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Autore: aresian    05/12/2015    2 recensioni
I pensieri di Guy dopo la morte di Meg. Brevi istanti per riassumere un animo nero all'ombra della Luna.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Robin Hood BBC e tutti i personaggi sono proprietà dei legittimi titolari del copyright e qui utilizzati meramente a scopo ludico senza alcun fine di lucro.

L'OMBRA DELLA LUNA


Era spirata anche lei, tra le sue braccia, una vita scivolata via così dannatamente presto. L'aveva cullata con quanto di più simile alla tenerezza fosse capace di donare e senza sapere il perché … No, non era vero. Una parte di lui conosceva la risposta a quelle lacrime versate sul suo volto diafano, accanto a quel piccolo corso d'acqua in mezzo alla foresta.
Hai fatto qualcosa per me, mi hai fatto pensare” le aveva detto in quella lercia prigione ed era dannatamente vero. In qualche modo quella ragazzina gli aveva ricordato LEI.
Si sentiva lacerato, da sensi di colpa per aver ucciso l'una e non essere riuscito a salvare l'altra. Era un fuggiasco ora, senza arte ne parte, e non aveva la più pallida idea a quale scopo aggrapparsi per sforzarsi a vivere. Affannarsi per un'esistenza che nel migliore dei casi era stata pietosa accondiscendenza verso un uomo che aveva fatto mari di promesse ma alla fine l'aveva sempre e solo umiliato. Aveva venduto anima e non solo per il desiderio di riscatto per quella vita di cui si era sentito defraudato e alla fine cosa aveva ottenuto? Niente, solo dolore e un animo nero che appestava anche le poche cose buone che gli fosse mai passato per la testa di fare.
Con un gesto stanco lasciò che il capo reclinasse all'indietro, poggiandolo alla dura corteccia, mentre lo sguardo azzurro, incupito da dolore e rabbia al contempo, si perdeva a cercare il chiarore della luna persa oltre le fronde nel buio della notte. La mano, stanca, si ostinava ancora a raschiare il sottobosco, spezzando le unghie e graffiando via sangue raffermo, mentre poneva l'ultimo pugno di terreno e humus sulle spoglie mortali di colei che, così giovane, aveva avuto come sola colpa credere in lui e scoprire che l'unico uomo che non aveva odiato era proprio il servo al fianco del diavolo.
Un'ultima, silente, lacrima a solcare lenta il volto maschio mentre in lui si faceva strada un rabbioso bisogno di combattere, di cancellare la frustrazione della sconfitta, del disagio sempre più profondo che stava colmando quel cuore che aveva creduto arido e nero come pece e che invece aveva ancora sfaccettature di grigio, e rosso sanguigno là ove quella piaga mai estinta continuava a dolere.

Allora c'è anche del buon in te” gli aveva detto con quella vocina impertinente e quello sguardo limpido come l'acqua di un lago di montagna.
Non mi conosci” aveva risposto, come a tenerla lontana perché si stava avvicinando troppo; anche se c'erano quelle sbarre di ferro a separarli lei lo stava sfiorando con la mente e non poteva permetterglielo poiché stava raschiando il barile delle sue insicurezze.
Se solo quel dannato giorno avesse fatto ciò che Marian gli aveva chiesto forse ora tutto sarebbe stato diverso, fare la scelta giusta. Dio! Lui non aveva più idea di quale fosse la scelta giusta, anzi sospettava di non averlo mai saputo. Frustrato, scosso più di quanto egli stesso osasse ammettere, si mise le mani tra i capelli unti e sporchi soffocando un grido che feriva la gola nel suo tacere.

Quanto rimase così, immobile come statua di sale? Non lo sapeva e non gli importava alla fine trovò quel minimo di quiete da contemplare la sepoltura con uno sguardo più razionale. Con gesto secco raccolse da terra una piccola roccia piatta, levigata dall'acqua del torrente, e con una punta di selce la incise con instancabile cura, Un solco alla volta, anche se il polso doleva e la dita quasi erano piagate per lo sforzo. Un raggio di luna gli illuminò il volto adombrato dall'ispida barba mentre si levava in piedi dopo aver lasciato cadere la pietra sul cumulo delle altre, miste a terra e foglie, prima di voltare le spalle un lampo ferino e determinato nello sguardo e allontanarsi nella notte come un nero corvo in cerca di vendetta.

I passi si attutirono, la figura sparì oltre la curva del piccolo dosso e il silenzio tornò alla quiete del ruscello e degli animali notturni mentre il raggio di luna continuava, instancabile, a illuminare quella piccola singola pietra con su inciso.

MEG


  
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