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Autore: eugeal    10/12/2015    0 recensioni
Questa storia fa parte della serie "From Ashes" e la trama continua dopo gli eventi delle storie "A World That Will Not Turn to Ash" e "The Nightwatchman". Per evitare spoiler, leggete prima le altre due fanfiction.
Il fuoco può ridurre tutto in cenere, ma a volte si può rinascere dalle proprie ceneri e, se si riesce a passare attraverso le fiamme senza bruciare, spesso se ne esce temprati.
Guy di Gisborne lo ha scoperto nel modo più duro ed è sopravvissuto, ma sarà abbastanza forte per affrontare le nuove sfide che lo aspettano?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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La luce dell'alba entrava nella cappella attraverso una vetrata colorata, tingendo di rosa la piccola stanza.
Guy, inginocchiato davanti all'altare, si raddrizzò leggermente per alleviare un po' il dolore delle sue ferite e sorrise tra sé.
Forse re Riccardo lo aveva voluto punire ordinandogli di osservare un giorno di digiuno e una notte di veglia, ma anche se si sentiva stanco e affamato, era in pace con se stesso.
Quell'ultimo periodo era stato talmente carico di tensione, pericoli ed emozioni, che quella notte di raccoglimento solitario era stata gradita e necessaria, come un balsamo per il suo cuore agitato.
Sapeva di essere vivo per miracolo ed era sinceramente grato per aver avuto la possibilità di ricominciare una nuova vita accanto alle persone che amava. Quello che aveva perso era importante, ma Guy era riuscito ad accettarlo, pensando che nessun prezzo sarebbe stato troppo alto da pagare rispetto al privilegio di essere ancora in vita.
Per una volta era consapevole di aver fatto la cosa giusta, di aver avuto il coraggio di comportarsi nel modo migliore e ne era contento. Aveva vissuto per quasi tutta la vita con il peso della colpa e della vergogna, ma ora si sentiva libero.
Pensò a Tuck e a tutti i discorsi con cui aveva cercato di convincerlo che anche la sua anima poteva essere salvata e sorrise nell'immaginare la faccia che avrebbe fatto il frate nell'ascoltare le sue avventure degli ultimi mesi.
Probabilmente alla fine si sarebbe messo a ridere e gli avrebbe detto che aveva avuto ragione a credere in lui.
Guy chiuse gli occhi e pensò alla chiesa di Locksley, alla fresca penombra che racchiudeva al suo interno e ai prati verdi che circondavano il villaggio. Gli mancava il verde della sua terra, gli alberi della foresta con le loro chiome folte, tanto fitte da nascondere il cielo e il profumo della terra di Knighton, fertile e ricca, pronta a essere coltivata.
Non erano più le sue terre, ormai nulla gli apparteneva, ma era lui ad appartenere ad esse e non desiderava altro che tornarci.
In passato mai avrebbe immaginato di poter sentire così forte la nostalgia di casa, di poter amare così tanto la propria terra da sentirne la mancanza come un dolore.
Non appena Robin si fosse ripreso abbastanza da poter viaggiare, gli avrebbe chiesto di prendere la prima nave per l'Inghilterra, a costo di doverlo supplicare.v - Voglio tornare a casa. - Sussurrò come una preghiera. - Anche se non ne ho più una.
- Forse dovrei farlo anche io. Questa guerra è durata troppo a lungo. - Disse una voce alle sue spalle, facendolo sussultare per la sorpresa.
Guy saltò in piedi e si girò di scatto, trovandosi faccia a faccia con il re.
Si affrettò a inginocchiarsi di nuovo e chinò la testa.
- Perdonatemi, Sire, non vi ho sentito arrivare.
Re Riccardo fece un cenno con la testa, accettando le scuse di Guy e lo fissò.
- Ricordate ancora il vostro giuramento di cavaliere?
- L'ho tradito, ma non potrei mai dimenticarlo.
- Ripetetelo, ora, davanti a me. - Disse il sovrano estraendo la spada.
Guy alzò lo sguardo, allibito.
- Cosa?
- Avete rischiato la vostra vita per salvare la mia. Non perché sono il re, non perché mi amate e non perché speravate di ottenere qualche vantaggio. Se mi aveste lasciato morire, avreste avuto la possibilità di ottenere il favore di mio fratello, di riconquistare quello che io vi ho tolto eppure non avete esitato a sfidare le fiamme per un re di cui non vi importa un fico secco.
Guy arrossì nel riconoscere le parole che aveva pronunciato il giorno prima, ma non osò dire nulla e il re riprese a parlare.
- Lo avete fatto semplicemente per salvare un uomo da una morte orribile, con coraggio e con un cuore sincero. - Riccardo sorrise, divertito. - Forse anche troppo sincero a volte, oserei dire. Questo è il comportamento di un cavaliere e per questo motivo avrete una seconda occasione, Sir Guy di Gisborne. Badate a non sprecarla.
Guy lo fissò, incredulo.
- Volete dire che sarò di nuovo un cavaliere?
- Sì. E riavrete il vostro titolo e le terre di Knighton.
- Io… Non so come ringraziarvi, Vostra Maestà.
- Pronunciate il vostro giuramento e non infangatelo più. Questo sarà sufficiente.

Robin zoppicò fino alla sala da pranzo, sostenuto da Much da una parte e da Archer dall'altra.
Si lasciò cadere su una sedia con una smorfia di dolore e Much si affrettò a portargli uno sgabello e un cuscino per appoggiare la gamba ferita.
- Non dovreste alzarvi dal letto così presto, padrone.
- Non ne potevo più di restare rinchiuso in quella stanza. Sono arrivato a sentire la mancanza di Gisborne, figuratevi.
- Come se non lo sapessero tutti che ormai voi due non potete fare a meno l'uno dell'altro. Se non riuscite a infilarvi insieme in qualche guaio non siete contenti. - Disse Allan, con un sogghigno divertito. - A proposito, dov'è Giz?
Robin alzò le spalle.
- Non lo vedo da ieri mattina.
- Sarà con Marian. - Ipotizzò Archer, ma Allan scosse la testa, vedendo arrivare la ragazza insieme a Seth e Isabella.
- Direi di no. Ehi, ragazze, dov'è Giz?
Marian sedette a tavola con un sospiro, ma non accennò a toccare cibo.
- Il re lo ha sentito parlare di lui in modo irrispettoso e gli ha imposto un giorno e una notte di digiuno e preghiera.
- Ve lo avevo detto. - Disse Allan. - Se i guai non vi capitano, li andate a cercare.
Seth si avvicinò a Robin e gli guardò la gamba fasciata, curioso e un po' preoccupato.
- Non sei guarito?
- No, non ancora.
- Domani?
- Ho paura che ci vorrà un po' di più.
Seth lo fissò, deluso.
- Ma io voglio giocare con te…
- Conosci qualche gioco a cui posso giocare restando seduto?
Il bambino rifletté per qualche attimo, poi scosse la testa.
- Adesso è ora di mangiare, Seth. - Disse Marian.
- No! Voglio giocare con Robin, oppure con il mio papà.
- Guy ora non c'è e Robin non può camminare. - Disse Marian e si rese conto di aver fatto un errore quando vide gli occhi del bambino che si riempivano di lacrime.
- Perché non c'è? Dov'è?! Padre! Voglio il mio papà!
Marian lanciò uno sguardo disperato a Robin e Allan e i due uomini cercarono di distrarre Seth per farlo smettere di piangere.
- Giocherò io con te. - Si offrì Allan. - Detto tra noi io sono più bravo di loro a fare il cavallo.
Il bambino si gettò a terra e iniziò a rotolarsi sul pavimento, piangendo e continuando a chiamare il padre.
Isabella e Robin si scambiarono uno sguardo terrorizzato mentre Archer e Much continuarono a fare finta di niente pur di non essere coinvolti.
Marian si alzò in piedi.
- Forse è meglio che vada a cercare Guy. Allan, tienilo d'occhio per favore…
La ragazza fece un passo verso la porta e si fermò, sorridendo nel vedere Gisborne sulla soglia.
- Guy!
- Padre!
Seth corse verso il padre senza smettere di piangere e si gettò tra le sue braccia, calmandosi solo quando Guy lo sollevò da terra e se lo strinse al petto.
Marian abbracciò il marito, un po' preoccupata per lui, ma se Guy era stanco e affamato, la sua espressione non lo dimostrava.
Gisborne le passò un braccio intorno alla vita e la attirò più vicina. La ragazza si appoggiò a lui, sorprendendosi ancora una volta di quanto si sentisse al sicuro accanto a lui.
Tornarono tutti e tre verso il tavolo e Guy prese posto di fronte a Robin, continuando a tenere Seth in braccio.
Il bambino indicò la gamba di Robin, imbronciato.
- Lui non può ancora giocare con me.
- Non è colpa sua, devi essere paziente e aspettare che guarisca.
Seth guardò Robin.
- Come hai fatto a farti male?
Robin stava per rispondere, ma Guy lo interruppe prima ancora che potesse iniziare.
- Questa potrebbe essere una delle avventure di Robin Hood e del Guardiano Notturno, sai?
Il bambino alzò il viso a guardare Guy.
- Davvero? Me la racconti, padre?
- Prima mangiamo.
- Ma io voglio saperla subito.
- Se vuoi diventare un cavaliere devi anche imparare ad avere pazienza. - Lo avvertì Guy.
Marian provò una stretta al cuore nel sentire le parole del marito, ricordando quanto fosse stato orgoglioso Guy quando Seth aveva iniziato a dire che voleva diventare un cavaliere come lui e un fuorilegge come Robin. Prima o poi Guy avrebbe dovuto rivelare al figlio che ormai lui non era più un cavaliere e sarebbe stato un dolore per entrambi. Senza dire nulla gli prese una mano e la tenne tra le sue.

Seth guardava il padre a occhi spalancati, incantato dalla storia che gli stava raccontando.
- Il Guardiano Notturno scagliò l'ultima freccia con l'arco di Robin Hood e poi lo lasciò cadere a terra, estraendo la spada per affrontare i nemici…
- Il Guardiano Notturno dovrebbe avere più cura degli oggetti che gli vengono affidati. Gli archi sono strumenti delicati. - Intervenne Robin in tono critico e Guy gli restituì uno sguardo infastidito prima di riprendere a raccontare, sorvolando sui particolari più cruenti della battaglia.
- Il re era nella casa che bruciava? - Chiese Seth dopo un po'. - Aveva paura?
Guy scosse la testa.
- No, i suoi sudditi lo chiamano “Cuor di Leone” proprio perché non ha paura di nulla. Ma non poteva uscire dalla casa.
Marian gli lanciò un'occhiata stupita, sorpresa per quell'elogio inaspettato a re Riccardo e pensò che probabilmente Guy voleva evitare altre punizioni nel caso che il sovrano si fosse trovato di nuovo ad ascoltare i suoi discorsi.
- E allora chi lo ha salvato? - Chiese Seth.
- Robin Hood era ferito, non poteva camminare e i suoi amici stavano cercando di spegnere l'incendio con l'acqua della fontana, ma le fiamme erano troppo alte. Allora il Guardiano Notturno è corso verso la porta ed è entrato, saltando oltre il fuoco. Ahi!
Guy si interruppe per il calcio che Marian gli aveva dato sulla gamba e la guardò, ferito, ma Seth reclamò subito la sua attenzione.
- Il Guardiano Notturno è un eroe! - Disse il bambino ammirato.
- Forse. - Disse Marian, lanciando un'occhiata di avvertimento a Guy. - Ma stavolta è stato anche sciocco e incosciente. Poteva morire bruciato o farsi davvero molto male. Ricordati che bisogna sempre pensare prima di agire.
- Senti chi parla… - Sussurrò Robin, ma Marian lo sentì e lo fulminò con lo sguardo.
Gisborne si rese conto che avrebbe fatto meglio a cambiare discorso e si affrettò a proseguire la storia.
- In effetti il Guardiano Notturno si era reso conto di aver agito troppo impulsivamente, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Visto che era entrato nella casa, iniziò a cercare il re.
- E lo ha salvato!
Guy pensò che forse era meglio non raccontare al figlio il modo esatto in cui era uscito dalla casa in fiamme, temendo che Seth avrebbe potuto provare a imitare le sue gesta e si limitò ad annuire.
- Proprio così.
- E poi?
Marian guardò Guy, dispiaciuta, chiedendosi cosa avrebbe raccontato al figlio. Di certo Seth ci sarebbe rimasto male nel sentire che il Guardiano Notturno alla fine era stato punito dal re e che era già fortunato a non essere stato giustiziato perciò Guy avrebbe dovuto inventarsi qualche altra cosa.
Ripensò a uno dei momenti più disperati del viaggio in nave verso la Terra Santa, quando lei, Guy e Isabella avevano cercato di sfuggire a un futuro senza speranza inventandosene uno ideale.
- Poi cosa? - Chiese Guy.
- Poi cosa ha fatto il re? Era contento di essere stato salvato?
- Direi di sì.
- E ha premiato il Guardiano Notturno?
Guy annuì.
- Lo ha fatto diventare un cavaliere e gli ha dato un titolo e delle terre. - Disse, concludendo la storia.
- Mi racconti un'altra storia, padre?
Guy scosse la testa e gli mise in mano un cavallino intagliato nel legno che aveva acquistato al mercato poco prima.
- Non adesso. Vai a giocare senza metterti nei guai e se farai il bravo più tardi Robin te ne racconterà un'altra.
Il bambino prese il giocattolo con un grido di gioia e corse per la stanza, fingendo di farlo galoppare, poi sedette a terra in un angolo a giocare tranquillo.
Marian appoggiò una mano alla schiena di Guy, accarezzandolo piano.
- Era una bella storia. - Disse, con un sorriso triste. - E hai inventato un finale che lo ha fatto contento.
- Ah, ma io non ho inventato niente. A parte il fatto che non ero vestito da Guardiano Notturno, tutto il resto è la pura e semplice verità. - Disse Guy in tono indifferente, poi prese un pezzo di pane e lo masticò con aria compiaciuta mentre gli altri lo fissavano, assimilando il significato delle sue parole.
- Non hai inventato niente? Nemmeno il finale? - Chiese Marian, incredula.
- Nemmeno il finale. - Confermò Guy. Isabella osservò la sua espressione e sorrise, eccitata.
- Sta dicendo la verità! È vero che negli ultimi tempi si è allenato a fare il bugiardo ed è migliorato, ma se mentisse lo capirei!
- Davvero Giz?
- Già. Ora dovresti chiamarmi “Sir Guy” oppure “Lord Knighton”.
Allan annuì, serio.
- Come vuoi, Giz.
Marian abbracciò Guy, felice e commossa e Archer sorrise, alzando un boccale.
- Beh, direi che questa notizia merita di essere festeggiata con un brindisi.
Robin guardò Guy con un sorriso ironico.
- Tu non esagerare col vino, hai già fatto abbastanza l'eroe negli ultimi tempi, ora resta tranquillo per un po', sempre che sia possibile.
- Come se di solito non fossi tu a trascinarlo in qualche guaio. - Ribatté Marian, poi baciò Guy sulla guancia e lo guardò. - Ma perché non ce lo hai detto subito?!
Guy sorrise.
- Perché altrimenti avrei rovinato il finale della storia che ho raccontato a Seth, no?
   
 
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