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Autore: Tactolien    16/12/2015    1 recensioni
Questa storia è ambientata dopo L'Ultimo Guardiano. Inizia con un matrimonio particolare e spero di portarla avanti fino in fondo. Dopo Una pagina di Diario e Il Sigillo di Scilla ecco questa nuova storia, magari un po' assurda, che spero possa piacervi
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Caposquadra Tappo!”. Le corse incontro l’agente Twist, appena la vide arrivare coi suoi amici.
“Gemma, anche tu qui?”.
“Sì, sono stati mobilitati tutti i Guardiani di Avalon, anche quelli in licenza. Ordini dall’alto”.
L’elfa storse gli occhi: “Da Baltus? E’ così grave”.
“No, il Sindaco non è ancora arrivato. L’ordine è del Comandante, pare abbia già controllato i video di sorveglianza”.
“E che mostrano?”. Si fece avanti N°1, non poco preoccupato dalla piega che stava prendendo la situazione. Non era molto pratico di procedure militari, ma la faccia della fata non prometteva nulla di buono.
Alle sue spalle… Artemis e Leale ascoltavano in silenzio, mente Bombarda si limitava a guardarsi intorno come se la cosa non gli riguardasse.
“Venite a vedere voi stessi”. Li invitò una voce sconosciuta.
Spinella e Genna s’irrigidirono: “Comandante Legnetto!”. Esclamarono all’unisono.
Artemis, Leale, Bombarda e N°1 lo guardarono.
Un elfo dai corti capelli bruni, gli occhi verde smeraldo e la mascella squadrata li fissava serio sulla soglia della sala comandi; dritto in un tutta la sua altezza, con tono marziale.
Cyrus Legnetto, Comandante della Centrale della Guardia di Avalon. La massima autorità in circolazione, seconda solo al Sindaco Vampiro.
“Avanti, venite”.
 
 
Il video era molto nitido, di ottima definizione; inquadrava il porto dov’era attraccata la Fowl Star Seconda, con molti curiosi che le giravano intorno. Solo in secondo momento un paio di agenti apparvero nello schermo intenti a disperdere la folla.
“Quelli sono gli agenti Ector e Boa –parlò il Comandante- Li ho mandati io per far circolare il pubblico”.
Dopo che i due ebbero finito, lo schermo divenne calmo e silenzioso, l’inquadratura perfettamente il linea con la nave, che riprendeva parte del fianco e della prua.
Accelerarono l’immagine di un paio d’ore e…: “Ecco, fate attenzione”.
Una strana ombra traslucida apparve nel campo visivo della telecamera e si fece strada per il porto, salendo poi a colpo sicura sulla Fowl Star Seconda tramite la passerella ancora piazzata lì.
“Non ci posso credere”. Borbottò il nano.
Videro chiaramente anche grossa porta d’acciaio a tenuta stagne aprirsi e richiudersi appena l’ombra si fu intrufolata.
“Ma che diavolo era?”. Chiese il diavoletto.
“E non è ancora finita”. Parlò il Comandante, accelerando l’immagine fino ad arrivare un quarto d’ora dopo.
La porta della nave si aprì di nuovo. Solo di uno spiraglio, come a volersi assicurare che in giro non vi fosse nessuno; poi l’ombra uscì in fretta e si dileguò scomparendo dalla portata del video.
“E quaranta minuti dopo c’è stata l’esplosione”. Concluse Cyrus Legnetto, bloccando l’immagine.
“Il colpevole è stato identificato?”. Chiese Gemma.
“No, è per questo che ho richiamato tutti gli agenti”.
“Quello scintillio era strano”. Parlò Artemis Fowl, senza staccare gli occhi dal computer.
“Te ne sei accorto, eh?. E’ per questo che vorrei fare due chiacchiere con voi”.
“Ehi! Ehi! –sobbalzò Bombarda Sterro, agitando le mani- Non sospetterà mica di noi!? Che senso avrebbe far saltare in aria la nostra nave? E poi a quell’ora eravamo tutti a casa di Spinella”.
“Sì, è vero”. Annuì lei.
“Non vi sto accusando di niente. So che non avrebbe senso. Voglio solo farvi delle domande, e gradirei la massima sincerità”.
N°1 arretrò nascondendo appena dietro le gambe di Leale: non gli piaceva la faccia di quell’elfo.
“E’ per via di quella vibrazione diversa dal solito, vero?”. Chiese invece Artemis, arrivando dritto al punto.
“Esattamente. Non si tratta di uno schermo come gli altri. Qui si tratta di un telo schermante”.
“Un telo schermante?”. Fece eco la guardia del corpo.
Naturalmente sapeva cos’era un telo schermante, ne aveva anche usati in passato, ma non capiva che centrasse con l’esplosione della nave.  
“Quando una creatura magica decide di schermarsi il suo corpo vibra a una velocità invisibile a occhio nudo –spiegò Legnetto- Solo una videocamera ad alta definizione potrebbe smascherarlo. Se poi si blocca l’immagine è possibile vedere il soggetto completamente allo scoperto”.
Artemis sorrise nostalgico: gli ricordava troppo l’assedio a Casa Fowl, durante il rapimento di Spinella. Lì aveva scoperto quelle cose.
“Ma un telo schermante è diverso. Alle telecamere lascia un’ombra diversa e quando si blocca l’immagine non è possibile vedere nulla, poiché il telo riflette ciò che si trova dietro. Perciò la mia domanda è… oltre a voi c’è qualcun altro ad essere il possesso di congegni del Popolo?”.
I due umani si scambiarono un’occhiata perplessa.
“Non che io sappia. No”. Scosse la testa la guardia del corpo.
Il ragazzo invece porse domanda decisiva: “Perché lo pensa?”.
“Perché al momento del video ho contato personalmente tutti i teli schermanti che abbiamo qui; sono congegni esclusivamente per Guardiani, è impossibile che un privato cittadino ne abbia uno. Bhè, ci sono tutti, non ne è stato rubato nessuno”.
“Crede che a compiere il gesto sia stato un Fangoso?”. Chiese poi Spinella, intuendo dove stesse andando a parare.
“E’ l’unica spiegazione possibile: un membro del Popolo non avrebbe bisogno di un telo schermante per farlo”.
“A meno che non volesse nascondersi dalle telecamere, sapendo che col semplice schermo sarebbe stato visibile”.
Senza dire una parola… Artemis si avvicinò al monitor e indicò l’ombra ancora chiara: “Il comandante ha ragione. Guardate bene l’immagine. E’ sproporzionata; o meglio… è troppo alta per uno del Popolo. E il soggetto più alto in circolazione è il solo Sindaco Baltus”.
“Che cosa stai insinuando?!”. Reagì immediatamente Gemma Twist.
“Assolutamente niente. Il sindaco Baltus non avrebbe ragione di fare una cosa simile. Che io sappia. –tornò a rivolgersi all’elfo- Avete già perquisito la nave? Sono stati ritrovati i resti dell’ordigno esplosivo?”.
“Ci stanno lavorando adesso, se lo trovassimo sapremmo con chi abbiamo a che fare”.
Il ragazzo si massaggiò le tempie, come faceva sempre quando pensava. Ogni volta che tentava di trascorrere una tranquilla giornata tra amici, questa si tramutava in un rebus che solo lui era in grado di risolvere. Non seppe dire se fosse un bene o un male.
“Se davvero fosse opera di un Fangoso, la vera domanda sarebbe: dove si è procurato il telo?”.
“Un vecchio modello per di più”. Parlò ancora Gemma..
Tutti si voltarono a guardarla, ammutolirono in attesa che continuasse.
Nel vedere tutti quegli sguardi su di sé, il pallido viso della giovane fata arrossì di colpo. Forse avrebbe fatto meglio a stare zitta: era nuova del mestiere, non le erano concessi certi commenti.
“Bhe… -balbettò poi, cercando di spiegarsi- Era chiaro, no? Dall’immagine. Era un telo schermante antiquato. I nostri in dotazione sono di ultima generazione, non lasciano un’ombra così chiara alle telecamere. E da quel che ne so la nostra Centrale è passata a quelli appena un anno fa, mentre gli altri sono stati tutti ritirati”.
Il comandante controllò sul suo computer da polso. Era sua abitudine portare con sé tutti i dati di Avalon, dall’elenco degli agenti (sia in carica che in pensione), all’attrezzatura disponibile.
Digitò teli schermanti e attese qualche secondo.
La fronte di Gemma s’imperlò di sudore, mentre iniziò a sentir caldo dappertutto.
Cyrus Legnetto inarcò un sopracciglio: “E’ vero, hai ragione. Anche i numeri dei teli coincidono. Ne avevamo cento dei vecchi modelli, e cento ne hanno portati via per far posto a quelli nuovi”.
“Un’altra prova che l’attentatore si tratta di un esterno ad Avalon”. Annuì Spinella, mandando un sorriso a Gemma. Non immaginava che ne sapesse così tanto sui teli schermanti.
Quell’ultima si grattò la testa imbarazzata, ma felice: finalmente era stata d’aiuto alla sua caposquadra.
“Chi altri sapeva della vostra visita qui?”.
“Nessuno, Comandante, è stata una decisione improvvisa. I miei genitori non conoscono neanche le coordinate”.
La grossa mano di Leale gli si posò sulla spalla: “Ma qualcuno lo sa di sicuro. Non v’è dubbio che i bersagli siamo noi”.
“Avete rivisto qualche nemico umano del passato, in questo mese?”. Chiese Spinella.
“No di certo. Dopo Opal Koboi non ho più litigato con nessuno. Cioè, da quando sono tornato in vita. Non saprei proprio chi possa avercela con noi”.
“Ed ecco perché ho richiamato tutti Guardiani di Avalon –continuò Legnetto- Abbiamo umani non autorizzati in circolazione, in possesso di tecnologie del Popolo. Siamo in codice rosso, perciò fin tanto che i colpevoli non verranno fuori… voi amici dell’agente Tappo resterete qui in osservazione”.
Artemis non l’ascoltava. C’erano ancora troppe lacune in quella storia e non gli piaceva per niente.
Umani con tecnologie del Popolo?. Pensò. E dove le avevano prese?! Fu immediatamente sicuro che dietro le quinte ci fosse qualcun altro. Ma chi?.
La porta di una seconda sala comandi si spalancò di botto. Alvin, l’addetto alla sorveglianza, ne uscì scioccato.
“Comandate! Il Distorsore dell’ovest ha smesso di funzionare!”.
“Cosa!? Ma com’è possibile?”.
“Sabotaggio”. Sentenziò immediatamente il giovane Fowl.
“Che dici?!”.
“Ha ragione, Comandante –si fece avanti Spinella- Prima la nave, adesso questo. E’ chiaro che qualcuno vuole metterci nei guai”.
“Qualcuno che conosce addirittura l’ubicazione dei Distorsori –continuò l’irlandese- Bisogna mandare immediatamente qualcuno sul posto”.
“Non sei tu a dare gli ordini, Fangosetto!”.
“Comandante Legnetto, so che non mi conosce, ma converrà con me che ora tutta l’isola è a rischio. E chiunque sia questo criminale dubito si accontenterà di disattivare un singolo Distorsore, poiché sicuramente ne avrete di ricambio in magazzino. Bisogna proteggere anche gli altri tre”.
L’elfo e l’umano si fissarono intensamente per svariati secondo quando…: “Agente Tappo!”.
“Comandante?”.
“Affido a te e alla tua squadra il compito di cambiare e proteggere i Distorsori. Gli altri perlustreranno Avalon in cerca degli attentatori”.
“Ma Signore, io…”.
“Inutile discutere. Tutto questo è stato causato dalla presenza dei tuoi amici Fangosi, per cui è tua la responsabilità di mettere tutto a posto. Vediamo se il grande Capitano Tappo è degna della fama che la precede”.
Quell’ultima sospirò rassegnata: “Sissignore”.
E quando il Comandante li lasciò soli…: “Agente Twist!”.
“Sì, caposquadra”.
“Cerca l’agente Amaro e gli altri. Ci divideremo i compiti”.
“Noi veniamo con te”. Si fece avanti Artemis.
Spinella non mancò di mandargli un’occhiataccia: “Non pensarci neanche. Non mi hai già messo abbastanza nei guai?”.
“Sei ingiusta, non gli ho mica invitati io. Non puoi dare la colpa a me ogni volta che succede qualcosa”.
“In ogni caso voi non vi muovete da qui. Ordini del Comandante”.
“E tu da quando fai tutto quello che ti ordinano?”.
“Forse è meglio dar retta a Spinella, per stavolta –intervenne Leale, prima che qualcuno si facesse scappare qualche parola di troppo- Non siamo più in Irlanda. Non è un mondo che conosciamo. Lasciamo fare a loro”.
Un terzo agente si unì a loro. Artemis lo riconobbe subito: Amaro, era insieme a loro all’arrivo su Avalon.
Inizio con un tipico saluto militare: “Caposquadra”.
“Agente Amaro, dov’è Dave? E’ il nostro tecnico, ci serve per controllare i Distorsori”.
“Purtroppo Dave non c’è. E’ partito per Cantuccio questo pomeriggio, prima dell’allarme. E’ in ferie e non c’è modo di farlo tornare indietro adesso”.
“Come sarebbe non c’è modo di farlo tornare indietro!? A noi serve subito un tecnico”.
“Bhe’, possiamo rivolgerci a Curtis”.
“Il tecnico della squadra sei? No, non possiamo, dobbiamo arrangiarci tra noi. Sono tutti a caccia d’intrusi”.
Artemis si schiarì fortemente la gola. Un chiaro tentativo di attirare l’attenzione. La guardò sorridendo sotto i baffi.
Cercavano un tecnico? Bhe’ lì avevano il migliore.
Leale scosse la testa, rassegnato all’ennesimo guaio in cui il suo capo li aveva cacciati. Tutto sommato però… una strana eccitazione gli attraversò la schiena; non si sentiva più così da molto tempo.
“D’accordo… -sospirò infine il caposquadra Tappo- Gemma… tu e N°1 andrete a sud. Artemis e Leale rimarrete da queste parti; qui vicino c’è il Distorsore dell’est, è dietro quella collina. Verso nord ci manderò gli agenti Much e Muschio, voi non li conoscete ma sono sempre della mia squadra. Io e Amaro andremo a ovest”.
“Un momento… -alzò la mano N°1 come un bimbetto che chiedeva il permesso di parlare- Ma se Artemis rimane qui come può riparare il Distorsore dell’ovest?”.
“Immagino che i Distorsori di riserva siano già sul posto, in qualche cassa di sicurezza –intuì il ragazzo- Non vuole che mi allontani troppo per non andare contro il Comandante. Alla faccia del tecnico”.
“Esatto, Fangosetto –lo guardò l’elfa- Non ho intenzione di farmi licenziare il primo mese di lavoro. E poi anch’io sono capace di collegare qualche cavo”.
“Vorrà dire che ci limiteremo a sorvegliare il congegno in caso di guai”. Caricò la Sig. Sauer Leale.           
    
 
 
Verso ovest. Pochi minuti prima.
 

 
Billy Kong si lustrò gli occhi prima di proferire parola.
Eccolo, l’aveva trovato alla fine. Il Distorsore dell’ovest: una sfera metallica dal diametro di due metri con le antenne.
“Ecco, guarda Eric –sussurrò già con la mente annebbiata- il congegno che protegge l’isola dei demoni”.
Prese in mano la trasmittente. Gli ordini erano quelli di avvertire e di aspettare che tutti fossero in posizione prima di agire, ma si trattenne. Strinse il pugno, una goccia di sudore gli scese lungo la fronte.
“Quel dannato nanetto… Come si permette di darmi ordini. E quel Tozz… chi ha bisogno di lui”.
“Signor Kong, state bene?”. Si avvicinò uno dei suoi uomini.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Si mise le mani tra i capelli e urlò.
“ARHG!!!”.
Estrasse una pistola di grosso calibro dalla fondina del suo compagno e svuotò l’intero caricatore contro il Distorsore.
Quell’ultimo crepitò e smise di funzionare.
Al diavolo Sgrunt e i suoi piani. Stavolta avrebbe fatto da solo. Non gli restava altro che aspettare. 
 
  






 
 

 
  
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