voglio stare qui” disse piantando un piede per terra “Con te”.
“Vuoi spiegarmi che succede?”
“Non lo so…io sento che prima non stavo vivendo, avevo come qualcosa qui, che mi bloccava, e adesso sono sola, non ho nulla da perdere…”
Kristoff si avvicinò al suo viso e se labbra si sfiorarono piano, erano calde entrambe, quelle di Anna avevano il sapore della pioggia quando si è appena posata sulla terra.
“Sei strana Anna, è come se non fossi più tu”
“Sto cambiando Kristoff, tutto sta cambiando”
“Va bene” riprese a baciarla perché…perché va bene così, non disturbiamo la scena, sususu.
 
 
 
Continua…
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
E se io vi dicessi che questa storia diventerà una serie…fareste i salti di gioia eh eh eh???
Che ci sarà un YMMR 2?
Lo so lo so, con me gli infarti non finiscono mai.
Se qualcuno di voi mi scrive come si fa a inserire una serie tra le storie il prossimo capitolo che vedrete, non farà più parte di your magical mystery ride ma bensì di jump into the fog (ovvero il continuo della nostra amata long).
Che dire ragazzi…questa è stata per me una grande avventura, talmente grande che ho deciso di volerla continuare, che ne dite?
Un ringraziamento speciale a Amberly_1, Starfighter, Ray46 e auaura (probabilmente mi scorderò qualcuno…).
E a tutti colori che seguono/ricordano/preferiscono questa storia. Grazie!
Recensite numerosi^-^
IRIAN WHO DOESN’T EVER STOP TO LOVE YA

 
  
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