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Autore: vali_    25/11/2015    10 recensioni
Dean non si sente a suo agio negli ultimi tempi: beve senza trarne i benefici sperati, dorme poco e sta sempre da solo e questo non è un bene per uno come lui, che mal sopporta la solitudine, convinto che riesca solo a portare a galla i lati peggiori del suo carattere.
Il caso vuole che un vecchio amico di suo padre, tale James Davis, chieda aiuto al suo vecchio per una “questione delicata”, portando un po’ di scompiglio nelle loro abituali vite da cacciatori. E forse Dean potrà dire di aver trovato un po’ di compagnia, da quel giorno in poi.
(…) gli occhi gli cadono sui due letti rifatti con cura, entrambi vuoti. Solo due.
Sam è ormai lontano, non ha bisogno di un letto per sé. Dean non lo vede da un po’ ma soprattutto non gli parla da un po’ e il suono della sua voce, che era solito coprire tanti buchi nella sua misera esistenza, di tanto in tanto riecheggia lontano nella sua mente. A volte pensa di non ricordarsela neanche più, la sua voce. Chissà se è cambiata in questi mesi (…)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, John Winchester, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Prima dell'inizio
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Some things are meant to be'
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Note (parte prima): Siamo arrivati all’ultimo temuto capitolo e mettere la spunta al "Completa?" è più difficile di quanto pensassi. Oltretutto ho un’ansia nel pubblicarlo che non vi dico.
Vi chiedo tremendamente scusa per il ritardo, ma anche oggi è stata una di quelle giornate infinite e sono rientrata a casa da pochissimo, perciò non ho avuto un minuto per mettermi prima al pc. Non vi dico a che ora ho finito di correggere ieri sera per avvantaggiarmi >.< anzi, se scovate qualche errore non fatevi problemi a farmelo notare! ;)
Anyway, non vi anticipo nulla, perché credo che il capitolo parli da sé, e vi lascio alla lettura. Vi aspetto in fondo. :) 


Capitolo 28: Kiss me hard before you go

E’ giorno da parecchio ormai. I raggi del sole filtrano nella stanza attraverso le tende sdrucite e sottili e avanzano lenti, fino ad avvicinarsi sempre di più al bordo del letto sfatto di quella camera anonima e consumata.
 
Dean è sveglio da un po’ e il mattino l’ha trovato abbracciato ad Ellie: la testa sul cuscino, il braccio destro intorno alla sua vita e la schiena di lei stretta contro il petto. Ha sbattuto le palpebre un paio di volte, capacitandosi di essere fuori dal mondo dei sogni e di avere davvero ancora Ellie tra le braccia ed un sorriso si è stagliato prepotente sul suo viso al pensiero che stavolta è rimasta e chissà che non lo faccia ancora per molto tempo.
 
Non saprebbe neanche descrivere cos’ha provato mentre sentiva scorrere le mani sottili e affusolate di Ellie sul suo corpo, quando con quelle dita minuscole gli stringeva la schiena sospirando piano, le labbra schiuse, e cercava i suoi occhi e quelli di lei erano così luminosi, così belli e intensi e Dean ad un certo punto credeva che sarebbe collassato da un momento all’altro, tanta era l’emozione di averla di nuovo lì a guardarlo con quegli occhi sinceri, mentre gli donava tutta se stessa ancora una volta.
 
Si è fatto trasportare dall’impeto di averla di nuovo tra le braccia, all’inizio, perché la sola idea che stavano per farlo di nuovo gli ha mandato in pappa il cervello, mandando a puttane il suo autocontrollo. E poi perché la desiderava troppo per andare piano, ma quando si è reso conto che stava per farsi fregare dalla fretta, tutto si è rallentato, perché l’ultima cosa che voleva era prenderla con troppa forza e rischiare di farle male.
 
Oltretutto, ieri sera si è reso conto che con Ellie non c’è bisogno di parole o indicazioni esplicite: gli basta guardarla negli occhi per capire cosa sente, per sapere se sta andando bene.
Dean aveva quasi dimenticato questa sensazione, perché quelle che ci sono state nell’ultimo anno – ma anche prima, quando Ellie non era nei suoi pensieri o comunque non in questo modo – erano più distaccate, più frettolose, attente solo a prendere quello che lui aveva da dargli – quindi molto poco – e ricambiarlo come sapevano.
 
Non che per lui fosse molto differente: si limitava a prendere senza mai rendere neanche una briciola di sé, senza neanche chiedersi se chi gli stava accanto volesse qualcosa di diverso. Con Ellie, invece, non riesce a tenere niente per sé e le sue mani non sono solo uno strumento per dare piacere, ma la studiano e la toccano con delicatezza, con cura, come se stessero maneggiando qualcosa di estremamente prezioso.
 
Ellie è diversa e non solo perché è silenziosa rispetto a molte altre, ma piuttosto perché, per qualche strano motivo, è un libro aperto per lui, un manuale pieno di istruzioni semplici che non fa nessuna fatica a seguire. A letto, perlomeno, perché fuori è tutta un’altra storia. O forse è così anche perché Ellie ha molta meno esperienza di quanta ne avessero molte delle donne che si è scopato, ma non è convinto che questo sia un difetto. Lo sarebbe stato in una delle ragazze qualsiasi di cui la mattina dopo non ricorda neanche che faccia hanno, ma Ellie… no, Ellie è un bene che siano stati in pochi a toccarla.
 
Ha notato che lei, un po’ come un anno fa, è un po’ impacciata, un po’ titubante in alcuni momenti. Forse devono solo prendere un po’ di confidenza in più e poi andrà tutto ancora meglio – come se potesse desiderare ancora qualcosa di più da lei e da tutto questo.
 
Sembra buffo a pensarci, proprio lui che è stato con così tante donne da perdere il conto, ma c’è qualcosa in Ellie che gli fa girare la testa, che gliela fa vorticare così forte da fargli perdere il contatto con la terra ferma.
 
Non è il suo aspetto o la scollatura delle sue camicie colorate o i tacchi che odia portare. E’ come lo fa sorridere, il modo in cui gli scalda il cuore solo a guardarla, come il suo respiro diventa un po’ più veloce quando gli è accanto. E’ il fatto che Ellie è l’unica al mondo che sia riuscita a lavare via davvero tanta dell’amarezza che Dean porta nel cuore, un po’ della solitudine che si trascina dietro da buona parte della sua vita, specialmente nell’ultimo paio di anni. Perché questi giorni, nonostante lei fosse così distante e cupa e lontana, gli sono serviti a capire che togliersela dalla testa è impossibile e quello che è successo stanotte gli ha dato prova del fatto che anche i casini più assurdi, alla fine, possono risolversi. Forse sarà così anche con suo padre e Sam, chissà. Lui di certo lo spera.
 
Ripensa al bagliore che avevano gli occhi di Ellie stanotte, quella luce brillante e intensa che è la stessa che emanano quando è felice; Dean, ormai, crede di saperla riconoscere e a vederli risplendere in quel modo nella penombra il suo cuore si è fatto più grande, perché davvero non credeva che sarebbe riuscito ad avere la possibilità di riaverla indietro.
Nell’ultimo anno, ha passato gran parte del tempo a temere di non rivederla più e che, se mai l’avesse fatto, non gli avrebbe mai perdonato tutto quello che era successo, ma ora non gli interessa sapere cosa le ha fatto cambiare idea. L’importante è che sia qui adesso e che ci resti il più a lungo possibile.
 
E’ qualcosa che lo spaventa, in realtà, ma ha bisogno di lei e forse ha sbagliato a dirglielo tanto apertamente ieri notte, mentre si rotolavano tra quelle lenzuola ritrovandosi ancora uniti nonostante i mesi separati e le incomprensioni che li avevano divisi.
 
Nonostante gli sia uscito dalla bocca tutto in modo talmente spontaneo da mettergli i brividi, ora che ci ripensa non sa se ha fatto bene ad aprirsi tanto, però, perché ogni volta che sente di aver bisogno di qualcuno, in un modo o nell’altro, poi quel qualcuno gli volta le spalle. E’ successo più volte di quante riesca a ricordare.
 
Sa benissimo di non poter più nascondere questo desiderio, la voglia di portarla con sé e di farsi seguire ovunque qualche bastardo figlio del demonio si decida a farsi vedere e, da qualche parte del suo animo, è convinto che sia quello che vuole anche lei. Vorrebbe esserne più sicuro, però. 
 
Si muove un po’, scostando appena le lenzuola, ed abbassa gli occhi per osservare la sua schiena liscia, tutte le linee della sua pelle morbida e si sporge appena per guardarla mentre dorme, spostandole i capelli corti dal viso con una carezza leggera. Il suo respiro è tranquillo, sembra che niente possa turbarla ed i suoi capelli profumano del solito strano mix di frutti tropicali, un odore che Dean ormai associa a qualcosa di caldo e gentile, qualcosa che appartiene solo a lei.
 
E’ quello che fa da quando è sveglio, in realtà, e non è facile per lui prendere coscienza di quello che sta succedendo. Non si era mai fermato tanto a lungo ad osservare una donna dormire eppure non riesce a staccare gli occhi dall’immagine che ha davanti, da Ellie così profondamente addormentata e tranquilla tra le sue braccia, qualcosa che ha desiderato in silenzio di vedere e che gli toglie il fiato.
 
Ripensa a quando l’ha conosciuta, al modo silenzioso in cui è entrata nella sua vita e a come invece è finita a scatenare il caos dentro di lui, a far emergere qualcosa che non credeva di poter provare. Proprio lui, che ha passato la vita a saltare da un letto all’altro per non sentire niente, solo per divertirsi e per distrarsi dalla sua esistenza squallida fatta di sangue e di dolore.
 
Non credeva sarebbe mai riuscito a sentire la serenità che sente adesso, stretto a lei tra quelle lenzuola sgualcite, il suo respiro calmo che rompe quel silenzio che tanto lo spaventava in passato ma che non trova più così assordante, adesso. E’ giusto e perfetto, è quello che gli ci vuole.
 
Affonda la testa sul cuscino e chiude gli occhi, cercando di assaporare ancora la perfezione di questi istanti, stringendola appena più forte ed inspirando nuovamente il profumo dei suoi capelli e della sua pelle, qualcosa di così piacevole e delicato e non ha idea di quanto tempo sia passato quando sente un sospiro più profondo provenire dalla sua direzione. Ellie si muove lentamente, stirando le gambe verso il basso e quando capisce che è sveglia Dean l’abbraccia più deciso, schiudendo nuovamente le palpebre per poi baciarla lungo le spalle. Ellie stringe il suo braccio mentre la mano di Dean cerca la sua e ne intreccia le dita con dolcezza.
 
Lei si volta appena, girando solo la testa, e lo guarda con gli occhi socchiusi, ancora assonnata. Dean le sorride «Non eri tu quella mattiniera?»
«Perché, da quanto sei sveglio?»
«Da un po’».
Ellie fa spallucce e sorride sorniona «Sappi che ti stai lamentando per l’unica volta in questi giorni in cui ho dormito veramente bene. Dovresti esserne lusingato, piuttosto».
«Chi ha detto che mi stavo lamentando?»
 
Ellie sorride ancora e lui fa altrettanto ed è così sopraffatto dalla sensazione di pace assoluta che gli invade prepotentemente il cuore da quando ha aperto gli occhi che non ha alcuna esitazione quando semplicemente si allunga con il collo per baciarla sulle labbra. Ellie risponde con naturalezza, in un modo a cui forse Dean non si abituerà mai. Stringe la sua mano un po’ più forte ed è una musichetta che proviene dall’esterno ad interromperli. Entrambi si voltano verso la porta, ma poi Dean presta più attenzione, capendo che invece viene dall’interno e riconosce quella melodia dolce ed irritante e quando si unisce la voce di Petula Clark non ha più dubbi: si tratta della sveglia di Ellie; deve aver lasciato il suo cellulare in qualche tasca dei suoi vestiti o forse della giacca, rimasta accanto alla porta, a terra, da ieri sera. Dean constata in fretta che i gusti di Ellie nello scegliere le canzoni meno adatte – o almeno questa è la sua idea – per svegliarsi non sono cambiati.
 
La guarda sottecchi «Ancora questa?» e lei sorride, una scintilla un po’ più spenta che le brilla negli occhi «Sempre». Non gli sfugge la nota dolceamara con cui Ellie ha pronunciato quella piccola parola; sicuramente il ricordo di sua madre è ancora più vivo ora che ha passato così tanto tempo a Buckley tra le cose che, in un modo o nell’altro, la riguardavano.
 
Dean farebbe per alzarsi e spegnere quella sveglia, ma Ellie lo blocca prima che riesca a scostare le lenzuola per farlo «Lascia stare. Tra un po’ smette».
«Che vuol dire? Dobbiamo ascoltarla tutta?»
Ellie ride, chiudendo gli occhi per un istante «No. Se non la reimposti si spegne da sola tra un pochino, tipo… » si interrompe quando quella voce che Dean reputa così fastidiosa smette di cantare. «Ecco, ora non suona più».
«Bene».
 
Ellie sorride e si volta appoggiando nuovamente la testa sul cuscino, stringendosi un po’ di più a Dean, la schiena contro il suo petto. Gioca con la sua mano, osservandone il palmo e tracciandone le linee con le dita, e Dean sorride appena.
«Che ne dici di andare a fare colazione? Io ho una gran fame. Poi facciamo i bagagli e andiamo a Jericho. A occhio e croce sarà… boh, tipo un giorno di viaggio [1]. Un po’ meno se ignoro qualche limite di velocità. E se il tuo catorcio in prestito riesce a star dietro alla mia piccola, ovviamente».
 
Il modo in cui Ellie tace di fronte a quell’esclamazione, stringendo un po’ più forte la sua mano, non fa ben sperare Dean. Per niente. E poi sta zitta da troppi secondi di fila.
La sente sospirare appena e, davvero, non capisce cosa ha detto di sbagliato «Ti sei dimenticato quello che ti ho detto quando sono arrivata qui?» Dean non risponde, aspettando che finisca il discorso, perplesso «Sono ancora una cameriera alla tavola calda a tutti gli effetti, a Buckley. Ho solo chiesto delle ferie per venire fin qui».
«Beh? Chiami il tuo capo e gli dici che non ti vedrà più, fine».
«Ed ho un appartamento dove ci sono le mie cose. Non le ho portate tutte con me».
Dean abbassa lo sguardo «Cosa stai cercando di dirmi?»
«Che io… » Ellie stringe la sua mano più forte, quasi avesse paura che dopo aver parlato Dean sarà più lontano, più distaccato «Io non credo di poter venire con te, Dean». Lui chiude gli occhi per un istante, stringendo forte le palpebre. Probabilmente un pugno allo stomaco avrebbe fatto meno male. «Non fraintendermi, non… non è che non vorrei. Però credo che… che tu debba occuparti di questa storia con tuo fratello. E’ la cosa più giusta».
 
Dean si allontana ancora di più, quasi avesse appena scoperto che Ellie abbia una qualche malattia infettiva molto grave e soprattutto molto contagiosa ed Ellie si volta piano e si mette a pancia in su, osservandolo con attenzione estrema. Lo sapeva che quelle parole avrebbero potuto turbarlo – anche se, a giudicare da come la sta guardando adesso, forse è un po’ più che semplicemente turbato – e, anzi, Ellie crede che l’espressione che ha – la fronte lievemente aggrottata, la mascella contratta e lo sguardo più aguzzo e nervoso, quasi fosse pronto a scattare da un momento all’altro – sia più delusa che arrabbiata, ma lo conosce bene, perciò sa che tutto questo si trasformerà in vera rabbia molto presto.
 
«La questione tra me e mio fratello non ti riguarda. E’ una cosa chiusa, lui non c’entra con tutto questo».
«Non c’entra con suo padre?» lo guarda ancora mentre Dean, la schiena contro il materasso, si tira più su, appoggiando un braccio dietro la testa e sospirando rumorosamente, gli occhi puntati sul soffitto. «Andiamo, Dean. Dovrai affrontarlo, prima o poi, e questa è l’occasione migliore. A John potrebbe essere successo qualcosa di grave, è giusto che lui lo sappia. Io non sono la persona più adatta per aiutarti a cercarlo e sono sicura che se ci sarò io non lo chiamerai e non… non va bene. Lo deve sapere».
 
Dean stringe il labbro inferiore tra i denti nervosamente, si passa una mano davanti alla bocca e non riesce a trattenersi, perché qualcosa nel profondo del suo animo lo induce a pensare che tutto questo non è altro che un semplice modo per fuggire un’altra volta e un moto di rabbia lo assale, partendo dallo stomaco fin su alla gola.
 
Volta il capo verso di lei «E’ questa la scusa stavolta, non è così?» suona un po’ più brusco di quanto vorrebbe, ma non riesce a farci niente; Ellie aggrotta le sopracciglia e lo guarda decisamente perplessa. Forse non si aspettava proprio questa domanda «Il nuovo… pretesto che hai trovato per filartela?»
«Io… io non me la sto filando».
«No? Perché a me sembra che ogni volta che vieni a letto con me trovi un modo per scappare a gambe levate. E non provare ad abbindolarmi con la storia di Buckley o magari una balla su tuo padre che hai detto di non vedere da tanto, o un’altra scusa del cazzo perché sono stanco di farmi prendere per il culo».
 
Ellie sbuffa aria dal naso, l’espressione più arrabbiata di qualche secondo fa; scuote la testa e si volta, poi raggiunge il bordo del letto e raccoglie la prima cosa che ha a tiro e la indossa velocemente, anche se è la camicia di Dean.
Si allaccia i bottoni nervosamente «Guarda che io lo faccio per te».
«Andartene di nuovo? Oh sì, è proprio una dimostrazione lampante di quanto ci tieni, è esattamente quello di cui ho più bisogno: che tu te ne vada trovando un’altra giustificazione per allontanarti» a quelle parole Ellie si blocca ancora, le mani ferme che stringono i lembi della camicia; tiene la schiena dritta mentre volta appena la testa verso Dean, giusto per guardarlo con la coda dell’occhio.
«Lo pensi veramente?»
«Sì».
Ellie abbozza un sorriso amaro e riprende ad abbottonare la camicia, sbuffando «Se non tenessi a te, non avrei fatto più di duemila miglia per raggiungerti qui, per non parlare di tutto il resto, perciò non devo dimostrarti proprio niente. Anzi, sai che ti dico? Non ho nessuna voglia di litigare. Non facciamo altro da quando sono qui ed io non voglio discutere ancora. Sono stufa di farlo. La prossima volta, leverò le tende quando ti addormenti, così avrai veramente qualcosa per cui rimproverarmi» scuote ancora la testa, abbassandola un po’ «Tanto con te non si può parlare. Perciò… vado a farmi una doccia e poi me ne vado. Tu fai quello che ti pare e rimani pure della tua idea, non m’interessa».
 
Gira intorno al letto, senza degnare di uno sguardo Dean che invece la scruta, attento e incazzato, e non sa come replicare perciò se ne sta zitto, accigliato e nervoso. Ellie si infila in bagno senza chiudere la porta del tutto e solo quando lo fa Dean riesce a dire qualcosa come «Allora comincia col ridarmi la mia camicia» e lei deve averlo sentito, perché poco dopo un ciuffo di stoffa rossa e blu vola fuori dal bagno, andando a raggiungere il resto dei vestiti sparsi sulla moquette.
 
Dean lascia uscire un sonoro sbuffo dalle labbra mentre si passa le dita sugli occhi. Come trasformare un risveglio perfetto in uno del cazzo, si sente quasi un maestro in questo.
 
Deve ammettere – almeno a se stesso – che Ellie non ha tutti i torti, ma è così difficile per lei essere un po’ egoista? Potrebbe andare con lui e basta invece di mettere in mezzo Sam. O andare con lui da Sam. Perché se ne vuole tirare fuori?
 
Si tira più su con il busto, appoggiandosi con la schiena contro la testiera del letto, e rimane lì, in silenzio, a riflettere su tutto questo. Sbuffa, rendendosi conto di essere stato davvero troppo brusco, che magari avrebbe potuto spiegarle un po’ meglio quello che voleva dire e realizza in fretta che si è fatto mandare in pappa il cervello dalla rabbia e basta. Cristo santo, che razza di coglione.
 
Si siede sul bordo del letto e si infila i boxer; afferra i pantaloni per fare altrettanto, ma si ferma un secondo ad ascoltare il rumore dell’acqua che scorre all’interno della doccia. Ellie poteva andare a farla nella sua stanza, è proprio lì accanto e le bastava vestirsi e andarsene, invece è rimasta un altro po’ e, per quanto stupido, il pensiero di questo gesto riesce a strappargli un piccolo sorriso perché, in fondo, è proprio con dei piccoli gesti che Ellie gli ha mostrato il mondo.
E’ sempre stato così, dal primo momento, quando ha bussato alla porta della stanza ben messa di quell’albergo abbandonato, da quando gli ha offerto una barretta di cioccolata al latte con la naturalezza e la spontaneità di una bambina e forse ora, con questo modo – alquanto bizzarro, a dire il vero, ma Dean ormai dovrebbe essere abituato alle sue stramberie – di rimanere nonostante quello che le ha detto gli sta dicendo che sì, vuole andarsene, ma non senza aver risolto le cose. 
 
Negli ultimi giorni ha fatto un po’ la matta, ma di certo ieri sera l’avrebbe spinto via anziché restare se veramente avesse voluto prenderlo in giro, perciò forse non è proprio vero che è in cerca di una scusa, forse… forse ha ragione. La priorità di Dean, adesso, è trovare suo padre ed è vero: Sam può aiutarlo.
 
Sam dovrà aiutarlo. E’ anche suo padre, nonostante tutto, ma anche se gli sembra la cosa più giusta da fare, non vuole sacrificare quello che ha ritrovato un’altra volta. Anche perché non capisce per quale diavolo di motivo non può unire le due cose, perché Ellie non può andare comunque insieme a lui. Non vede dov’è il problema.
 
A pensare a tutto questo quasi gli è passata la rabbia e si alza dal letto, raggiungendo la porta del bagno in pochi passi; ascolta il rumore dell’acqua che cade sul piatto della doccia, incerto sul da farsi. Forse ad Ellie non piacerà questa “intrusione”, ma crede di non poter aspettare neanche un istante di più per parlarle e provare a spiegarsi un po’ meglio, così espira ed apre la porta.
 
La trova girata di schiena mentre si passa le mani sulle spalle, i capelli appiccicati sul collo e lo scroscio dell’acqua che le bagna tutto il corpo; i suoi movimenti sono lenti e indecisi, è come se fosse sovrappensiero, se stesse riflettendo su qualcosa.
 
Rimane qualche secondo fermo a guardarla e immagina come potrebbe essere una mattina come tante, svegliarsi insieme a lei ed ascoltare la sua risata, un suono così caldo da riempirgli le orecchie e scaldargli il cuore. Forse se le cose fossero diverse, se avesse una vita differente potrebbe concedersi il lusso di tentare, di provare a costruire qualcosa con questa tipa così strana e vera che gli ha rubato il cuore, ma non ci si può basare su delle ipotesi.
 
Cerca di convincersi del fatto che, se gli dirà di no, non insisterà più del dovuto, che è giusto lasciarla andare perché se non vuole restare non può costringerla a farlo e l’unica cosa che può fare davvero, adesso, è almeno vivere questi ultimi momenti con serenità, prima di tornare sulla strada per cercare di rimettere insieme i pezzi della sua famiglia.
 
Scosta la tenda e scivola dentro la doccia, richiudendola dietro di sé, abbraccia Ellie appoggiando il mento sulla sua spalla e la guarda mentre lei abbassa la testa senza dire nulla.
«Scusa» posa un bacio sulla sua spalla bagnata, incurante dell’acqua che ora bagna anche il suo corpo. «Non volevo offenderti, prima».
«Invece l’hai fatto».
«Mi dispiace, però—»
«Però niente. Sei uno stronzo» Dean continua a guardarla senza rispondere, senza smettere di tenerla stretta perché, in fondo, sa che Ellie ha ragione. Perlomeno una piccola parte di lui lo riconosce «Preferisci pensare che mi piaccia andarmene anziché credermi e capire che veramente lo faccio per te. Se non me ne fregasse niente non avrei fatto neanche mezzo miglio per raggiungerti».
Continua a tenere la testa bassa e Dean la stringe un po’ più forte, quasi di riflesso «Lo so. Ed hai ragione su questo, però io… » sospira; la sincerità, soprattutto quando si tratta di sentimenti e diavolerie varie, è qualcosa che lo mette sempre a disagio, che lo spaventa, in un certo senso, ma può fare questo sforzo per una volta ed ammettere a voce alta quello che sente davvero «Io non voglio che tu te ne vada».
 
Ellie si volta a guardarlo e ritrova la stessa sincerità delle sue parole nei suoi occhi. «Lo capisco, ma a me non fa piacere. Voglio dire, proprio adesso che… che… » non riesce a concludere la frase ed abbassa lo sguardo, sfuggendo alle dita di Dean che cercano di tirarle su il viso.
«Puoi comunque venire con me, Ellie».
Lei scuote la testa e stavolta alza gli occhi; Dean non fa fatica a notare quanto siano lucidi «E’ la tua famiglia. Io sono un’estranea per Sam e, anche se non dovrebbe essere così, in fondo lo sono anche per tuo padre. Devi risolvere le tue cose da solo e smetterla di scappare da tuo fratello».
«Guarda che è lui che se ne è andato, che ha lasciato la caccia e papà e tutto il resto, non io».
«Ma tu non l’hai fermato. Ci hai mai pensato?» Dean la guarda intensamente, quasi gli avesse detto qualcosa di assolutamente nuovo e sconcertante. «Ed ora non vuoi affrontarlo».
«Non è vero. Voglio solo… lasciarlo in pace».
Ellie tira le labbra in una linea sottile «Diciamo… un po’ e un po’» sorride appena, forse per mascherare la commozione che traspare chiaramente dai suoi occhi intensi e sinceri «Capisco che non è facile e che si tratta di una ferita che non vuoi riaprire, ma c’è di mezzo tuo padre. E’ più giusto che sia lui a venire con te, io non c’entro niente».
«Non è vero. Tu c’entri con me». Quelle parole la lasciano di stucco, così tanto da non essere in grado di replicare; Ellie lo abbraccia, appoggiando l’orecchio destro sul suo petto, e Dean fa altrettanto, stringendola a sé. Gli accarezza la schiena e si alza un po’ sulle punte per posargli un paio di baci su un braccio, con dolcezza.
 
Dean la scosta appena prendendole il viso tra le mani e spostandole i capelli dietro le orecchie; i suoi occhi sono ancora tristi e sembra che scoppierà a piangere da un momento all’altro tanto sono liquidi, estremamente lucidi, ma non lo fa. Ellie ha sempre avuto questo modo particolare di riuscire a trattenersi, di non mettersi a frignare per ogni cosa. E’ qualcosa che Dean ha sempre ammirato di lei. 
 
Gli sorride timidamente e non sembra sentirsi a disagio – o almeno non lo dà a vedere –, nuda ed esposta sotto la luce di quel lampadario da quattro soldi appeso al soffitto. A Dean, invece, un po’ dispiace, perché spogliarla è una delle parti che gli piace di più.
 
Si studiano a lungo senza parlare, come se volessero comprendersi un po’ più profondamente, ed Ellie spezza quel contatto per un istante, abbassandosi un po’ per prendere il bagnoschiuma a terra. Ne versa una piccola quantità su entrambe le mani per poi strofinarle tra loro e le passa sul petto di Dean che la guarda ancora per qualche istante e poi abbassa la testa per baciarla dolcemente.
 
Il tempo si ferma e non importa quanti chilometri dovrà fare per arrivare a Stanford e quanto ci metterà e tutto il resto, contano solo loro due e quello che provano in questo momento, il cuore battere forte dentro il petto, i baci, le carezze leggere e la sensazione di appartenersi a prescindere da tutto e da tutti.
 
*
 
Ellie siede sulla poltroncina di fronte a quella di Dean in una tavola calda non tanto distante dal motel dove hanno alloggiato questi giorni. Dalla velocità con cui sta divorando i suoi pancake, Dean non fatica a capire che ha una fame da lupi. E non è la sola.
 
Lui assapora piano il suo piatto del giorno, con tanta pancetta e uova e, nonostante sia davvero affamato, se lo gusta piano, perché vuole allungare il momento il più possibile. Sa che, quando usciranno di qui, Ellie prenderà la sua macchina e una strada diversa dalla sua, perciò vuole prendersi tutto il tempo possibile per ritardare quel momento.
 
Da quando sono usciti dalla doccia, Ellie è diventata silenziosa, un po’ troppo per i suoi canoni. Anzi, decisamente troppo. Non che prima abbia parlato tanto e il tempo lì dentro, tra il vapore dell’acqua calda e il sapone e quel bagnoschiuma che probabilmente Dean non cambierà mai ora che ha scoperto quanto piace ad Ellie, è stato piuttosto lungo, ma il suo silenzio mette a disagio Dean, così è lui a parlare, per smorzare la tensione. 
 
Parla di tutto e di niente, del tempo, della sua piccola alla quale deve cambiare al più presto il filtro dell’olio, del suo film preferito e parla a macchinetta, passando da un discorso all’altro senza sapere dove vuole andare a finire.
 
Ellie ascolta ogni parola, ride quando lui dice una cosa stupida e per lo più lo lascia parlare, sorridendo sempre quando dice qualcosa di buffo e rimanendo concentratissima quando, invece, dice qualcosa di più serio. A vederla adesso, sembra essere quella di sempre, ma Dean sa che non è così, perché glielo legge negli occhi che darebbe tutto quello che ha per non fare la scelta che ha fatto, per mandare affanculo tutto il resto e rimanere con lui. Vorrebbe chiederle di farlo sul serio, di lasciar perdere il lavoro e tutti gli impicci che ha a Buckley, ma sa già che, purtroppo, Ellie ha ragione e non può chiederle proprio nulla. E forse questa è la cosa peggiore.
 
Gli argomenti, dopo un po’,  si esauriscono e Dean pone l’unica domanda che gli è rimasta da fare. «Quindi… è deciso, tornerai a Buckley».
 
Ellie annuisce, manda giù il boccone e prende un altro pezzo di pancake con la forchetta, stavolta senza guardarlo. «Ho un po’ di cose da fare lì, poi potrei… » si ferma ed alza lo sguardo verso Dean, quasi a voler chiedere un permesso per qualcosa. O forse chiedergli implicitamente di non arrabbiarsi per quello che sta per dire. «Ho pensato che potrei cercare papà. Devo sistemare le cose con lui».
 
Dean annuisce, distogliendo lo sguardo. Avrebbe dovuto immaginarlo che c’era molto di più nella sua testa, che Buckley è solo una sosta temporanea. In fondo Ellie, da quando la conosce, non fa altro che rincorrere suo padre – quel maledetto bastardo che non la guarda se non con disprezzo – e cercare di compiacerlo. Da qualche parte della sua testa, Dean spera che Ellie possa riuscirci un giorno.
 
I tasselli del puzzle ora tornano al loro posto perché Dean immagina che era esattamente questo a cui pensava Ellie prima, al motel, mentre si rivestiva lentamente, un pezzo per volta, o quando svuotava il suo armadio ripiegando ogni vestito con eccessiva lentezza, con la faccia di chi ha per la mente chissà quale tremendo rompicapo da risolvere. Non rifletteva sul fatto che se ne stava andando, o meglio… non era solo quello che le frullava per la testa.
 
Sospira appena senza guardarla, gli occhi fissi sul piatto quasi vuoto «Mi sembra giusto» e si rende conto di aver sparato una stronzata, la stessa che ha detto lei ieri sera quando le parlava di suo padre e che doveva andarlo a cercare e invece non è giusto, cazzo, non è per niente giusto che debbano allontanarsi un’altra volta quando ci hanno messo così tanto a riavvicinarsi.
Per lui, comunque, il discorso sarebbe anche chiuso se Ellie non allungasse una mano verso la sua, stringendola appena. Dean alza lo sguardo un po’ sorpreso, riemergendo dal cumulo di pensieri che gli stava annebbiando la mente. «Non voglio ricominciare a discutere. Tantomeno prenderti in giro. E’ solo che… » deglutisce e lascia scorrere il pollice sul dorso della sua mano un paio di volte «Lui è l’unica famiglia che mi è rimasta. Io devo… voglio mettere le cose a posto. Voglio provarci».
 
Dean annuisce e abbozza un sorriso, giusto per chiudere il discorso, stavolta per davvero. In fondo, Ellie non ha tutti i torti, ma non vuole continuare questa conversazione. «Ti fermerai molto a Buckley?»
 
Ellie lo osserva per qualche secondo, titubante, poi toglie la mano dalla sua e riprende a mangiare. «No. Per quanto io ami quella cittadina, non è più la mia casa» fa una pausa, abbozzando un sorriso che non ha niente di allegro, e a Dean sembra proprio che le dispiaccia parlare così di quel posto, ma che, nonostante ciò, non sia tanto entusiasta di tornarci, anche se solo per poco. «Rimarrò giusto il tempo necessario per riprendere le poche cose che ci ho lasciato e salutare Janis e Mufasa che… che spero lei deciderà di tenere con sé. Non voglio che quel bel micio coccolone finisca in strada di nuovo, non se lo merita».
 
Dean annuisce ancora, riflettendo sul fatto che Ellie sta parlando di un gatto come se si riferisse ad una persona in carne ed ossa e la cosa, per qualche strano motivo, non lo stupisce, e il silenzio cala di nuovo. Ellie beve il suo succo di frutta e lo guarda con il sorriso di chi è combattuto perché vorrebbe che questo momento non finisse mai e che al contempo passi alla svelta per non ripensare alla decisione che ha preso. Dean capisce l’antifona e spazzola via quello che ha rimasto nel piatto in qualche minuto per poi alzarsi e avviarsi fuori.
 
Ellie infila la giacca e lo segue silenziosa, camminando al suo fianco e Dean non sa che gli prende quando d’istinto afferra la sua mano e la stringe forte, non riuscendo a resistere a quell’impulso; sente lo sguardo di Ellie su di sé ma cerca di non badarci, fingendo di non accorgersene così come il fatto che, in fondo, trova un po’ strano e infantile questo suo desiderio, ma decide di accettarlo e basta, senza farsi tante domande. Ormai ha smesso di chiedersi il perché del suo comportamento quando sta con Ellie, sa solo che vuole averla vicina e forse questo è semplicemente il suo modo di dirle che non è arrabbiato con lei, non ha nessun diritto di esserlo perché in fondo capisce il suo desiderio di rimettere a posto la sua famiglia – quella che le è rimasta – e provare a ricominciare con suo padre. Lui vorrebbe lo stesso per sé e Sam e papà; gli piacerebbe solamente che questo non debba tenerli nuovamente divisi.
 
La accompagna fino alla sua macchina e la guarda fermarsi lì accanto; per una volta non vuole fingere che gli va tutto bene, perché la terribile sensazione che potrebbe non rivederla più gli attanaglia lo stomaco.
 
Tiene stretta la mano di Ellie, come se non si fosse reso conto di essere arrivato dove voleva portarla, e la guarda in cerca delle parole giuste da dire, solo che lui non è mai stato un chiacchierone e parlare non è il suo forte, perciò non gli esce niente di sensato dalla bocca e probabilmente sta anche facendo la figura dell’idiota a rimanere lì impalato come uno stoccafisso.
 
Ellie sorride nel modo più genuino possibile e gli accarezza il dorso della mano con dolcezza; si avvicina un po’ e gli mette le braccia intorno al collo, cogliendolo quasi di sorpresa, mentre un sorriso più convinto le si disegna sulle labbra «Voglio dirti una cosa, Dean». Lui la guarda appoggiando le mani sui suoi fianchi, il cuore in gola «Quattro giorni fa, prima che mi arrivasse il tuo messaggio, non avrei mai creduto che ti avrei rivisto, che saremmo riusciti a chiarire e… e a fare pace» a Dean non sfugge il fatto che le sue guance siano diventate molto più rosse e le sorride malizioso, capendo a cosa allude «Perciò… insomma, tutto è possibile. Non partire con l’idea che tuo fratello non ti ascolterà. Parlaci. Vai fino in fondo. Ha fatto una scelta, è vero, ma tutti possono cambiare idea e tornare indietro».
Dean abbassa lo sguardo per un istante, scuotendo la testa «Parli così perché non lo conosci. Sammy è testardo e orgoglioso e—»
«Mi ricorda qualcuno» Ellie abbassa gli occhi, cercando i suoi, e gli sorride ancora «Fidati di me. E’ suo padre, non ti negherà il suo aiuto».
 
Lo sguardo di Ellie si fa un po’ più insistente e Dean annuisce, non troppo convinto. Non è che non crede a lei, ma suo fratello è strano e non ha neanche idea di come lo ritroverà, di come si comporterà quando se lo ritroverà davanti. Si è immaginato la scena nella sua testa un milione di volte, ma qualcosa gli dice che nessuna delle sue fantasie si avvicini a quello che succederà poi in realtà.
 
«E questo, poi, non è un addio. Non ti libererai di me tanto facilmente» Dean sorride a quelle parole, riemergendo dalla sua nuvola di pensieri; la stringe più forte sui fianchi, guardandola negli occhi. Vorrebbe dire qualcosa di intelligente ma, ancora una volta, non gli viene niente di brillante. Ellie sorride ancora, forse per cercare di mascherare il leggero luccichio che ora risplende nei suoi occhi, tanto simile a quello che aveva un paio d’ore fa, quando è andato a chiederle scusa «Per esempio, c’è una cosa che si chiama telefono che potresti usare ogni tanto per chiamarmi e parlare con me».
Dean sorride appena «Tu la userai?»
«Mmh, credo di sì. Così potrò sapere se ho ragione su tuo fratello oppure no».
 
Dean arriccia le labbra in un sorriso smorto, prima di capacitarsi che non ha più alcuna voglia di parlare. Appoggia la fronte su quella di Ellie per un lungo istante e, ancora una volta, non riesce a tenere a freno l’istinto quando si allunga appena e la bacia dolcemente, le dita a stringerle la schiena, prendendosi tutto il tempo per imprimere nella mente più informazioni possibili, per marchiare a fuoco questa sensazione e sperando di farsela bastare per un po’, fino a quando Ellie non deciderà di fare di nuovo capolino nella sua vita. Spera che quel giorno non sia tanto lontano.
 
Ellie si stringe più a lui, allungando il collo e alzandosi un po’ sulle punte e, quando appoggia la testa sul suo petto, è consapevole che il momento di salutarlo è arrivato e non è più così sicura della scelta che ha fatto, ma una piccola vocina nella sua testa le ricorda che è per il suo bene che se ne sta andando e stringe forte il tessuto della maglietta di Dean tra le dita, alzando ancora gli occhi su di lui. Il suo sguardo è più eloquente di mille parole ed Ellie sfiora un’ultima volta le sue labbra con le proprie sentendo gli occhi farsi più lucidi e pensando a quanto le mancherà tutto questo quando saranno lontani e, soprattutto, a quanto dovrà aspettare per riaverlo. Non è per suo padre che vuole cercare e per quello che vorrebbe ricostruire – o perlomeno provarci – che lo sta facendo, ma per Dean che ha una famiglia vera che deve e, soprattutto, vuole rimettere in piedi. Ellie sa che è la cosa a cui tiene di più al mondo e non vuole negargli quest’opportunità, non vuole intromettersi in qualcosa che non la riguarda. Avranno modo di rincontrarsi e di restare insieme più a lungo, tra qualche tempo, ne è sicura, e attenderà quel giorno con impazienza e speranza.
 
Si scosta da lui e gli sorride, giusto per dargli l’impressione che è davvero convinta di quello che sta facendo, e si allontana a passo lento, salutandolo con la mano prima di salire in macchina e mettere in moto.
 
Dean la osserva partire con quel catorcio rosso e si avvicina all’Impala solo quando la vede immettersi sulla carreggiata e abbozzare un ultimo sorriso nella sua direzione prima di sparire dalla sua vista.
 
Sale sulla sua auto, sospirando rumorosamente; tira fuori la sua cartina stradale e segue con gli occhi la strada da percorrere dalla Louisiana fino alla California.
 
Appoggia quel pezzo di carta colorata accanto a lui un paio di minuti dopo, senza neanche ripiegarla. Sicuramente gli servirà ancora durante il viaggio che si prospetta lungo e probabilmente molto noioso data la scarsa compagnia e tutte le cose su cui deve riflettere. Prima fra tutte, come trovare Sam che in questi anni di assenza non gli ha mai dato uno straccio di indirizzo su dove rintracciarlo in caso di problemi, ma Dean ha mille risorse e trovare la gente – anche se spesso è morta – fa parte del suo mestiere, perciò non lo preoccupa così tanto. Anzi, forse è quello che lo angoscia di meno.
 
Si passa una mano sulla bocca, lasciandola poi scivolare sul mento, e accende la radio; una musica si espande subito nell’abitacolo, seguita poco dopo dal rombo dell’Impala.
 
Dean esce dal parcheggio della tavola calda e si immette nella carreggiata, picchiettando distratto sul volante seguendo il ritmo della musica; la voce allegra di Jeff Lynne gli consiglia di tenersi stretto il suo sogno [2] e Dean sorride appena, pensando che lui ne ha più di uno e che per un minuto può credergli perché, prima o poi, magari almeno qualcuno ne vedrà realizzato.
 
Accelera, sgommando sull’asfalto, il piede che spinge sull’acceleratore, deciso a macinare chilometri nel minor tempo possibile per raggiungere la meta in fretta e cominciare col provare ad avverare qualcosa che desidera da tanto: riprendersi suo fratello.
 
I think I’ll miss you forever
Like the stars miss the sun in the morning skies
Late is better than ever
Even if you’re gone, I’m gonna drive…
 
(Summertime sadness – Lana Del Rey)

 

[1] Secondo un sito che calcola distanze da un punto all’altro del globo, per andare da Westwego (Louisiana) a Jericho (California) in macchina ci vogliono un giorno e otto ore di viaggio.
[2] Jeff Lynne è stato il cantante degli Electric Light Orchestra fino al 2001 e la canzone che Dean ascolta è “Hold on tight”, un brano estratto dal loro decimo album. 



Note (parte seconda): Non è facile mettere la parola fine a questa storia. Soprattutto, non è facile arrivare qui e dover salutare chi mi ha accompagnata e mi ha tenuto compagnia in questa lunga avventura.
Sembra un paradosso: “Wash away” è nata per caso nel mese successivo al finale della nona stagione, in un momento in cui il mio bisogno di vedere Dean il più umano possibile era terribilmente profondo. Ci ho messo un anno a scriverla ed è stato un viaggio bellissimo e talvolta doloroso all’interno della mente di un personaggio che molto più di altri ha saputo regalarmi tante emozioni, un viaggio nella sua solitudine e nel suo coraggioso “cuore di leone”. Dean Winchester è questo, per me: un uomo con pregi e difetti – molti difetti, ed è questo a renderlo umano – che sa dare più di quanto crede.
Sono sicura che qualcuno storcerà il naso per la decisione di Ellie, ma lei ha capito il bisogno che Dean ha della sua famiglia e, nel momento in cui c’è da riunirla, preferisce farsi da parte. L’ha fatto per lui, perché crede che sia giusto così.
Comunque sia, questo non è un vero e proprio addio, ma più un arrivederci. Ebbene sì, perché questa storia avrà un seguito. :3 Non so quando verrà alla luce perché è ancora in fase di scrittura, perciò ci sarà da aspettare un po’ e spesso la “vita vera” rallenta i miei programmi, ma spero di riaffacciarmi qui insieme ad Ellie presto. So che solitamente con i seguiti si tende a rovinare la storia originaria, ma non potevo lasciare Ellie e Dean così. In più, sono troppe le domande che ho dovuto lasciare senza risposta – la storia di Jim, per esempio – per non mettere troppa carne al fuoco. Ogni aspetto di questo mosaico richiede il suo spazio e alcuni tasselli ho dovuto accantonarli per concludere altri passaggi, ma troveranno il loro posto nella prossima parte della storia. :)
Per finire – lo so, ho scritto note infinite, ma per una volta che il capitolo era un tantino più corto degli altri dovevo compensare, o no? XD – mi rivolgo a tutti coloro che sono arrivati qui in fondo insieme a me. Il giorno che ho pubblicato il primo capitolo ero tesissima e continuavo a chiedermi se facevo bene a buttarmi, a mettere “su piazza” un lavoro così importante per me perché nell’ultimo anno ho pubblicato tante cose qui dentro, ma questa è quella a cui tenevo di più. A distanza di mesi, mi rendo conto di aver fatto bene e che tutta l’ansia che avevo quel giorno è stata ricambiata nel migliore dei modi dal vostro affetto e da tutto il supporto che mi avete dato settimana dopo settimana.
Per questo ci tengo a ringraziare tutti coloro che si sono fermati a dare un’occhiata, che addirittura hanno speso tempo a leggere fino all’ultimo punto; grazie a chi è stato sempre puntuale e anche a chi è arrivato in ritardo; grazie a chi mi ha scritto recensioni che erano poemi, ma anche a chi ha speso anche due parole, anche un semplice “grazie per regalarmi delle emozioni” perché frasi come queste hanno avuto il potere di emozionarmi a mia volta e di farmi sorridere. Grazie a chi ha inserito la storia nelle loro liste di preferiti/ricordati/seguiti; non avevo mai visto numeri così grandi tutti insieme. Grazie a chi ha apprezzato il mio modo di scrivere e la mia prolissità ma, soprattutto, grazie per aver stimato così tanto la mia piccola Ellie, frutto della mia mente e del mio amore per Dean. Non so se, anche nel canon, sarebbe la persona più giusta per stargli accanto e accompagnarlo nelle sue avventure – Sam a parte, chiaramente –, ma io me la immagino bene a ricoprire questo ruolo. Spero che anche voi possiate dire lo stesso.
In particolare, ringrazio Jerkchester che è stata la prima a darmi fiducia, la prima a commentare questo mio piccolo delirio e a riempirmi di complimenti in ogni capitolo. Ogni tua parola è stata fonte di riflessione, per me. Te l’ho detto per ogni recensione, ma non mi stancherò mai di ripeterlo: grazie :’)
Grazie a Daisy_of_light che all’inizio era curiosa ma non sapeva se leggere o meno perché “era una storia senza Sam”, ma poi si è recuperata cinque capitoli in una notte, che se ci penso la cosa mi fa ancora sorridere. Sono davvero felice che tu abbia deciso di leggerla e accompagnarmi in questo viaggio. :’D
Grazie a Teacup, che mi ha dato gli strumenti giusti per capire come è meglio (de)scrivere; grazie a vannagio per avermi fatto fare un salto sulla sedia ogni volta che ho visto una sua recensione e, soprattutto, quando mi è comparso il suo nome nella lista dei preferenti, perché quando qualcuno che stimi apprezza ciò che fai l’emozione è doppia. E un grazie a tutti gli altri, a Saphi02, Eli Giaquy, Bella Miramax, DeanGirl, Nivei, Amnesha, iolus, AleDic e anche coloro che dimentico e che mi hanno lasciato recensioni anche se più sporadicamente, riempiendomi di complimenti e di belle parole. Questo viaggio non sarebbe stato lo stesso senza di voi. Ringrazio anticipatamente anche coloro che spero arriveranno, perché non voglio pensare che questa storia finirà nel dimenticatoio ma che, anzi, ci sarà ancora qualcuno in futuro che vorrà passare da queste parti e farsi incuriosire da Dean, Ellie e le sue stramberie.
Ci sono altre storie in questo sito che hanno molto più seguito, ne sono pienamente consapevole, ma non potete capire quanto per me arrivare in fondo con questi numeri sia stata una vittoria, un enorme successo. E senza di voi non sarebbe stato possibile.
Scusate se l’ho fatta un po’ lunga, ma ci tenevo a ringraziarvi uno per uno per la vostra presenza e per tutto l’affetto che mi avete mostrato. Ellie non vede l’ora di rincontrare tutti voi, di riabbracciare Dean e conoscere Sam. Spero che anche voi siate dello stesso avviso e che sarete con me nella prossima parte di questa bella avventura.
Vi abbraccio forte con le lacrime agli occhi e un’emozione addosso che non posso descrivere. 

 
Grazie di cuore.
La vostra Vali :')
  
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