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Autore: Freya Crystal    01/12/2015    5 recensioni
Una vocina dentro di lei continuava a ripeterle che Tom le stava dicendo la verità. Come poteva essere altrimenti? Come poteva un diario rispondere in maniera tanto dolce e galante a ogni sua frase? C'era di nuovo quell'irresistibile sensazione, a cullarla mentre gli parlava. Le pareva di essere distesa su una nuvola, soffice e tiepida come il suono della voce di Tom, perché Tom doveva avere una voce bellissima, ne era certa. Tom doveva essere affascinante, intelligente, carismatico, una di quelle persone che trasmettevano costantemente agli altri la certezza di essere inferiori — eppure era solo con lei che desiderava parlare.
Missing Moment ambientata nel primo anno a Hogwarts di Ginny, ripercorrente il suo approccio col diario. Cosa può aver detto Tom Riddle, di fronte alle confessioni di una undicenne?
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Tom Riddle/Voldermort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Note al testo
1. Le frasi scritte dall'Horcrux e da Ginny sono tutte in grassetto, ma non risulterà difficile capire a chi appartengono, poiché l'ordine è sempre: Ginny, Tom, Ginny, Tom.
2. Storia partecipante al Missing Moment Contest indetto da HermioneJeanGranger sul forum di EFP. 

 








Il principe di carta




 

Ginny Weasley non avrebbe mai ammesso di non riuscire a dormire perché aveva nostalgia di casa. Quella mattina suo fratello Ron aveva ricevuto una Strillettera, ma c'era stato un momento in cui la voce rabbiosa di sua madre si era vertiginosamente ammorbidita per congratularsi con lei. Ginny si era limitata a incassare le spalle e a distendere le labbra in un sorriso timido di fronte alle occhiate incuriosite dei Grifondoro, ma dentro si era sentita scaldare dall'affetto materno, dal profumo di casa, da quel calore che solo il suo letto avrebbe potuto darle. Le sue compagne di dormitorio non erano ancora tornate. Incredibile come si fossero ambientate in un solo giorno. Mentre lei stava rintanata sul suo letto, probabilmente loro erano impegnate in una partita a Gobbiglie in Sala Comune, in mezzo ai grandi. Ginny sospirò, lanciando un'occhiata distratta al comodino. 
Chissà come si è sentito Harry il primo giorno di scuola... Cosa starà facendo adesso? 
Avevo temuto di svenire, quando l'aveva trovato seduto al tavolo della colazione alla Tana. Da quel giorno non aveva più avuto il coraggio di guardarlo negli occhi, bruciata dalla vergogna di essere stata vista in pigiama.
Come guidata da un'estranea, Ginny scese dal letto e raggiunse l'ultimo cassetto del suo comodino, estraendo un calamaio, una piuma e un libricino dalla copertina consunta. Sfogarsi le avrebbe fatto bene. Un diario non esigeva una certa padronanza della lingua per essere riempito di pensieri, nessuno le avrebbe dato un voto su cosa e su come avesse scritto.

Caro diario... mi sento una stupida a chiamarti così, ma almeno tu non puoi giudicarmi.

Mentre intingeva la piuma nell'inchiostro, successe una cosa molto strana. Ginny dovette fare leva su tutto il suo autocontrollo per non urlare. Rimase a fissare a lungo la pagina del diario, straordinariamente immobile, il respiro fermo e gli occhi sbarrati. La frase che aveva scritto era svanita come per opera di un Evanesco.

Esatto. Con me puoi parlare di tutto ciò che vuoi.

La reticenza e lo sconcerto svanirono istantaneamente, come sbuffi di vento che s'infrangono sulla superficie piatta del mare, sostituiti da meraviglia e smaniosa voglia di scoprire la fonte di quel messaggio. Ginny non aveva mai sentito parlare di diari che rispondevano ai loro confidenti. Quell'oggetto apparentemente anonimo avrebbe potuto rivelarsi un consigliere inaspettato, un amico eccezionale in senso stretto e  — oh, sono certa che questa sia opera di Fred e George!

Grazie, signor diario. Pensa che non ricordo nemmeno come sei finito tra i miei libri! Credevo di aver preso per sbaglio un vecchio quaderno dei miei fratelli maggiori... Scusa, non volevo offenderti! Io mi chiamo Ginny.

Il cuore le fece una capriola nello stomaco non appena la frase venne assorbita dalla carta e sostituita da un'altra.

Ginny come Ginevra, un nome che trasuda regalità e fascino. 

In quel momento non le sembrò affatto ridicolo o assurdo arrossire per i complimenti  di un diario. Ginny intinse la piuma nell'inchiostro con febbricitante curiosità, pronta a scrivere.

Sei molto gentile. Ma tu come fai a rispondermi?

Tanto tempo fa un mago invidioso della mia bellezza m'imprigionò nella pagine di questo diario. L'unica possibilità che ho di salvarmi è comunicare con una persona speciale. 

La frase vergata in eleganti lettere lasciò il posto a un'altra più breve, che comparve esattamente al centro della pagina.

Speciale come te. 
 
Ginny ebbe un sussulto. Anche se Fred e George le facevano sempre un sacco di dispetti, lei sapeva che le volevano bene, eppure stentava a credere che gliene volessero fino a quel punto. Non li credeva capaci di regalarle un diario così galante e incline all'adulazione.

Speciale come... me?

Sì, Ginevra. Tu ancora non lo sai, ma sei destinata a fare grandi cose. 

La ragazzina si morse il labbro, indugiando sul da farsi. Una parte di lei credeva che Fred e George le avessero fatto uno dei loro soliti scherzi senza senso, ma un'altra, quella più sottile e radicata in lei, voleva escludere quell'ipotesi, tuffarsi nella meraviglia di quel momento straordinario e irripetibile, viverlo come una vera avventura. Ginny voleva credere di essere speciale, proprio come le aveva detto il principe, voleva essere più simile a Harry. 

Mi dispiace così tanto per quello che ti è successo... Vedrai che i miei fratelli troveranno una soluzione.
 
Non credo che loro capirebbero. Solo tu puoi fare qualcosa. 
 
Ginny lesse la frase con una certa perplessità. Credeva che nominando i suoi fratelli sarebbe riuscita a scoprire qualcosa in merito ai suoi sospetti, invece il presunto principe aveva liquidato la faccenda, tornando a spostare l'attenzione solo su di lei. 
 
Come fai a esserne certo?
 
Io vedo il futuro, Ginevra. Ti ho aspettato così a lungo...
 
La ragazzina non si curò nemmeno delle goccioline d'inchiostro che colarono sulla pagina, mentre la piuma scivolava smaniosa sulla carta.
 
Vuoi dire che hai avuto una visione su di me?
 
Ne ho avute molte e so che presto diventerai un'eroina.
 
Una strana sensazione d'intorpidimento fisico e mentale s'impadronì di lei, inosservata come un serpente che sguscia verso la preda, delicato come la carezza di una piuma, irresistibile come il richiamo del sonno. 
 
Se non farai parola con nessuno di me, le mie visioni si avvereranno. Io sarò libero e tu verrai riconosciuta per la persona straordinaria che sei.

Voleva chiedergli tante cose, eppure la sua mano si mosse indisturbata per scrivere una semplice risposta.
 
Ti aiuterò.

Dolce Ginevra, promettimi che questo sarà il nostro segreto.
 
Il principe era così gentile con lei... Non poteva essere un bugiardo.
 
Te lo prometto. Dimmi che cosa devo fare. 
 
Parlami. 
 
Tutto qui?
 
Esattamente. Non è difficile, vedi?
 
Il torpore lasciò il posto a una frizzante euforia che scivolò su di lei come un fuoco d'artificio. 

Bene! Allora, principe, come ti chiami?

Tom.

Tom? Che nome buffo. Però è dolce, come Harry. 

Harry?

Ginny incassò la testa tra le spalle, soffocando una risatina. Forse il principe avrebbe potuto darle qualche consiglio. 

Eh... Diciamo che Harry è il ragazzo che mi piace. 

Capisco. E com'è questo Harry?

Beh, lui è stupendo... Sono diventata rossa solo a scriverlo! Ha gli occhi verdi, profondi e sinceri, sembra così maturo, così diverso da mio fratello Ronald che ha la sua stessa età! Ogni volta che lui mi guarda io mi blocco, non riesco a respirare e ho voglia di scappare, però vorrei 

La porta del dormitorio si aprì bruscamente. Per la sorpresa Ginny rovesciò la boccetta d'inchiostro sul copriletto. Mentre le sue compagne di dormitorio entravano nella stanza ridacchiando, lei richiuse il diario di scatto, cacciandolo sotto il cuscino. Non seppe spiegare a se stessa il perché, ma l'esigenza di tenerlo nascosto le sembrò vitale. 



 
***


 
A seguito di un sonno ristoratore, Ginny si rese conto dell'assurdità degli eventi avvenuti la sera precedente. Quella mattina si diresse in Sala Grande, intenzionata a chiedere spiegazioni a Fred e a George, ma non li vide seduti al tavolo della colazione. Percy le spiegò che un concitato Oliver Baston li aveva "sequestrati" assieme al resto della squadra di Quidditch per una sessione d'allenamento straordinaria. Ginny si limitò ad annuire, mentre il fratello, le spalle dritte e il cipiglio contegnoso, addentava una fetta di bacon in un modo che avrebbe dovuto sembrare raffinato. Proprio in quel momento Nick-Quasi-Senza-Testa emerse dal portafrutta situato di fronte a lui, procurandogli un eccesso di tosse e lanciando di tanto in tanto occhiate di disapprovazione al tavolo dei Serpeverde. Di fronte allo sguardo interrogativo di Seamus Finnigan, il fantasma rispose che trovava estremamente sgradevole il modo in cui i signori Tiger e Goyle si rapportavano al cibo. Seamus si voltò verso il tavolo della Casata nemica  e vide i due studenti impegnati a sbranare muffin. "Nick, sei il solo ad avere il coraggio di chiamarli signori" sentenziò sghignazzando. 
Il fantasma ignorò il suo commento e colse il pretesto per parlare della festa di Complemorte che stava organizzando. Seamus incassò la testa tra le spalle, l'aria di uno che si era pentito di averlo chiamato in causa. Di fronte a quella scena Ginny rise timidamente, incrociando lo sguardo divertito di Dean e quello scettico di Percy. Nei minuti successivi fece colazione con tranquillità, sollevata del fatto che Harry non avrebbe potuto vederla se si fosse accidentalmente sbrodolata col succo di zucca. La sua giornata trascorse rapidamente, tra Incantesimi di Appello e lezioni di Volo, tramutando il cielo in una trapunta di stelle iridescenti. 
 
Caro diario, stando a quanto mi ha raccontato Hermione, oggi Ronald ha vomitato lumache. Credo che debba scrivere a mamma e a papà per farsi spedire una bacchetta nuova. Non so se l'abbia fatto, sono convinta che abbia paura di mamma. Lei è ancora arrabbiata per via della macchina. Devo raccontartela questa storia...
 
Anche quella sera Ginny si rintanò in solitudine nel suo dormitorio e ripescò il diario, spinta da un improvviso desiderio di scrivere. La risposta del presunto principe non tardò ad arrivare. 
 
Sono tutto orecchi. 
 
La ragazzina a quel punto capì che non si era trattato solo di un sogno: il diario era davvero in grado di risponderle. Con la faccenda di Ronald si era completamente dimenticata di parlarne a Fred e a George. Ricordava di essersi sentita strana la sera precedente, come se qualcuno le avesse cantato una dolce filastrocca per conciliarle il sonno. Decise di mettere da parte le domande e di fare finta di niente, aveva soltanto voglia di sfogarsi. Non era ancora riuscita a fare amicizia con le sue compagne di corso, perciò il diario era l'unico che potesse ascoltarla. Gli parlò a lungo della sua famiglia, trovando dall'altra parte un attento ascoltatore che non mancò di riempirla di complimenti. Il principe Tom le disse che era simpatica, che era molto matura per la sua età e che i ragazzi avrebbero fatto la fila per stare con lei. Ginny non riusciva a smettere di sorridere, quel diario la faceva sentire bene. Le sarebbe piaciuto scoprire che dietro alla carta si celava realmente un principe. Una vocina dentro di lei continuava a ripeterle che Tom le stava dicendo la verità. Come poteva essere altrimenti? Come poteva un diario rispondere in maniera tanto dolce e galante a ogni sua frase? C'era di nuovo quell'irresistibile sensazione, a cullarla mentre gli parlava. Le pareva di essere distesa su una nuvola, soffice e tiepida come il suono della voce di Tom, perché Tom doveva avere una voce bellissima, ne era certa. Tom doveva essere affascinante, intelligente, carismatico, una di quelle persone che trasmettevano costantemente agli altri la certezza di essere inferiori — eppure era solo con lei che desiderava parlare. Per un breve, folle istante Ginny avvertì l'impulso di farlo ingelosire. 
 
Tom, tu che sei così bravo con le parole... mi aiuteresti a scrivere un biglietto d'amore per Harry?
 
Certo, principessa, ma prima devi farmi una promessa.
 
Di che si tratta?
 
A proposito di biglietti, vorrei che tu ne scrivessi uno per me.
 
Certo. Cosa devo scrivere? 
 
Non permetterei mai che un fiore delicato si stanchi a causa mia. Lascia che il sonno cali sulle tue palpebre e che ti accarezzi con dolci coperte di sogni. Domani sera, quando sarai in forze, ti dirò cosa fare.
 
Vinta dall'improvvisa esigenza di dormire, Ginny diede la buonanotte a Tom e si coricò a letto, sorridendo felice. Ancora non sapeva che, meno di ventiquattro ore dopo, avrebbe vergato col sangue un profetico messaggio di violenza su una delle mura del castello. 
 
 
 
***

 
Ginny rimase vicino a Percy per tutto il tragitto verso la Sala Comune, la testa che le girava come se le avessero lanciato un Incantesimo Assordante. Quel sinistro messaggio di morte in lucide lettere vermiglie l'aveva scioccata. Non aveva idea di cosa potesse significare, ma era certa che Harry non fosse coinvolto nell'accaduto. Fred e George cercarono di farla ridere con qualche battuta, finché non si sentì pronta per andare a dormire. 
Il suo sonno, tuttavia, non durò a lungo, o almeno questa fu la sensazione che ebbe quando scattò a sedere sul letto, sudata e tremante nel cuore della notte. Aveva i capelli appiccicati alla fronte e le mancava il respiro, ma non appena pensò al diario le parve di ricevere una ventata d'aria al profumo di fiori. Incurante delle compagne addormentate, accese la luce sul comodino, estrasse il diario da sotto il cuscino e prese una piuma. 
 
Tom, ho fatto un brutto sogno. Non riesco più a dormire.
 
La rapida risposta del principe fu in grado di rallentare i battiti allarmati del suo cuore. 
 
Raccontamelo, ti farà sentire meglio.
 
Ginny intinse la piuma nella boccetta d'inchiostro e cominciò a scrivere frettolosamente. 
 
Questa sera è comparso un messaggio minaccioso su una parete del castello. Diceva: "La Camera dei Segreti è stata aperta. Temete, Nemici dell'Erede", io l'ho visto e ti posso assicurare che le lettere sono state scritte col sangue! Nel sogno ero io che... Oh, è stato orribile!
 
I sogni sono solo sogni. Ora è tutto finito e se mi porterai sempre con te non ti succederà nulla di male. 
 
Grazie, Tom.
 
Hai bisogno di distrarti, che ne dici di iniziare a scrivere quel biglietto per Harry Potter?
 
Harry? Me n'ero dimenticata! Il custode della scuola lo ha incolpato per quello che è successo alla sua gatta! Crede che sia stato lui a pietrificarla!
 
E se avesse ragione?
 
Cosa? No... non può essere stato lui. Harry è buono, leale e coraggioso, non farebbe mai una cosa simile. 
 
Ma sì, forse hai ragione...
 
Il germe del dubbio, tuttavia, si affacciò nella sua mente senza che lei potesse rendersene conto, come un tarlo indisturbato. Ginny rifletté alcuni istanti, indecisa su cosa scrivere, ma non appena abbassò lo sguardo sulla sua mano la vide dirigersi da sola verso la pagina del diario. 
Da quel momento non ricordò più niente.
Si risvegliò all'alba per colpa di un persistente mal di testa, la guancia destra indolenzita come se l'avesse premuta tutta la notte su una superficie appuntita. Trovò il diario nascosto sotto al cuscino e la boccetta d'inchiostro abbandonata ai piedi del letto, completamente vuota. 

 
***


 
Caro Tom, oggi Harry è stato aggredito da un Bolide durante la partita di Quidditch. A volte credo che la sfortuna lo perseguiti. Mi piacerebbe lasciargli un bigliettino in infermeria, ma non ricordo più cosa mi avevi consigliato di scrivergli. 
 
Te lo dirò presto, non appena avrai fatto una cosa per me. 
 
Che strano... è come se avessi già vissuto questo momento... Non è la prima volta che mi chiedi di fare qualcosa, vero?
 
Fin'ora sei stata bravissima. L'incantesimo che m'imprigiona si sta affievolendo. 
 
Quindi ho ragione, ho già fatto qualcosa per te. Il punto è che... non me lo ricordo.
 
Ci vedremo presto, mia dolce principessa. 

Il cervello le urlò di non farlo, di continuare a chiedere spiegazioni, ma Ginny ripose il diario nella borsa senza riuscire a evitarlo. Si accorse che stava camminando, anche se non sapeva verso dove. Sentire il suo corpo muoversi da solo le infuse una strana euforia, ma al tempo stesso la spaventò. Una voce in sottofondo dentro di lei la pregò di farlo smettere, mentre un altra, più calda e maschile, le sussurrò di lasciarlo libero. La vista di un elaborato stemma a forma di serpente fu in grado di congelarla in uno statico, ipnotico limbo di calma che spense ogni suono. Un'ombra strisciante la superò silenziosa, mentre le sue dita accarezzavano meccanicamente il rubinetto di un lavandino sbeccato. Ogni desiderio di risposte si spense. Ogni lembo di curiosità si dissipò dietro alle ombre distorte della notte. Dentro di lei rimase solo una voce dolce che cantava di sangue e morte.



 
***


 
Perché dici così? Sei come tutti gli altri, se pensi che Harry abbia aggredito Justin.
 
Voglio solo proteggerti. Harry parla con i serpenti, perciò devi stargli alla larga.
 
No, ti sbagli! Se la pensi così, allora lo incolpi anche per quello che è successo a Colin!
 
Piccola Ginevra, presto risorgerò in carne e ossa e allora dimenticherai quel ragazzo. Ci sarò io con te.

Una dolorosa sensazione di calore la invase. Ginny si sentì soffocare nel veleno dell'illusione e respirò baci di carta, accarezzò ali di felicità e sfiorò spine bollenti, lasciandosi trascinare nella nebbia del suo sogno segreto. Lì c'era Tom, un giovane alto ed elegante, le braccia protese verso di lei, i lineamenti inafferrabili e gli occhi vuoti. Tom, il cui viso prendeva rapidamente forma non appena le loro dita si sfioravano, rivelando una bellezza gentile e un sorriso limpido. Tom, che l'aveva ascoltata e coccolata. Tom, che desiderava allontanarla da Harry.
 
Ogni volta che mi hai chiesto di fare una cosa per te, ho dimenticato di averla fatta. Mi stai nascondendo qualcosa. Ti prego, Tom, parlami. 
 
Non ti ho mai chiesto nulla di simile. Ginevra, io non sono altro che il tuo confidente di carta. 
 
Non è vero! Tu sei un principe. Mi hai chiesto di aiutarti a uscire dal diario, mi hai detto che avevi bisogno di me!
 
... Che cosa ti hanno fatto? Sei paranoica, spaventata e rabbiosa. Non ti riconosco più.
 
Tom... sono sempre io. Ginny!
 
Chi è Tom? 
 
Perché mi stai facendo questo? Mi hai appena detto che presto risorgerai!
 
Oh, Ginevra, le persone che ti stanno attorno sono maligne e cospiratrici. Non puoi fidarti di nessuno, nemmeno della tua famiglia. 
 
Ma che cosa stai dicendo? Non ti capisco! Tom, ti prego, dimmi che è uno scherzo...
 
Io non sono Tom. Mi dispiace. 
 
Ginny scaraventò il diario contro la parete, gli occhi che le pizzicavano di lacrime trattenute. Lo raccolse con riluttanza e lo ficcò nella borsa, buttandosi sul letto senza cambiarsi. 
Il suo sonno fu costellato di voci, urla e sibili sinistri, volti spaventati e fantocci identici a lei che nuotavano in una vasca di sangue. Nei giorni seguenti il volto pietrificato di Colin Canon la tormentò ogni notte, condanna di una colpa ignota. 

 
***


 
Tom, che cosa mi sta succedendo? Perché non mi rispondi?
 
Una voce dolce, venata di tristezza e rassegnazione si sovrappose alla sua, ripetendo la stessa, martellante, ipnotica filastrocca. 
 
Sibila il serpente mentre l'Erede canta la sua resurrezione. Sibila il serpente, mentre dimentichi una fiaba mai vissuta. 
 
Il diario la fissò muto, restituendole un silenzio che sapeva di sangue e bugie. 
 
No!
 
Ginny raggiunse il bagno del terzo piano, i battiti del cuore che le rimbombavano nella testa. Per un istante le parve di vedere i lavandini separarsi e rivelare un buco nero sotto di sé. Raccolse ogni emozione in un unico, disperato gesto di liberazione, mentre immagini distorte si sovrapponevano nella sua mente, sommergendola nella loro nuda crudezza. Con un singulto di rabbia Ginny scagliò a terra il diario e, senza voltarsi indietro, fuggì via dalle spire del suo inganno.
Via dal suo principe di carta. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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