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Autore: LimoneMenta    29/11/2015    5 recensioni
Federico sa cos’è l’Amore, quello con la A maiuscola: per lui ha un nome, e si chiama Edoardo. Il loro amore è fatto di menzogne, costruito sulle bugie dette ai genitori. Sì, perché oltre ad essere due ragazzi (che in realtà non è un problema) i due sono anche fratelli. Gemelli.
***
Mi piacerebbe intitolare almeno un capitolo (ma magari anche più di uno) per ogni lettera dell'alfabeto, perciò questa storia avrà (spero!) parecchi capitoli. E spero anche che vi piaccia.
P.S. Non sono solita inserire commenti o note per ogni capitolo, perciò per qualsiasi dubbio non esitate a chiedere (magari con una recensioncina :3 )
Se qualcuno avesse una richiesta particolare (magari un capitolo specifico che vorrebbe leggere) sono disponibilissima per qualsiasi proposta, anzi!
P.P.S. storia ispirata a persone realmente esistenti, (consapevoli dell'esistenza di questa storia) e con nomi e riferimenti completamente diversi dalla realtà :)
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago
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22. DISCO

 

Luci, fumo, buio. Corpi sudati che scivolano l’uno sull’altro, musica assordante e la libertà di essere che si mescola con l’alcool dei drink. Federico odia i luoghi troppo affollati, ma le discoteche – quelle gay in particolare – hanno sempre avuto un fascino irresistibile su di lui, lo seducono con i loro colori scioccanti e con i bassi che rimbombano nella testa fino a svuotarla da ogni pensiero. Gli ci è voluta tutta la giornata per convincere Edoardo ad uscire di casa e andare a ballare – suo fratello si lascia spesso intimidire dalla sfrontatezza dei frequentatori di certi locali (fatto alquanto inverosimile considerando il suo carattere decisamente estroverso) – ma ne è valsa la pena. Non c’è niente di meglio per liberare la mente e sconnettere il cervello. Un paio di drink lo rilassano abbastanza da lanciarsi in pista e le mani di Edo aggrappate alla sua canottiera gli mandano una scarica costante di energia che lo attraversa da testa a piedi. Sono giovani, attraenti e attirano decine di sguardi eccitati pronti a spogliarli di ogni vestito – e se possibile non solo con gli occhi.                               
Una scintillante quanto finta signora avvolta in un pacchianissimo abito di paillettes - decisamente troppo aderente per nasconderne le forme mascoline – gli lancia un’occhiata maliziosa da sotto le palpebre ricoperte di ombretto scuro e si lecca le labbra. Si muove sui tacchi vertiginosi con una sicurezza tale da credere che facciano parte del suo stesso corpo. Chissà dove le avrà comprate... un paio di tacco quattordici numero quarantacinque non si trovano ovunque.                                                                  
«Ciao, bellezza» sussurra seducente all’orecchio di Fede. Con un mano ingioiellata  lo accarezza per tutta la lunghezza del braccio, mostrando le unghie accuratamente decorate. Con un sorriso divertito, Fede pensa a come una perfetta manicure possa nascondere un bel gancio destro.                                                                     
«Ma tesoro, perché nascondere tutto questo ben di Dio qui sotto?» domanda scioccata la dama palpeggiandogli gli addominali. Poi, prima che lui possa dire qualcosa, afferra i lembi della sua canottiera e la sfila via, squittendo soddisfatta.                                                           
«Così va molto meglio, no?» chiede rivolgendosi ad un confuso Edo.                                         
«Oh sì» concorda Federico che ne approfitta subito per afferrare le mani di suo fratello e piazzarsele sul petto, passando subito dopo a divorargli la bocca. Il più piccolo non perde tempo e corre immediatamente a stringergli i capelli, ricambiando il bacio. La loro spettatrice deve capire l’antifona, perché alza gli occhi al cielo (o alle luci stroboscopiche, come si preferisce) e se ne va, puntando un’altra vittima. Fede massaggia lentamente i bicipiti di suo fratello – che si lascia scappare un gemito – per poi scendere verso la schiena. «Che ne dici se leviamo anche questa?» gli mormora mordendogli scherzosamente il mento. L’altro è in sua totale balia, perciò lascia che lui gli strappi via l’indumento e lo getti sul primo divanetto disponibile, dimenticandosene all’istante.

* * *

È passata poco più di un’oretta ormai, ed Edo, che sta ballando poco distante da lui, inizia a mostrare i primi segni di stanchezza. Prova a nasconderlo, stuzzicando il fratello con dei tentativi mal riusciti di muovere i fianchi in modo seducente o attirandolo a sé per i passanti dei jeans, ma Fede lo conosce bene e se ne accorge lo stesso. È proprio nel momento in cui sta per proporgli di far ritorno a casa, che un tizio dall’aria disgustosamente perversa punta suo fratello come se stesse andando a caccia. E avesse appena trovato la preda perfetta. È un tipo sulla cinquantina, con i capelli bianchi e separati in ciocche spesse – troppo gel – una pancia prominente e un pacchianissimo diamante all’orecchio. Prova a muoversi a tempo di musica, ma per lo più gironzola intorno a Edo, ignorando – volutamente? – le occhiatacce che gli manda Federico. Il più piccolo si accorge troppo tardi dell’uomo, tanto da ritrovarselo ad un palmo di naso mentre gli palpeggia una natica. Fede nota immediatamente i tremori che invadono le gambe e le mani di suo fratello e non perde altro tempo: con una mano spinge via il porco e incastra l’altra con quella di Edo, tirandoselo addosso.                         
«Stagli alla larga, pervertito del cazzo» gli ringhia contro prima di assestargli un bel sinistro dritto sul naso, che produce un suono viscido e incredibilmente giusto. D’un tratto la musica – se così si può chiamare – è troppo frastornante, l’aria si fa irrespirabile e tutto diventa semplicemente troppo. Deve pensarla allo stesso modo anche Edo, perché i suoi occhi incominciano a coprirsi di una patina lucida e il respiro si fa più pesante. 
«No, no, no...» borbotta Federico sollevando il corpo immobile di suo fratello e uscendo dal locale a passo di carica. Ci manca solo una crisi di panico all’una del mattino... L’aria fredda li investe in pieno, superandoli e portando via un po’ del terrore del più piccolo, che si accascia sul suo corpo e resta lì, inerme.                  
«Sono qui, piccolo mio... sono qui». Fede ripete queste parole più e più volte, mentre con una mano sostiene la schiena del fratello e con l’altra gli accarezza la testa. 
«Sono qui» mormora ancora quando Edo incolla le labbra al suo petto e le preme forte contro la pelle sudata, giusto per rendersi conto che lui è lì davvero.

 

Image and video hosting by TinyPic Angolino autrice:

Allora... mamma mia, non avrei mai pensato di scrivere una cosa del genere, ma tant’è... 
Questo è l’ultimo capitolo che ho scritto finora. Per intenderci, ogni volta che pubblico un capitolo ne ho sempre almeno uno di riserva, ma adesso no. Non sto dicendo che non scriverò mai più, ma adesso sono focalizzata su un altro “progetto” e Twins sta diventando difficile da seguire. 
Chiedo un enorme favore a chi segue questa storia da tempo: non toglietela dalla “cartella” delle storie seguite. Per il non credo pubblicherò altro su questi due, ma non si può mai dire. Io non metto la parola “conclusa” alla descrizione della storia, non me la sento. Non l’ho mai fatto – se non con le OS - e non comincerò ora. 
Voglio ringraziare tutti quelli che l’hanno seguita/favorita/ricordata – Angelo Nero, Lilyy, Alixsoldier, un grazie speciale è tutto vostro. La storia non finisce con questo capitolo perché dubito che la “vera storia” finirà mai. Magari tra qualche settimana, due mesi o un anno ci rivedremo con un’altra loro avventura. Nel frattempo... al prossimo capitolo!

  
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