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Autore: Severia85    10/12/2015    2 recensioni
Questa storia è divisa in due parti e in entrambe si vedrà come Severus Piton varca il confine tra ciò che era prima e ciò che sarà in futuro.
Prima classificata al contest "Senza la musica la vita sarebbe un errore"di Sam-HP, ispirandosi alla canzone "Say something" di Michele Bravi (troverete il testo e la traduzione in fondo alla storia).
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton, Voldemort | Coppie: Lily/Severus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
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VARCARE IL CONFINE
 
Settembre 1978
“Severus,” sibila l’Oscuro Signore. “vieni avanti, non essere timido.”
Vedendomi immobile, Lucius mi dà una leggera spinta sulla schiena. Mi avvicino incerto: tutta la determinazione che avevo sembra essersi dissolta nel nulla. Il suo sguardo mi trapassa, come una lama rovente e io inizio a sudare freddo.
È seduto su una grande poltrona rivestita di stoffa verde scuro. Il camino è spento e la luce di alcune candele gli illumina il viso in modo inquietante. Mi inginocchio ai suoi piedi, in segno di rispetto, e aspetto che mi parli.
“Severus,” ripete, come se gli piacesse il suono di quella parola, come se stesse assaporando un bicchiere di buon vino. E forse è così: sta assaporando la soddisfazione per l’arrivo di un nuovo adepto tra le sue fila. “Lucius mi ha parlato molto di te: dice che sei fedele alla nostra causa.”
Silenzio: non so se si aspetta una risposta o vuole solo prolungare quel momento.
“Sì, mio Signore.” Sussurro, perché la voce non vuole uscire dalla mia gola e la lingua sembra incollata al palato, come se avessi subito un incantesimo Languelingua.
“Mi ha detto anche che sei un ottimo Pozionista.”
“Sì, mio Signore.”
“Apprezzo molto i giovani maghi talentuosi e che dimostrano di avere compreso che la nostra è l’unica causa giusta da perseguire. Dimmi, Severus, qual è il tuo stato di sangue?”
Ecco, la domanda che più temevo è arrivata: ho paura che quando saprà che sono soltanto un Mezzosangue mi ripudierà. Quella nullità di mio padre potrebbe ancora una volta rovinarmi la vita.
“Mia madre era una strega, una Prince, ma mio padre era un babbano.” Affermo e, dalla mia voce, traspare tutta la mia umiliazione.
“E che cosa provi nei confronti di tuo padre, Severus?”
“Solo odio: era un miserabile.”
L’ho detto con convinzione, senza esitare. Mi appoggia una mano sulla testa, quasi a farmi una carezza.
“Vedi, mio giovane amico, tutti noi abbiamo qualche imperfezione, ma l’importante è che sappiamo rendercene conto e che siamo in grado di estirpare ciò che ci danneggia. Considerando le tue doti, sono certo che hai preso tutto da tua madre.”
Quelle parole mi rincuorano più di qualunque altra cosa: l’Oscuro non mi disprezza per ciò che sono o per la mia origine. È una sensazione straordinaria e percepisco un’ondata di calore pervadermi tutto il corpo.
“Vuoi servirmi, Severus?”
La sua mano scivola sul mio volto, fino a trovare il mento e a sollevarlo, perché lo guardi negli occhi. Ha un viso pulito, dalla pelle liscia, e un sorriso accattivante, eppure il suo sguardo non ti lascia via di fuga. Io non voglio fuggire: sono venuto qui per avere la mia occasione.
“Sì, mio Signore.” Dico risoluto e con rinnovato coraggio. Questo mago così potente può darmi ciò che ho sempre desiderato, può aiutarmi a vendicare i torti che ho subito in tutti questi anni. Lo vedo sorridere, impercettibilmente, nella penombra della stanza.
“Posso darti molto, Severus, se dimostrerai di sapermi servire con fedeltà. So essere molto generoso con chi mi obbedisce.”
“Mio Signore, desidero avere accesso ai gradi più alti della conoscenza magica, voglio essere un mago potente e rispettato. So che voi potete darmi tutto ciò e io sono disposto a tutto per servirvi.”
Nemmeno una dichiarazione d’amore potrebbe essere più sincera e accorata di queste parole che rivolgo a Lui.
“Molto bene, Severus. Ma capisci che non bastano le tue parole o quelle di Lucius perché io possa fidarmi di te.”
Me lo aspettavo: Malfoy mi aveva avvisato.
“Cosa volete che faccia?”
Con questa domanda varco il confine invisibile tra ciò che ero prima e ciò che sarò in futuro: sono pronto a esaudire qualsiasi richiesta.
“Voglio un pegno della tua fedeltà, voglio che mi porti un regalo, Severus.”
“Qualunque cosa.”
Il mio cuore batte all’impazzata per l’emozione: tra poco siederò tra le fila dei Mangiamorte e tutti mi rispetteranno e avranno timore di me.
“Voglio che ammazzi il tuo misero padre babbano.”
Il cuore si ferma di colpo e il sangue mi si gela nelle vene. Un lampo di paura mi attraversa lo sguardo, ma è solo un attimo, poi mi riscuoto e mi rendo conto che, ora, ho una possibilità concreta per entrare al servizio dell’Oscuro e per avere accesso a tutta la sua conoscenza magica.
“Uccidi tuo padre, Severus, e riceverai il mio Marchio, altrimenti non farti più vedere.”
Il suo tono è gelido, una spada di ghiaccio che mi sferza il viso. Riesco solo ad annuire, con un movimento del capo. Poi mi rialzo e raggiungo Lucius, nel corridoio. Fuori dalla stanza l’aria sembra più leggera e respirabile.
“Quando intendi agire?” mi domanda, scrutando i miei occhi e le mie espressioni.
“Questa notte” .
Non voglio prendere tempo e, soprattutto, non voglio far aspettare Lui. Non sarà difficile: mio padre non è che un misero babbano che merita la morte. Lo coglierò di sorpresa e non avrà nemmeno il tempo di reagire. Se lo troverò ubriaco, come credo, non si renderà conto di nulla.
“Non hai mai ucciso nessuno: sei certo di riuscire a scagliare un anatema? Non sono cose che ci insegnano a Hogwarts.”
Non capisco se Lucius vuole essere d’aiuto o, invece, scoraggiarmi.
“Ce la farò” Rispondo, risoluto.
“Bisogna volerlo, lo sai” .
“E io lo voglio. Lo desidero da quando ero un bambino”.
 
***
 
Ho aspettato che la sera avvolgesse le case di questo lurido quartiere, per presentarmi a Spinner’s end. Nulla è cambiato: tutto è grigio e desolante, proprio come lo ricordavo. Il canale è quasi secco e il camino della fabbrica si alza minaccioso nel cielo, come un indice accusatore che intimidisce la città.
Mi avvicino a quella che è stata la mia casa per molto tempo. Un incantesimo è sufficiente per spalancare la porta d’ingresso ed entrare. Il cuore batte all’impazzata e la mia mano trema leggermente, tuttavia nulla può impedirmi di compiere il mio destino, questa notte.
Purtroppo, la casa è vuota: Tobias dev’essere ancora al pub. Bene, lo aspetterò.
Percepisco la tensione che si allenta e il sangue che torna a scorrere nelle vene. Ma è solo una sensazione passeggera.
Mi guardo intorno e noto che la casa è rimasta la stessa: il salotto economico ormai logoro, il tavolino al centro, con un libro sotto ad uno dei piedi, per tenerlo in equilibrio. Con rabbia, mi accorgo che è uno dei libri di mia madre: Tobias pagherà anche questa. Mi rendo conto che è alquanto aumentato il numero di bottiglie vuote, abbandonate sul pavimento e anche le ragnatele agli angoli del soffitto.
Potrei aspettare mio padre in casa, seduto sulla sua poltrona, il trono da cui impartiva ordini, ma stare qui mi fa pensare a mia madre e temo che il suo ricordo potrebbe rendermi fragile.
“Sto compiendo il mio destino, mamma: diventerò un mago potente e rispettato, proprio come volevi tu.” Sussurro, quasi come fosse una preghiera. “Sarò un principe - il tuo principe - così come mi dicevi da bambino. Sarò finalmente il Principe Mezzosangue e tutti se ne accorgeranno.”
 
Uscire non è stata poi una buona idea: i miei piedi mi hanno portato inconsapevolmente in un luogo in cui non sarei voluto tornare. Tutto qui mi ricorda lei: l’altalena che ora cigola mossa dal vento, i fiori che si sono chiusi al calar della sera, l’aria che sembra portarmi il suo profumo.
Mi si forma un nodo in gola, ma non posso cedere ai ricordi. Devo essere forte. Al viso gioioso della bambina, si sovrappone lo sguardo di disprezzo che mi rivolse quel giorno e il modo in cui rientrò nella Sala Comune, senza darmi modo di rimediare.
“Tu hai scelto la tua strada. Io la mia”. Mi aveva detto. Aveva ragione. E tra poco, rinuncerò a lei definitivamente. Avrei potuto essere la persona giusta, se solo lei mi avesse voluto. Ma ormai è troppo tardi: ha scelto la mediocrità di Potter e io non significo più nulla per lei. Sento di amarla ancora e questo sentimento mi infastidisce: l’amore rende deboli. Improvvisamente, avverto il desiderio profondo di ritornare bambino e correre insieme a lei in quel prato, scambiarci confidenze e sognare Hogwarts. Scuoto la testa energicamente per scacciare i pensieri e i ricordi: ho un compito da svolgere questa notte ed è ora che vada. Ho già scelto il mio destino.
 
Come avevo previsto, lo trovo stravaccato sulla poltrona, con un bicchiere in mano. Indossa un paio di pantaloni ormai lisi e una camicia che mostra due aloni giallognoli sotto le ascelle. Ha lo sguardo perso e la barba mal fatta. Il ventre abbondante straborda dai pantaloni. Tutto in lui comunica trascuratezza e declino.
Quando mi sente entrare, alza la testa e, nel momento in cui mi riconosce, corruga la fronte, stupito. Non sembra impaurito, ma solo sorpreso di vedermi lì: da quando la mamma è morta, non sono più tornato a casa. Cerca di alzarsi e, forse, anche di parlare, tuttavia l’alcool lo ha reso goffo e impacciato. Scuoto la testa con ribrezzo e alzo la bacchetta.
“Lo devi volere.”
Sento le parole di Lucius che mi ritornano alla mente. Sorrido: non ci saranno problemi. Lo odio con tutto il cuore per l’infanzia triste che mi ha fatto trascorrere, per le sue urla che mi facevano sobbalzare e correre a nascondermi, per la puzza di alcool nel suo alito, per le lacrime che ha fatto versare a mia madre. Ma, soprattutto, per il suo misero sangue babbano e per l’incapacità di comprendere quanto noi maghi siamo - e saremo sempre - superiori.
Avada Kedavra!
È un lampo verde che dura un battito di ciglia, ma che lascia nella spina dorsale un formicolio eccitante, una sensazione di potere esaltante. Sento il braccio pesante, quasi indolenzito, e lo riabbasso. Tobias giace immobile sulla poltrona, il bicchiere è caduto a terra: non gli ho lasciato il tempo di svuotarlo.
L’unica cosa di cui mi dispiaccio, mentre esco da quella casa, è che quel babbano disgustoso non ha avuto il tempo di avere paura, non si è reso conto di quanto stava accadendo. Forse, avrei dovuto dirglielo, per leggere il terrore nei suoi occhi e assaporare meglio questa vittoria. Sono certo, comunque, che il Signore Oscuro mi darà altre possibilità.
 
***
 
Novembre 1981
“Perché? Perché?” piango, davanti ad una tomba muta e fredda. Sulla lapide vi è il nome dell’unica donna che io abbia mai amato, la donna che ho condannato alla morte.
“Perché?” alzo il mio grido disperato, verso un cielo nero come la mia anima.
“Se solo mi avessi dato un’altra possibilità, se solo tu avessi detto una parola, io ti avrei seguito ovunque. Ma non è stata colpa tua, lo so: sono io che ho rinunciato a te, quel giorno. La colpa è solo mia e mi distrugge.”
Il cimitero è vuoto a quest’ora di notte e non c’è nessuno qui che possa ascoltare le mie frasi senza senso, questo monologo dettato dal dolore. Non avevo mai capito quanto male avessi fatto nella mia vita, quanti errori. Solo ora, davanti al marmo gelido della sua lapide, me ne rendo conto e mi dispero inutilmente: nemmeno lei può sentire le mie scuse.
“Che cosa faccio, ora?”
Di nuovo una domanda che resterà senza risposta. Vorrei morire anch’io per pagare il mio debito, eppure ho fatto una promessa. Che ne sarà di me? Le lacrime scorrono senza tregua, ma non possono lavare via le mie colpe. Il loro peso mi schiaccia a terra.
 
Le prime luci dell’alba mi sorprendono sdraiato a terra, con le membra talmente fredde da non sentirle quasi più. Quanto vorrei che accadesse lo stesso al dolore che mi tormenta. Invece, è ancora lì, sempre uguale, a scavare la mia anima, come la goccia fa con la pietra. Passerà mai? Si placherà? No, non credo.
Potrei rimanere qui e morire congelato, sopra alla sua tomba, eppure sento che la morte non è una punizione adeguata per ciò che ho fatto. Sarebbe troppo semplice sprofondare nell’oblio e non sentire più nulla. Invece, devo continuare a respirare, in modo da provare dolore ad ogni ansito. Devo continuare a tenere gli occhi aperti, per guardare in faccia le conseguenze dei miei errori. Devo continuare a vivere perché, forse, così imparerò davvero ad amare. Adesso, qui, in questo cimitero, mi rialzerò, ingoiando il mio orgoglio, e muoverò i miei primi passi in questa nuova vita senza di lei. Perché è lei la persona che amo e che amerò per tutto il resto della mia vita. Per sempre.
 
 
_______________________
 
N.d.A.
Questa fic è stata scritta per il contest “Senza musica la vita sarebbe un errore” di Sam_HP.
La storia doveva ispirarsi alla canzone di Michele Bravi “Say something” e i prompt erano: genere  introspettivo, pentimento, assassinio dal punto di vista dell’omicida. 
 
 
Testo – Say Something
Say something, I’m giving up on you
I’ll be the one, if you want me to
Anywhere, I would’ve followed you
Say something, I’m giving up on you
And I am feeling so small
It was over my head
I know nothing at all
And I will stumble and fall
I’m still learning to love
Just starting to crawl
Say something, I’m giving up on you
I’m sorry that I couldn’t get to you
Anywhere, I would’ve followed you
Say something, I’m giving up on you
And I will swallow my pride
You’re the one that I love
And I’m saying goodbye
Say something, I’m giving up on you
And I’m sorry that I couldn’t get to you
And anywhere, I would’ve followed you
Say something, I’m giving up on you
Say something, I’m giving up on you
Say something

Traduzione

Dì qualcosa, sto rinunciando a te
Sarò la persona giusta, se mi vuoi
Ovunque, ti avrei seguito
Dì qualcosa, sto rinunciando a te
E mi sto sentendo così piccolo
Era sopra la mia testa
Non so proprio nulla
E inciamperò e cadrò
Sto ancora imparando ad amare
Semplicemente iniziando a gattonare
Dì qualcosa, sto rinunciando a te
Mi dispiace di non essere riuscita ad arrivare fino a te
Ovunque, ti avrei seguito
Dì qualcosa, sto rinunciando a te
E ingoierò il mio orgoglio
Tu sei la persona che amo
E ti sto dicendo addio
Dì qualcosa, sto rinunciando a te
Mi dispiace di non essere riuscito ad arrivare a te
Ovunque, ti avrei seguito
Dì qualcosa, sto rinunciando a te
Dì qualcosa, sto rinunciando a te
Dì qualcosa


 
  
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