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Autore: matah    16/12/2015    0 recensioni
la guerra è finita, ma katniss non sa più se quello che la circonda sia positivo o negativo. l'unica certezza è l'amore per una persona totalmente inaspettata.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Cressida
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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PICCOLO SPAZIO AUTRICE
okay raga, questa è la prima fanfiction che scrivo in tutta la mia vita, spero che non sia venuto un aborto, mi scuso per il linguaggio colloquiale e un po volgare presente nel testo. se vi va recensite, ma i commenti costruttivi please. mi ritiro



Un intruso
La guerra era finita. Katniss non capiva più cosa fosse giusto e cosa sbagliato, cosa fosse un bene e cosa un male. E forse non l’aveva mai capito. L’ultima cosa che le era rimasta era il suo amore: la persona che la rendeva più felice al mondo, ora che Prim era morta e Gale si era dimostrato uno stronzo patentato. Peeta le forniva il pane e si era proposto per ingravidarla, visto che Cressida, giustamente, non poteva farlo. Dopo una breve discussione con la partneraveva accettato la proposta del fornaio. Ora Peeta era innamoratpo, ma non di Katniss, di qualcuno che un tempo aveva odiato: ebbenesì, Johanna. Quasi ogni sera ricevevano visite da Haymitch ed Effie, che ora era in dolce attesa. Katniss non voleva tradire Cressida. Ne avevano parlato a lungo, e anche la regista aveva fatto valere la sua opinione al riguardo. Arrivarono alla conclusione di volerlo un bambino, magari anche due. Kat si sarebbe fatta ingravidare da Peeta, e qualche anno dopo Cressida da Pollux, con Gale non volevano avere a che fare. Ma c’era ancora una decina di giorni prima della “grande sera” in com pagnia del fornaio. Una decina di giorni per divertirsi. Era la sera di una giornata stancante: Katniss era stata a caccia tutto il giorno, mentre Cressida era arrivata con un Hovercraft fino a quella che un tempo era Capitol per fare un servizio sulla presidente Paylor. Dopo quel genere di giornata tutto il necessario era una ceenetta al lume di candela e qualche incenso in compagnia della partner. Il fagiano di Katniss era strepitoso, e il prosecco offerto da Haymitch mandava a fuoco le loro gole. Dopo cena Cressida si mise a lavare i piatti, dando le spalle a Katniss. La mora rimase ipnotizzata a guardare i suoi  movimenti, le spalle strette alzarsi, le gambe irrigidirse per lo sforzo di stare in punta di piedi per appoggiare le stoviglie sullo scolapiatti. Katniss non resistette. Si avvicinò da dietro alla compagna  e le mise le mani sui fianchi, il mento sulla spalla sinistra. Abbracciò la pancia di Cressida, che appoggiò il piatto che stava sciacquando nel lavandino e chiuse l’acqua. Si girò a guardare Katniss negli occhi e disse: “Kat, io voglio dei figli.” La mora annuì e sussurrò “anche io li voglio, ma voglio te, non Peeta.” La baciò delicatamente sulle labbra. Un casto contatto che a Cressida non bastava. La bionda prese tra le mani il viso della compagna e la baciò appassionatamente, iniziando a far scendere le braccia. Le mani di Katniss erano ancora appoggiate e ne fece salire una, a seguire le sue forme, mentre l’altra salì direttamente ad accarezzare il viso della regista. Il bacio si spinse ancora un po’ più in la, e Katniss mise le mani sotto le gambe di Cressida e la sollevò, appoggiandola sul lavabo. Continuarono a baciarsi, e Cressida infilò le mani sotto la maglia della cacciatrice, sfilandola con una calma snervante. Katniss la imitò, poi la prese in braccio e la portò verso le scale, in direzione della camera da letto. Una voce le interruppe improvvisamente:
“non mi hai mai baviato così.” Gale. Katniss si era scordata della capacità del ragazzo di interrompere tutti i momenti più belli. Cressida si mise in piedi, prese la mano della compagna e parlò per prima:
“non devi permetterti di entrare in questa casa. Né ora, né mai.”
Gale evidentemente si era aspettato di peggio perché rispose “un giorno ero il benvenuto in questa casa, quando tu, Cressida, non mi avevi ancora rubato la ragazza.”  Lei stava per rispondere quando una brusca voce femminile si intromise: “come osi parlare così a loro?! Non hai il diritto di parlare con Katniss dopo che le hai fatto esplodere la sorella!” eh già, la delicatezza di Johanna era andata a farsi fottere tempo prima. Katniss si scosse: “perché sei qui?” lui fece una mossa giusto un filo avventata: la baciò. Un vassoio piovve dall’alto stretto tra le mani di Johanna, e calò sulla testa di Gale, che si girò a guardarla con odio. Ora Katniss aveva capito. Gale era ancora innamorato di lei. La mora si girò a destra, cercando gli occhi della bionda e le mormorò “io ti amo” ma quella corse in camera. Katniss era tentata di rincorrerla, stringerla tra le braccia, sussurrarle che sarebbe andato tutto bene e coccolarla, ma Gale glielo impedì afferrandole un braccio. Gli sanguinava il naso a causa delle botte prese da Johanna “non mentire, Katniss. Anche tu mi ami.” Peeta, arrivato in quel momento, si mise tra i due e tolse la mano del ragazzo dal braccio di Katniss “lasciala stare. E sparisci” lo intimò, ma il moro rispose: “non sarà un cazzo di panettierea rimandarmi a casa” “addio, Gale.” Queste ultime parole provenivano dalla bocca di Katniss, esattamente come l’ultima volta che si erano visti. Gale rimase impietrito a guardarla, ma Johanna gli prese le spalle e lo mandò verso la porta dicendo: “hai sentito, sacco di merda? Sparisci.” Lui non oppose resistenza  ma non distolse lo sguardo, che era ancora fisso negli occhi di Katniss. Una volta chiuso fuori, la cacciatrice gettò le braccia al collo di Peeta e scoppiò a piangere. Sentì Johanna salire le scale verso la stanza da letto e, ironica, chiamare Cressida “hey, lesbica del cazzo, vieni giù dai. Lo stronzo si è volatilizzato.” Mezzo minuto dopo Katniss stava ancora piangendo, ma tra le braccia della sua ragazza.
 
   
 
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