Il confine.

Anni passati ad aspettare questo momento. Sangue e lacrime spese solo per poterlo ripagare con la stessa moneta. Quale? Privarlo di qualche territorio? Sa bene che a Francis non importa. Tutto ciò che Arthur gli sta togliendo non potrà mai eguagliare quello che il francese ha contribuito a sottrargli. Rendere libero, gli ricorda una vocina nella testa, ma preferisce non pensarci.
Francia continua a combattere, conquistare, e sembra che niente possa fermarlo. Per Inghilterra non si tratta più di semplice rivalità: vuole distruggerlo. E ora non può più trattenersi. Sembra una scena simile a tutte le loro battaglie, ma è così diversa questa volta.
Il colpo al viso col calcio del fucile sbilancia il francese. Il pugno successivo sferratogli all'altezza dello stomaco fa cadere Francis a terra, che rantola e tenendosi la pancia dolorante si gira su un lato per tossire e sputare qualche goccia di sangue. L'inglese lo fissa con sguardo glaciale e non prova compassione. Non sarà di certo questo a stenderlo. Una nazione? Può sopportare certamente di peggio.
Arthur si butta sul corpo dell'altro e, sedendosi sopra al suo bacino per bloccarlo, gli sferra quanti più pugni riesce. L'altro si difende e oppone resistenza a malapena. È così stanco che quasi vorrebbe chiudere gli occhi per un po'.
L'improvvisa risata bassa e incontrollata di Francia fa fermare Inghilterra colto alla sprovvista. Non capisce cosa stia succedendo al francese. Sta forse impazzendo? Lo guarda quasi inorridito e afferra il fucile puntandoglielo contro. Francis smette di ridere e apre gli occhi stanchi, tenuti chiusi durante la risata.
«Sì, mio carnefice. Ci siamo?» lo guarda serio in volto e si apre la divisa all'altezza del petto costellato da cicatrici. Un invito a ucciderlo. L'inglese lo fissa scosso mentre tiene il fucile tra le mani tremanti. Non riesce a capire perché il francese si stia comportando così. Non dovrebbe combattere, ribellarsi?
«Se lo fai qua» il francese indica un punto all'altezza del cuore «finirà tutto.»
Afferra la canna del fucile e se la punta proprio lì, con un movimento lento e lo sguardo apatico.
«So che vuoi farlo. Capirei anche il perché.» soffia ormai stanco.
Inghilterra non sa come ribattere; Francis gli sta espressamente chiedendo di ucciderlo. Ha aspettato questo momento da così tanto tempo e ora si chiede come abbia solo potuto pensarlo. Non può farlo. Non riesce a immaginarsi un mondo senza la presenza di Francia. Il suo Francia. Per quanto possa dire di odiarlo, non può che pensare all'altro lato della medaglia.
Il loro sottile confine.
Il francese allunga la mano fredda verso la guancia dell'inglese che ci appoggia leggero il viso, quasi cercando un po' di sollievo, e scoppia a piangere. Non può ucciderlo. Si sono privati di territori, o meglio, persone più o meno importanti a vicenda, e fatti così tanto male che pensa sia anche ora di finirla. Porre fine a quella rivalità insensata che si portano dietro fin da quando erano appena bambini e che ha soltanto incrinato il loro rapporto.
«Come puoi-» la voce si affievolisce sotto al peso dei singhiozzi e non finisce la frase. Ma Francia sa cosa voleva dirgli, del resto è l'unico in grado di capirlo veramente, soprattutto ora.
Come può anche solo pensare che lui possa ucciderlo?
Arthur crolla sul corpo del francese, incassa la testa sul petto dell'altro e si libera delle lacrime ormai diventate opprimenti. Conscio che la persona di cui necessita, e che non ha assolutamente bisogno di combattere, ora sia soltanto Francis.

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Buonsalve gente! Appaio con questa FrUk semi-angst, semi-sentimentale, semi-nonnehoidea.

Per le poche persone che sono arrivate fino a qua e si chiedano il senso di questa fic, vi posso dire che è ambientata durante le Guerre Napoleoniche, infatti Inghilterra all'inizio si riferisce ad America.

Spiegazioni a parte, non siate troppo spietati con me e fatemi sapere che ne pensate ^J^

Au revoir