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Autore: Dark_Water    09/12/2015    0 recensioni
Clara raccoglie le sue cose, le chiude negli scatoloni e li porta via; ogni cosa che toglie è come un colpo si spugna su una lavagna cosparsa di scritte. La polvere vola via, con la lavagna che si pulisce velocemente e torna nera.
Le lacrime scendono incontrollabili, mentre lascia Sexy e, con mille colpi di spugna, porta via ogni traccia di se.
Clara raccoglie tutto e li porta via con sé.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clara Oswin Oswald, Doctor - 1, Doctor - 12
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Come polvere di gesso nel vento

Come polvere di gesso nel vento.

 

 I passi di Clara riecheggiano per gli infiniti corridoi del TARDIS, quei corridoi familiari intrisi del profumo del Dottore. Inspira profondamente ogni respiro, anche se di respirare non ha bisogno. L’ultima dose di cocaina prima dell' astinenza totale, col coraggio che quasi viene meno ad ogni passo.

La prima stanza in cui si ferma è la sua camera da letto. Il TARDIS non sa, il TARDIS ancora non capisce.
Clara raccoglie le sue cose, le chiude negli scatoloni e li porta via; ogni cosa che toglie è come un colpo si spugna su una lavagna cosparsa di scritte. La polvere vola via, con la lavagna che si pulisce velocemente e torna nera. Clara porta via tutto, ma quando prova a tornare nella sua stanza si accorge che la ricerca diventa lunga e sempre più complessa.
E si distrae raccogliendo gli altri pezzi di se sparsi all’ interno della nave e nella vita del Dottore.

 

Clara raccoglie un asciugamani lasciato in disordine sulla sdraio in piscina. Le iniziali C.O. ricamate nell' angolo le ricordano che è il suo, dimenticato lì nel momento in cui il Dottore l’aveva chiamata per avvertirla che aveva riparato il guasto e l’avventura poteva ricominciare. Sul tavolino accanto c’è il suo iPod ed una bozza dei voti di fine semestre.
Clara raccoglie tutto e li porta via con se.

 

Nella biblioteca c’è un camino con un divano. Quante volte, Clara ricorda, si é seduta lì a divorare libri su libri, col tempo che veloce passava pur restando fermo. Quante volte il Dottore l’aveva raggiunta, sedendosi accanto a lei con le mani giunte in grembo ed i pollici che, irrequieti, si stuzzicavano tra loro. Clara sorrideva ogni volta, osservando l’impazienza di un bambino e lo sguardo di un avventuriero che non riusciva a stare fermo troppo a lungo. E lei chiudeva il libro e lo abbracciava sussurrando un semplice: “Va bene. Andiamo!”
Su quel divano ora ci sono un libro, una coperta ed un pullover grigio chiaro. Clara li raccoglie, nascondendoli in quello scatolone che di stanza in stanza, corridoio in corridoio, continua a trascinarsi dietro.

 

Nel guardaroba Clara ha molti vestiti e molti ricordi. Forse tutti gli scatoli che si è portata dietro non bastano a contenerli tutti, ma poi si chiede se può lasciarli lì. Il Dottore non ricorda nulla di lei, la sua voce, il suo viso, forse non ricorda neanche il vestito che indossava sull’Oriente Express o quello che indossava quando si sono conosciuti… Clara sfiora con le dita quello rosso indossato a Sherwood, con una lacrima che scende dal viso mentre lo lascia lì, sul fondo di un guardaroba così immenso ed infinito e pieno di vestiti indossati da chissà quanti Dottori  e chissà quanti compagni. Decide di lasciarli lì, perché in fondo, quei vestiti, non sono mai appartenuti davvero a lei, perché in fondo su di essi il suo profumo non è nemmeno rimasto impresso.

 

Clara raggiunge il planetario. Perché nel TARDIS il Dottore ha anche un planetario.
La Ragazza Impossibile sorride all’idea che, un uomo che viaggia tra le stelle e le vede tutte da vicino, a volte preferisca restare a guardarle da lontano. Piccoli punti luminosi che le indicava ogni volta, piccoli punti luminosi che brillavano in un cielo scuro e disegnavano figure, curve e linee che il Dottore sempre le indicava e le raccontava, ma che lei non riusciva mai a vedere.
Al centro della stanza vi è una mappa stellare su un tavolo rotondo ed immenso, e ci sono alcuni disegni; quelli belli e perfetti del Dottore che tracciano rotte e rappresentano costellazioni e galassie sconosciute ma bellissime e colorate, e poi ci sono i disegni infantili ed orrendi che faceva lei, quei disegni che rappresentano un cielo stellato ed una cabina blu inclinata a mezz’aria, la porta aperta e due figure incorporee che si intravedono in un fascio di luce. E Clara raccoglie e porta via anche quelli…

 

E poi c’è la stanza in cui il Dottore ha catalogato ogni file che riguarda Ashildr… Clara non sa se sia il caso di pulire anche quella, non sa quanto di lei possa esserci in quell’immenso archivio pieno di informazioni secolari, ma trova la sua sciarpa nera lasciata in disordine su un tavolino. Non ricorda di averla mai portata in quella stanza, ma quando la accosta al naso si accorge che il suo profumo è quasi completamente coperto da quello del Dottore. Si lascia scappare un sorriso, avvolgendola attorno al collo prima di uscire da lì.

 

 
Clara si ricorda di una stanza con dei dipinti, delle opere d’arte che il Dottore non ha mai voluto vedesse ma che lei ha visto comunque. Ricorda che c’è un suo quadro, il tocco di quelle linee e quei colori, ma soprattutto il soggetto dipinto, le ha sempre detto che fosse stato il Dottore  a farlo; ma quella stanza lei ancora non la trova.
E poi è strano. Clara ricorda che quel corridoio lo ha già attraversato, che quella camera l’ha già vista e setacciata cinque minuti prima. Increspa le sopracciglia sospettosa, alzando lo sguardo al soffitto per sospirare frustrata quando si ritrova di fronte alla porta che conduce alla console di navigazione.
Le sue cose raccolte in scatoloni ordinati sono ancora lì, ma Clara sa che c’é di più di lei nelle infinite stanze e negli infiniti corridoi di Sexy, che qualcosa ancora nella sua stessa stanza.
Si avvicina alla console, posando lo scatolone con le sue cose sul pavimento. Poggia la mano sui comandi, in una carezza gentile che prosegue mentre la aggira. Il ronzio del TARDIS parte all’ istante, un ronzio che sembra quasi un pianto.

“Stai nascondendo di nuovo la mia camera da letto.”

Il lamento riprende triste, come il pianto di un bambino. Le aveva spostato la sua camera nell’ esatto momento in cui Clara vi era entrata ed aveva raccolto il suo primo oggetto personale per posarlo in uno scatolone. E l’aveva nascosta di nuovo quando ne era uscita.
Era stato difficile il loro rapporto, diffidente all’ inizio, bisognoso alla fine esattamente come quello avuto con il suo Dottore, il loro Dottore.

“Sexy.... Sai che non deve ricordarmi.”

Clara preme alcuni bottoni ed il TARDIS protesta.

“Anche tu devi dimenticarmi.”

Ci sono alcune gocce d’acqua che improvvisamente cadono sui comandi. Clara piange, come il TARDIS ronza e si oppone. La console si disattiva, lotta, si dibatte.

“Posso bypassare le tue difese, Sexy... l’ho visto fare al Dottore, posso provare...”

Il TARDIS ronza più forte. Gli occhi di Clara diventano ciechi e gonfi di lacrime.

“Non fargliela mai trovare.... la mia camera.... nascondila bene, non farlo entrare. E ti prego: prenditi cura di lui. Sarà il Dottore com’era all’inizio di questa rigenerazione. Sarà confuso, sarà solo. Sarà il Dottore di questa rigenerazione senza sapere perché lo é diventato.... quindi, Sexy... prenditi cura di lui anche per me, perché io non potrò più farlo.”

 

Il tempo scorre e Clara non se ne rende conto. Si ritrova abbracciata alla console e gli occhi gonfi e chiusi da lacrime secche. Porta via gli scatoloni e tutte le sue cose sull’altro TARDIS, tornando solo per avvicinarsi alla lavagna del Dottore. Vi appende accanto la sua giacca porpora per raccogliere infine un gessetto bianco. E scrive l’ultimo messaggio della Ragazza Impossibile per il suo Dottore:

Run you Clever Boy and be a Doctor.

 

Le lacrime scendono incontrollabili, mentre lascia Sexy e, con mille colpi di spugna, porta via ogni traccia di se.
Le luci si spengono, le porte della cabina blu si chiudono. Il riavvio é già impostato.

 

Quando Clara entra nel suo TARDIS trova Ashildr che cerca di leggere il manuale d’istruzione.
La ragazzina millenaria la guarda triste dicendo:

“Sei sicura, Clara? So di aver detto che i ricordi diventano storie quando vengono dimenticati, ma... i miei ricordi li ho scritti su carta. E’ così che sono diventati storie, anche se non ne ho memoria.”

“Va bene così.”

Ed é la prima bugia. La prima di chissà quante.

“Ed il suo TARDIS?”

“Sexy ed il Dottore sono collegati telepaticamente, quando lui entrerà la nave si riavvierà e si resetterà. Mi dimenticherà anche lei. É la cosa giusta da fare.”

 “E tu Clara?”

“Sono un’eroinomane i via di disintossicazione… ma questo devo farlo.”

Ed il silenzio che si insinua tra loro è gelido e pesante. Fa male al cuore, ma il cuore di Clara non batte, perchè allora fa così male?
Ashildr torna a concentrarsi sul manuale, cambiando discorso:

“Va bene. Da quello che sono riuscita a capire, e devo ammettere che non é molto, credo di aver impostato il circuito camaleonte su un diner e.... lui sta arrivando.”

“Ok, tutto sotto controllo.... Si entra in scena! Un’ ultima volta. L’ultima volta del Dottore e Clara.”

 

Stop alle lacrime, schiarisciti la gola. Un respiro profondo. Per lungo tempo il Dottore ha amato Clara ed i suoi Echo. Un amore di quattro miliardi e mezzo di anni che sembrano però un secondo di eternità. Ed il tempo e lo spazio tra due battiti é l'amore di Clara per il Dottore, un secondo fugace che equivale all’eternità. Un’eternità senza Dottore, finchè l’astinenza non diventa insopportabile e la metà da raggiungere - Gallifrey e la morte - diventa una prospettiva alquanto allettante.

Ora Clara stessa é diventata un’Echo, un vuoto incolmabile che ti lascia l’amaro in bocca.
Clara diventa un insieme scomposto di frammenti di qualcosa di impossibile da definire, stracci di carta colorata come la vernice di un’immagine di fiori e di un viso sconosciuto che si scrostano dalla porta di una cabina blu. Clara è come polvere di gesso su una lavagna: un colpo di spugna a cancellarla ed un soffio di vento che la porta via in milioni di granelli invisibili.
Sospesa nello spazio, sospesa nel tempo, trasportata lontano ma con una destinazione già conosciuta. Ci sarebbe arrivata, ma seguendo la strada più lunga. Ovviamente.


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NOTA:

Orbene, consideriamo questa storia un po’ un delirio post traumatico da stress.

Odio Moffat! T.T Preferivo Clara morta con il Dottore triste che la ricordava piuttosto che Clara in semivita con il Dottore che l’ha dimenticata… in tutto il DW si è sempre parlato dll’importanza che i compagni hanno per il Dottore e Moffat ha calpestato l’importanza che essi  hanno nella vita del Dottore, lui non può dimenticare nessuno dei suoi compagni, nessuno di loro perché lo rendono l’uomo che è. T.T Ma soprattutto, SOPRATTUTTO, il Dottore non può dimenticare la SUA Clara…. Twelve era diventato Twelve perché il percorso che ha fatto lo ha fatto con lei, lei lo ha aiutato ad essere il Dottore. T.T E Twelve era il Dottore di Clara Mi ci vorranno millenni per digerire la cosa e farmi passare l’incazzatura xD

   
 
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