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Autore: FanBoysDoExist    09/12/2015    7 recensioni
[FANFICTION AD OC] [ISCRIZIONI CHIUSE]
FANDOMS:
Harry Potter, Percy Jackson, Hunger Games, Divergent, Shadowhunters, Merlin, Game of Thrones.
Quando sette dei più crudeli antagonisti di tutte le dimensioni vengono riportati in vita da un misterioso essere di nome Omega con lo scopo di aiutarlo a prendere dominio di tutto ciò che esiste, è necessario dire che è iniziata una guerra.
Una guerra a cui parteciperanno anche i loro vecchi oppositori.
Tra volti che già -nel bene e nel male- conosciamo, un nuovo, divino antagonista ed una potente forza che combatte per salvare l'universo, i nostri eroi dovranno riscoprire le loro paure, combattere i loro vecchi fantasmi e fare i conti con tutto ciò che credevano di aver superato per sempre.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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JACE
 
Jace aveva sperimentato di tutto.
Era morto, era risorto, aveva amato e aveva ucciso.
Si sarebbe detto che ormai non poteva più sorprendersi di nulla, fino a poche ore prima.
Aveva ancora in mente il ricordo della ragazza dalla tunica bianca, quella Alpha, che aveva steso lui e Clary, e nonostante fosse pronto a qualsiasi combattimento quando si svegliò in una camera d'albergo con un completo sconosciuto che russava come una sorta di camion -sbavando, nel contempo, che spettacolo orribile- nel letto accanto, non potè fare a meno di cacciare un urlo.
Sguainò la spada d'istinto, facendo svegliare il tizio, che lo guardò piuttosto spaventato.
"MA SI PUO' SAPERE CHI DIAVOLO SEI TU?" Chiese, gli occhi spalancati per lo stupore.
"Mi stavo facendo la stessa domanda. Se è uno scherzo, beh, è di pessimo gusto." Jace non riusciva a capire se facesse sul serio o se fosse una trappola o qualcosa del genere.
"Ehy, ehy, frena un attimo amico, ne so quanto te! Ora, che ne dici di posare quella cosa?" Rispose con fare incoraggiante il ragazzo.
"Neanche-per-sogno."
Allora il ragazzo prese dal tavolo, con molta lentezza e movimenti studiati, una penna a sfera.
Jace lo guardò interrogativo.
Cosa voleva fare, scrivergli sulla faccia fino alla morte?
Estrasse il tappo, e la penna si trasformò in una spada, che puntò contro di lui.
"Quella penna..."
"Questa penna."
"Mi sa che è diventata una spada."
"Ottimo spirito di osservazione, mi dicono."
Si era appena preso gioco di lui. A Jace quel tizio iniziava già a stare sullo stomaco.
Si squadrarono per un minuto abbondante, le spade di entrambi puntate l'una contro l'altra.
"Non mi sembri un..." esclamarono nello stesso istante, fermandosi entrambi per l'imbarazzo.
"Inizia tu" borbottò Jace, le sopracciglia accigliate "non ti sembro un...cosa?" 
"Un mostro. Non mi sembri un mostro" Rispose lo sconosciuto scrollando le spalle, come se fosse la cosa più naturale del mondo "Ora che ci penso, è strano che tu abbia visto la mia spada, la foschia avrebbe dovuto impedirtelo. Hai la Vista, per caso? Non sei un semidio, poco ma sicuro. Non saresti arrivato a quest'età girando da solo."
Jace iniziò seriamente a pensare che quello lì fosse completamente pazzo. E vanesio, per giunta.
Andiamo, lui stesso non era così narcisista da definirsi per metà un dio, ed era tutto dire!
D'altronde Jace era un cacciatore di demoni, trattava con i Nascosti ed aveva tra gli amici uno stregone che contava secoli di età.
Meglio non giudicare gli altri, a questo punto.
"Se intendi 'mostro' come 'mostro di bellezza', beh, lo sono. Mea culpa" iniziò ghignando, mentre lo sconosciuto alzava gli occhi al cielo "non ho la minima idea di cosa tu sia, o di cosa diavolo sia la Vista. Per mostri intendi i demoni, o i vampiri ed i lupi mannari, giusto? Non avevo mai visto uno shadowhunter del tuo genere prima d'ora."
Si guardarono per pochi istanti, ed il ragazzo scoppiò a ridere, lasciando Jace abbastanza di stucco.
Lo stava prendendo in giro?
"Shadowhunter? È... un insulto, o qualcosa del genere?"
No, faceva decisamente sul serio, si rese conto in quel momento.
"No, è...lascia stare, storia troppo lunga."
Decise di poggiare la spada sul pavimento.
Così fece l'altro, facendola tornare una penna a sfera.
"Non ci siamo ancora presentati, comunque. Piacere, Percy Jackson." Disse il semidio, tendendogli la mano.
Jace la strinse, dopo qualche istante di dubbio.
"Jackson...non mi sembra di conoscere nessuno con questo cognome. I tuoi sono come te?" Chiese poi.
"Oh, il cognome è di mia madre, lei è una normalissima umana. Sarebbe complicato avere un cognome per mio padre, dal momento che è Poseidone." Affermò tranquillamente.
"Poseidone? Come il dio greco?" Jace era sinceramente incuriosito.
"Direi, dal momento che è lui. Sono per metà dio e per metà umano!"
Lo disse con tutta la tranquillità del mondo, mentre Jace lo guardava sinceramente preoccupato per la sua salute mentale.
Decise di credergli.
In fondo, di nuovo, era l'ultimo che poteva esprimersi in merito di genitori strani.
"...Jace Herondale, comunque. Mi chiamo Jace Herondale. O Wayland. O Lightwood. O...Morgenstern? Chiamami Jace e falla finita." Buttò tutto d'un fiato.
Entrambi sapevano -percepivano- che la porta non era chiusa a chiave, ma nessuno di loro fece un passo per aprirla, finchè non entrò un uomo anziano e smilzo, che si esibì in un breve inchino.
"Signor Jackson, signor Herondale, la signora aspettava giusto che vi svegliaste."                                  
Il vecchio sembrava non essere una vera persona, quanto più una specie di proiezione, data la luce che emanava da tutti i pori della pelle, ma nonostante tutto sembrava essere innocuo.
Alla fine Jace era abituato a questi tipi di stranezze, e probabilmente lo era anche quel Jackson.
Guidati dal vecchio attraversarono un corridoio largo quanto insolito, i cui muri sembravano fatti di puro lapislazzuli, e splendevano in modo innaturale.
"Scusi, ci può dire in che razza di posto ci troviamo?" Domandò Jace non senza una certa bruschezza.
"Manhattan, New York, 20 settembre 2015." Rispose l'essere di luce scrollando le spalle.
"Ma è il 2010!"
"Ma è il 2008!"

Anche questo Jace e Percy lo avevano detto nello stesso momento, e con uguale incredulità, per poi guardarsi entrambi negli occhi ancor più straniti, l'uno a chiedersi se l'altro lo stesse prendendo in giro.
Non era possibile.
Fino a poche ore prima lui e Clary stavano finalmente passando una serata romantica, ridendo e litigando come una vera coppia, e adesso si ritrovava con uno sconosciuto che puzzava di alghe ed una sorta di lampada al neon ambulante vestita da Alfred il maggiordomo che li stava trascinando chissà dove, peraltro sette anni in avanti.
Mentre camminava il pensiero andò subito a Clary, che stava bene, che doveva stare bene, perchè se lei fosse morta non se lo sarebbe mai perdonato.
Preferiva morire, piuttosto.
Jackson sembrava molto più rilassato di lui a prima vista -passeggiava con le mani in tasca e aveva un'andatura serena-, ma aveva il suo stesso sguardo, e quando gli sembrava che lui non lo guardasse si mordeva il labbro superiore con ansia.
"Anche tu, vero, Herondale?" Gli chiese il semidio ad un certo punto, non senza una certa dose di amarezza nel tono.
"Anche io cosa?" Domandò di rimando Jace con una certa arroganza.
"Anche tu hai qualcuno per cui sei in pensiero, si vede." 
Lo shadowhunter non gli rispose, e Percy rispettò il suo silenzio.
Continuarono a camminare per tre minuti buoni prima di raggiungere un'enorme portone dorato.
I due ragazzi si accorsero appena che la creatura di luce era svanita, rapiti dall'aspetto singolare dell'ingresso, la cui apertura era regolata malgrado l'imponenza da un semplice campanello, situato al lato destro del muro.
"Qui c'è scritto 'Hemmond, Helena'...conosci nessuno con quel nome?" chiese Jackson leggendo il nome accanto al campanello.
"No, so solo che probabilmente sono stato portato qui da una certa..."
"...Alpha, per caso?" 
L'espressione di Jace si fece subito stupita, per poi realizzare che era molto probabile che fossero stati portati lì dalla stessa cosa, e si biasimò mentalmente per non averlo chiesto prima mentre gli faceva cenno di sì con la testa.
"Ah, fantastico, siamo sulla stessa barca a quanto pare. Secondo te prendono solo i semidei e i narcisisti patologici o vedremo anche altre persone?"
"Davvero molto divertente, Jackson."
"Lo so, sono un comico nato."
La cosa più importante che Jace imparò da quell'esperienza fu che Percy Jackson era davvero una spina nel -beh, sì. Una spina nel culo.
Ad ogni modo, entrambi fecero per aprire il portone, per poi sguainare le rispettive armi dopo aver visto che Alpha era apparsa proprio dietro di loro, impegnata ad arricciarsi i capelli con fare pensieroso e a sorridere in modo distratto, come se poche ore prima non li avesse stesi e spediti chissà dove.
Jace notò che non indossava più la tunica bianca con cappuccio nella quale l'aveva vista l'ultima volta, e che aveva cambiato il suo abbigliamento in uno più moderno, preferendo un paio di jeans, scarpe da ginnastica e una maglietta bianca a maniche lunghe sulla quale facevano la loro comparsa numerose lettere greche, disegnate come a formare una spirale che passava da entrambi i lati della maglietta.
Era decisamente più bassa di entrambi i ragazzi, raggiungeva a stento il metro e sessantacinque.
I capelli, che entrambi avevano visto solo coperti dal cappuccio, le arrivavano fino alla vita, ed erano dello stesso azzurro zaffiro dei suoi occhi, che le davano l'aria di una ragazza tenera, innocente ed indifesa.
Persino Jace e Percy, che avevano visto quello che poteva fare e non erano per niente inesperti nel campo 'mostri travestiti da agnellini' non sapevano se sarebbero riusciti a sferrare il colpo.
"Potreste smetterla con questa sceneggiata, se non vi chiedo troppo? E, per favore, giù le mani da quei giocattoli, potreste farvi male."
Affermò Alpha sospirando, quasi fosse lei la vittima.
"Dovreste aprire quella porta" mormorò poi sovrappensiero "qualcuno deve ancora arrivare, ma il grosso delle persone è già lì..."
Jace, infuriato nei confronti di quella insopportabile mocciosa, si decise a lanciarle un pugnale contro, che però non fece altro che oltrepassare l'aria e conficcarsi nel portone, dal momento che di Alpha non si vedevano già più tracce.
Il suddetto ingresso si aprì solo con la pressione del pugnale, facendo passare uno spiraglio di luce molto intenso, quasi accecante.
Durò però solo un secondo, visto che l'attimo dopo erano perfettamente in grado di camminare senza percepire alcuna luce fuori dalla norma.
Con circospezione entrarono nella stanza, dirigendosi verso le voci che bisbigliavano al suo interno.
Ad accoglierli furono un ragazzo che impugnava una grossa balestra e una ragazza dall'espressione fredda che giocherellava con un arco a tracolla che giocherellava con la treccia nera.
"Entrate." Intimarono entrambi in tono secco, non senza prima che la ragazza scagliasse un'occhiata truce al ragazzo.
Una ragazza dall'aspetto molto punk abbracciò amichevolmente Jackson, ancora sconvolto dalla rapidità con cui si erano susseguiti gli eventi.
C'era un altissimo trono di cristallo sul quale Alpha stava salendo, davanti al quale erano raggruppate numerose poltrone disposte in orizzontale.
Jackson si era già seduto dove Alpha gli aveva detto di sedersi insieme alla sua amichetta, quando Jace si rese conto della presenza di una chioma rossa a lui fin troppo familiare.
Lo shadowhunter corse verso dove era seduta la sua Clary, piombandole praticamente addosso dal sollievo.
"Mi sembra di vedere che ti sono mancata." Mormorò lei ridendo.
"Nah" rise di rimando anche Jace "ho la mia stessa compagnia, io, figurati."
Mentre Jace abbracciava Clary, alla sua destra un ragazzo con una strana cicatrice a forma di saetta lo guardava incuriosito.
"Amico, potresti smetterla di guardarmi? Lo so che è difficile, ma fai un tentativo perlomeno!"
Il ragazzo con stupore di Jace non si offese, ma piuttosto alzò gli occhi al cielo e storse la bocca in un mezzo sorriso.
"Beh, Jace, da come Clary ci aveva parlato di te mi aspettavo di peggio. Io sono Harry, Harry Potter, e lei" indicò una ragazza dai capelli ricci accanto a lui, che si girò facendo un cenno "è Hermione Granger." 
"Hai dormito per due giorni in più di noi, ce ne hai messo di tempo." Constatò la suddetta Hermione Granger guardandolo.
Jace era ancora piuttosto sospettoso, ma diede loro il beneficio del dubbio, presentandosi rapidamente e chiedendo chi fossero gli altri.
Fu Hermione a rispondergli, nonostante lui lo avesse chiesto a Clary.
"Quelli che ti hanno fatto entrare si chiamano Gale e Katniss, e da quanto ho capito hanno vinto una rivoluzione contro il loro governo un paio di mesi fa, mentre la ragazza che ha abbracciato il tuo amico" a quest'ultima parola Jace sbuffò abbastanza contrariato "è Talia Grace, figlia di Zeus e Cacciatrice di Artemide, che da poco ha contribuito a far fuori la madre terra. Quelli che vedi tenersi per mano nelle ultime due sedie invece sono Tobias e Christina, che hanno rivoluzionato l'intero sistema nel quale vivevano.
I ragazzi accanto alla tua ragazza sono -dannazione, mi sembra ancora strano dirlo- Merlino e la regina Ginevra, per tutti Gwen. E qui Alpha ha detto che dovrebbe sedersi un certo Jon Snow, che ancora non è qui."
Alpha nel frattempo aveva preso posto sul trono di cristallo, che quando la ragazza aprì bocca iniziò a brillare.
"Jace, Percy, vi starete chiedendo il motivo per cui in questo momento vi trovate tutti qui.              
L'ho già spiegato agli altri, ma ormai una volta più o una volta meno non fa differenza..." l'ultima frase la borbottò in tono tragicomico, facendo ridere tutti -persino Clary- tranne loro due, che anzi si scambiarono uno sguardo preoccupato.
Quella ragazza li aveva portati tutti in un posto sconosciuto contro la loro volontà, e loro ridevano ad una sua battuta?
"Siete qui per fermare alcune vostre vecchie conoscenze. Per quanto possa sembrarvi assurdo un'entità chiamata Omega ha riportato in vita, tra molti altri, anche Crono e Valentine Morgenstern.
Avendo visto i miei poteri, vi chiederete come possa avere bisogno di aiuto"
'Che modestia' pensò Jace
"ma non posso usarli per contrastare i vostri nemici.  Omega ha bisogno di tutto il mio impegno in battaglia, voi dovrete occuparvi degli altri."
Quella Hermione Granger teneva la mano alzata più o meno da quando Alpha aveva iniziato a parlare, saltellando sul posto in maniera decisamente ridicola.
E lui avrebbe dovuto collaborare con quella gente?
Seriamente?
Alpha le fece cenno di parlare, con grande soddisfazione della ragazza.
"Per nemici intendi solo quelli di tutte le persone presenti, giusto? Voglio dire, non ci sono novità di nessun tipo, no?"
La ragazza con gli occhi di zaffiro storse la bocca.
"Beh...sì e no."
"Cosa intendi con sì e no?" Chiese qualcuno, forse quel Gale.
"Omega ha portato qui anche qualcuno che potrebbe fungere loro da seguace, come dei servitori dei suoi servitori.
Nuovi mangiamorte, nuovi semidei assogettati a Crono, nuovi membri del Circolo di Valentine, Pacificatori ed Eruditi.
Non c'è nulla di diverso con quello con cui avete avuto a che fare, sono le persone ciò che cambia."
Jace aveva paura, non poteva negarlo.
Valentine era pericoloso già senza persone al suo seguito, e adesso aveva, se non un esercito, perlomeno dei soldati da poter comandare.
"Ho bisogno di dirvi una cosa, ci ho riflettuto su e penso che abbiate il diritto di saperlo" proclamò Alpha, gli occhi che brillavano di una luce triste "ho usato tutta la mia energia dimensionale per chiudere il portale tra tutte le dimensioni dopo avervi portato qui. In poche parole, non posso più riportarvi indietro."
Un mormorio sommesso si scatenò dai posti inferiori, mentre Jace stringeva i pugni con le unghia fino a lasciare il segno.
"Perché?" Chiese la donna incinta, la regina Gwen, incredula.
"Omega avrebbe potuto richiedere altri aiuti da ulteriori dimensioni, ho dovuto chiudere le porte prima che creasse un vero e proprio esercito."
Stavano tutti per protestare, quando improvvisamente e con gran sorpresa di tutti l'uomo fatto di luce apparve di fronte al trono, facendo un breve inchino.
"Mia signora" proferì, la voce piena d'ansia "si tratta del ragazzo di Westeros."
Alpha assunse un'espressione fin troppo calma.
"Cos'è successo, Aloysius?" chiese con tono piatto.
"Mia signora, non sono riuscito a..." 
"DIMMI COSA È SUCCESSO, INUTILE VECCHIO!" Urlò Alpha irata, emettendo luci azzurre da tutti i pori della pelle, le quali stravolsero del tutto la stanza, spaccando vetri e rompendo mobili e oggetti di ogni tipo mentre l'essere di luce si faceva sempre più piccolo dall'imbarazzo.
Se non fosse stato davvero spaventato Jace avrebbe fatto una battuta sul suo periodo del mese, ma decise che non era affatto il caso.
"La stanza era di ghiaccio, e Jon Snow non era lì dentro." Deglutì, mentre il volto di Alpha diventava imperturbabile.
"Aloysius, localizzami immediatamente quei figli di puttana, e se davvero ci tieni alla tua faccia fosforescente trova entro due ore il posto in cui hanno costruito la loro tana." 
Jace era abbastanza colpito dal tono e dalle parole usate da quella piccola ragazzina innocente.
"E ora?" Chiese Hermione "che facciamo?"
Mentre Alpha scendeva dal trono e si voltava per rivolgere loro un ultimo sguardo, la sua faccia era praticamente trasfigurata.
Non più quella di una fanciulla innocente, ma piuttosto di una donna, di una vera leader.
"Voi? Oggi riposatevi, tornate nelle vostre stanze, fate conoscenza tra voi. Fate finta di essere persone normali. E sapete perché?" I suoi occhi per un attimo sembrarono due piccoli fuochi fatui, fari azzurri che mandavano fari azzurri nel buio "Perché domani combatterete per il bene dell'universo, e così dopodomani, e ancora per molti dei giorni che verranno a seguire, e non ci saranno periodi di ferie.
Per settimane, mesi, forse anni non vedrete che morte, guerra e dolore, ma so che riuscirete sopportarlo.
Il destino di questo mondo dipende da voi, e so che non potrebbe essere in mani migliori.
Vi consiglio di andare a letto, ci aspetta una giornata faticosa domani."
L'attimo dopo della ragazza di cristallo e zaffiro era scomparsa ogni traccia, e dove fino a pochi attimi prima camminava non si udiva che il rumore del vento.

*

 
RIGEL
 
 
Rigel Wilson non poteva negare che l'isola di Malta fosse davvero un posto accogliente.
Era lì da non più di cinque minuti, ma già aveva avuto modo di sentire l'odore del sangue di un'anziana vedova abitante del posto, trovandolo a dir poco delizioso.
Omega non aveva detto loro perché il loro quartier generale dovesse trovarsi proprio lì, e sinceramente al figlio di Ade interessava ben poco il motivo.
Gli era stato ordinato questo, e così avrebbe fatto.
Forse era proprio per questo che insieme ad altri quattro semidei era stato messo a capo dell'esercito di Crono.
Il semidio risiedeva nella casa della donna uccisa poco prima insieme a Jack Liat, anche lui figlio di Ade, ai due maghi Gregory Storm e Isadora Yaxley e a Raven Frost, l'unica senza alcun tipo di potere sovrannaturale, ma in un certo senso la più importante di tutti in quanto mente del gruppo.
"Complimenti per la velocità, Wilson. Non ha nemmeno avuto il tempo di urlare prima che tu le spezzassi le ossa." Osservò gelidamente e con il suo solito tono misurato Gregory indicando il corpo della signora, steso a terra in una posa innaturale.
Rigel rispose con un grugnito, non esprimendosi.
Non aveva ancora inquadrato bene quel tizio, e detestava le persone che non riusciva ad inquadrare.
Il suo aspetto era uno dei più singolari che avesse mai visto, ed era strano vedere il suo tono costantemente freddo, formale e distaccato comparato alle stravaganti giacche indossate da lui ogni giorno.
Raven Frost e Isadora Yaxley invece era riuscito ad inquadrarle entrambe piuttosto bene, invece.
'Una puttanella mortale che si sente Einstein e un'altra che pensa di essere una specie di Oudinì solo perchè la sua stecca di legno la usa per fare magie piuttosto che infilarsela lei sa dove, ecco cosa sono davvero' pensò Rigel con disprezzo.
Certo, entrambe erano dei bocconcini niente male, specie la cervellona.
Se fossero state sue vittime si sarebbe divertito un po' con loro prima di ucciderle, questo era certo.
Era riuscito a trovarsi decentemente solo con quello che in teoria era il suo fratellastro, Jack Liat.
Quel ragazzo sembrava costantemente recitare in uno spettacolo d'arte drammatica, alternandosi tra momenti di sublime oratoria e chiusura in sè stesso, e sia dal modo di parlare che da quello di agire era palese che non stesse benissimo con la testa, ma tutto sommato la sua compagnia non era fastidiosa come quella degli altri.
"Spero proprio sia stato necessario" affermò Raven entrando finalmente nella stanza ed indicando la vedova, il volto pieno di turbamento malcelato nel vedere quel cadavere "ad ogni modo, sto per illustrarvi il piano che dovremo mettere in atto per prendere possesso di questa città."
"Allora illuminaci, babbana." Borbottò Isadora annoiata, sputando fuori l'ultima parola con disprezzo.
La ragazza non aveva mai avuto particolare simpatia per Raven fin da quando aveva scoperto che la ragazza non aveva poteri di alcun tipo al di fuori delle sue capacità intellettive.
Questo la giovane Erudita lo notava, ma le era impossibile fare qualcosa a riguardo.
L'aveva risolta con leggerezza, dicendosi che non tutti possono essere simpatici a tutti.
"Agiranno per primi Rigel e Jack, con quel loro trucchetto degli spiriti dei morti che camminano sulla terra" iniziò risoluta la ragazza, non senza lasciarsi sfuggire un piccolo tremito "in modo tale che gli abitanti del posto scappino, evacuando la zona, per...evitare cadaveri da ripulire in seguito." Rigel non potè trattenere una smorfia di tetro divertimento. Era palese che la ragazzina avesse un cuore troppo buono per causare morti quando poteva risparmiarselo.
L'Erudita aveva notato la smorfia del ragazzo, ma la ignorò bellamente.
"poi tocca a Gregory ed Isadora" i due maghi, entrambi orgogliosi purosangue, guardarono con disprezzo Raven, ritenendola indegna anche solo di pronunciare i loro nomi "che una volta evacuati i cittadini con le loro bacchette manderanno in cielo il segnale prestabilito, l'Omega rossa, che farà arrivare qui tutti gli uomini di cui disponiamo, attualmente circa duecento.
Vega Blue userà il suo drago per radere al suolo i monumenti, mentre il Signore Oscuro guiderà Joseph Ashen e buona parte dei sottoposti, che si occuperanno degli incantesimi di disillusione.
Valentine, gli Shawplume, Freya Williams, Jane Holman, Virgina Hamilton e gli altri Shadowhunters applicheranno delle Rune di guarigione a chi eventualmente rimarrà ferito in qualche scontro con la polizia del posto, e anche loro contribuiranno al nascondere la città dagli occhi di tutti e al distruggere i monumenti insieme a Crono, Jade Collins, Kendall Myers ed Elizabeth Whitewood ed i semidei che stanno ai loro ordini, mentre Hazel Foster e Fred Cook insieme ai loro soldati saranno guidati tramite una ricetrasmittente dai nostri Eruditi, e scorteranno fuori dal paese gli abitanti della città, ai quali Victor Foster ed il suo gruppo praticheranno vari incantesimi di memoria in modo tale che non si ricordino nulla dell'attacco.
Omega ha detto che penserà lui a far dimenticare al mondo l'esistenza dell'isola di Malta.
Domande?"
Jack si esibì in un'espressione di plateale dubbio, per poi alzare di scatto la mano e guardare con un sorriso storto Raven.
"Sarò stato poco attento io, sicuramente" si introdusse, il tono di voce incredibilmente caldo e sornione, ma allo stesso tempo con qualcosa di intrinsecamente sbagliato in esso "ma non mi sembra che tu abbia fatto alcun riferimento al ruolo che avranno gli Estranei, Raven."
Alla ragazza non piacque affatto il tono con cui il semidio aveva pronunciato il suo nome, e non riuscì a non deglutire, ricevendo occhiate di disprezzo da parte di Isadora e Gregory e un sorriso ancora più ampio di Jack.
Rigel trovava superfluo incutere tutto questo timore, addirittura inutile.
La sofferenza psicologica è solletico se paragonata a ciò che delle mani esperte possono infliggere al corpo di una persona.
"Non parteciperanno all'assalto" rispose l'Erudita con voce nonostante tutto ferma "Hanno qualcun altro di cui occuparsi, un prigioniero da quanto ho capito."

*

Rigel e Jack uscirono fuori dalla casa della vedova.
Era notte fonda, e l'unica fonte di luce era un lampione al fondo della strada.
"Allora, fratellone, iniziamo?" Chiese Jack alzando un sopracciglio.
Rigel annuì, l'espressione improvvisamente più concentrata.
Iniziarono a salmodiare in Latino, e lentamente si aprirono delle crepe nel terreno, dalla quale uscirono centinaia e centinaia di spiriti dalla forma solida, tra cui le madri di entrambi i semidei e persino la vedova uccisa poco prima.
Gli abitanti del luogo erano praticamente tutti fuori dalle case in pigiama e con un'aria terrorizzata sul volto.
Rigel guardò il fratellastro, mentre tutti i cittadini assistevano alla scena paralizzati dal terrore.
"C'è un cambio di programma, Jack."
Il più giovane tra i due figli di Ade sembrò confuso per un attimo, ma poi assunse un'espressione di tanto teatrale quanto falsa disapprovazione.
"Non è da noi gentiluomini una tale strage, fratellone. Siamo uomini d'onore, ricordalo."
Disse svogliatamente.
Rigel strinse la mascella, e Jack alzò le mani, sorridendo in modo...semplicemente in modo sbagliato.
"Oh, ma se proprio ci tieni così tanto faremo come dici tu." Si schermì.
Il figlio di Ade sorrise tetramente, e con un braccio indicò agli spiriti le persone terrorizzate di fronte.
"Interficite" sussurrò con lentezza, godendosi appieno il gusto della parola, mentre gli spiriti circondavano gli abitanti del villaggio.
Nello stesso istante, più di duecento persone morirono accoltellate.
"Jack." Grugnì il figlio di Ade, fin troppo assogettato dall'odore di morte che sentiva nell'aria per poter dire qualcosa con un senso compiuto.
Il fratello lo intese.
"Ho capito, i piani sono cambiati, chiamo Storm e la Yaxley e dico loro di lanciare il segnale..." Rispose Jack, per poi interrompersi dopo aver guardato bene Rigel, che aveva un sorriso strano sul volto.
"E di non lasciare superstiti, mi par di capire." Sbuffò vistosamente, fintamente contrariato, mentre in mezzo alla strage e alle urla delle vittime prendeva il telefono con grande noncuranza.
Pochi minuti dopo, l'armata di Omega era penetrata nel villaggio, uccidendo qualsiasi uomo, donna o bambino facesse resistenza.
Rigel intravide Voldemort e Morgana torturare con la magia un uomo di mezz'età, e vide questi cadere a terra, privo di sensi per il troppo dolore, e venire finito da un'Anatema che uccide dal mago oscuro, che sorrideva alla strega ricambiato.
Notò Valentine ordinare ad un imperturbabile Evan, un titubante Adam e un'orripilata ma determinata Freya Williams di incidere rune sul corpo di una donna sui trent'anni, torturandola così a morte solo perché poteva permettersi di farlo.
Probabilmente Snow e Jeanine erano nascosti da qualche parte in un bunker.
Non erano il genere di persone che stava in prima linea.
I loro soldati in compenso erano lì, a distruggere edifici che avevano ancora dentro persone con tritolo ed esplosivi, aiutati da Crono e da una parte dei Semidei e dei maghi, quelli non impegnati a sterminare qualsiasi cosa estranea a loro che si muovesse.
Camminando per la città con il suo esercito di morti incrociò un gruppo misto di una ventina di persone, nei quali riconobbe Victor Foster, Ashen, la Holman e la Hamilton.
Erano impegnati a mettere in salvo un'insulsa ragazzina e la sua ancora più insulsa madre.
Rigel gli si avvicinò furioso.
"Dove state tentando di portarle? Avevo detto NIENTE superstiti, non ricordate?" Ringhiò rabbioso, mentre la bambina scoppiava a piangere tra le braccia della madre.
Ashen fece un passo avanti, trovandosi proprio davanti a lui, e furioso gli diede un pugno in faccia sotto gli occhi preoccupati di Victor e delle ragazze.
"Il piano di Raven era quello di evacuare la città! Guarda cosa è successo per colpa tua, lurido figlio di puttana che non sei altro!"
"Pensi possa sbattermene qualcosa di quello che dice la Frost, eh?! Volevo risentire l'odore del sangue, l'ho fatto e mi è piaciuto! Sì, avete capito bene, non rimpiango nulla di tutto questo! NULLA!" Urlò Rigel, gli occhi pieni di un odio che solo lui possedeva.
Virginia lo squadrò con disprezzo, mentre Victor e Jane cercavano di calmare la piccola, che non dava segno di voler smettere di piangere.
"Sei la persona più patetica e sola che io abbia mai visto da anni." Sentenziò la shadowhunter, gli occhi privi di qualsiasi tipo di odio, quanto piuttosto di un sentimento molto simile alla pena.
Rigel non seppe spiegare il perché, ma un sentimento di disagio per la prima volta torse il suo stomaco.
"Alice, la mamma ti vuole bene, e anche papà te ne voleva. Ne usciremo vive." 
Quando sentì come si chiamava la bambina, qualcosa si smosse nello stomaco del figlio di Ade, facendogli pensare ad Alice Wilson, la sua sorellina, l'unica persona in vita per cui provava affetto.
"Fagli degli incantesimi di memoria e lasciale scappare" borbottò d'istinto rivolto a Victor, che lo guardò abbastanza stupito insieme a Jane.
"Siete ritardati per caso? Ho appena detto di farle scappare!"
Dopo che Victor ebbe fatto i dovuti incantesimi, smaterializzandosi con madre e figlia, Rigel avvertì un'energia incredibile, ed un bagliore che si percepiva a chilometri di distanza.
C'era una sola spiegazione a tutto questo.
Alpha ed Omega, erano entrambi lì.

*
OMEGA
 
 Non la vede che da pochi giorni, e allo stesso tempo gli sembra di non avere più alcun contatto con lei da secoli.
Eppure Alpha, l'Alpha che conosce lui, è davvero lì dopo tutto il tempo trascorso.
Non è possibile collegare a qualcosa di fisico o emotivo a quello che sente in questo esatto momento.
La sua mente, il suo corpo attuale, non sono che uno sporco mezzo per apparire comprensibile agli occhi dei suoi servitori.
Non ha nessun cuore che batteva, nessun cervello attivo, nessuna emozione riconducibile a quella umana.
Possiede solo un'anima, e quell'anima si sente come richiamata da un'attrazione primordiale nei confronti della sua esatta metà.
"E così ti sei presa il disturbo di venire a trovarmi, finalmente." salmodia Omega in Alystar, ben consapevole che nessuno oltre a lei l'avrebbe capito.
"Non ho nulla da nascondere ai tuoi schiavi, parlerò la lingua dell'Uomo. Vedo che l'esperienza che anche tu hai passato non ti ha cambiato affatto, al contrario di me. E credimi, Omega, mi dispiace." Mormora la ragazza tristemente, guardandosi attorno e vedendo le rovine di una città che ormai non esiste più.
Il ragazzo dagli occhi di rubino scuote il capo.
Pur di potersi ritenere diversa, più umana, Alpha si è convinta di poter provare davvero qualcosa. 
Tipico di lei.
Eppure quegli occhi, a vederli bene, gli sembrano brillare di una luce nuova, più...più vera.
"E così, siamo in guerra" sussurra a fior di labbra "ci conosciamo dal giorno in cui siamo nati, abbiamo fatto cose per cui anche il demonio orridirebbe, e ora tu mi dichiari guerra."
"Dov'è Jon Snow?" Lo chiede direttamente, senza alcun tipo di introduzione o fronzolo.
Omega ride come non gli capitava da...beh, da troppo tempo.
"Dritta al punto, non è vero? Ti dirò dov'è, e avrai persino l'opportunità di salvarlo se sarai abbastanza brava. Ma..."
"...ma vuoi qualcosa in cambio." Alpha completa per lui la frase in tono incolore.
"Baciami, Alpha" sussurrò Omega, stupendo quest'ultima "baciami, e ti dirò dove si trova il tuo soldatino. Sai che non riusciresti a trovarlo altrimenti. Ho ottimi metodi per nascondere i miei prigionieri." Le dice, senza alcun tipo di sentimento o inclinazione della voce.
Non ne ha, in effetti.
Non è lui, nè i suoi impulsi corporei, a bramare la creatura dagli occhi di cristallo, ma il suo essere intrinseco, la sua anima.
Alpha lo guarda con enorme...rammarico, sì, è quello il termine, prima di avvicinarsi a lui.
Omega prende la testa della ragazza tra le mani, e lentamente scambia con lei un lungo, freddo bacio.
Quando si staccano, l'indirizzo esce dalla sua bocca, rigidamente pronunciato in Alystar.
"South Bronx, New York. La vecchia casa di Zacharias Butt. Vedi di coprirti bene, farà freddino."
Senza dire un'altra parola, Alpha sparisce nel nulla.
Omega si accorge appena di essere fissato da tutti i suoi servitori, che hanno udito per intero la loro conversazione, preso com'è dagli avvenimenti appena successi.
"Tutto questo non è mai successo." Mormora, ed i loro ricordi sembrano sparire, volare via nel vento.
Come lui, d'altronde, che si trova già nel suo angolo di pace, la stanza bianca che ha costruito in quell'universo lo stesso istante in cui c'è entrato.
Si pulì le labbra con un fazzoletto, buttandolo nel nulla.
"E così è davvero guerra, sorellina."
















NdA:
E ciaaaaao, ragazzuoli :D
BOOM, FINALE A SORPRESA!
Cosa ne pensate?
Ho interpretato male i vostri personaggi secondo voi?
E invece cosa ne pensate di Alpha e Omega?
Vorrei fare una precisazione:
Quando il pov si è alternato  a quello di Omega, il tempo è diventato presente volutamente, come a dare ad intendere che quelle creature non hanno una vera e propria concezione del tempo, e quindi per loro è come se fosse tutto presente e allo stesso tempo passato.
Oddio, non so se mi sono spiegato '^^
NB: la canzone adatta a tutti gli OC in generale è decisamente "Fallen Angels", dei Black Veil Brides.
Spero di non avervi fatti scappare tutti con questo capitolo,
a presto!
   
 
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