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Autore: Fannie Fiffi    02/12/2015    1 recensioni
[Michonne!Centric; Richonne; 6x08]
« Nel momento in cui Deanna la guarda negli occhi, lei capisce fin dentro le ossa e sta mentendo e non è vero che non sa cosa vuole, è solo che non potrà mai averlo. »
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michonne, Rick Grimes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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If the moon smiled, she would resemble you.

You leave the same impression

Of something beautiful, but annihilating.


Sylvia Plath, The Rival













« Cosa vuoi? Cosa vuoi tu? »

Non appena i sussurri lenti e placidi abbandonano le labbra pallide di Deanna, Michonne sa.

Nella sua mente si materializza improvvisamente il volto di Judith, la sua fronte morbida e calda che le accarezza il collo in un sospiro microscopico, piccolo come il suo corpicino ma potente e presente, più vivo di qualsiasi altra cosa.

Le mani di Carl strette attorno alla propria vita, braccia magre ma allo stesso tempo abituate al peso di un’arma sempre stretta fra di loro. I suoi sorrisi ormai così rari, eppure tanto luminosi da farle tornare ogni volta la speranza.

Michonne pensa agli occhi di Rick, e niente le sembra più facile.

Niente le sembra più ovvio dei loro occhi tanto diversi che si incontrano e si parlano senza bisogno di sprecare tempo prezioso in parole, dei loro modi di camminare così simili, scivolando l’uno verso l’altra come attratti da una forza più grande di loro, una forza che deve necessariamente volerli così vicini, delle loro mani intrecciate su un volante e della capacità con cui sembrano comprendersi ad un livello così profondo da essere totalmente silenzioso.

E vorrebbe dire che ormai è dovuto al fatto che il mondo in cui vivono gira troppo velocemente e ferisce troppo poco raramente per poter vivere senza una tale affinità.

Ha bisogno di reattività, velocità, chimica. Altrimenti è finito.

Eppure Michonne non può far a meno di pensare che fra lei e Rick non sia per niente così. Che non abbia proprio nulla a che vedere con l’apocalisse e la morte che li circondano, perché il loro legame va oltre le più sfavorevoli condizioni, oltre la sopravvivenza, oltre qualsiasi orribile atto sacrilego che siano mai stati costretti a commettere.

Lo capisce solo ora che qualcuno la costringe a vederlo – oppure è sempre stato lì, nascosto appena sotto la superficie delle cose, da qualche parte fra le mani di lui feroci e aggressive sul suo corpo e la prima carezza inconsapevole che le ha regalato, e lei non ha mai avuto il coraggio di affrontarlo. Lei, Michonne, una codarda – e qualcosa in mezzo al suo petto si richiude impercettibilmente su se stessa.

Michonne capisce e nel momento in cui Deanna la guarda negli occhi è persa.

Sa che da ora in poi non potrà sfuggirgli.

Sa che c’è stato qualcosa che è cambiato dentro, intorno e fuori di lei, e solo ora che se ne accorge il dolore sembra colpirla così forte da farle perdere l’equilibrio.

Perché quando la più grande le chiede cos’è che vuole, lei vede i loro tre volti sul retro delle palpebre, vede il calore di quello che ha sempre desiderato, vede ciò da cui non vuole mai più separarsi, da cui potrebbe dividerla solo un proiettile nel cervello: una famiglia.

Rick e Carl e Judith sono la sua famiglia e lei non vuole altro che questo.

Non vorrebbe altro che andare da lui e guardarlo negli occhi e lasciarsi guardare come fa sempre lui, denudandola di ogni strato di sporcizia e menzogna di cui è abituata a ricoprirsi, e gettargli le braccia al collo, stringerselo addosso, portarlo lontano da tutti e non dire nemmeno una parola.

Sdraiarsi con lui e poggiare la testa sulle sue ginocchia e lasciare che tutto gli scorra passivamente addosso senza aggiungere nient’altro, senza curarsi dei Vaganti e dei Lupi e della donna di cui lui si sta innamorando.

Una donna che non è lei.

Nel momento in cui Deanna la guarda negli occhi – e c’è il più puro stato di consapevolezza nel suo sguardo, la stessa consapevolezza che Michonne immagina qualcuno possa provare solo nel momento in cui sente la vita scivolargli di dosso – lei capisce  fin dentro le ossa e sta mentendo e non è vero che non sa cosa vuole, è solo che non potrà mai averlo.

Non potrà mai fare altro che sperare di avere più di quello che già ha: un sorriso, uno sguardo limpido, mani che si incontrano e promesse che uno dei due prima o poi infrangerà.

“Sono ancora con te”.

Sente se stessa pronunciare quelle parole in lontananza e capisce, qui e adesso, che non c’è mai stato niente di più vero. Michonne è con Rick in un modo che non potrà mai essere calcolato in nessun metro di distanza esistente.

È con lui in un modo che le fa mancare il respiro ogni volta che lui la guarda e sembra essere sempre sul punto di dire qualcosa – qualcosa di incredibilmente simile a “Ho bisogno di te, Michonne ” – ma che alla fine non le confessa mai.

E lei lo sa che alcune cose dovrebbero dirsele, perché il mondo in cui vivono è pronto a togliere appena dopo aver dato, ma in quel momento capisce anche che non lo dirà mai.

Se non riesce nemmeno a pensarlo, se non riesce nemmeno ad ammetterlo a se stessa – riesce solo a sentirlo, profondo e viscerale e doloroso al centro del cuore – non può dirglielo.

E forse è questo il suo compito. Stare al suo fianco. Offrirgli supporto, calore e fiducia. Dargli una lealtà pari da renderla disposta ad essere sbranata viva da quelle orribili creature, un pezzettino alla volta, pur di non tradirlo.

Di non lasciarlo mai solo.

 Forse il motivo per cui l’ha incontrato è quello di tenerlo con i piedi per terra, di riportarlo indietro quando lui non è in grado di farlo, di convincerlo che a volte va bene essere umani. A volte, su quella Terra stravolta e capovolta, va bene provare.

“Avevo paura che mi facessi cambiare idea. Avresti potuto farlo”.

Questa volta sono le parole di Rick a rimbombarle nelle orecchie, a farle credere di possedere un potere che in realtà le è estraneo.

Perché se fosse veramente vero, se lei fosse davvero in grado di fargli vedere, probabilmente ora lui la starebbe guardando.

La starebbe fissando con quegli occhi troppo blu e troppo luminosi per appartenere ancora a quel mondo e capirebbe. Capirebbe che non c’è assolutamente nulla che non farebbe per lui. Per proteggerlo, prima da se stesso e poi dagli altri. Per tenere al sicuro la sua famiglia, che ormai è diventata loro.

Se Rick fosse davvero consapevole di tutto quello che si è insidiato dentro di lei senza che se ne accorgesse, sarebbe capace di comprendere che c’è un unico modo in cui loro due possono sopravvivere: insieme.

C’è un unico modo in cui loro due possono funzionare, e non solamente addormentarsi la notte e svegliarsi al mattino continuamente, giorno dopo giorno come automi privi di qualsiasi altro impulso, in cui possono essere e avere più di quanto hanno mai immaginato.

Ed è l’uno al fianco dell’altra.

L’uno il  fianco dell’altra.

Il confine inesistente fra ciò che è Rick e ciò che è Michonne, dove l’uno inizia e l’altra finisce, sarebbe molto meno labile se solo lui potesse veramente accorgersi di quello che hanno costruito.

Se ogni volta che lui l’ha toccata – prepotente e selvaggio la prima volta che l’ha vista, delicato e premuroso in ogni minimo gesto di conforto che è seguito – significasse improvvisamente di più, Rick capirebbe che il desiderio e la gelosia e la brama non spariscono di certo perché il pianeta smette di funzionare.

Che Michonne prova ancora – anzi, di nuovo – tutte queste cose anche se non vuole, anche se se ne accorge solamente adesso che non può averle.

Lui lo saprebbe.

E lei ci proverebbe. Per quello che hanno costruito insieme, per le parole che si sono detti e, ancor più importante, per quelle che non si sono detti, per la loro famiglia. Lei ci proverebbe e probabilmente lo amerebbe fino al punto da seguirlo ovunque.

Lo amerebbe, adesso lo ammette.

Quello che non ammette, però, è che è già così. È ancora così.

Lei si sente tremare e sprofondare dentro ogni volta che lo vede, anche da lontano, anche mentre è occupato a fare qualcos’altro, e non può fare altro che mantenere la distanza. Apprezzare quello che già ha, invece di perdersi in illusioni che probabilmente resteranno sempre tali.

Michonne ha paura della vastità di quello che sta provando – di quello che si accorge solo ora di aver provato per ormai tanto, tanto tempo – perché sa di cosa Rick sia capace.

Conosce ogni suo angolo più oscuro e ogni suo peccato più brutale e ogni suo pensiero più abominevole, e nonostante questo lui resta l’ultima persona a cui pensa prima di chiudere gli occhi.

Michonne ha paura perché Rick è l’unica persona che potrebbe abbatterla e distruggerla, sgretolarla come se la sua spada tanto affilata non fosse altro che un giocattolo per bambini, e lei glielo permetterebbe.

Lo lascerebbe fare con un sorriso sulle labbra se questo significasse poter finalmente smettere di provare quello che l’ha distrutta per un lungo tempo.

La sua cura, come la sua malattia, è una sola, e lei non riesce a pensare ad assolutamente nient’altro.

Perciò si concede un ultimo attimo per ricordare il calore del suo tocco sulla propria pelle, di quelle mani per troppe volte sporche del sangue di qualcun altro – eppure mai così dolci – per ripensare alla profondità dei suoi occhi che la scrutano come un enigma impossibile da risolvere, alle sue spalle forti, alle sue braccia instancabili, alla sua mente caleidoscopica.

Un ultimo momento per temerle e per bramarle più di quanto pensasse fosse possibile.

Poi, riportando lo sguardo in quello di Deanna, dice solamente: « Non lo so. »






 
  
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