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Autore: eugeal    08/12/2015    1 recensioni
Questa storia fa parte della serie "From Ashes" e la trama continua dopo gli eventi delle storie "A World That Will Not Turn to Ash" e "The Nightwatchman". Per evitare spoiler, leggete prima le altre due fanfiction.
Il fuoco può ridurre tutto in cenere, ma a volte si può rinascere dalle proprie ceneri e, se si riesce a passare attraverso le fiamme senza bruciare, spesso se ne esce temprati.
Guy di Gisborne lo ha scoperto nel modo più duro ed è sopravvissuto, ma sarà abbastanza forte per affrontare le nuove sfide che lo aspettano?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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La spada di Guy colpì quella di uno dei mercenari e Gisborne capì subito che l'altro uomo era più forte di lui e che non sarebbe riuscito ad avere la meglio in quel confronto.
L'altro mosse la lama, riuscendo a fargli cadere la spada di mano e Guy si rese conto che entro pochi attimi l'altro lo avrebbe colpito.
Appoggiò le mani al torace dell'avversario e spinse con forza, usando quello slancio per gettarsi all'indietro e cadere a terra, sulla schiena. Il mercenario gli corse incontro per trafiggerlo con la spada e Guy mirò al ginocchio dell'avversario, colpendolo con un calcio.
L'urlo di dolore dell'altro gli fece capire di aver ottenuto il risultato che aveva sperato e Guy si affrettò ad alzarsi da terra, recuperare la spada e finire il mercenario azzoppato.
Si voltò, affannato, in cerca del prossimo nemico da affrontare e vide che gli assassini rimasti si erano dati alla fuga, dileguandosi nei vicoli.
Archer, Much e Allan sembravano sorpresi anche loro e si guardavano intorno, ansimando.
Tutti e tre sanguinavano da varie ferite, ma nessuna di esse doveva essere grave e Guy immaginò che anche lui doveva essere più o meno nelle loro stesse condizioni.
Sentiva dolore più o meno ovunque e sanguinava da svariati tagli, ma nessuno di essi limitava i suoi movimenti o faceva tanto male da preoccuparlo.
Much si guardò intorno, incredulo.
- Sono scappati?! Abbiamo vinto!
- Mi sembra troppo facile. - Disse Guy.
- Ehi, ci sono Marian e Robin! - Disse Allan, indicando il vicolo alle loro spalle.
Gli altri tre si girarono e videro il fuorilegge che zoppicava, appoggiandosi pesantemente alle spalle della ragazza.
- Dov'è il re? - Chiese Robin.
- In quella casa. - Disse Archer, girandosi per indicarla e ammutolì nel vedere le fiamme che avvolgevano l'edificio.
Gli altri fissarono l'incendio con orrore.
- Come è possibile? - Chiese Much, allibito. - Un attimo fa non stava bruciando!
- Pece. - Disse Archer. - Ora capisco il loro piano: mentre la maggior parte di loro combatteva con noi, gli altri hanno gettato della pece sulla casa e poi la hanno incendiata…
- Cosa facciamo? - Chiese Marian, guardando le fiamme con orrore.
- Acqua! - Gridò Much. - Prendiamo l'acqua dalla fontana!
Lui e Allan corsero a procurarsi dei secchi, ma Guy e Archer non si mossero.
- Non servirà. - Disse Archer. - La pece brucia troppo in fretta, non riusciremo a spegnere il fuoco…
Robin sembrò afflosciarsi e si appoggiò di più a Marian, come se non avesse la forza di restare in piedi.
- Il re… il re è morto. Non c'è nulla che possiamo fare.
Guy fissò la casa in fiamme, e davanti ai suoi occhi non c'era l'edificio abbandonato di Imuiz, ma un luogo che un tempo gli era stato caro, la casa dove era cresciuto.
Si voltò a guardare Robin e per un attimo l'illusione di essere tornato indietro nel tempo divenne ancora più forte: l'amico era un uomo e non più un bambino spaventato, ma l'espressione disperata che aveva sul viso era la stessa.
Ancora una volta erano fianco a fianco a guardare un incendio che avrebbe sconvolto il loro mondo, senza poter fare niente.
Per anni, per troppi anni, Guy aveva vissuto con il rimorso di non aver avuto il coraggio di sfidare le fiamme e tentare di salvare sua madre e ora si trovava di nuovo nella stessa situazione.
Non gli importava della vita del re, ma la sua morte avrebbe portato solo dolore e sofferenza all'Inghilterra e alle persone a cui teneva e avrebbe reso inutile tutto quello per cui Robin aveva sempre lottato.
Era ingiusto, terribilmente ingiusto.
Guy guardò Allan e Much che cercavano di gettare acqua sulle fiamme e Archer che si muoveva per aiutarli, anche se era perfettamente consapevole che non sarebbe servito a nulla.
Guy pensò che avrebbe potuto imitarli, per avere almeno l'illusione di aver fatto qualcosa, ma sapeva fin troppo bene che sarebbe stata solo una comoda scusa per evitare di nuovo di sfidare le fiamme.
Guy si chiese per quanto tempo sua madre fosse rimasta intrappolata nel maniero incendiato, per quanto tempo fosse rimasta cosciente e terrorizzata prima di morire bruciata e pensò con orrore che anche il re stava subendo la stessa agonia proprio in quel momento.
Forse re Riccardo era ancora vivo, forse poteva ancora essere salvato… Se solo qualcuno avesse avuto il coraggio di farlo. Se solo qualcuno avesse osato sfidare le fiamme.
Prima di rendersi davvero conto di quello che stava facendo, Guy si trovò a correre verso la casa incendiata e saltò attraverso la porta, passando in mezzo a un muro di fiamme prima che gli altri potessero fermarlo.
Rotolò a terra e per un attimo rimase paralizzato dal terrore.
Cosa ho fatto?
Sentiva le urla di Marian e dei suoi amici sopra il crepitare delle fiamme e pensò di aver appena gettato via la propria vita in un gesto tanto folle quanto inutile.
Se resto fermo qui morirò di sicuro.
Si costrinse a muoversi, strisciando sul pavimento per evitare di essere soffocato dal fumo e iniziò a cercare il re.
Trovò il corpo parzialmente carbonizzato di un uomo e pensò che il suo sacrificio era stato inutile, poi si accorse che il morto indossava la divisa di una delle guardie del re e riprese a cercare.
Re Riccardo era in un angolo della casa ancora non toccato dal fuoco, ma era rimasto bloccato da una trave in fiamme, crollata dal soffitto, che sbarrava la porta della stanza in cui si era rifugiato il re.
La temperatura dell'aria era molto alta e il fumo soffocante gli impediva di respirare bene, ma Guy non pensò di tornare indietro per mettersi in salvo, non quando il re era così vicino.
Sollevò la spada e la abbatté con tutte le sue forze sulla trave di legno, riuscendo a spostarla di lato dopo qualche tentativo, poi entrò nella stanza e il sovrano lo guardò prima con stupore e poi con ostilità.
- Siete venuto a finire il lavoro? - Chiese il re, portando una mano all'elsa della spada per sguainarla e muovendola in un arco perfetto per attaccare Guy.
Gisborne parò il fendente alzando la propria spada sopra la testa e guardò il re, incredulo.
- Pensate che sia qui per uccidervi?
Riccardo tirò indietro la lama e cercò di colpire ancora Guy, ma Gisborne riuscì a deviare la lama e a bloccarla con l'elsa della propria spada.
- Che altra ragione avreste? - Ringhiò il sovrano e Guy gli rivolse un sorriso ironico.
- Sarebbe abbastanza idiota da parte mia, non trovate? Se vi volessi morto avrei solo dovuto restare fuori a guardare la casa che bruciava. Sono qui per cercare di salvarvi.
Il re lo fissò negli occhi e Guy non distolse lo sguardo.
- Perché, allora? Che motivo avete di volermi aiutare?
- Robin tiene alla vostra vita e personalmente credo che vostro fratello sarebbe un re peggiore di voi. Ma la cosa più probabile è che io sia davvero un idiota. Ora vogliamo cercare di uscire di qui o preferite restare a conversare finché non saremo morti entrambi?
Il re guardò nella direzione in cui doveva trovarsi la porta: la casa era un inferno fiammeggiante e non sarebbero riusciti a uscire da lì.
Guy indicò una scala che portava al piano superiore e Riccardo annuì, iniziando ad arrampicarsi.
Gisborne lo seguì un attimo dopo e i due uomini si trovarono in una stanza invasa dal fumo, ma non ancora dalle fiamme.
Cercando di respirare il meno possibile, Guy indicò una finestra dal lato opposto.
Le assi del pavimento erano consumate dal fuoco che ardeva al piano inferiore della casa e probabilmente non avrebbero retto il loro peso, ma non potevano esitare troppo a lungo o sarebbero morti soffocati.
- Toglietevi il mantello. - Ordinò Guy, rendendosi conto del tono brusco e autoritario che aveva usato solo quando vide lo sguardo oltraggiato del re mentre gli porgeva l'indumento.
Se dovessimo sopravvivere a questo, come minimo passerò il resto della vita in prigione.
Estrasse la spada e tagliò a strisce il mantello, annodandole insieme per formare una corda abbastanza lunga che poi legò all'arma.
Guy fece roteare la corda con la spada attaccata, poi la lanciò verso una delle travi del soffitto. Tirò la corda per assicurarsi che fosse ben salda, poi guardò il re.
- Spero che il vostro sarto usi stoffa di buona qualità, Sire.
Re Riccardo lo fissò, comprendendo quello che Guy aveva intenzione di fare.
- Potremmo morire lo stesso, ve ne rendete conto? È un bel salto.
- Se restiamo qui moriremo sicuramente. Sono disposto a correre il rischio. E voi?
- Credete che mi chiamino “Cuor di Leone” senza motivo?
Guy sogghignò ed entrambi afferrarono la corda.
Saltarono nello stesso momento e il mantello annodato resse il loro peso, facendoli oscillare in un arco attraverso la stanza fino alla finestra, poi Guy e il re lasciarono la presa, precipitando verso il selciato della piazza.
Cadendo, Guy riuscì a scorgere per un attimo i volti disperati di Marian e dei suoi amici, poi colpì duramente il suolo e il mondo sprofondò nell'oscurità.
   
 
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