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Autore: rora02L    11/12/2015    6 recensioni
Cosa sarebbe successo se Katniss avesse scelto Gale invece che Peeta ... ?
Tratto dal testo: "Chi potrebbe biasimare Katniss per aver scelto Gale ? Lui è … tutto quello che io non sono e non sono mai stato: forte, impetuoso, coraggioso, protettivo… e soprattutto stabile. Lei ha bisogno di una persona che la sostenga, non che la faccia precipitare ancora di più nella depressione e nella disperazione. Io non potrei darle questo, non posso darle un futuro."
Partecipante al contest "Le infinite possibilità di una scelta - II Edizione [Hunger Games Fandom]" di M4RT1
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ha scelto lui.



P.O.V: Peeta


Guardo la pioggia cadere, appoggiato allo stipite dell’ingresso di casa mia. La porta è aperta e sento lo scrosciare dell’acqua, qualche goccia cade sul mio braccio scoperto a metà.
Il mio respiro è affannato e cerco di regolarizzarlo: ho avuto un altro attacco. Per fortuna, a casa mia non c’è nessuno. Il sangue scende lentamente dal taglio che mi sono fatto al braccio destro, mischiandosi con quelle gocce di pioggia che lo colpiscono a volte.
Casa mia è un disastro, ho distrutto tutto quello che mi era capitato a tiro: un vaso, la tela che stavo dipingendo e le boccette con tutti i colori. Il pavimento del mio studio è tutto ricoperto di svariate tinte, dal blu al rosso. Ma quella che predomina è il verde. Il colore preferito … di Katniss. La ragazza che amavo. O amo, non lo so. Non ho più certezze come prima di tutto … questo casino. Le cose sono sempre così confuse, il mio passato è distorto e con esso anche il mio presente. E temo il mio futuro, ne sono terrorizzato. Perché non riesco a vederne uno, o almeno uno diverso dal presente grigio e pieno di depressione in cui vivo ora.
Chi potrebbe biasimare Katniss per aver scelto Gale ? Lui è … tutto quello che io non sono e non sono mai stato: forte, impetuoso, coraggioso, protettivo… e soprattutto stabile. Lei ha bisogno di una persona che la sostenga, non che la faccia precipitare ancora di più nella depressione e nella disperazione. Io non potrei darle questo, non posso darle un futuro.
Guardo i tranquillanti rimasti nella mia mano, una pillola bianca ed una blu. Le ingoio insieme, tanto ormai non mi fanno più l’effetto delle prime volte, ma almeno i miei battiti cardiaci ed il mio respiro si placano. Fisso poi la pioggia, rapito da un ricordo che si fa sempre più nitido: quello in cui io brucio il pane, vengo picchiato da mia madre e … invece di darlo ai maiali, lo getto a quella ragazza con i capelli legati in una treccia corvina e lo sguardo triste e disperato.
So che ha fame, come molti nel Giacimento. E risento la mia voce, mentre dico a Katniss: “Sarei dovuto uscire con la pioggia e darti quel pezzo di pane…”
Appoggio sconsolato la testa sullo stipite di legno della porta, sbattendoci contro. Non mi faccio tanto male, ma è solo per convincermi che questa pioggia, così simile a quella del mio ricordo, è reale. Che io, in questo momento, sono nel mondo reale.
Il cielo è grigio, come gli occhi di Katniss, ed il sole sembra non dover più tornare. Anche lei non tornerà. Perché dovrebbe ? Ha scelto Gale. Mi ha lasciato indietro, abbandonandomi per sempre, ora che non gli servivo più.
Almeno ho vinto la scommessa e so che lui si prenderà cura della Ghiandaia Imitatrice, l’eroina instabile di Panem. Ma lei … è solo una ragazza, estratta dalla sorte. Non da Capitol, ma da un destino beffardo e crudele, che ha tirato in ballo anche me. Ho perso tanto in questa guerra anche io: la mia famiglia, la mia memoria, la mia vita tranquilla … ed il mio sogno di stare con Katniss.
Ho perduto ogni cosa che dava alla mia vita un senso.
In lontananza, vedo una figura femminile avvicinarsi a grandi passi verso di me. Stropiccio gli occhi, eppure sono certo che non sia Haymitch che gironzola sotto la pioggia, magari ubriaco fradicio. Ogni tanto lo fa ancora. Ma no, non è lui: è una donna, dalla lunga coda scura.
Sgrano gli occhi e mi alzo meccanicamente, senza poter dire una parola. Lei si avvicina a me, con i vestiti zuppi, e mi guarda calma coi suoi occhi grigi. Quanto amo quegli occhi. Li amo e li temo. “Credevo che non ti avrei mai più rivista.” Mi rendo conto solo quando è troppo tardi che non l’ho solo pensato, l’ho detto.
Katniss mi guarda inespressiva e risponde: “Non dire sciocchezze.” Guarda poi la mia ferita, sa benissimo cosa è appena accaduto e non serve che le dica nulla. Entra in casa, si dirige nel bagno e cerca tra gli antidepressivi delle garze sterili e del disinfettante.
Trova solo una fiaschetta di rhum, che mi ha regalato Haymitch per quando gli antidepressivi non funzioneranno più. Ma è già vuota a metà. Katniss torna a grandi passi, senza dire una parola e mi disinfetta la ferita. Faccio una smorfia di dolore e anche questa scena mi riporta al passato: ai primi Hunger Games, quando lei mi aveva trovato e curato.
Mi guarda con aria severa e di rimprovero, mentre continua il suo lavoro. Ma io sono stanco di questo silenzio e sbotto: “Ti ha mandato Haymitch ?” Lei allora risponde piatta: “No. Sono qui … perché ho bisogno di parlare con te.” Sospiro sconsolato, non ho voglia di un’altra ramanzina, ci pensa già Effie ogni dannata volta che viene a trovare Haymitch.
Katniss intuisce i miei pensieri ed aggiunge: “Non sono tua madre, non sono qui per sgridarti.” Roteo gli occhi, spazientito, e ribatto ancora più arrabbiato: “Mi spieghi allora cosa sei venuta a fare ? A vedere come mi sono ridotto ?! A compiangermi e compatirmi ?! Io non ho bisogno di –“ Non riesco a terminare la frase. Katniss mi ha appena baciato.
Sgrano gli occhi ed un sacco di ricordi ritornano vividi nella mia mente, dove sono sempre stati: il nostro primo bacio in quella caverna, le finte per le telecamere, il bacio sulla spiaggia e l’ultimo, mentre scappavamo dai Pacificatori a Capitol. Chiudo gli occhi, rilassandomi come non facevo da tempo e come pensavo non avrei mai più fatto. Annuso l’odore di bosco e pioggia rimasto sui capelli bagnati di Katniss, quanto mi era mancato il suo profumo ! Accarezzo timidamente il suo viso perfetto, nonostante le ustioni riportate dopo a Capitol City, a causa delle bombe-paracadute. Ed allora una consapevolezza dolorosa si fa strada in me: io la amo.
L’ho sempre amata. Non ho mai smesso di farlo, nemmeno quando pensavo fosse un mostro. E lei … ha scelto Gale. Mi stacco allora dalle sue labbra, ferito. “Dovresti andare …” sussurro con voce roca, cerco di non piangere davanti a lei. Non voglio essere compatito, non sono un miserabile ibrido fuori di testa. Sono ancora io, Peeta Melark. Vengo dal Distretto 12 e … amo Katniss Everdreen, la Ghiandaia Imitatrice.
La amo ancora, nonostante tutto quello che ho subito a Capitol. Il mio amore per lei è ancora caldo nel mio cuore, nascosto nelle profondità, e nemmeno il veleno degli Aghi Inseguitori è riuscito a sradicarlo, né il rifiuto da parte di Katniss.
Lei mi guarda dritto negli occhi: “Dove dovrei andare ? – prende le mie braccia e si cinge i fianchi con esse, per poi appoggiare il viso al mio petto – Questo è il mio posto. Con te.” Smetto di respirare. Inizio a piangere in silenzio, ma ho bisogno di spiegazioni: “E Gale ? Lo … lo lascerai così ?” Sento la sua risposta, sussurrata, che si confonde col rumore della pioggia: “Non posso amare Gale. Lui … non mi capisce. Ed io non sono più la stessa ragazza di prima, tu lo sai bene ...”
Intuisco cosa intende dire con queste parole. Gli Hunger Games l’hanno cambiata e Gale non può comprendere i demoni presenti nella sua vita. Non potrebbe mai. Solo chi ha vissuto i Giochi può comprendere e sa. Come me e lei. Stringo più forte Katniss al mio petto, non mi importa niente del dolore al braccio: sono troppo felice di riaverla con me e devo assicurarmi che non sia un sogno o una allucinazione. Ma sento chiaramente il corpo caldo della mia amata Katniss, la morbidezza dei suoi capelli neri bagnati ed il suo profumo mischiato a quello della pioggia. La riconoscerei tra mille. Anche dopo quest’anno intero di solitudine, in cui lei era andata a vivere con Gale al 2.
Forse lui non è adatto a prendersi cura di lei come credevo. Ma non so nemmeno se ne sarò capace io, con tutte le mie debolezze ed i miei problemi. Penso che sarebbe un atto egoistico tenerla con me, potrei addirittura farle del male.
Ma Katniss non è mai stata altruista e, per una volta, voglio non doverlo essere nemmeno io. Avvicino la mia bocca al suo orecchio e le sussurro dolcemente, cercando di non singhiozzare: “T-tu mi ami. Vero … o falso ?” Aspetto spaventato la sua reazione, non potrei sopportare un altro rifiuto. Lei mi fissa e asciuga una lacrima scesa dal mio viso.
Devo sembrare davvero patetico, un piagnone di vent’anni. Abbasso il capo, per nascondere il viso. Ma lei, con un dito, riporta il mio sguardo dritto verso il suo e dice con tono deciso, scandendo bene ogni lettera: “Vero.”

  
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