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Autore: NinaS24    12/12/2015    1 recensioni
|| 3 song-fic che hanno in comune la morte dei tre personaggi della saga || Riferimenti Everlack/ Everthone ||
La morte arriva per tutti, anche per le tre persone più famose di Panem. Ma come reagiranno gli altri quando la Signora con la falce arriverà? Riusciranno a mettere da parte orgoglio e antipatie? Ho provato a descrivervi l'ultimo giorno di vita di ognuno dei tre protagonisti.
Enjoy!!
Genere: Malinconico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 The Last Day Of Katniss Everdeen. 

Ambientato 50 anni dopo l'epilogo di Mockingjay. Katniss, Gale e Peeta 
hanno ormai circa 70 anni. Gale e Katniss non si vedono da anni, ma quando
lui scopre che l'amore della sua vita sta per morire, non può fare altro che tornare a casa. 


 
 
Magari un giorno avremo un posto 
anche nascosto oppur distante 
dalle tante astanterie 
in cui riposano gli amori ormai in disuso, 
quelli non storici, di cui nessuno parlerà. 

 
Katniss. Da quanto tempo non sentivo quel nome. Era da almeno 30 anni che non le parlavo. Dopo la fine della ribellione ci eravamo persi di vista, ma avevamo cercato di recuperare il nostro rapporto. Ci eravamo riusciti. Più o meno. Sapevamo entrambi che ci voleva del tempo per recuperare la nostra reciproca fiducia… ma nessuno dei due voleva aspettare. Eravamo sempre stati impulsivi noi due, sempre con la voglia di far tutto e subito. Non volevamo aspettare. Così l’avevo baciata. E avevo distrutto nuovamente il nostro rapporto. 30 anni senza una sua telefonata. 30 anni senza avere sue notizie. Sapevo che era ancora viva solo grazie ad un mio vecchio amico del Dodici. La sua storia con Peeta era la classica storia da favola, la invidiavano tutti. All’inizio avevo sentito tante voci anche lì al Due. “Gli amanti sfortunati”, li chiamavano. Ogni volta che sentivo questo nome mi arrabbiavo. L’amore mio e di Katniss era stato sfortunato, non quello tra Katniss e Peeta. Ma la gente non poteva sapere. Non avevo modo di far loro una colpa di questo. Io per tutti ero rimasto il cugino bello della Ghiandaia Imitatrice. Nessuno sapeva dei nostri baci nella radura, del nostro desiderio di scappare, della nostra determinazione a tenere in vita le nostre famiglie. Nessuno poteva sapere delle notti che avevamo passato abbracciati, delle promesse che ci eravamo fatti. Noi eravamo l’amore dimenticato.
 
E rivela il tuo sorriso in una stella, se vorrai...
per stasera andrebbe bene anche così. 
 
Mi ero rifiutato di tornare al Dodici per anni. Ma adesso tutti i canali televisivi parlavano dell’imminente morte della Ragazza di Fuoco, del dolore del marito, anche lui molto malato. Non mi sarei mai perdonato di non aver rivisto il sorriso della donna che avevo amato per tutta una vita. Dovevo tornare a casa mia, in fretta. La vita di Katniss era appesa ad un filo e volevo che mi vedesse. Noi eravamo così.
Chiamai mio figlio per chiedergli un pilota ed un overcraft che mi avrebbero portato al Dodici. Ero il Comandante in pensione, non potevano rifiutare.
Il mio Distretto non era più mio. Ogni cosa mi sembrava estranea, così diversa da ciò che ricordavo. Della mia vecchia casa non era rimasto più nulla.
 
E non servirà più a niente la felicità, 
più a niente anche la fantasia 
mi accontenterò del tempo andato... 
 
La casa di Katniss e Peeta era sopra la loro panetteria, ora gestita dai figli. La porta era chiusa, ma davanti vi era un piccolo capannello di persone. Un uomo dai capelli biondi e ricci era in piedi sulla soglia e tentava di consolare una bambina dagli occhi grigi che piangeva disperata. –Voglio andare dalla nonna! Nonna! – urlava la piccola, divincolandosi dalle braccia del padre. Capii immediatamente che quelli che avevo davanti erano il figlio e la nipote di Katniss. Magari lui si sarebbe ricordato di me. L’avevo visto per l’ultima volta  da ragazzino.
Mi feci strada tra la calca di persone, ignorando le occhiatacce che mi venivano rivolte e mi fermai davanti all’uomo, che mi guardava curioso, continuando a cullare la bambina che aveva in braccio.
-Sono Gale – gli dissi, provando un moto di compassione per i suoi occhi lucidi. Era il volto di un uomo spezzato dal dolore.
Lui annuì, come se si aspettasse la mia visita e si fece da parte per farmi entrare, prima di chiudersi la porta alle spalle – In cima alle scale, la porta sulla destra –
Seguii le sue istruzioni ed arrivai davanti ad una porta socchiusa da cui arrivava il suono di un pianto attutito. Di colpo mi ritrovai a tremare, con le gambe che cedevano. Nonostante la mia età godevo di ottima salute, ma la paura mi faceva vacillare.
Sbirciai nella stanza. Una donna dai capelli candidi era semi-sdraiata, gli occhi chiusi e la mano in quella di un’altra donna, che doveva essere la figlia. Mi resi conto solo in quel momento che le mie speranze si erano completamente spente. Katniss stava morendo e non c’era modo di ripagare ai miei errori. L’unica cosa bella che mi restava era la mia memoria, vivida dentro la testa. Ogni bacio, ogni carezza che mi aveva dato. I ricordi erano l’unica cosa che mi restava di lei.
 
 
Soffierà nel vento una lacrima 
che tornerà da te... 
per dirti ciao, ciao! 
mio piccolo ricordo in cui 
nascosi anni di felicità, ciao 
e guardami affrontare questa vita 
come fossi ancora qui. 
 
Non volevo interrompere quel momento in famiglia, quindi mi girai per riscendere le scale, quando il mio piede urtò qualcosa, che cadde dalle scale con un tonfo sordo. Subito la donna si alzò dal letto e spalancò la porta, guardandomi con aria interrogativa.
-Avevo detto a Finnik di non far entrare nessuno. Come fa ad essere qui? –
Prima ancora che potessi aprire bocca, un uomo che non avevo notato si schiarì la voce, tossendo per qualche istante. Si alzò a fatica dalla poltrona dove era seduto e, reggendosi con un bastone, si avvicinò a Katniss, dandole un leggero bacio sulla fronte. –Ti amo – le disse. –Anche io –
Piangendo, venne verso la porta – Ciao Gale. Ti stavamo aspettando – mi mise una mano sulla spalla, stringendola per quando la sua forza glielo permetteva, poi si rivolse alla donna –E’ ora, tesoro –
-Si papà- disse, prima di passarmi di fianco per aiutare Peeta a scendere le ripide scale.
Avevo seguito lo scambio di battute tra padre e figlia in silenzio, rendendomi conto della loro totale rassegnazione. Entrai nella stanza che stavo ormai piangendo, chiudendomi la porta alle spalle per non farmi sentire da giù.
-Ho sentito bene? Gale, sei tu? – la voce di Katniss era così flebile che temetti per un attimo di averla sognata.
- Catnip- mi sedetti sul bordo del letto, osservando le rughe del suo volto e i suoi capelli bianchi raccolti in quella che doveva essere una treccia.
Vidi le sue labbra schiudersi in un sorriso, mentre lentamente apriva gli occhi per mettere a fuoco la mia faccia –Sei cambiato – mi disse, alzando debolmente una mano e passandomela sul viso, raccogliendo le lacrime che stavano scorrendo. Il suo tocco dolce era sempre lo stesso.
-Sono invecchiato – risposi, cercando di farla ridere di nuovo.
-Anche io Gale. Anche io. Sei venuto per salutarmi vero? Da giorni ormai lo fanno tutti. Credo di aver ricevuto più visite in questa settimana che in tutta la mia vita – katniss si strinse nelle spalle, come se fosse tutto normale.
-Non posso pensare che stai morendo … I miei anni più felici li ho trascorsi con te … Anche quando ero lontano, il tuo ricordo, seppur meno vivido, non mi ha mai abbandonato-
- Sono vecchia Gale … e tanto, tanto stanca. – Katniss chiuse gli occhi, respirando a fatica – mi sei mancato anche tu –
 
Magari un giorno l'universo accoglierà la mia richiesta 
e ci riporterà vicini 
tra l'aldilà e il mio nido di città c'è molta differenza 
anche se provo a non vederla. 
 
-Lasciarti andare quel giorno di cinquat’anni fa è stata la cosa più stupida che potessi fare. Il tuo addio avrebbe dovuto farmi venir voglia di lottare ancora di più per te, invece non ce l’ho fatta. Ho lasciato la paura prendesse il sopravvento e sono scappato come un codardo. Mi dispiace Katniss, mi dispiace tanto – mi asciugai gli occhi che ormai erano due fiumi in piena e rimasi in silenzio ad ascoltare tutto il peso delle mie parole. Non c’era tempo per preoccuparsi dell’orgoglio ormai. Eravamo anziani e vicini alla morte.
Katniss scosse la testa, un movimento quasi impercettibile –Ne abbiamo … già parlato … qualcosa come … trent’anni fa? Forse un po’ di più, forse un po’ di meno … Avevamo già risolto la questione … -
-No, mi dispiace anche di averti baciato l’ultima volta. Mi dispiace ma rifarei tutto.
Rifarei le notti in bianco passate a pensare a te, a come sarebbe cambiata la nostra vita se avessi scelto me al posto di Peeta. A come ci saremmo potuti salvare a vicenda. Mi dispiace ma è così- sputai fuori tutte quelle parole come per togliermi un peso dal cuore. Ci ero riuscito.
-E’ … incredibile come la morte possa … unire due persone vero? Siamo vicini come non lo eravamo da mezzo secolo … - Katniss di sicuro non aveva perso il suo pungente senso dell’umorismo.
-Ti prometto che non la smetterò di romperti le scatole. Dovrai solo aspettare un po’ che ti raggiunga.. Ma non manca molto… Non sarai da sola –
Mi sorrise – Questa l’ho già sentita … Ci conto –
 
E giro il mondo, e chiamerò il tuo nome per millenni 
e ti rivelerai quando non lo vorrò più 
e non adesso qui, su questo letto 
in cui, tragico, mi accorgo 
che il tuo odore sta svanendo lento. 
 
La sua voce si faceva sempre più un sussurro, i suoi occhi rimanevano chiusi per periodi sempre più lunghi. Sapevo che il suo cuore avrebbe retto ancora per pochi minuti e poi l’avrei persa per sempre. Le strinsi la mano, osservando per la prima volta anche il suo corpo, coperto solo da un sottile lenzuolo argento. Era magra, davvero troppo magra. Indossava un vestito color panna con le maniche corte che le stava troppo grosso. Nonostante l’età, nonostante tutto, era ancora bellissima. Il suo volto pallido e scavato era molto simile a quello di parecchi anni prima, la sua espressione era ancora serena e non aveva perso la sua impulsività.
-Sei ancora bellissima – dissi, sperando che potesse sentirmi. Katniss aprì gli occhi, probabilmente per l’ultima volta nella sua vita. Mise una mano sul mio ginocchio – Un … ultimo … bacio. –
 
Ciao... e cadono i ricordi 
e cade tutto l'universo e tu stai lì. 
La vita come tu te la ricordi, 
un giorno se ne andò con te.
 
Mi sporsi verso di lei, stando attento a non farle del male con il mio peso e posai la mia bocca sulle sue labbra raggrinzite e secche, bagnate dalle lacrime di entrambi.
-Ti amo-
-Lo so – sussurrò. Furono le sue ultime parole. Il suo respiro e il suo cuore si fermarono, spegnendo per sempre la Ragazza di Fuoco. 
 
Nota dell'autrice: sono tornata con una nuova ff scritta sottoforma di song-fic. La canzone è "Per dirti ciao" di Tiziano Ferro ( https://www.youtube.com/watch?v=M3STj8zlQw4 ). 
Spero che vi piaccia e se vi va lasciatemi una recensione con la vostra opinione! Un bacio!
  
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