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Autore: Kary91    13/12/2015    4 recensioni
{Raccolta| Pre-Saga| Gale/Katniss | Slice of Life}
1 • Controllo. «E poi sarei io l’impulsivo, eh?»
2 • Tentativi. «Come potevo essere certo di saper nuotare, se non avevo mai rischiato di affogare? »
3 • Vincere. «Non riesci proprio ad accettare di perdere, vero?» «Perché, tu sì?»
4 • Sole. «Perché quella sera si era resa conto che preferiva ballare con la tempesta.»
5 • Innamorato. «Le sento le ragazze che sussurrano quando ci passano a fianco.»
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Hawthorne, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Primrose Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I don't love you (but I always will); '
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Cinque volte in cui Gale fregò Katniss (e una in cui rimase irrimediabilmente fregato).

 

I

A Matter of Control

_______________________

 

È tutta questione di controllo” mormorò la dodicenne, modellando la presa delle dita di Gale attorno all’estremità della freccia.

Il ragazzo piegò il braccio all’indietro per flettere l’arco e Katniss guidò i suoi movimenti perché mirasse meglio.

Erano giorni che si allenavano assieme: Gale aveva bisogno di prendere dimestichezza con frecce e faretre e a Katniss faceva comodo avere qualcuno che l’aiutasse, quando avvistava prede particolarmente grosse.

 

Se durante le battute di caccia i due ragazzi continuavano a mostrarsi cauti l’uno con l’altro, durante gli allenamenti qualcosa mutava nel loro equilibrio.

In momenti come quello, quando era Katniss a guidare i gesti del quattordicenne per aiutarlo a impugnare meglio l’arco,  erano così vicini che poteva avvertire la tensione dei suoi muscoli contratti.

Per pochi, brevi istanti, si sentiva un tutt’uno con lui.

Erano parti dello stesso essere, due paia di braccia e quattro occhi concentrati sullo stesso obbiettivo.

Questo, fino a quando Gale non scoccava la freccia.

 

A quel punto, in genere, l’equilibrio si spezzava e Katniss valutava con occhio critico il tentativo del compagno.

 

Quel pomeriggio, Gale lasciò andare la freccia una frazione di secondo troppo presto e mancò il tronco che fungeva da bersaglio di qualche centimetro.

“Sei troppo impulsivo” lo rimbeccò Katniss, riappropriandosi dell’arco. Non fu sorpresa del suo risultato: capitava spesso che il giovane scoccasse troppo in fretta, impaziente di padroneggiare quella nuova abilità il prima possibile. Archi e frecce erano strumenti utili alla sopravvivenza sua della sua famiglia e, come tali, andavano sfruttati il prima possibile. O, almeno, questo era ciò che pensava il ragazzo.

 

“Devi controllare meglio il braccio: tu agisci sempre seguendo l’istinto” aggiunse Katniss.

 

Non ottenne risposta: Gale si stava già allontanando per riprendere la freccia, incurante dei suoi consigli. Non era mai di molte parole, ma quando sbagliava qualcosa, invece che chiedere aiuto, si chiudeva in lunghi silenzi meditativi che la infastidivano.

 

“Presuntuoso” mormorò fra sé la ragazzina, incominciando a correre.

 

Improvvisamente, avvertiva una gran bisogno di arrivare alla radura prima di lui: cogliendolo di sorpresa, sarebbe senz’altro riuscita a soffiargli la freccia da sotto il naso.

O almeno così pensava.

 

C’erano ancora una decina di metri che la separavano dall’albero ‘bersaglio’, quando qualcosa si frappose fra il suo piede e il terreno, facendola rovinare a terra.

 

 

La sorpresa e l’impatto con il terreno le strapparono un gemito.

Katniss disincastrò il piede dalla radice che l’aveva fatta inciampare e un dolore sordo le inondò il ginocchio. Cercò comunque di alzarsi, realizzando che Gale la stava raggiungendo.

 

“Tutto bene?” chiese il ragazzo, accovacciandosi al suo fianco. “Perché ti sei messa a correre così?”

La ragazzina lo ignorò;  provò di nuovo ad alzarsi e ce la fece, ma una smorfia di dolore le contrasse il viso: non riusciva a piegare la gamba senza provare dolore.

“Non lo so… Volevo arrivare prima di te alla freccia, credo” ammise infine, sentendosi più stupida a ogni sillaba; la freccia ormai giaceva al sicuro nella mano destra del ragazzo e in quanto a lei, era solamente riuscita a fare la figura della ragazzina imbranata.

L’ultima cosa di cui aveva bisogno per dimostrare le sue abilità di cacciatrice.

 

Quando tornò a guardare Gale, il ragazzo stava sorridendo.

Era strano, il suo sorriso: lo trasformava da qualcosa di minaccioso in uno che avresti voluto conoscere[1].

 

“E poi sarei io l’impulsivo, eh?” scherzò il giovane, scoprendole il ginocchio per controllare il danno.

 

Katniss lo freddò con lo sguardo: il moto di simpatia che aveva provato per lui poco prima svanì di colpo.

Strinse i denti, sforzandosi di non ribattere mentre il quattordicenne le esaminava il punto contuso.

“Sembrerebbe una lussatura” osservò infine Gale, sistemandole la gamba dei jeans. “Ce la fai a camminare se ti reggi a me?”

 

“Posso farcela anche da sola” mentì la ragazzina, appoggiandosi al tronco di un albero. Cercò di fare qualche passo, ma già al secondo fu costretta a fermarsi. La gamba le cedette e Katniss si trovò a terra ancora una volta, sorretta da Gale per i fianchi.

 

Il giovane, a quel punto, s’inginocchiò.

 

“Aggrappati al mio collo e tieniti forte” ordinò.

 

Inizialmente, Katniss tornò a rifiutare l’aiuto dell’adolescente: il suo orgoglio le impediva di accettare una proposta simile. Il buon senso e le fitte lancinanti al ginocchio, tuttavia, la convinsero presto a cambiare idea.

 

Gale se la caricò sulle spalle e la trasportò fino a casa, mostrandosi insolitamente loquace: chiacchierò con tranquillità di caccia e del prezzo che avrebbero potuto attribuire alla selvaggina se l’avessero venduta al Forno.

 

Lungo il tragitto, Katniss si sentì a suo agio come non si era più sentita da giorni in compagnia di Gale, e questo la stupì.  Più volte fu sul punto di ringraziarlo Gale per quell’atto di gentilezza nei suoi confronti, ma non le sembrava mai il momento giusto.

 

Quando finalmente trovò le parole per farlo erano ormai quasi arrivati al punto della recinzione di filo spinato attraverso il quale accedevano al Prato.

 

Prima che avesse il tempo di aprire bocca, tuttavia, venne interrotta dalla voce del ragazzo.

 

“Sai, se vuoi davvero sopravvivere di caccia dovresti prima imparare a camminare” la punzecchiò Gale con un mezzo sorriso, prima di depositarla a terra con delicatezza. “Non è poi così difficile: è tutta una questione di controllo” aggiunse, scimmiottando le parole che lei stessa gli aveva rivolto durante l’allenamento.

 

Le guance di Katniss si tinsero di rosso: tutto a un tratto la sua voglia di ringraziarlo venne meno.

 

“Io e te non diventeremo mai amici” sibilò infine, dandosi da fare per trascinarsi oltre la recinzione.

 

 

____________

 

 

Raccolta scritta per la challenge 5 volte + 1 sul cosmic ocean. 

 

Buonasera! L’idea delle 5 volte  + 1 mi ha sempre stuzzicato, così ho pensato di fare un tentativo cercando di raccontare i primi passi dell’amicizia fra Gale e Katniss. Il prompt per questa prima storia era “Controllo”. Al più presto pubblicherò la successiva, ambientata sempre durante i primi sei mesi di conoscenza di Gale e Katniss.

Grazie infinite a chiunque sia passato a leggere questa storia! So che i fan di Gale (per non parlare di quelli che sostengono l’Everthorne) sono pochi, ma so anche che siamo pochi ma buoni!

Laura



[1] Citazione di un passaggio di “Hunger Games”.

   
 
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