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Autore: sfiorarsi    13/12/2015    4 recensioni
[Post Mockingjay] [Possibile Spoiler!]
«E tu, Katniss, mi hai perdonato?». Quella domanda mi colse sul vivo, ma non esitai a rispondere un flebile «non hai niente da perdonare».
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Questa storia è stata scritta e ideata senza alcuno scopo di lucro. I personaggi non sono di mia invenzione, ma appartengono a Suzanne Collins, autrice della trilogia di Hunger Games, e a tutto ciò che ne consegue.

Blackbird
 
 
 
La fiamma ardeva prepotente nel camino, colorando il volto di Gale di una luce diversa, illuminandogli gli occhi grigi e risaltando gli zigomi marcati.
«Catnip…» mi chiamò, per attirare la mia attenzione. Sapevo che mi stava guardando, sapevo che mi stava scrutando come un falco scruta il panorama sotto di lui in cerca di prede, sapevo che tentava di comprendere i miei pensieri.
«Katniss, devi alzarti» mi ordinò. Un piccolo anfratto del mio cervello si rifiutò di obbedire a quel comando, ma distolsi lo sguardo dal fuoco, permettendomi di guardare Gale negli occhi.
«Sì» risposi semplicemente, alzandomi, e lui mi fasciò le spalle con un braccio. Lo strinsi forte a me, inspirandone l’odore. Sapeva di boschi, di selvaggio, di casa.
Mi depositò un bacio sulla nuca, recuperando la mia giacca e facendomela indossare.
Per la prima volta dopo mesi varcai la soglia di casa, e un sole primaverile mi fece corrugare la fronte. D’istinto portai la mano alla testa per coprirmi gli occhi, mentre ci avviammo per raggiungere il Prato.
L’odore di boschi mi entrò nella narici, e un senso di sicurezza si espanse nel mio corpo.
Tendendo la mano a Gale, che la afferrò sicuro, ritornammo sulla sporgenza, nascosti dai cespugli ma con un’ottima vista che si propendeva per miglia e miglia.
«Ci pensi mai?» gli domandai, mordendo una mora e lasciando scivolare fuori una goccia dalla mia bocca, sporcandomi il mento.
«A cosa, Catnip?» mi chiese lui a sua volta, mentre con una mossa repentina catturò fra le dita quella gocciolina.
«Alle morti che hai sulle spalle, alle persone non ci sono e non torneranno» gli risposi, guardandolo. Osservava il paesaggio intorno a noi, con occhi attenti, il sole primaverile a sfiorargli gli zigomi.
«Ci penso sempre, Katniss, ma non riesco comunque a sentirmi in colpa» disse, accarezzandomi i capelli. Dovetti guardarlo con espressione stranita, perché si affrettò ad aggiungere «hanno raggiunto un mondo migliore di questo» e sapevo che diceva il vero.
Nonostante il dominio di Capitol sia finito, nonostante lui sia tornato dal 2 e io l’abbia perdonato, l’intera Panem ha subito e continua a subire le conseguenze della guerra. Ci si rialza, si lotta per andare avanti, ma non si dimentica.
«Perché non sei uscita, in questi mesi?» chiese, pervaso dalla curiosità.
«Perché non ne avevo motivo. Peeta veniva a trovarmi regolarmente e provava a smuovermi, senza riuscirci. E’ solo da qualche giorno che ho ripreso a vivere» risposi sinceramente. Sono stata la Ghiandaia Imitatrice per mesi, eppure non ho mai imparato a volare.
«Sai, Catnip…» cominciò Gale «quando il nome di tua sorella è stato estratto, alla Mietitura…» si fermò, come per allontanare un doloroso ricordo.
«Temevo che tu ti offrissi volontaria. Ed è esattamente quello che èsuccesso. E in quell’Arena, è stato come se seguissi esattamente le mie parole “se nessuno li guarda, i loro Giochi non esistono”. L’ho visto, mentre baciavi Peeta, mentre rischiavi la tua vita per salvarlo. C’era dell’affetto reale in quei gesti, Catnip» concluse.
«Quello che intendo è che tu non devi sentirti in colpa, né per Rue, né per Thresh, né tantomeno per Prim. Tu hai salvato migliaia di persone» mormorò, mettendosi in bocca una mora e assaporandone il gusto.
«Secondo te lei mi ha perdonata?» domandai, con l’innocenza di una bambina. Lui annuì, anche se ero consapevole che, per Gale, lei non aveva mai avuto bisogno di perdonarmi.
«E tu, Katniss, mi hai perdonato?». Quella domanda mi colse sul vivo, ma non esitai a rispondere un flebile «non hai niente da perdonare».
Ero convinta delle mie parole perché, nonostante i mesi passati distanti, il rapporto fra me e Gale non aveva perso valore.
Sono stata simbolo di una rivolta per mesi, ma non avevo mai imparato a volare.
Con Gale sentivo che questa possibilità non mi era più negata, potevo essere me stessa ed imparare a librarmi in volo.
Perché, nonostante avessi abbastanza fuoco di mio, avevo bisogno anche della sua scintilla, della sua fiamma.
  
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