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Autore: Tabheta    30/11/2015    3 recensioni
Se il titolo fosse stato le strampalate conversazioni di Axel e Roxas adesso voi sareste più interessati ed io più felice.
[Lievi accenni RiSo, SoKai, VaniRox]
Genere: Commedia, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Per la serie a volte ritornano, la factory di produzioni notturne scadenti si ripresenta con questa cosa (?) più o meno indefinita (??) e dal dubbio gusto (???). Bon, sul serio, la shot è composta da vari momenti più o meno slegati della vita di Axel e Roxas, non provate a trovarci un senso perché non c’è. Axel è stupido e Roxy è  fatto della stessa sostanza magica del sarcasmo di cui sono fatti i sogni degli unicorni in una notte di luna piena ecc ecc… In sintesi, godetevi le due parole che ho messo in fila e vi sfido a trovare le citazioni ai film Disney che ho disseminato in giro *lancia lama parlanti*
 
*


Rimanere a casa sarebbe stato più confortante che uscire con Axel e sentire la lista interminabile di ragazze che si era fatto nel weekend. Sul serio, perché il suo migliore amico continuava a sbattergli in faccia il fatto che a differenza sua, che aveva avuto la brillante idea –o meglio il coraggio, di iscriversi all’università, lui ce l’avesse una vita sociale? La massima aspirazione per Roxas era quella di passare il sabato sera a guardare serie tv sul divano in compagnia di un sano cartone di pizza.
“…E così Riku mi ha presentato la sua amica, com’è che si chiamava? Naminé? Giuro, era la tua copia sputata, no ok, tu hai più tette.”
“Cosa vorresti insinuare?”
“Andiamo amico, lo sai anche tu che mangiare solo pizza da asporto non è la più sana delle diete, da quant’è che non vieni in palestra? Da quando hai beccato quel personal trainer che ti piaceva tanto a scopare con Larxene?”
Brutto colpo. Axel era un mago nella sublime arte del ficcare il coltello nella piaga. Non avrebbe definito Vanitas una sua cotta, ma vederlo avvinghiato a quella psicopatica con seri problemi di gestione della rabbia gli aveva provocato ben più di un conato di vomito, nonché la riconferma che, in ambito sessuale, avesse fatto la scelta giusta. Cosa che non si poteva dire dal punto di vista delle amicizie, visto che il peggiore bastardo sulla piazza se lo era accaparrato lui, e come migliore amico per giunta.
Era arrivato alla ferma conclusione che la sua dipendenza dalla sua compagnia fosse una crudele ironia.
“Già. A volte mi chiedo come farei senza di te.”
“Anche io Roxy, anche io.”
 
*
 
“Sai, credo che a Riku piaccia tuo fratello.”
Non era di certo la scoperta del secolo, era da quando avevano tredici anni che se ne era accorto, quando aveva notato che non staccava gli occhi di dosso a Sora per più di due secondi, ma Axel non aveva mai brillato per spirito d’osservazione. A conti fatti era quasi invidioso, oggettivamente Riku era paragonabile ad una statua greca, incarnava il modello di perfezione ideale, per non parlare di quell’aria da uomo vissuto che gli faceva venire voglia di prenderlo e sfasciargli la testa con un mattone. Ecco, se non fosse stato per questo piccolo, insignificante, dettaglio se lo sarebbe fatto volentieri, peccato non potessero stare insieme nella stessa stanza senza scatenare una rissa di dimensioni catastrofiche.
“Ah-ah, non mi dire, te l’ha detto lui?”
“Bhe, è piuttosto palese, gli ha fissato il culo per metà della serata e l’altra metà l’ha passata a fargli da balia mentre vomitava.”
Il tono da maestrina che stava utilizzando non gli piaceva per nulla, come se fosse stato lui il primo ad accorgersi dell’imbarazzante cotta di Riku per suo fratello, cotta che durava da quanto? Un secolo e mezzo?
“Axel, se n’erano già accorti tutti una vita prima di te.”
“Che?”
“Secondo te perché Kairi è andata all’università fuori dalle Destiny Island?”
“Per trovare migliori offerte formative?”
In primis, quel termine lo aveva sentito per la prima volta da lui due giorni prima, e poi, da quando in qua sapeva in che contesto adoperarlo?
“Sì, ma anche per l’aumento del costo dei libri di testo sul mercato estero globale, che poi sai, a dirla tutta, l’incremento del pil si sta facendo preoccupante, non trovi?”
“Sei più bravo tu in questo gioco.”
Lo sapeva, eccome se lo sapeva, ed ogni volta era una soddisfazione vederlo alzare bandiera bianca.
“Comunque, io ho una mia teoria secondo la quale Riku l’avrebbe corrotta o ricattata, a seconda delle esigenze narrative della storia, per sparire dalla vita di Sora e lasciarlo quindi libero di agire indisturbato e riuscire a, dopo averlo portato all’esasperazione e/o averlo fatto ubriacare come una spugna –cosa invero molto facile, scoparselo e vivere per sempre felici e contenti.”
“Wow, hai davvero bisogno di uscire più spesso.”
Aveva decisamente bisogno di farsi una vita propria, persino sua madre gli diceva che gli faceva male passare troppo tempo da solo con se stesso, e aveva ragione.
 
*
 
“Secondo te mi stanno male?”
Era seduto su una fottutissima poltroncina da più di un’ora, a quel punto per lui sarebbe stato bene anche con un paio di bermuda a frange rosa. Sì, era consapevole di star partorendo immagini malate.
La vita –quell’ ignobile quanto ironica vita, nel pieno del suo umorismo alquanto discutibile, dopo averlo relegato metà dell’infanzia a fare da consulenza a sua madre nei centri commerciali, mentre suo padre e suo fratello andavano bellamente a giocare a football –e i suoi ancora si chiedevano perché fosse omosessuale, lo aveva mollato nella stessa identica situazione, ma con varianti che sfidavano il suo buon senso e la sua quanto mai precaria sanità mentale.
“No.”
“Mh, forse mi piaceva di più l’altro paio.”
Axel, tra tutte le sue adorabili sfaccettature, aveva ricevuto in dono anche un ego smisurato, che non esitava a dare sfoggio di sé in ogni situazione, dopotutto il suo hobby preferito era indossare skinny jeans e osservare le reazioni delle ragazzine che per strada si giravano a guardarlo con occhi smaniosi.
Non che non facesse un certo effetto anche a lui eh, ma sapeva controllarsi.
“Hey Axel, perché noi non abbiamo mai fatto sesso?”
Non che ci tenesse a farsi il suo migliore amico, insomma, era una semplice curiosità, Axel sarebbe stato in grado di trovare attraenti persino le pietre, e non si riteneva così inguardabile per i suoi standard. Era troppo annoiato, aveva bisogno di impegnare il cervello in qualche modo.
“Baby, che ci guadagnerei a far sesso con te?”
“Se volevi offendermi ci sei appena riuscito.”
“Le persone con cui scopare sono ovunque. Tu sei solo qui.”
Aveva appena detto qualcosa di profondo o aveva semplicemente attribuito alla sua ninfomania un significato allegorico?
“Sei un idiota.”
“Prendo il primo paio.”
 
*
 
“Stai piangendo.”
“Non sto piangendo.”
“Sì invece.”
“Forse solo un po’.”
Non gli piaceva piangere in pubblico, non gli piaceva piangere e basta. Avrebbe dovuto intuire che, se fosse sgattaiolato furtivamente in bagno, Axel lo avrebbe seguito, visto che aveva quella sorta di allarme che lo avvertiva di tutti i suoi momenti di debolezza.
“Vuoi che ti accompagni a casa?”
“Sto bene qui.”
Non ci credeva nemmeno lui, anche perché non avrebbe voluto passare un minuto di più a terra –definirlo pavimento sarebbe stato un complimento, abbracciato alla tazza del cesso di una squallida discoteca, ma ehi, non si poteva dire che non fosse uno che non si sapeva adattare.
“E’ solo uno stronzo Roxas.”
Lo sapeva benissimo, non aveva bisogno che qualcun altro –oltre al suo cervello s’intendeva, glielo ripetesse, visto che in testa gli era già partita “Hello” di Adele ed era fin troppo abbattuto anche solo per fare un ragionamento sensato.
“Vai via.”
Sperava solo che si fosse mantenuto abbastanza sobrio da cogliere la sfumatura perentoria nelle sue parole, nonostante fossero tanto intimidatorie quanto il soffio di un gatto bagnato sul ciglio della strada.
“Sai cosa faccio quando mi sento uno schifo?”
“Ti levi dalle palle?”
O si trovava qualcuno da scopare, ci avrebbe giurato, ma in quel momento aveva maggiormente bisogno di sfogarsi piuttosto che ricoprirlo di battute sarcastiche.
“Quando sei nei guai e non sai che cosa faaaar! Fai una fischiatina!”
Non stava cantando nel bagno sudicio di uno schifoso locale. Non stava succedendo, non poteva fare sul serio.
“Basta un sol trillo e tutto svanirà!”
Era la cosa più ridicola che avessero mai fatto per lui, con tanto di stacchetto imbarazzante sullo stipite della porta. Ora aveva la prova che fosse abbastanza ubriaco da non poter nemmeno guidare per riaccompagnarlo a casa.
“Andiamocene. Ti prego.”
“A casa?”
“Voglio un gelato salmastro.”
E preferibilmente un altro cicchetto di vodka secca.
 
*
 
Aveva appena baciato il suo migliore amico. Non solo aveva baciato il suo migliore amico, ma gli stava anche mettendo una mano dentro i pantaloni, non sapeva con esattezza se la sua o la propria mano.
“Axel.”
“Mh.”
“AXEL.”
“MH.”
Detestava rovinare il momento ma ehi, forse stavano per fare qualcosa di cui si sarebbero potuti pentire in futuro e magari, dico magari, sarebbe stato opportuno rifletterci un tantino sopra.
“Che stai facendo?”
Nel libro delle domande banali la sua domanda banale era talmente banale da essere banalmente considerata come la più banale nell’indice delle banalità. Il suo cervello era realmente riuscito a elaborare un pensiero tanto articolato in un momento come quello? Wow, aveva davvero un gran bisogno di scopare.
“Roxy caro, pensavo che il quoziente intellettivo di cui vai tanto fiero fosse un tantino più sviluppato.”
Ammetteva di essersela cercata –cioè Axel gli aveva appena risposto con una battuta sarcastica? Passavano decisamente troppo tempo insieme.
“Ma sei sicuro?”
“Di solito una mano non ti scivola accidentalmente nei pantaloni di un altro.”
Avrebbe voluto contestare che bhé, nel suo caso c’erano dei precedenti poco confortanti, ma Axel non faceva più di tanto testo sotto quel punto di vista, anche perché i risultati sarebbero stati decisamente poco incoraggianti. Ricordava nitidamente di averlo trovato a letto legato una volta –fortunatamente aveva una sua copia delle chiavi di casa, e lui sosteneva tutt’ora che si fosse trattato di un semplice incidente di percorso.
“Che ne diresti invece di un film?”
“Roxas, spegni quel cazzo di cervello.”
Forse per una volta lo avrebbe ascoltato.
  
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