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Autore: eugeal    14/12/2015    0 recensioni
Questa storia fa parte della serie "From Ashes" e la trama continua dopo gli eventi delle storie "A World That Will Not Turn to Ash" e "The Nightwatchman". Per evitare spoiler, leggete prima le altre due fanfiction.
Il fuoco può ridurre tutto in cenere, ma a volte si può rinascere dalle proprie ceneri e, se si riesce a passare attraverso le fiamme senza bruciare, spesso se ne esce temprati.
Guy di Gisborne lo ha scoperto nel modo più duro ed è sopravvissuto, ma sarà abbastanza forte per affrontare le nuove sfide che lo aspettano?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Adeline tenne stretto Guy senza dire nulla. Non aveva bisogno di parlare, non in quel momento. Doveva solo abbracciarlo e restare immobile, stretta a lui, come per riscoprire la sua presenza e convincersi che era davvero tornato.
Guy era solido e caldo, incredibilmente reale e le accarezzò i capelli con una mano che tremava leggermente.
- È proprio vero, piccolo mio? Sei davvero tornato a casa? Non sto sognando?
Gisborne le asciugò una lacrima con un dito e le sorrise.
- Sai, me lo sto chiedendo anche io, non mi sembra vero. Ma se stai sognando tu, allora stiamo facendo lo stesso sogno.
Adeline lo guardò e gli passò le dita tra i capelli, sorridendo leggermente.
- Non ti sognerei così sporco e arruffato e nemmeno tanto magro. Stai bene, caro?
- Gisborne non va molto d'accordo con le navi. - Disse una voce allegra dalla porta. - Ma ora che è sulla terraferma è in ottima forma, posso garantirlo io.
Adeline voltò la testa verso la porta.
- Robin! Ci sei anche tu! E Archer! - Aggiunse scorgendo anche il giovane. Continuando a stringere Guy con un braccio, allargò l'altro. - Cosa aspettate? Venite qui anche voi, ragazzi miei!
I due fratellastri obbedirono e per qualche attimo Adeline abbracciò tutti e tre, felice, poi li guardò, ansiosamente.
- E Seth? Guy, dov'è Seth?!
- Con Isabella. Sta bene, non preoccuparti, stanno viaggiando sul carro con Allan, Much e Meg, tra poco saranno qui anche loro.
- Guy non vedeva l'ora di essere a casa. - Disse Archer, prendendolo in giro bonariamente. - Non l'ho mai visto galoppare tanto velocemente nemmeno quando abbiamo gareggiato e Marian non era da meno, bisogna ammetterlo.
Adeline si alzò in punta di piedi per baciare Gisborne sulla guancia.
- Sarete affamati e stanchi dopo un viaggio tanto lungo. Venite a tavola, ragazzi. Alice, è pronta la zuppa? Oh! Non ho finito di preparare la torta! Intanto mangiate il resto, la finirò subito.
Archer e Robin non si fecero ripetere l'invito due volte e si affrettarono verso la sala principale per sedere a tavola e Marian e Sir Edward li seguirono poco dopo, ma Guy non accennò a muoversi.
Adeline lo guardò, un po' preoccupata.
- Non hai fame, caro? Ti senti ancora poco bene?
Guy scostò una sedia dal tavolo della cucina e vi si lasciò cadere con un sospiro felice.
- Ho fame, ma ora voglio solo stare un po' qui, con te e guardarti mentre finisci di impastare quella torta. Non ti do fastidio, vero?
Adeline gli sfiorò una guancia, intuendo dal suo sguardo che l'ultimo periodo doveva essere stato molto duro per Guy e si mise al lavoro senza fargli domande. Si limitò a mettergli davanti un piatto di zuppa e un pezzo di pane.
- Scommetto che vuoi essere il primo ad assaggiarla. - Scherzò Adeline, accennando all'impasto della torta. - Ma mentre la preparo mangia qualcosa.
Guy annuì e per un po' rimasero in silenzio, con la donna che mescolava gli ingredienti e Gisborne che mangiava, guardandola lavorare.
- Ho sognato questo momento, sai? - Disse Guy dopo un po', a bassa voce. - Nei momenti più disperati desideravo solo questo: sedere accanto al camino della mia casa e sapere che tutte le persone che amo sono serene e al sicuro. Sapere che anche io sono al sicuro...
Adeline infornò la torta e si avvicinò a Guy, iniziando a districargli i capelli con le dita, con gesti lenti e rassicuranti.
- Hai sofferto molto, piccolo mio. - Disse quietamente e la sua non era una domanda.
- Puoi immaginare cosa si prova quando credi di aver appena tratto l'ultimo respiro? Quando sai che al prossimo battito del tuo cuore tutto finirà per sempre e che finirà nel dolore e nella vergogna?
Adeline si bloccò, impietrita.
- Guy…
- Il re stava per giustiziarmi, Adeline. Thornton e lo sceriffo erano già morti e io ero steso a terra, legato a quei cavalli e pensavo che fosse la fine. L'ho sentito dare l'ordine di procedere con l'esecuzione… - Guy rabbrividì. - A volte mi sembra di sentire ancora quella frase mentre sogno e allora mi viene il terrore di non potermi svegliare mai più...
Adeline avrebbe voluto fargli mille domande, sapere come avesse fatto a salvarsi e accertarsi che stesse davvero bene, ma non lo fece, non era di quello che Guy aveva bisogno in quel momento.
Lo strinse forte, accarezzandogli i capelli e asciugandogli le lacrime come faceva quando era piccolo e si svegliava piangendo, terrorizzato da qualche incubo.
- Ora sei qui, caro, sei a casa e sei al sicuro.
Guy annuì debolmente, a occhi chiusi, affidando la sua paura ad Adeline perché potesse dissiparla con un bacio materno.
- Guy? Hai detto che lo sceriffo è morto? - Chiese Adeline dopo un po'.
- Sì, e anche Thornton.
- Lo so che è peccato e che non dovrei parlare così, ma ne sono contenta. Non potranno più fare del male a te e Isabella.
- Credo che non mancheranno a nessuno.
Guy prese una noce dal mucchietto di quelle che erano avanzate dall'impasto della torta e la mise in bocca e ad Adeline venne in mente che il piccolo Jack aveva fatto lo stesso identico gesto solo qualche ora prima. Guardò Guy con affetto: era diventato un uomo e aveva affrontato prove durissime, ma ai suoi occhi sarebbe rimasto sempre il bambino che aveva visto nascere.
Gisborne le sorrise con affetto.
- Non volevo rattristarti, Adeline. Siamo tornati e stiamo tutti bene, non ho il diritto di lamentarmi.
Sono stato anche troppo fortunato, molto più di quanto non meritassi. - Con me puoi sempre sfogarti se ne senti il bisogno, piccolo mio. Per qualsiasi motivo, anche il più insignificante o sciocco. Per fortuna questo viaggio è finito bene, ma ciò non toglie che tu abbia sofferto e se hai bisogno di una parola di conforto io per te ci sarò sempre, ricordalo.
- Grazie, Adeline. Ti voglio bene. - Disse Guy, arrossendo, poi sorrise, un po' imbarazzato davanti allo sguardo stupito e commosso della donna. - Quando pensavo che sarei morto, uno dei miei rimpianti era questo, di non avertelo mai detto.
- Ma me lo hai sempre detto, Guy, anche se non con le parole. Mi hai affidato tuo figlio, quale segno di affetto e fiducia più grandi di questo avresti potuto darmi?
- A proposito di affetto, sbaglio o c'è anche qualcun altro che ti vuole bene? - Chiese Guy, in tono divertito e stavolta fu Adeline a diventare rossa.
- Lo so che non è opportuno… Sir Edward è un nobile… E poi alla nostra età…
- Appunto. Alla vostra età siete liberi di fare quello che volete. Se insieme siete felici perché no?
Adeline rise e a Guy parve di vedere per un attimo la ragazza allegra della sua infanzia con i riccioli del colore del grano e le fossette sulle guance.
- Sono contento per voi. Davvero. E poi se doveste decidere di sposarvi, Much ne sarebbe molto felice.
- Guy, non ti sembra di correre un po' troppo? - Rise Adeline, ancora imbarazzata, poi lo fissò, perplessa. - Much? Perché dovrebbe esserne felice? Mi conosce a malapena…
- Per il banchetto nuziale. Credo che non si sia ancora consolato per il nostro. Dovremo fare in modo che quello di Robin e Isabella sia indimenticabile.
Adeline aggrottò la fronte.
- Di cosa stai parlando? Robin e Isabella si sposeranno?
- Oh, sarà meglio per Robin che lo facciano visto che lei aspetta suo figlio. - Disse Guy, in tono vagamente minaccioso.
- Robin le vuole bene? Stavolta Isabella merita un uomo che la ami.
- Sì, credo proprio di sì. - Disse Guy sorridendo tra sé.
- Allora sono felice per loro. E tu? Ora non c'è più nulla che impedisca a te e Marian di sposarvi.
- A dire il vero sì. Io e Marian non ci sposeremo.
Adeline lo fissò, preoccupata.
- Perché no? Non desideravi altro, ci sono stati problemi fra voi?
- Nessun problema. Io la amo e lei ama me, anche più di prima.
- Ma non vi sposerete?
- No.
- Guy!
Gisborne alzò gli occhi e fissò con aria innocente Marian che si era appena affacciata sulla soglia.
Adeline spostò lo sguardo dall'uno all'altra, confusa.
Marian entrò in cucina, scuotendo la testa con un'espressione rassegnata.
- Non dovresti prendere in giro la gente, Guy.
- Non ho detto nulla di falso.
- E io non ho detto che hai mentito, ma sei comunque dispettoso.
- Allora vi sposerete? - Chiese Adeline, rivolgendosi alla ragazza nella speranza di capirci qualcosa.
Marian sorrise, divertita.
- No.
- Non di nuovo. - Aggiunse Guy, prendendo la mano sinistra della ragazza per baciarla, prima di mostrare l'anello ad Adeline.
La donna li fissò, incredula.
- Vi siete già sposati?!
Gisborne attirò a sé Marian, facendola sedere sulle proprie gambe e la ragazza si appoggiò a lui, sorridendo felice.
- Ci ha sposati il re in persona.
- Davvero? Pensavo che lo avreste fatto a Knighton...
- Era il mio ultimo desiderio, prima di essere giustiziato. - Disse Guy e un identico lampo di dolore passò negli occhi delle due donne, poi Adeline si avvicinò a Guy e Marian e li abbracciò entrambi, commossa.
Alice entrò in cucina e li guardò per un attimo, poi si avvicinò al forno e tirò fuori la torta, prima che bruciasse.
   
 
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