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Autore: Chrystal_93    29/11/2015    2 recensioni
Avrei potuto anche intitolarlo "Le avventure da genitori di Belle e Rumple tra pannolini, urla e sorrisi", tanto per rendere meglio l'idea sul contento di questa raccolta.
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#12 cap: “Hai visto quanto muschio, Rose?” chiese Belle. [...] “E pensa che ogni albero col muschio può essere la dimora di un tipo molto speciale di fate.” Rose girò di scatto la testa per guardare il padre.[...] "Quando passano gli umani, si nascondono. Vengono fuori soltanto se una bella e buona fanciulla, in particolar modo amante degli animali, sta vagando per la foresta. Se il suo cuore è puro, la proteggeranno da ogni male. [...] Si dice che tessano sul fuso e sull'arcolaio. E inoltre hanno il potere di trasformare le foglie in oro.” “In oro?!” esclamò la figlia.” “Sì. È per questo che, in autunno, le chiome di alcuni alberi risplendono nelle ore del tramonto.”
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vita da genitori

 
"Non perdete mai la capacità di stupirsi tipica dei bambini. E' troppo importante. E' quella a spingerci ad andare avanti, ad aiutare gli altri."
Randy Pausch


 
Oggetti sperduti
 

“Stai tranquilla, amore mio, metto io i piatti in lavastoviglie.” disse Gold, alzandosi da tavola per sparecchiare.

“Sei sicuro? Non vorrei abusare troppo della tua disponibilità. Hai cucinato tu, in fin dei conti.” disse la donna, posando il tovagliolo sul tavolo.

“Non posso di certo lasciare che mia moglie torni così stanca dal lavoro e non possa nemmeno riposare dopo cena.” disse lui, allontanandosi verso il lavello.

Belle si alzò e prese i piatti usati da Rose -che nel mentre era corsa in salotto a guardare i suoi cartoni animati preferiti alla televisione- per raggiungere il marito.

“Non che non sia riconoscente, ma come mai da una settimana sei così rilassato?” chiese lei, appoggiando i piatti nel lavello mentre l'uomo, slacciatosi i polsini della camicia, stava iniziando a sciacquare le stoviglie.

“Nessun cliente molesto al lavoro e tutti i pagamenti degli affitti sono avvenuti in orario e senza lamentele o richieste di dilazione.”

Belle arricciò le labbra e si mise le mani sui fianchi.

Gold, che lo notò, alzò subito le mani al cielo e disse: “Ehi, sono pur sempre mie proprietà. E, come ti ho promesso, non ho più rialzato i prezzi, anzi per alcuni ho fatto ben più che un regalo.”

Belle sorrise, divertita. Non sapeva bene come, ma era riuscita a far pagare al padre un affitto molto basso, anche se non ci era riuscita con le suore.

“Bene, ne sono lieta.” disse lei, dandogli un bacio sulla guancia. “Vado a godermi un buon libro di là. Raggiungimi quando hai finito.”

Gold finì di sciacquare i piatti, le posate e i bicchieri e li mise nella lavastoviglie. Impostò il timer e, asciugatosi le mani, raggiunse la moglie e la figlia.

“Non dirmi che stai guardando ancora quell'orso e quella bambina pestifera.” disse lui, lasciandosi sprofondare sul divano al fianco della moglie.

Rose era talmente assorta che nemmeno gli prestò ascolto. Belle invece sorrise, girando una pagina del suo libro.

“Non potremmo guardare qualcos'altro?” propose lui, cercando di afferrare il telecomando.

“No! Dai, ti prego, papà!” disse la piccola che di colpo si era svegliata da quel torpore televisivo. Si fiondò davanti al padre e gli afferrò le ginocchia, osservandolo coi suoi grandi occhioni.

“Ti prego, ti prego!” cominciò a implorarlo.

Gold per la seconda volta quella sera sospirò e alzando le mani si arrese.

“E va bene, guardiamo questo cartone.”

La bambina emise un urletto di gioia e, battento le mani, tornò al suo posto, sul tappeto di fronte alla televisione.

“Sai che tua figlia fa lo stesso urletto stridulo di gioia che facevi tu quand'eravamo al castello e ottenevi qualcosa che volevi?”

Gold aggrottò la fronte. “Non facevo urletti striduli.”

Belle sorrise e disse: “Allora devo aver convissuto per mesi con un altro uomo.” E poi, prima di rituffarsi nelle pagine del libro, continuò: “Ricordo che baciava anche bene.”

Gold si agitò sul posto e strillò: “Belle!”. Al che la moglie si mise a ridere.

Rimasero un'altra mezz'ora accoccolati sul divano, con Gold che passava lo sguardo dalla moglie assorta nella lettura alla piccola Rose che, come la madre, era altrettanto ipnotizzata dai suoi cartoni, tanto che tutte e due avevano le labbra leggermente schiuse e lo sguardo rapito e concentrato allo stesso tempo.

Quando l'orologio segnò le nove, Gold si scostò dalla moglie.

“Forza, Rose, è tardi. Dovresti già essere a letto.”

“Altri cinque minuti!” implorò lei, ma stavolta non la spuntò.

“No, ha ragione tuo padre. Hai guardato troppa televisione. Corri di sopra che ti raggiungo.”

“Non è giusto.” si imbronciò la piccola, alzandosi dal tappeto e sbattendo i piedi mentre si apprestava a salire le scale.

“Non è giusto? C'è stata un'ingiustizia qui? Allora dovremo chiamare il grosso e potente mostro mangia bugie. E quando arriverà mangerà chiunque abbia detto una bugia. Aaagh!” tuonò Gold, inarcando la schiena e protendendo le mani a mo' di strana -e un po' improbabile- creatura.

“No!” strillò la piccola, correndo su per le scale tra un gridolino e una risata.

“Guarda che ti mangio!” urlò il padre, correndole dietro.

“Signor mostro, allora pensateci voi a metterle il pigiama!” disse Belle. “E niente magliette a rovescio, che poi salgo a controllare.”

“Sarà fatto, mia signora!” ruggì Gold, mentre rincorreva la bambina. “Fatti prendere, piccola Rose. Prima ti acciuffo e prima potrò mangiare anche la mamma!”

“Vai dalla mamma! Vai dalla mamma!” sentì come ultima cosa Belle, prima che, probabilmente, Gold riuscisse a prendere la piccola nell'arduo compito di svestirla.

Quando tornò giù, aveva i capelli leggermente in disordine e parte della camicia fuori dai pantaloni.

“Nostra figlia è un osso duro.”

“Lo so, ha preso da me.” sorrise lei.

Gold si rituffò nel divano, esausto. “E da me cosa avrebbe preso allora?”

“Le risatine stridule.” disse Belle, ancora assorta nella lettura.
“Ah si? Be', sentiamo adesso le tue di risate!” disse l'uomo, tuffandosi sopra la moglie e tentando di farle il solletico e baciarla allo stesso tempo.
“Basta, basta, hai vinto! Mi arrendo a voi, signor mostro.”

Gli occhi di Gold si accesero di colpo. “Questo significa che posso far di voi ciò che voglio?”

Belle aggrottò le sopracciglia divertita. “E cosa vorreste farmi?”

Gold sorrise e lentamente si chinò su di lei, fino a sovrastarla, affodando nell'incavo del collo.

“E... E i piatti?” mormorò Belle.

“Li tolgo io domani dalla lavastoviglie.” mugugnò lui.

“Signor mostro, fermatevi, vi prego.” sussurrò lei.

Gold si tirò subito su, guardando in giro guardingo se la piccola Rose si fosse svegliata e ora li stesse osservando.

“Forse sarebbe meglio se mi portaste in un posto più comodo. Magari la vostra tana?” disse Belle, con un sorriso malizioso sulle labbra.

Gold sorrise e, senza farselo ripetere due volte, prese la moglie in braccio e arrancò fino alla loro camera da letto.

 

 

 

“Rumple, dove hai messo l'ultimo piatto piano?” chiese Belle, mentre l'uomo leggeva il giornale e beveva del tè caldo.

“Nella lavastoviglie, l'ho caricata ieri sera e mi ricordo che non è rimasto nulla fuori.”
“Sei sicuro? Non è che l'hai dimenticato da qualche parte?” lo interrogò Belle.

Gold ripiegò il giornale e si alzò dal tavolo.

“Non è possibile. Deve essere lì, ne sono certo.” disse lui, chinandosi a osservare l'interno vuoto della lavastoviglie.

“Magari eri sovrappensiero e l'hai appoggiato qui in giro.”
“No, no. Ho messo tutto a lavare.” insistette lui.

Belle si asciugò le mani e raggiunse la figlia che stava consumando in silenzio la sua colazione.

“Vuoi dell'altro latte?” le chiese.

Rose scosse la testa e, sorridendo, si lasciò scappare dalla bocca del latte e dei cereali.

Belle sorrise e prese a imburrare delle fette biscottate.

“Ma dov'è?” borbottava intanto Gold.

“Non darti pena, verrà fuori prima o poi.” disse lei, acciuffando il giornale dal posto del marito e cominciando a leggere.

Non trovandolo, Gold si ripromise di cercare meglio una volta tornato a casa. Tornò al suo posto ma, ancora immerso nei suoi pensieri, si rovesciò il tè sulla giacca.

“Questa giornata sta iniziando male.” borbottò, tamponandosi la macchia.

“E' meglio se la metti subito a lavare e ti cambi.”

“Dovrò cambiarmi tutto il completo.”

Belle alzò gli occhi al cielo. “Allora faresti meglio a sbrigarti.” disse, indicando l'orologio appeso alla parete.

Gold corse via a cambiarsi. Si spogliò in fretta e si rivestì altrettanto celermente ma, quando arrivò a dover scegliere la cravatta, non trovò quella viola che aveva in mente.

Borbottando decise di cambiarsi nuovamente la camicia e di cercare quella a quadretti bianchi e blu. Frugò nell'armadio ma non trovò nemmeno quella. Al solito posto non era e non sembrava nemmeno caduta. Aprì l'armadio di Belle per vedere se per errore era finita lì, ma non vi trovò niente.

Vedendo che erano passati quasi dieci minuti, decise di lasciar stare e mettersi la prima camicia che aveva scelto, tralasciando la cravatta.

“Niente cravatta, amore?” chiese Belle, mentre si metteva il cappotto.
“Non la trovo. Ed è sparita pure la camicia a quadretti blu e bianchi. Non è che l'hai messa nei tuoi cassetti?”

“Perchè avrei dovuto?” chiese lei, dubbiosa. “Magari è caduta dall'appendino.”
“Ho già controllato e non c'è nulla. Neppure nel tuo armadio.”

“L'avrai lasciata da qualche parte allora. O sarà a lavare.” disse lei.

“Non è possibile, l'ho stirata l'altro ieri.” disse l'uomo, mettendosi addosso il cappotto e la sciarpa.

“Rumple, non è che sei troppo stressato in questo periodo? Perchè se è così, potresti chiudere il negozio per uno o due giorni...”
“Non sono stressato!” esclamò l'uomo. Poi, accorgendosi del tono di voce usato, aggiunse: “Perdonami, Belle. Le cercherò questa sera. Magari ero talmente di fretta da non averle notate.”

Belle sorrise e, stampatogli un bacio sulla guancia, uscirono di casa con una Rose tutta trotterellante al seguito.

 

 

 

Nei giorni seguenti scomparirono altri oggetti e Gold arrivò al punto che credette di essere pazzo, sin quando anche a Belle cominciarono a sparire alcune cose.

“Non trovo il mio rossetto!” disse lei, tutta concitata, correndo su e giù tra la camera da letto e il bagno.

“L'avrai messo in borsa.”

“No! Sono sicura di averlo lasciato sul lavandino. Ti ho anche detto ieri sera di fare attenzione a non farlo cadere.”

Gold osservò la moglie che si muoveva così in fretta da sembrare una trottola.

“Belle, Belle! Non hai bisogno del rossetto.” cercò di calmarla lui.

La donna però continuava a correre in giro per la camera rivoltando i cassetti.

“Perchè tanto in biblioteca non c'è molta luce e posso nascondermi lì?” ringhiò lei, buttando all'aria tutto il cassetto della biancheria.

“No.” disse lui, togliendole di mano un reggiseno. “Perchè sei bellissima anche così.” disse, baciandola teneramente sulle labbra.

Belle sembrò calmarsi. “Grazie.” sorrise. “Però in questa casa stanno sparendo un sacco di cose. L'altro giorno stavo riordinando i cassetti in camera di Rose e non ho trovato alcuni suoi maglioncini.”

“Dovremmo andare in fondo a questa faccenda.” disse Gold.

“Credi che qualcuno sia entrato in casa nostra?”

“E' possibile.” disse lui e, vedendo Belle allarmata, si affrettò a ipotizzare che poteva trattarsi anche solo di uno scherzo.

“Cosa facciamo?”

“Be' dovremmo capire quando le cose spariscono.”
“Di notte?” chiese la donna in un sussurro.

“Non credo. O forse anche. Di sicuro in un momento in cui o non ci siamo o non ce ne accorgiamo. In ogni caso, ci penseremo. L'importante è che ora teniamo gli occhi ben aperti.”

Belle annuì e tutti e due si prepararono per andare al lavoro.

 

 

 

La domenica successiva, Belle escogitò un piano per sorprendere il fantomatico ladro sul fatto.

“Che stai facendo?” sussurrò l'uomo, vedendo che la moglie si nascondeva dietro l'isola della cucina.

“Ho lasciato sul tavolo una mia collana preziosa e sto aspettando che anche quella scompaia.”
“Ma, Belle, sei sicura?”
“Sì, sì, tanto è la collana che non metto spesso.” Poi, vedendo l'espressione dell'uomo -visto che gliel'aveva regalata lui-, aggiunse: “Tanto la riprenderò appena vedrò il ladro.”

Rimasero lì accucciati per cinque minuti buoni, senza che la collana scomparisse.

“Dici che non verrà?” sussurrò lei.

Gold alzò le spalle e scivolò piano a terra. “L'unica cosa che so è che questa posizione mi sta uccidendo.”

Belle si sporse verso di lui. “La schiena o la gamba?”
“Non lo so, ma magari potrei distrarmi con...” disse lui, avvicinandosi pericolasamente alle labbra della moglie.

Quando era sul punto di baciarla, sentirono un rumore. Belle si alzò di scatto, lasciando il marito a baciare l'aria.

“Avrei giurato di aver sentito...”

Gold si issò e si alzò. “Non ha preso la collana. Strano.” Poi, allarmato, chiese: “Dov'è Rose?”

Belle gli poggiò una mano sul braccio.

“E' su in camera a giocare. Le ho detto di rimanere lì e di non aprire a nessuno. Ho tenuto una chiave con me.”

Gold sembrò tranquillizzarsi e tutti e due si recarono al tavolo. “Forse mi sono sbagliata.” disse Belle, delusa.

“O forse no. Guarda qui, ha preso la mia sciarpa.”

“La sciarpa?”

“Sì, quella rossa. L'aveva appoggiata sulla sedia poco fa.”

Sentirono un rumore all'entrata, come se qualcuno stesse uscendo dalla porta.

“Presto, ora lo prendiamo!” disse Belle.

Prima di correre fuori però aggiunse: “Tu vai ad inseguirlo, io vado a vedere se Rose sta bene.”

Gold annuì e corse fuori, dove però non c'era nessuno. Guardò per la strada ma non c'era anima viva. Controllò nella sua auto parcheggiata, ma neanche lì trovò il minimo indizio.

Quando stava per demordere, gli venne in mente che l'unico posto che non aveva controllato era il giardino sul retro. Corse piano per non farsi sentire e quando giunse lì ogni tassello del puzzle fu sistemato.

“Rumple! Rose è sparita!” urlò Belle, correndogli incontro tutta affannata.

“Stai tranquilla, è tutto a posto.” disse lui.

“Non capisci, hanno rapito anche lei! Dobbiamo chiamare subito lo sceriffo e...” a quel punto anche Belle si zittì.

Davanti a loro c'erano una serie di gnomi da giardino imbacuccati coi loro vestiti -alcuni anche truccati- , mentre ai loro piedi c'erano i piatti con dentro alcuni avanzi di cibo misto a fango e vermi.

Ancora più dietro si nascondeva Rose, con l'espressione di chi è stato colto in flagrante.

“Rose!” esclamò Belle, saltando oltre le statue e prendendo la bambina in braccio. “Che ci fa qui fuori da sola?”

“Gli gnomi avevano freddo.” disse lei, mestamente.

“Come gli gnomi avevano freddo?”
“La mattina c'è sempre più ghiaccio e di notte sento il vento fuori dalla finestra. Non volevo che gli gnomi si ammalassero.”

Gold scoppiò a ridere. “Quindi sei stata tu a prendere tutte queste cose e a portarle qui?”

La bambina annuì. “E poi avevano bisogno di cibo. Nonno mi dice sempre che devo mangiare per diventare grande, specie se fa freddo.”

“Ecco perché non hai preso la collana, ma la sciarpa sì.” disse Belle, stringendo a sé la figlia. “Ma, amore mio, gli gnomi non hanno freddo. Sono fatti di una pietra così resistente che neanche la neve può far loro venire i brividi.”

“Ma sei sicura?” chiese la piccola.

“Ma certo! Altrimenti perché starebbero in giardino?”
“E se poi si ammalano?” continuò Rose.

Gold, mentre raccoglieva alcune cose, disse: “Facciamo così. Li possiamo mettere in cantina o nella piccola capanna dei tuoi giochi, così non saranno esposti al gelido freddo di novembre. Che ne dici?”

Rose si morse il labbro. “E non sentiranno più freddo?”

“No, te lo prometto. Quando farà più caldo, li rimetteremo in giardino.”

“Allora d'accordo.” disse la bambina.

Belle baciò ancora la figlia e la strinse a sé. “Mi hai fatto prendere paura! Ora però andiamo dentro. Ci pensi tu a prendere le cose qui fuori, Rumple?”

Gold annuì ma, prima che potessero rientrare, chiese: “Ma perché la mia camicia è a terra?”

Rose, sporgendosi dalla spalla della madre, disse tutta sorridente: “Perché serviva come tovaglia da picnic. Sono gnomi che stanno in giardino, a loro piacciono un sacco i picnic!”

Belle scoppiò a ridere e Gold alzò gli occhi al cielo, combattutto tra il divertimento e l'orrore di vedere la propria camicia piena di fango e vermi striscianti.

 

 

Una settimana dopo le cose erano tornate alla normalità e, soprattutto, al loro posto.

“Guarda, sono riuscito a farla tornare come nuova.” disse Gold, tutto contento, mostrando la camicia a quadretti che aveva dovuto lavare tre volte prima di riuscire a togliere le macchie di fango.

“Bravissimo.” disse lei, dandogli un leggero bacio sulle labbra.

“E' un bel libro?” chiese lui, avvicinandosi alla moglie.

“Sì, ma non tanto quanto la prospettiva di poter passare una domenica sera tra le braccia di mio marito senza alcuna preoccupazione.” sorrise lei.

A Gold brillarono di colpo gli occhi. “Vuoi tradire il tuo libro con me così presto?”

“Se non vuoi, basta dirlo.” disse lei, riaprendo il libro che aveva appena posato.

“No!” esclamò l'uomo, togliendoglielo dalle mani. “Che ne dici se ti porto in braccio fino in camera da letto, così il libro non si accorgerà che te ne sei andata lasciandolo qui tutto solo?”

Belle sorrise. “Ottima idea, signor Gold.”

“Allora si regga, signora Gold.” disse lui, prendendola in braccio.

Quando arrivarono -con qualche fatica- al piano superiore, Belle batté su una spalla del marito. “Prima però controlliamo che Rose dorma tranquilla.”

Gold annuì e mise giù la moglie. Camminarono in punta di piedi fino alla camera della bambina e aprirono senza far rumore la porta.

Belle entrò seguita dal marito, per darle il bacio della buonanotte.

Quando però tirò giù un lembo della trapunta per scoprirle la faccia, per poco non si misero a urlare.

Sotto le coperte non c'era la loro figlia, bensì un piccolo esercito di gnomi.

“Rose!” esclamò Gold.

La porticina dell'armadio si aprì e spuntò la faccia della bambina.

“Papà?”

“Rose, tesoro, che cosa ci fai qui? Perché dormi nell'armadio? E che ci fanno gli gnomi nel tuo letto?” chiese Belle, avvicinandosi alla figlia ed estraendola dall'armadio.

“Dormo qui. Gli gnomi stanno al caldo ma hanno troppa paura del buio e di stare da soli. A loro piace stare nascosti, sono dei gran burloni.” disse Rose, innocentemente.

Belle e Gold si guardarono negli occhi e, nello stesso istante, scoppiarono a ridere.

“Possono stare qui solo per stanotte però. Domani troveremo loro un altro posto. Intanto, per stasera, vieni a dormire nel lettone.”

Rose strillò di felicità. “E li metterete in un posto bello?”

“Li metteremo nel ripostiglio, così staranno in casa al sicuro e vedranno la tua lucetta notturna dal corridoio.” sentenziò Belle.

“Sì.” disse tutta contenta la bambina.

“Lascia stare, Rumple, ci penseremo domani.” disse la donna, procedendo verso la loro camera da letto.

 

“Papà?” fece Rose, quando ormai erano tutti e tre sotto le coperte.

“Sì?” chiese Gold, mentre stava per spegnere la luce della lampada del proprio comodino.

“Visto che questo letto è così grande, magari potrebbero starci anche gli gnomi. O, se non vuoi, invece che nel ripostiglio, potremmo metterli lì vicino all'armadio. Sono sicura che questo posto gli piacerebbe. Hanno adorato le tue camicie l'ultima volta!”

Gold sbarrò gli occhi e Belle scoppiò per l'ennesima volta a ridere.





Note dell'Autrice
E per il rotto della cuffia ce l'ho fatta anche stavolta. Spero che questo capitolo vi piaccia. Sono partita dal non avere alcuna idea, ad averne altre di diverse fino a sviluppare questa partendo soltanto dall'immagine di gnomi che mi era venuta in testa. Devo dire che mi sono divertita molto a scriverlo.
Il titolo vuole giocare sui "Bimbi sperduti" e sul fatto che, filiazione di Peter Pan a parte, solo loro riuscivano a vedere cose fantastiche dal nulla, come in questo caso la fantasia di Rose che rende vere e proprie persone i suoi amati ed eclettici gnomi da giardino.
Un grazie grande quanto un esercito di gnomi va a Euridice100 che supporta -e sopporta!- ancora coi suoi commenti questa raccolta. Un grazie altrettanto gnomoso (passatemela) a tutti coloro che preferiscono/seguono/ricordano e leggono questi episodi
  
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