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Autore: _Cthylla_    16/12/2015    5 recensioni
In seguito all'ultima sconfitta dell'Uomo Nero, per Jack Frost e gli altri Guardiani è iniziato un periodo pacifico ed allegro: i bambini del mondo sono tornati a credere in loro, e gli incubi sembrano ormai lontani.
Ma questo periodo non è destinato a durare, perché dopo cinquecento anni la Luna è diventata nuovamente dorata, e fantasmi di un passato che tutti credevano ormai lontano minacciano di tornare...
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Jack Frost, Nuovo personaggio, Pitch, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Luna Dorata'
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Capitolo 30

(non c'è limite al peggio)



Prima che iniziate a leggere, voglio fare una premessa: i capitoli conclusivi non mi sono mai venuti bene, neppure quando lo erano davvero. Per cui pensate un po'quanto è venuto fuori becero questo qui!
Questo è un finale che non è un finale, ma il semplice e brutale  troncamento di una storia di chissà quanti capitoli ancora, una storia che se non dividessi in due parti nessun nuovo lettore si azzarderebbe mai a cominciare.
In sintesi: prendetelo come un capitolo normale, e non aspettatevi chissà cosa, perché troverete solo il solito disagio :'D ci ho tenuto ad avvisarvi, così che non rimaniate  delusi. O almeno, non troppo.

Ci risentiamo in fondo :)


«…quello è Pitch Black? No, fatemi capire: aveva il potere di Madre Natura a disposizione, tanto grande da spazzare via la mia foresta, e nonostante ciò si è fatto ridurre così?»

Pitch era ridotto a un colabrodo ustionato, con un serpente invisibile che si nutriva del suo dolore quando e come voleva, in debito con Sandman, tradito, praticamente morto, tornato in vita, consapevole che Millaray gli avrebbe dato la caccia fino a quando non avesse ottenuto quello a cui aspirava, tutti motivi per i quali aveva creduto che la sua situazione non potesse peggiorare ulteriormente. Ora però si dava dello sciocco: non avrebbe forse dovuto essere consapevole che al peggio non c’era mai limite?

Non conosceva diverse delle persone che erano entrate nella nave di Sandy -la ragazza con le corna da cervo che aveva appena parlato gli era del tutto nuova, come la bella strega dai capelli bianchi che si era presentata come “Liesel”- ma Nightlight era il suo più antico avversario, Baba Yaga era una gran bastarda che una volta l’aveva trasformato in un rospo, i due cherubini di Cupido erano ben riconoscibili, idem quelle ninfe, e con quel piccoletto venefico di Harlequin Saturnali aveva avuto una brutta esperienza più di seicentocinquanta anni prima.
Poi c’erano le due ragazze, April I, che lo guardava con aria palesemente ostile -e, con suo piacere, un po’spaventata- ed Eve Hallows, che sembrava più interessata a girellare a vuoto mentre beveva chissà cosa da una fiaschetta metallica. Aveva sentito parlare di entrambe, e gli sembrava di averle già incontrate da qualche parte, ma in entrambi i casi non avrebbe saputo dire dove.
Oh, e come se ciò non fosse bastato si stavano anche dirigendo alla locanda del Leprecauno, da cui lui era stato bandito più o meno quattro secoli prima: dopo che Millaray lo aveva lasciato si era dato all’alcol per un po’, e in uno dei suoi peggiori momenti da ubriaco aveva avuto la brillante idea di inimicarsi anche quel folletto barbuto. Giusto per allungare ulteriormente la lista di chi lo detestava.

Al momento desiderava solo sparire, chiudere gli occhi e fingere di non essere lì, attorniato da persone che di sicuro aspettavano solo una buona ragione per fargli del male e/o ucciderlo. Se non gli erano già saltati addosso, probabilmente era stato solo perché Sandman aveva messo subito in chiaro che non voleva.

«ovvio, che pretendi dal Re dei Rospi? Col senno di poi, non so neppure perché mi sono allarmata tanto» commentò Baba Yaga «lo sanno tutti che è una pippa».

«va’ al diavolo, strega!» sibilò Pitch.

«scusatemi tanto, ma già che siamo qui perché non lo uccidiamo e ci togliamo almeno un problema dal groppone?» disse Harlequin, carezzando il fodero della spada.

“non lo uccidiamo perché io non voglio, ve l’ho già detto, e tanto deve bastarvi!” si fece intendere Sandman, pallido e più che nervoso.
Aveva salvato Pitch, Sandelle aveva perso le mani per questo, e se ora avesse permesso a chicchessia di uccidere l’Uomo Nero -tanto più in casa propria- quella mutilazione sarebbe stata di una crudeltà ancora più inutile.

«non facevi tanto il gradasso, secoli fa» anche ridotto male com’era, Pitch non riuscì a evitare di lanciare ad Harlequin Saturnali un’occhiata omicida «ora che sono malridotto invece va bene!…sei solo un patetico vigliacco».

«parla quello che è capace di prendersela solo con i bambini, e non è in grado di combinare alcunché neppure con il potere rubato alla sua stessa figlia» ribatté l’uomo, sarcastico.

«evitiamo di saltarci subito addosso l’uno con l’altro» Nightlight, saggiamente, cercò di troncare la litigata  sul nascere «la presenza di Pitch così malridotto richiede una spiegazione, perché noi avevamo tutt’altre notizie. Sandy, cos’è successo?»

Lo stato del Guardiano, che sembrava piuttosto turbato, lo inquietava, e il silenzio del principe ancora di più. Perché non gli aveva fatto sapere nulla? Doveva essere successo qualcosa di grosso, ma allora perché non aveva ricevuto alcuna comunicazione?

“io non so precisamente cos’è è accaduto qui sulla Terra, Nightlight” e Sandy non sapeva neppure come dire a quel povero figliolo cos’aveva trovato sulla Luna, pur essendo consapevole che fosse di vitale importanza e che dunque sarebbe stato costretto a farlo “credo che Pitch ne sappia più di me, anche se non-TU! Togli le mani da lì!!!

Troppo tardi: Hallows, che si era avvicinata al timone, dopo una risata cretina delle sue fece fare alla nave una virata tale da far cadere tutti quelli che erano in piedi. Le ninfe in particolare caddero l’una addosso all’altra come dei birilli, cosa che la fece soltanto ridere di più.

«ti pare il momento di giocare?!» urlò Nightlight, con i capelli e l’armatura pieni di sabbia. Possibile che Eve dovesse essere sempre così casinista e inopportuna?! Ogni tanto si chiedeva come avesse potuto stare con lei tre anni interi, perché al momento non trovava alcuna spiegazione valida.

«giocare? Chi gioca? Io sto guidando» ribatté Eve «magari malamente, ma in fin dei conti non ho mai fatto pratica!»

Sandman sapeva solo il nome di quella ragazza grazie ad una rapida presentazione e, benché di solito non fosse tipo da giudicare qualcuno senza conoscerlo bene, non amava affatto l’invadenza che stava mostrando. Quella era la sua nave, accidenti!

«non m’importa, vedi di piantarla, perché per colpa tua sono piena di sabbia!» sbottò Baba Yaga.

April I si rialzò con grazia, scuotendo via la sabbia dal vestito. «mi hai dato un altro motivo per cambiarmi d’abito» disse, lanciando ad Hallows un’occhiata alquanto seccata.

«va beeene, va bene. Niente più scuola guida» Eve si stiracchiò, si allontanò dal timone e, non sapendo bene come occupare il tempo, si lasciò ricadere accanto all’Uomo Nero «certo che a volte sono un po’noiosetti» disse a Pitch, indicando gli altri con un cenno del capo «lo avevi mai notato?»

Sulle prime Black non seppe cosa rispondere, un po’per la domanda in sé, un po’perché era stupito dalla mancanza di ostilità dimostrata da qualcuno che era arrivato insieme a Nightlight e compagnia. «ehm…sì?»

«“ehm”, lo domandi a me?»

A quella leggera presa in giro, Pitch tornò a chiudersi a riccio. Aveva già dimenticato com’era finita l’ultima volta in cui qualcuno si era rapportato con lui in modo diverso dal solito? Con un tradimento e delle bacche avvelenate! «a sciocca domanda, sciocca risposta» borbottò «e non ti permetto di dileggiarmi».

Con un certo stupore da parte dell’Uomo Nero, Eve gli fece l’occhiolino, prima di sogghignare. «Ihih! “dileggiarmi”! Parli come amore di mamma! Comunque io non ti ho esattamente chiesto il permesso, dàichealachd».

«“dài” cosa?...»

«è gaelico scozzese».

«mi spiace, ma non comprendo questa tua…lingua barbara».

A quelle parole, per un singolo istante, Eve assunse un’espressione strana che Pitch non seppe decifrare. Poi però fece una breve risata. «non sei il primo che me lo dice».

Sandman intanto aveva avviato una fitta conversazione sabbiosa con Nightlight e con Aiko, che come le ninfe, April I e i cherubini Hebiel e Saol era rimasta vicina al guerriero. Nessuno di questi sembrava dare importanza a quel che facevano gli altri, e forse era un errore, perché…

«non stare troppo vicino a Black, Sam, o ti attaccherà il virus della pateticosi» disse Harlequin, con un certo disprezzo. Erano passati seicentosettantanove anni dai fatti che avevano coinvolto lui, Pitch, un po’Eve e soprattutto April, ma i quiriti avevano la memoria lunga, molto lunga, e sinceramente non capiva perché Hallows si fosse messa a chiacchierare con lui. L’Uomo Nero era anche un suo nemico, o così aveva creduto fino a quel momento. Che si fosse sbagliato?

«a te l’ha già attaccato, Saturnali, come battuta in effetti era patetica»  Baba Yaga  si avvicinò a sua volta «ovviamente mai quanto lui stesso. Non so com’è possibile, Black, ma sei riuscito a diventare ancora più brutto di quanto già sei normalmente!»

«eppure anche così sono molto meglio di te!»

Pitch si era detto di tenere un basso profilo, di non rompere le scatole al prossimo e accettare ogni mano che gli venisse tesa, ma se quella brutta strega bastarda era la prima a seccarlo non si poteva pretendere che restasse a subire in silenzio -anche se forse sarebbe stato meglio per lui-. Era sempre il Re degli Incubi, che diamine!

Baba Yaga scoprì i denti storti e appuntiti in un terrificante sorriso, sfregandosi le mani. «oh, non per molto, credimi».

«non ti azzardare a trasformarmi di…nuovo in un animale, brutta racchia» l’avvertì Pitch «altrimenti sarai la prima che ucciderò…appena potrò!»

«iguana! Voglio l’iguana!» esultò Harlequin, battendo le mani come un bambino «per chi non lo sapesse, io ho la passione per gli animali esotici».

«vai a farti mangiare da un alligatore, allora» Pitch tossì, e maledisse la debolezza che gli stava impedendo persino di scappare e nascondersi. “Cos’ho fatto di tanto male per finire a trovarmi in questa gabbia di matti? Ho ucciso un po’di gente, d’accordo, ma tanto dovevano pur morire di qualcosa!” pensò.

«Sandman ha detto che Black va lasciato in pace, quindi potreste pure dargli retta» ricordò loro Eve «mica per niente, ma mi pareva doveroso ricordarvelo».

Baba Yaga sollevò un sopracciglio, leggermente stupita. «e da quando t’importa di certe cose?»

«da mai. Quando ho detto che mi importa?»

«a che gioco stai giocando, si può sapere? Divertirci a trasformarlo in qualche animale è anche troppo poco, per non parlare del fatto che non mi sembrava avessi problemi con l’idea di ucciderlo, fino a poco fa» rincarò la dose Saturnali «sai benissimo chi è questo tizio e che cosa è capace di fare!»

«certo che lo so. Però so anche che al momento non è capace di fare proprio niente, insomma, guardalo. Accanirsi su di lui è un po'inutile» disse Eve, bevendo qualche sorso dalla fiaschetta «almeno per me. Un conto sarebbe ucciderlo rapidamente -e non si può-, un altro è giocarci. Poi ovviamente fate come vi pare».

Conclusione che dissuase Pitch dal provare gratitudine anche solo in segreto e a livello inconscio, come invece era successo quando inizialmente l'aveva difeso. Quella era strana. Forse era meglio ignorarla e basta. «è ridicolo che tu venga a seccarmi per qualcosa…accaduto oltre sei secoli e mezzo fa» disse dunque, rivolto ad Harlequin «durante i Secoli Bui sono morte un sacco di persone. Che differenza avrebbe fatto quella bambina in più» tossì «che nonostante il tuo “eroico” salvataggio, ormai…sarà morta comunque? Sei un povero stupido!»

Dopo quell’insulto, tutto accadde molto velocemente: la spada di Harlequin uscì da sola dal fodero, e la punta della lama andò a premere la gola dell’Uomo Nero. «la telecinesi non è utile solo per combinare scherzetti durante carnevale. Posso scannarti come un maiale da lontano, senza neppure sporcarmi le mani. Visto e considerato come sei ridotto, vedi di tenerlo a mente».

«ti piace vincere facile…eh?!» ringhiò Black «vile, codardo-»

«ma che accidenti fai? Sandman ha detto che va lasciato in pace!» esclamò la Befana, irrompendo sulla scena giusto in tempo per trasformare la spada di Harlequin in un mazzo di fiori «e vale anche per te» aggiunse, rivolta alla sorella.

«ah, ma vai al diavolo Bertha. Non vedevi l’ora d’imbottirlo di C4 e farlo saltare in aria!»

“…allegria!” pensò l’Uomo Nero “ci mancava solo la strega amante degli esplosivi. Un momento:  Bertha non era il nome della Befana? Ma la Befana teoricamente è vecchia e brutta!”

«adesso-mi-chiamo-Liesel!!! E certo che voglio farlo saltare in aria, quello sempre e comunque, ma se Sandman ha detto di no, ha detto di no, e non intendo permettervi di-»

«permettermi?!!»

Sembrava stesse per scoppiare l’ennesima discussione tra streghe gemelle, ed Eve fu lesta ad alzarsi in piedi e trascinare via Harlequin, che non oppose alcuna resistenza. «alla spada pensaci quando hanno finito di scannarsi, è un consiglio».

«ovvio. Stavo per allontanarmi di mio, non sono mica scemo» ribatté Saturnali «magari durante il litigio lo trasformeranno per errore in un fagiano! Già che ci siamo, avviciniamoci a Sandman» propose, dirigendosi verso il gruppetto «così magari-»

«…cosa?!» esclamò Nightlight all’improvviso, dopo aver tradotto gli ultimi ghirigori sabbiosi di Sandman «no, devo aver capito male, non è possibile! Il principe non può…senti, lui è sulla Luna, è al sicuro! Dev’esserci un errore. Sei proprio certo di quello che hai visto? Non può essere!»

Eppure il Guardiano sembrava perfettamente sicuro di quanto aveva affermato: non c’era traccia di Manny sulla Luna, ma aveva trovato un sacco di sangue e quella scritta “Man in Moon is falling down, falling down on Earth” corredata persino da uno smile.

La paura, la rabbia e il rimorso si fecero rapidamente strada in Nightlight, seguiti da una sensazione d’incapacità pesante come il piombo. Proteggere Tsar Lunar Lunanoff  XII era il suo compito, gli era stato affidato dai genitori di Manny stesso, e lui cos’aveva fatto? Aveva fallito, permettendo a chissà chi di fare del male al principe, rapirlo e portarlo chissà dove sulla Terra, dove c’era un sacco di gente pronta a fargli la pelle! Ciò se non altro spiegava il suo silenzio, ma minacciava di far venire una crisi di nervi al povero guerriero.

«che è successo al Pinguino nella Luna?»

E l’infelice domanda di Eve, ovviamente, non lo aiutò affatto, tanto che stava per cedere alla voglia di strangolarla per sfogarsi. «ti ho già detto che non devi chiamarlo in quel modo! Smettila!!! Vuoi capire una buona volta che non c’è niente da scherzare?! La situazione era grave già prima, e adesso è catastrofica! Non avrei mai dovuto lasciarlo solo. Avrei dovuto restare al suo fianco, com’è mio compito fare, e invece sono venuto quaggiù a-»

«io non penso che sia colpa tua» disse Aiko «tu hai fatto soltanto quel che ti ha ordinato. Non avresti potuto immaginare che qualcuno potesse arrivare fin lassù. Oltretutto non è detto che avresti potuto aiutarlo: l’Uomo nella Luna teoricamente dovrebbe essere più potente di te, se si tratta di magia, eppure è stato preso».

Neppure Aiko aveva tutti i torti, ma le sue parole riuscirono a tranquillizzare Nightlight ben poco. «forse, o forse invece avrei potuto fare la differenza. Questo però cambia tutto. Sinceramente mi fa più paura qualcuno in grado di fare una cosa del genere, piuttosto che i doni, anche se loro hanno un esercito. Se solo avessi un’idea di chi potrebbe…»

Lentamente, dopo diverse esitazioni, Sandman formò l’immagine di una donna serpente.
Fino a quel momento non ne aveva parlato, l’idea che quella creatura potesse essere coinvolta in quanto accaduto sulla Luna non l’aveva minimamente sfiorato, non sapendo di preciso cosa fosse un’Ephemeride e cosa fosse in grado di fare o non fare. Pensandoci bene, però, quella specie di rifacimento di “London Bridge is falling down” con lo smile in fondo aveva una specie di umorismo perverso molto simile a quello che il mostro aveva palesato poco prima, quindi non era una possibilità da escludere a priori.

«i naga? Non sono bellissimi da vedere, ma non mi risulta che possano viaggiare nello spazio» disse Hebiel, dando un’occhiata al collega cherubino, che scosse la testa.

“no, no, no! Non è un naga! È una cosa diversa…”

«…aspetta, perché non ci ho pensato prima?» April si fece avanti, guardando Sandman «io sono una telepate. Se mi dessi il permesso potrei dare un’occhiata ai tuoi ricordi di quanto hai visto e sentito oggi. Mi spiace di avervi fatto perdere tempo» diede una breve occhiata nervosa in direzione di Pitch, che al momento non si vedeva, coperto dalle due streghe gemelle che bisticciavano con toni sempre più accesi «è che sono un po’scossa anche io».

“Scossa” era un eufemismo, considerando che quando si era trovata davanti Pitch le era preso un colpo, nonostante tutto, e per un po’non era stata in grado di ragionare lucidamente. L’unica cosa positiva era che forse lui non l’aveva ancora riconosciuta.

“guardare nella mia testa?”

Quell’idea non piaceva molto a Sandman: se April avesse guardato i suoi ricordi avrebbe visto anche quel che era accaduto poco prima, e Sandy considerava quella storia delle mani di Sandelle come una faccenda strettamente personale, di cui al massimo avrebbe potuto parlare ai suoi colleghi. Poi però si disse che tutto poteva tornare utile per identificare quell’essere, inclusa la crudeltà di cui aveva dato prova, e si decise, facendo ad April cenno di procedere.

«grazie per la fiducia. Giuro che non andrò oltre oggi».

Passò qualche secondo in cui April non si mosse affatto, tanto che il Guardiano sollevò un sopracciglio, confuso. Poi però la vide diventare bianca come uno straccio.

«d’accordo. Bene. A quanto pare abbiamo a che fare con una donna serpente fuori di testa che si nutre di dolore. Qualcuno qui sa dell’altro sulle Ephemerides?»

«un’Ephemeride?!» Nightlight sgranò gli occhi «assurdo, erano una leggenda metropolitana che girava oltre millecinquecento anni fa, le Ephemerides non esistono!»

«sì, cocco di mamma, come per gli umani adulti non esiste Babbo Natale, la Befana è un’invenzione e Jack Frost è solo un modo di dire. Cioè, proprio tu te ne esci con queste cose?» Hallows rise «a volte sei veramente uno scemo».

La discussione seria, a quel punto, fu interrotta dalla Befana e Baba Yaga, che dalle parole erano passate ai fatti e alle urla.

«bruco!!!»

«Pitch!!!»

«larva!!!»

«piantala! PITCH!!!»

«non rompere! BLOBFISH!!!»

«PITCH!!!»

«SCARAFAGGIO!!!»

Invece di lanciarsi incantesimi tra loro, a quanto sembrava, le due streghe avevano deciso di sfogarsi sul povero Uomo Nero, che in pochi secondi venne trasformato in diversi animali più o meno disgustosi da Baba Yaga, mentre la Befana lo riportava di continuo al suo aspetto normale.

«iguana, donne! Iguana!» gridò Saturnali, ignorando l’occhiataccia di April.

«Sandy ha detto di lasciarlo in pace, fatela finita!» urlò Hebiel, senza però avere il coraggio di avvicinarsi.

«PITCH!!!»

«PICCIONE!!!»

«PITCHIONE!...occazz…» la Befana si portò una mano alla bocca «direi che ho sbagliato qualcosa» mormorò, dopo qualche istante di silenzio.

«cosa mi avete fatto, maledette streghe?! Come mi avete ridotto?! Giuro che me la pagherete cara! Come avete osato fare questo al Re degli Incubi?!»

Un effetto collaterale imprevisto dell’incantesimo aveva guarito Pitch delle ferite peggiori, e ciò per lui era indubbiamente positivo. Ciò che non lo era per nulla era il suo aspetto attuale: aveva il corpo e le dimensioni di un comune piccione, con ali e tutto il resto, ma la testa, seppur proporzionata, era quella con cui era nato e cresciuto. Un piccione con la testa da Pitch, in pratica.

Baba Yaga fece una risata maligna. «per una volta hai fatto qualcosa che mi fa ridere!»

Harlequin esplose in una risata fragorosa e da una tasca dei pantaloni tirò fuori nientemeno che uno smartphone. «Pitchione! È un Pitchione! Devo fargli una foto!»

«devi darti una calmata e rimettere a posto il telefono, tanto non riusciresti a fotografare nulla perché hai le mani ferme come se stessi reggendo un trapano elettrico, e mi sembra che abbiamo delle cose più serie a cui pensare, Titus Quinctius Saturninus!» sbottò April.

“quando chiama la gente col nome completo è veramente tremenda” pensò l’uomo. «ah, ma dai, dovrebbe farti piacere…»

«questa va inviata dritta al signor Valentine» commentò Saol, inviando alla sede centrale di Cupido la fotografia del Pitchione.

«fatelo tornare normale, mi sanguinano gli occhi, gente!» esclamò Eve, coprendoseli parzialmente con una mano mentre ridacchiava «dai Liesel, ammettilo, l’hai fatto apposta».

 «ma no, non è vero!» si difese la strega «io sono la Befana, e la Befana è una strega buona, quando non va a sparare alla gente!»

«ma è veramente orribile!» bisbigliò Aiko a Nightlight, e abbassò le orecchie, attonita «no, davvero, l’Uomo Nero così è proprio inguardabile!»

«piantatela con queste cretinate, e riportatelo immediatamente com’era prima!» proruppe il ragazzo, supportato silenziosamente da Sandman, il quale aveva appena realizzato chi fosse Liesel. Non era colpa sua, l’aveva sempre vista nella sua forma vecchia e brutta e, contrariamente a Nord che frequentava maggiormente gli altri spiriti nella locanda del Leprecauno, non era neppure a conoscenza del cambio di nome da “Bertha” a quello attuale.

«ah no! Pitchione sta bene come sta, il caso è chiuso. Animale più esotico di questo non c’è» commentò Harlequin «ehi, Liesel, non è che potresti?…sai, un mazzo di fiori servirà a poco in battaglia…ecco, grazie» una volta che la spada fu tornata alle sue normali condizioni, Harlequin la rimise nel fodero.

«io sono l’Uomo Nero! Ho più di millecinquecento anni, dovete portare rispetto! Vi ordino di restituirmi immediatamente le mie sembianze, altrimenti ne subirete le conseguenze!» sbraitò zampettando sulla sabbia, conscio che se per disgrazia il racconto di quella faccenda si forse sparso in giro sarebbe stata ancor più dura farsi prendere seriamente da chiunque.

“fatelo tornare com’era, arriveremo dal Leprecauno a momenti, non vorrete farlo entrare nel locale in queste condizioni! È troppo umiliante! Se saremo alleati, sarà bene che iniziamo a comportarci tutti come si deve!” si fece intendere Sandy, deciso.

«parla col Pitchione che ha minacciato di sganciare cacca sulle nostre teste, Sandman» ribatté Baba Yaga.

«ma non ha mai detto niente del genere» obiettò Aiko «ha detto “altrimenti ne subirete le conseguenze”».

«e beh! In questa forma quali altre conseguenze vuoi che siano?»

L’emicrania di Sandman peggiorava sempre più. Si massaggiò le tempie.

“sarà una guerra molto, molto, mooooolto lunga”.

 

 

** Polo Nord **

 

 

“se fossero state solo Galaxia y Sandelle avrebbero capito, ma c’è anche Calmoniglio, y non possiamo certo dirgli la verdad su como Atticus es rimasto ferito. La presenza dello sconosciuto que ci ha dato el materiale genetico de Manny mi viene in aiuto, al limite gli si può dare la colpa y finirla lì. Non que esto risolva il mistero su chi è stato”.

Cecilia stava portando Atticus al Polo Nord, più vicino al distrutto regno di Madre Natura rispetto a quanto fosse il basso Tunguska, mentre Ljuba era stata incaricata di portare lì tutto l’esercito, come del resto avrebbero dovuto fare in base a quel che avevano detto a Laxie, Sandelle e Calmoniglio. 
Al Polo Nord sarebbe stato più semplice aiutare Atticus a guarire, in teoria. Era già tanto che non l’avessero perso, c’era mancato tanto così; erano immortali, ma non invulnerabili, purtroppo, e una ferita così vicina al cuore era grave anche per esseri come loro. Non grave quanto dovevano esserlo le ferite dell’Uomo nella Luna, ma neppure uno scherzetto. 

Ciò che invece la disorientava, e la faceva arrabbiare ancora di più, era che Pitch avesse da pochissimo ripreso a stare quasi bene. Chi? Come? Perché?! Tutti odiavano l'Uomo Nero, tutti! Chi era stato così stupido da aiutarlo?! Era ovvio che non potesse aver fatto da solo. Ma soprattutto, perché Pitch Black doveva stare bene mentre suo marito languiva? Dov'era la giustizia in tutto ciò?!
Oh, ma avrebbe risolto, a tempo debito. Quello era certo. Pitch non sarebbe rimasto sano ancora per molto.

Atterrò oltre le mura di cinta della Fabbrica, ringraziando il cielo di avere magia sufficiente a tenere sollevato in aria suo marito -altrimenti non ce l’avrebbe fatta, già solo per il peso delle ali- e all’improvviso, mentre si avviava verso l'ingresso dell'edificio, le balenò in testa un pensiero: conveniva o meno dire la verità a Galaxia e Sandelle su quanto era successo, in separata sede? Era indecisa. Non per mancanza di fiducia, ovviamente, ma Galaxia aveva quella brutta abitudine di lisciarsi il pelo quando mentiva -motivo per il quale aveva rinunciato da tempo alle partite a poker- e Sandelle…beh…era Sandelle. Avrebbe potuto lasciarsi sfuggire qualcosa per errore, e non era proprio il caso.

In quel momento avrebbe davvero voluto potersi consultare con suo marito sulla questione, e invece lui era lì, pallido e privo di sensi, a galleggiare in aria.

Adesso capiva davvero cosa doveva aver provato Atticus verso Pitch, nel momento in cui l’aveva trovata in pessime condizioni nel suo rifugio a Punjam Hy Loo. Cecilia conosceva bene la sete di vendetta, e aveva creduto che non potesse provarne più di quanta ne sentisse già, ma si era sbagliata. Non sapeva perché, ma se Shu Yin avesse colpito direttamente lei invece di Atticus, Cecilia non avrebbe avuto altrettanta voglia di strapparle il cuore dal petto.
L’istante in cui, guardandolo, aveva creduto che fosse morto, si era sentita proprio in quel modo: come se qualcuno le avesse strappato il cuore dal petto. Era stato persino peggio di quattro secoli prima, quando il mondo le era crollato addosso. Ai tempi si era ripromessa di fare di tutto per evitare di sentirsi di nuovo in quel modo, ma sembrava che non si potesse fare a meno di correre simili rischi, quando si era legati così tanto a qualcuno. Cecilia non sapeva dire se aver deciso di non chiudersi a riccio con tutti fosse stato un atto di forza da parte sua, o piuttosto indice di debolezza.

“oh, su, concentriamoci sul fatto que non sia morto y facciamola finita…”

Le sue riflessioni vennero bruscamente interrotte da Galaxia, della cui presenza Cecilia lì per lì non si era neppure accorta, che le stava dicendo qualcosa con aria estremamente preoccupata e spaventata.
Un’aria che non avrebbe dovuto avere, considerata la natura della missione affidata a lei, Sandelle e Calmoniglio.

«…le ha tagliato le mani!»

Cecilia si era persa il resto, per cui tutto ciò che disse fu: «…eh?»

«sì, lo so, è orribile, è stato orribile» continuò Galaxia che, sconvolta, aveva pensato che la reazione confusa di Cecilia -pallida e molto turbata per fatti suoi- fosse dovuta a quel che aveva detto «io e Aster l’abbiamo portata dentro, siamo riusciti a fermare l’emorragia, ma Sandelle è sotto shock al punto di non riuscire a parlare, se ne sta lì così, non ci dice…non ci dice chi è stato» farfugliò «non ci dice niente, è come catatonica».

Aspetta.

Aspetta.

Aveva capito male, o Galaxia aveva appena detto che qualcuno di sconosciuto aveva tagliato le mani a Sandelle?
No: a giudicare dalla faccia di Galaxia, non aveva affatto capito male. Atticus non era più il solo a dover ricevere soccorsi, allora, ma la domanda a quel punto era chi si fosse divertito a mutilare quella che, del gruppo, era decisamente la meno problematica. Col cuore in gola, Cecilia si chiese a chi potesse giovare una cosa simile. Sì, giovava ai loro avversari, chiaro, ma c’era qualcosa che non tornava…

«Dios mio. Allora abbiamo un doppio problema…»

Solo a quel punto Galaxia notò Atticus, pallido e sospeso in aria, col petto avvolto da bende di cotone insanguinate. «c-che cosa…no! Non anche lui!»

«y invece sì. Ma es una lunga storia, y ora no es el momento de parlarne, non con Calmoniglio aqui».

Alla fine aveva deciso per una via di mezzo tra dire e non dire, e Galaxia dopo una breve esitazione si limitò ad annuire. Non essendo una sciocca aveva capito che c’era sotto qualcosa di un po’più grosso di un attacco da parte di uno sconosciuto, e se Cecilia pensava che la presenza di Aster rendesse migliore per lei non sapere altro, un motivo doveva esserci. Probabilmente c’entrava con quell’abitudine di lisciarsi il pelo che non era stata in grado di perdere. «ok. Portiamolo dentro».

Il Polo Nord se non altro era messo un po’meglio di come Cecilia l’aveva lasciato, dal momento che tutta l’oscurità aveva finito di sciogliersi, e da quel che stava dicendo Galaxia nessuno yeti sembrava avere la voglia -o la forza- di rompere le scatole in qualche modo.

«a dirla tutta sono stati perfino d’aiuto, quando abbiamo portato dentro Sandelle in quelle condizioni».

«se trovo el colpevole gli farò rimpiangere de essere nato. Como si fa a prendersela con Sandelle, y porque?!»

La rabbia in aumento della donna causò un’improvvisa invasione di grifoni Incubo che, una volta arrivati, si fiondarono all’interno dell’edificio da ogni pertugio possibile, stridendo e ringhiando, annerendo le pareti con le fiamme delle loro ali. Galaxia, presa alla sprovvista, si lasciò sfuggire un grido…

«Galaxia! che succede?!»

Il quale, nemmeno a dirlo, fece accorrere Calmoniglio con tanto di boomerang sfoderati. Al diavolo il fatto che non fosse in perfetta forma, dopo quel che era successo a Sandelle bisognava stare più che in guardia, e sì, lui e Galaxia non stavano più insieme, ma non significava che avrebbe permesso a chiunque di farle del male, non in sua presenza.

«nada! Sono miei, va todo bien, non attaccheranno nessuno» disse in fretta Cecilia, dando un’occhiataccia ad un grifone che sembrava avere voglia di un arrosto di Pooka «Laxie, porta Atticus in una stanza por favor».

«sì, subito» borbottò lei, ancora inquieta.

«non sono sicuro che vada tutto bene, già gli Incubi purosangue erano una bella grana, se per disgrazia perdessi il controllo di questi affari…!» sbottò Calmoniglio «aspetta: cos’ha Toothian?»

«pare que qualcuno se diverta a farci del male. Lo hanno ferito, non ho visto bien como es successo, y allora yo l’ho portato aqui, mentre Ljuba es andata a chiamare los otros, come avevamo detto» disse, senza dire alcuna bugia. Prima o poi la verità su quel che era accaduto sarebbe venuta fuori per forza, perché Dentolina, Nord, Frost, Madre Natura e la piccola bastarda orientale avevano visto tutto ed erano sopravvissuti per raccontarlo, ma meglio “poi” che prima. «y Sandelle? Forse tu hai visto…»

«no, io ero con Galaxia. Abbiamo visto le gocce di sangue e poi abbiamo trovato…» fece un sospiro «abbiamo trovato Sandelle in quel modo. Galaxia ti avrà detto che non ha proferito parola, finora».

«sì. Sarà bene que yo vada da lei, adesso. Dove l’avete messa?»

«è nella stanza dove tu, quattro secoli fa…ecco, hai capito» borbottò Calmoniglio «non è stata una cosa voluta, ovviamente».

«bueno» concluse la donna, per poi dare le spalle al Guardiano «sparpagliatevi. Voi y gli altri fate la guardia» disse agli Incubi presenti «se vedete arrivare qualcuno que non sia Ljuba col nostro esercito, uccidetelo. Aqui non si scherza più».

I grifoni, con gran sollievo di Calmoniglio, abbandonarono la stanza con degli stridii spaventosi. Il Pooka non poté che restare ad osservare in silenzio i rapidi passi con cui Cecilia si allontanò.
Avrebbe voluto indagare ulteriormente su quel che era successo ad Atticus, perché aveva la sensazione che le cose fossero ben più complicate di come Cecilia -già, a proposito, quel nome gli piaceva di più rispetto al vecchio- le aveva raccontate, ma trovarsi davanti quelle creature di fuoco e oscurità l’aveva dissuaso dal fare altre domande. Sembravano un po’più tosti dei purosangue di Pitch, e non aveva voglia di rischiare di trasformarsi in un arrosto di coniglio. Non era una vigliacco, ma non era neppure completamente stupido, e non aveva voglia di ripetere un’esperienza analoga a quella vissuta per colpa Pitch giusto qualche ora prima: meglio evitare di irritare chi già era di malumore, e provare a chiedere a Galaxia, che non sarebbe riuscita a mentirgli neppure volendo.

 

“se vedete arrivare qualcuno que non sia Ljuba col nostro esercito, uccidetelo. Aqui non si scherza più”.

 

Perché, prima allora avevano scherzato? No, ovviamente no, ma poteva solo significare che la linea da adottare sarebbe stata ancor più dura. Gli ordini di Cecilia agli Incubi non sembravano escludere neppure gli altri Guardiani.

“a questo punto gli altri non potrebbero semplicemente lasciar stare? Manny purtroppo è già morto" pensò con un po'di amarezza "ed è bene per tutti che Pitch faccia la stessa fine. Non li capisco. Potrebbero far finire tutto prima ancora di cominciare. Perché non lo fanno, così magari possiamo indagare tutti insieme sulla strana morte dell’Uomo nella Luna, e su chi ha fatto del male a Sandelle e forse anche ad Atticus? In condizioni normali saremmo tutti a investigare su quello!”

Annusò la traccia lasciata da Galaxia e, un istante dopo, si mosse in quella direzione. 
Aveva dei misteri da scoprire, ed era bene cominciare.

Nel frattempo, Cecilia aveva raggiunto la stanza dov’era stata messa Sandelle. Quanti ricordi. Pensava ancora che essere sopravvissuta fosse un miracolo. “Non ho fatto apposta, non ti avrei mai fatto del male”… l’Uomo Nero, da quando era diventato tale, era sempre stato bravo a scaricare la colpa sugli altri, forse perché in precedenza se l’era accollata anche quando in realtà non ce l’aveva, ma in quel caso poco importava la bella scappatoia che si era creato. Se fosse stata più sciocca forse gli avrebbe anche dato ascolto, ma non lo era. Era riuscita a vedere la verità e, se non altro, l’aveva mostrata anche a lui.

La vista di Sandelle interruppe le sue riflessioni. Pur sapendo in anticipo cosa l'aspettava, non riuscì a evitare d’impallidire ulteriormente. La sua amica era seduta sul letto, la schiena appoggiata contro dei cuscini, e guardava fissa davanti a sé. Sembrava in tutto e per tutto una bambola mutilata da qualche bimbo sadico, e faceva una certa impressione.

Cecilia le si avvicinò, cercando di trovare qualcosa da dire, ma non le veniva in mente niente di appropriato.

“Forse puoi sfruttare l’oscurità per ricostruire mani nuove”?

“Troveremo il modo di fartele ricrescere”?

“Ora sei al sicuro”?

La prima teoricamente era vera, la seconda una semplice speranza, la terza le suonava priva di significato. Nonostante i grifoni, Cecilia stessa non si sentiva al sicuro.

«tienes solo que dirmi chi è stato».

Sandelle non ebbe alcuna reazione.

«por favor, di’ qualcosa. Basta solo un nome, es todo lo que serve».

Di nuovo, tutto quel che Cecilia ottenne fu completa immobilità. Si sedette sul letto e, con cautela, abbracciò Sandelle. La stanza era calda, eppure la sua pelle era terribilmente fredda.

«las personas que non sono riuscita a proteggere hoy salgono a due, con te» se si fosse trattato di un “concasoliano” qualsiasi sarebbe stato diverso, ma il loro gruppo era tutt’altra faccenda, come lo era la pesante sensazione di fallimento che sentiva sulle proprie spalle. Comunque sia concluse che era bene farsela passare presto, perché quello era solo il secondo giorno, la guerra vera doveva ancora cominciare, e solo il cielo sapeva quanti danni avrebbe portato ancora! «forse avevi ragione tu desde el principio. Forse avremmo dovuto restare a casa…forse avremmo dovuto simplemente chiudere los ojos, y continuare con la nostra vida de siempre, Luna dorata o no…» le parve di sentire un leggero movimento da parte di Sandelle, il che era meglio di niente «ma ormai es tardi, lo que è fatto è fatto, indietro non si torna, y abbiamo todos bisogno di te».

«…non è vero».

Cecilia si staccò dall’abbraccio, sorpresa di aver sentito Sandelle parlare. «sì invece, certo que abbiamo bisogno-»

«non è tardi» mormorò Sandelle «nous pouvons ancora tornare indietro. Lasciamo tutto e torniamo a casa prima que la guerre commence vraiment».

«Sandelle-»

«s'il te plaît!» la pregò Sandelle, tremando, con le lacrime che scendevano lungo le guance «allons-y, torniamo a casa!»

Cecilia si chiese quante volte fosse possibile farsi strappare metaforicamente il cuore nell’arco di una giornata prima di crollare. 
Parte di lei avrebbe solo voluto dare retta a Sandelle, prendere tutti e tornare a Conca De El Sol, ma sapeva benissimo che a quel punto non sarebbe mai riuscita a lasciar perdere. «si quieres tornare a casa possiamo tornare a Croaghaun y farti rientrare, così que tu sia al sicuro, y noi intanto cerchiamo tambien de trovare una soluzione per…» mosse le mani «quello».

Sandelle inizialmente non commentò. Si accasciò di nuovo sui cuscini. «non mi ascolterai, n’est pas? Non torneremo a casa insieme».

«lo faremo, ma dopo» ribatté Cecilia, senza averne la certezza «però Sandelle, ora tienes que dirmi chi…Sandelle, no, non lasciarti andare, Sandelle…»

Niente da fare, era scivolata di nuovo in quello stato di semi catatonia. L’unica cosa positiva era che avesse dimostrato di poterne uscire.

«torneremo a casa todos, alla fine, vedrai…y avrò la testa de chi te ha fatto questo».

L’avrebbe avuta, anche se non sapeva come e quando.

L’unica cosa di cui era sicura, pensò alzandosi dal letto, era che avrebbe trascorso l’attesa per il ritorno di Ljuba facendo la spola tra Sandelle e Atticus.

 

 

***

 

 

«“apri il parcheggio sotterraneo stiamo arrivando siamo in centosessantotto ciao”. Mai che la Befana si sprechi a mettere una virgola nei messaggi. A pensarci bene è già tanto che alla fine abbia scritto uno straccio di saluto» borbottò il Leprecauno, chiudendo WhatsApp.

«anche tu hai uno di quei cosi?» Jack indicò lo smartphone di Diarmid, nientemeno che un iPhone 6s nuovo di pacca «io stavo più o meno imparando a usarne uno, prima che scoppiasse il disastro».

«allora stavi facendo una cosa intelligente, perché se usati con un minimo di buonsenso sono veramente utili».

«quindi Befana viene qui?» Nord sollevò le sopracciglia «se era altro momento avevo da farle un bel discorsetto!»

A ragion veduta, considerando che ogni santissimo anno quella strega entrava di nascosto nella Fabbrica per agguantare ogni giocattolo e dolciume che riuscisse a prendere e portarselo via, finendo col fargli trovare il magazzino e la cucina semivuoti in un giorno qualunque tra il ventisei dicembre e il cinque gennaio.
Non che a Nord fosse veramente antipatica - già solo il fatto di essere piuttosto amata dai bambini la salvava- ma avrebbe preferito che venisse a chiedergli le cose, invece di rubarle, perché non le avrebbe certo detto di no.

«ha detto che arrivano in centosessantotto? Allora magari è l’esercito che Nightlight stava radunando! Forse potranno darci nuove notizie…» “e sarebbe un bene, dal momento che pur avendo riflettuto non abbiamo concluso nulla” pensò.

L’unica cosa che erano arrivati a decidere era che bisognava assolutamente cercare di riportare Calmoniglio dalla parte giusta. Non volevano arrendersi all’idea di dover combattere davvero contro il loro amico e collega, Nord e Dentolina in particolar modo. Avrebbero dovuto cercare un modo per incontrarlo da solo, però, altrimenti sarebbe stato ancor più difficile di quanto si prospettava, ed essere  più convincenti possibile; in caso contrario, il solo fatto che Galaxia fosse dalla parte opposta probabilmente sarebbe stato sufficiente a far sì che Calmoniglio non li ascoltasse.

«a beh, a breve lo vedremo» il Leprecauno si rimise a trafficare col cellulare, toccando un’icona dello schermo «intanto apro la collina vicina».

«e noi torniamo di là, se possiamo, così incontriamo tutti subito» disse Nord. Diarmid gli fece capire che poteva andare, con un distratto cenno della mano, e il Guardiano abbandonò l’ufficio senza perdere tempo, a grandi passi.

«Jack, vieni?» lo esortò Dentolina.

«sì, tra un attimo…senti, che vuol dire “apro la collina”?» domandò Jack al Leprecauno, interessato.

La Guardiana della Memoria sollevò gli occhi al soffitto con un sorrisetto, lieta che la curiosità di Jack e il suo atteggiamento non fossero cambiati nonostante la brutta esperienza, e si fece da parte, lasciando l’ufficio in silenzio.

Il Leprecauno indicò la finestra. «dai un’occhiata, ragazzo».

Frost si avvicinò, obbediente, evitando di chiedersi come fosse possibile avere delle finestre in una collina -sicuramente trattavasi di magia- e quel che vide gli fece spalancare gli occhi per la sorpresa.
Lentamente e inesorabilmente, la cima della collina accanto a quella in cui era stato ricavato il locale si stava aprendo, scoprendo una voragine dalle dimensioni non indifferenti. Faceva un certo effetto vedere la punta di un colle sollevarsi e ricadere all’indietro, come fosse stata il coperchio di un vecchio barattolo per le conserve.

«di notte i margini di quell’ingresso sono illuminati, ma ora ovviamente non è necessario» gli spiegò il folletto «a meno che la Befana e compagnia siano diventati ciechi come talpe. In quel caso però le luci non servirebbero ugualmente!»

«è una figata pazzesca!» esclamò Jack con un gran sorriso, del tutto sincero.

«se Nord ha una slitta, io ho una collina che si scoperchia. Mi pare giusto! Oh, eccoli qua…e sembra che non dobbiate più preoccuparvi per Sandman».

La grande e luccicante nave di sabbia dorata, infatti, fu la prima a calarsi nell’apertura, cosa che Jack accolse con un sorriso ancor più largo e che gli diede un po’di sollievo, finalmente. «per fortuna! Oh, c'è anche un’altra nave…»

«anche i Saturnali saranno della partita, allora. O almeno Harlequin. È un po’uno scapestrato, come si dice che fossi tu prima di diventare un Guardiano» disse Diarmid, occhieggiando distrattamente il galeone di legno.

«non l’ho mai incontrato» ammise Jack, con una smorfia «non conosco molti spiriti, se devo dirla tutta».

«forse è una fortuna, o chissà che disastri avreste fatto tu e uno che si è autoeletto spirito del carnevale con tutti gli scherzi annessi e connessi…oh, questa invece non me l’aspettavo» vedendo le moto dei cherubini, il Leprecauno sollevò le sopracciglia «anche Cupido ha contribuito! Come hanno fatto a convincerlo, l’hanno ipnotizzato o cosa?»

«ho visto il suo palazzo, è enorme, ma non ho mai avuto voglia di avvicinarmi. Ha un “nonsoché” che non mi attira» disse il ragazzo.

«capisco che vuoi dire, però ti assicuro che è pieno di belle donne, specialmente da quando ha umanizzato gli unicorni. Ci sono stato un paio di volte, da dopo che ha dovuto rimodernare gli interni. Quella brutta disgraziata di Sam Hain ha fatto un disastro, ad aprile dell’anno scorso. Come se non avesse già fatto danni sufficienti prima di sparire…» borbottò rabbuiandosi.

«chi, scusa?»

«eh, ma che diamine, allora è vero che non conosci proprio nessuno. Sei messo maluccio, forse dovresti passare di qui più spesso…certo, non che Sam sia una compagnia indicata, considerando che se Harlequin è scapestrato lei è del tutto fuori di testa…ma tanto dubito seriamente che si farà viva. Bene, sembra che siano entrati tutti!» esclamò «vattene di là a salutare Sandman, su, lo so che non vedi l'ora».

Jack non se lo fece dire due volte: annuì e corse via dall’ufficio, percorrendo rapidamente il corridoio. Dopo tutto quel che era capitato era impaziente di rivederlo, di chiedergli che fine avesse fatto e di accertarsi che stesse bene per davvero. «dove sono? Arrivano?» domandò, frenetico, affiancando Dentolina.

«dovrebbero spuntare a breve da lì, Jack» rispose Dentolina, indicando un corridoio «ti è piaciuta la collina scoperchiabile?»

«sì! È fantastica! Però la cosa più bella di tutte è che-»

«SANDY!» urlò Nord, vedendo comparire per primo l’omino dorato, il cui viso estremamente cupo si illuminò con un gran sorriso. I suoi amici erano un po’ammaccati, ma stavano bene, e soprattutto c’era Jack, che pareva essere perfettamente in sé!
Volò incontro agli altri a braccia aperte, lasciandosi sollevare, abbracciare e strapazzare quanto volevano. Chissà cos’avevano passato, mentre lui aveva dormito!

«Sandy, per fortuna stai bene, eravamo preoccupati, è successo di tutto e non sapevamo dove fossi, ma adesso...sia ringraziato il cielo!» Dentolina riuscì persino a sorridere «cosa?...no, no, non devi scusarti per ieri sera, è tutto passato» lo tranquillizzò, dopo aver decifrato i suoi ghirigori di sabbia «ci mancherebbe altro. Piuttosto, hai visto chi c’è? Jack è tornato!»

«sono tornato, e non intendo mai più scappare e sparire in quel modo» dichiarò il Guardiano «mi spiace di aver fatto preoccupare tutti».

Solo a quel punto Sandy si accorse di un dettaglio fondamentale. Formò sopra la propria testa la sagoma di Calmoniglio, seguita da un punto di domanda.

«ah. È lunga storia. Ma dovrebbe star bene. Ti raccontiamo meglio dopo» glissò Nord «piuttosto…hai saputo che Pitch è morto?»

“morto? A me non risulta affatto!” replicò Sandman a modo suo, con sommo sconcerto dei suoi colleghi.

«come “non ti risulta”? Nord ha visto-»

Dentolina s’interruppe, sentendo una -stizzita- voce familiare in avvicinamento.

«quale parte di “dovete farlo tornare com’era” non avete capito? Ma vi pare il caso?!»

«che c’è, Nightlight? Gli abbiamo procurato una bella gabbietta, una vaschetta d’acqua e del pane grattugiato. E lo abbiamo pure coperto con un panno per farvi contenti. Cosa può volere di più dalla vita?»

«e comunque non credo che il Leprecauno gli consentirebbe di entrare, se avesse la sua solita forma. Lo ha bandito, no?»

Seguito da un bel numero di ninfe e cherubini, il gruppetto formato da Nightlight, Aiko, le streghe gemelle e i Saturnali fece il suo ingresso nella sala. I Guardiani videro subito che il guerriero era decisamente irritato, presumibilmente per colpa di quel che stava nella gabbia coperta che la Befana aveva in mano.

«poco importa! È uno stato di emergenza, per cui  il Leprecauno dovrà revocare l’esilio, almeno per un po’, e-»

«“e” io revoco quel che mi pare quando mi pare, primo» lo interruppe Diarmid, appena sopraggiunto, punzecchiandogli la schiena col bastone da passeggio «secondo, c’è Manny di sotto in infermeria, e immagino che vorrai andare da lui per vedere come sta. Non bene, per la cronaca. I guaritori stanno facendo quello che possono, ma con ferite così gravi ci vorrebbe ben altro» aggiunse, privo di tatto come al solito.

Nightlight si immobilizzò come uno stoccafisso, mentre il suo cervello cercava di elaborare quelle ultime notizie improvvise. «i-il principe è qui? » farfugliò.

«Già. Kurd! Scorta il ragazzino in infermeria» ordinò il folletto a un cluricauno «almeno potrai verificare di persona le sue condizioni» disse a Nightlight.

«vengo anche io» si fece avanti Aiko «se è ferito gravemente io posso aiutarlo, è la mia abilità principale. Aiko Shika» si presentò con un leggero inchino «sono la figlia adottiva dello Shishigami».

«Shishigami, eh?» i poteri curativi di quella sorta di divinità della foresta non gli erano nuovi, né il nome della ragazza. Meglio darle una possibilità, dunque. «allora sì, vai anche tu».

«da questa parte, signori! Seguitemi!» li esortò Kurd. Nightlight partì quasi di corsa, impaziente di raggiungere l'Uomo nella Luna, e Aiko non poté che seguirlo a ruota, pur non avendo la stessa fretta.

«se il mio signore è qui, allora è al sicuro» disse Nightlight, concitato «per fortuna almeno questo è stato sistemato, e…Aiko…il tuo aiuto significa veramente tanto per me» affermò, dandole un’occhiata piena di gratitudine «e per il principe ancor di più».

«io faccio il mio dovere. Se c’è qualcuno che sta male e non mi è nemico, lo curo» replicò lei, distogliendo lo sguardo dal suo nel chiedersi il motivo del calore che, improvvisamente, sentiva fluire sulle proprie guance.

Il Leprecauno li osservò sparire in un corridoio, ed accese la pipa. «ecco com’è questa Aiko, allora…»

«una gran bella ragazza, l’ho notato anch’io! Ehi, grazie per aver tolto di torno cocco di mamma, non la finiva più di blaterare a vuoto…»

«SAM HAIN! Go n-ithe an cat thù, is go n-ithe an diabhal an cat!» che tradotto dal gaelico irlandese  significava “possa un gatto mangiarti e possa il diavolo mangiarsi il gatto!” «sono passati ventisette mesi. Ventisette!»

Hallows si lasciò cadere su una sedia. «lo so, lo so, sono ancora in grado di contare. Dov’è il problema? L’ultima volta che ci siamo visti ho pagato in anticipo tutto quel che avrei dovuto darti da lì a dieci anni, più l’extra» si stiracchiò «già, è servito?»

«sì, in parte. Ma non è quello il punto. Quando avremo un attimo di calma, tu e io dovremo fare una chiacchierata» la avvertì il Leprecauno, guardandola severamente «e comunque mi domando perché sei qui» fece una pausa «fosse per quel che immagino io, ti chiederei dove diabhal hai perso quel poco di coerenza che avevi».

«seh, seh, me l’hanno già detto sia Liesel che Saturnali maschio, parliamo di cose serie» tagliò corto Eve «abbiamo un Uomo Nero a rimorchio, e servirebbe che revocassi l’esilio».

«ma come, non era morto? I Guardiani mi avevano detto così!»

«nah, non è morto, sono rimasti indietro con gli aggiornamenti. Solo che Liesel ha vagamente fatto uno sbaglio con un incantesimo, quindi mi sa che Pitchione al momento preferirebbe esserlo. Morto, intendo» commentò, indicando la gabbia coperta con un cenno del capo.

«“Pitchione”».

«uh-uh. Corpo di piccione e testa di Pitch. Non credo che rimarrà così per molto però» disse, vedendo che i quattro Guardiani presenti si erano avvicinati alla gabbia «quindi se vuoi fare una foto è meglio che ti sbrighi».

«no grazie, non ci tengo affatto a fotografare un orrore del genere. Come sta messo, in termini di potere?»

«un po’peggio che male».

Il Leprecauno annuì, e si avvicinò a sua volta alla gabbia, ancora coperta. «riportalo immediatamente com’era» disse seccamente alla Befana «non voglio abomini nel mio locale, sono stato chiaro?»

«abomini? Perché, cosa c’è dentro?» domandò Dentolina «non ce l’hanno ancora detto, finora abbiamo pensato alle presentazioni».

«colpa mia» disse Jack «non sbagliavi dicendo che non conosco nessuno. Harlequin, cosa c’è qua dentro?» gli chiese Jack. Così “a pelle” si trovavano già vicendevolmente in simpatia, forse perché Frost era il Guardiano del Divertimento ed Harlequin, come detto dal Leprecauno, si era da  tempo autoeletto spirito del carnevale.

«cosa c’è dentro? Pitch!» ridacchiò l’uomo «è un capolavoro, seriamente! Vi consiglio di darci un’occhiata».

«capolavoro un corno» borbottò April.

«cosa?!» allibì Dentolina «Pitch?! ma com’è possibile?!»

«ora tolgo il panno e vi faccio vedere» disse Baba Yaga, con un sogghigno malefico.

Alla fine, tuttavia, non lo fece.  Improvvisamente nella sala calò un silenzio di tomba. La maggioranza dei presenti guardava in direzione dell’ingresso principale, e sembravano tutti spaventati da qualcosa, o qualcuno.

«e ora che succede?» bisbigliò Jack, senza neppure sapere perché stava parlando sottovoce.

«non lo so, da qui non vedo, e purtroppo non posso volare» Dentolina cercò di vedere qualcosa sollevandosi sulle punte, senza successo «Nord? Sandy?»

Avrebbero voluto risponderle…

«ehilà! Uomo Falena!»

Ma Eve Hallows, salutando Mothman con assurda tranquillità, lo fece al posto loro.

«spero che sia venuto solo a bere whisky» mormorò Nord.

Lo sperava veramente con tutto il cuore.
Con tutto quel che era accaduto, stava accadendo e sarebbe accaduto a breve, ulteriore sfortuna era l'ultima cosa che serviva...


Orbene, il becero becero (MOLTO BECERO) capitolo è terminato, così come la prima parte di questa storia. Ora che tutti gli schieramenti sono al loro posto, c'è solo da aspettare la seconda, in cui i background di diverse persone verranno maggiormente svelati, nuovi arti verranno (forse) mutilati, alcuni finiranno (forse) col finire ammazzati, e quant'altro xD

Grazie mille a chi ha avuto la pazienza di seguirmi fino a questo punto, tanto a coloro che hanno recensito, quanto a chi ha letto soltanto.
Un grazie particolare a johanna_A5 per aver inserito la storia tra le seguite e le preferite, e a vititi per averla inserita tra le seguite.

Stay tuned e, mi raccomando, non dimenticate di portare del pane grattugiato al povero Pitchione -no, non rimarrà conciato in quel modo per molto tempo, non vi preoccupate-.

Alla prossima, con la seconda parte della storia! :)

_Dracarys_
   
 
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