Alone
 

Marlene tornò indietro alla sua tana. Era furiosa, e in parte confusa per ciò che era appena accaduto.

Che diavolo volevano fare? Usarla come un esperimento da laboratorio senza nemmeno il suo consenso?

Le sembrava ridicolo che tramite un aggeggio inventato da Kowalski –quindi immaginate le probabilità di quanto avesse potuto funzionare correttamente- avrebbe trovato, che cosa poi? La sua anima gemella. Il concetto in sé era ridicolo. E nemmeno le avevano detto a cosa servisse sapere la partita perfetta del loro nemico. Volevano aprire una sorta di agenzia per disperati cerca fidanzati, forse?   

Scavalcò agilmente il recinto del suo habitat atterrando dall’altra parte, decidendo che non si sarebbe piegata di nuovo per fargli un favore.
Poi il suo sguardo cadde sulla grande pozza d’acqua intorno alla sua tana.

Sola.

Questo era ciò che vide e ciò che era.

Non sapeva se questo era uno dei segni della cosiddetta crisi di “mezza età” di cui parlavano tanto i sapiens in tv, ma per la prima volta Marlene si guardò nelle limpide acque del laghetto, che circondavano la sua grotta, riconoscendo solo la figura di una lontra sola.

L’unica non solo nello zoo, ma in tutta New York.

Certo, poteva contare sulle visite- per non dire irruzioni- quotidiane, e anche notturne, sia dei pinguini che dei lemuri, che la distoglievano per un po’ dalla sua solitaria vita, così come i bimbi da stupire tutti i giorni nello stesso zoo con i medesimi trucchetti del mestiere. Una routine che era quasi diventata monotonia ormai.

Ma a volte, cioè in quei momenti esattamente prima di cedere al sonno, si era ritrovata a desiderare di più, perdendo conseguentemente il riposo adeguato sovrapposto da una malinconia e da una irrequietezza d’animo di cui sapeva la ragione, ma non sapeva dare soluzione.
In quei rari casi le penetrava inesorabilmente il pensiero di come le sarebbe piaciuto diventare come la madre. Allora immaginava come sarebbe stato avere una famiglia tutta sua, con tuo marito che si sveglia accanto a te e ti bacia dolcemente. E i cuccioli, che proprio come lei, correvano nel giaciglio dove dormivano i genitori per farli alzare, ricevendo un sorriso morbido in cambio.

Non… svegliarsi sempre e perennemente in un letto vuoto.

Non… giornate intere aspettando che qualcuno dei tuoi amici si ricordi della tua esistenza e ti visiti.

Non… parlare con sé stessi come ora.

Abbracciò le gambe, lasciandosi cullare dalla leggera brezza e continuando a fissare il suo riflesso.
Una piccola ma scintillante lacrima, scivolò lungo la guancia, sebbene si fosse proibita di piangere perché lei era ritenuta da tutti forte. E doveva continuare a portare questa maschera.

-Marlene- arrivò una voce profonda che avrebbe riconosciuto ovunque.

Skipper.

Si alzò in piedi, e asciugata frettolosamente ogni traccia di un possibile pianto, si voltò giusto in tempo verso i suoi amici, che intanto scivolavano nel suo habitat insieme a uno scoiattolo che non aveva mai visto prima nel giardino zoologico.

-Marlene, abbiamo trovato la tua anima gemella! – esclamò Soldato, con gli occhi azzurri che brillavano di eccitazione e quell’entusiasmo che era tipico dell’età giovanile.

-Questo è Fred-

N/A
Salve a tutti ^^
Ultimamente il fandom è un pò in fase di stallo, se si può dire, così ho deciso di pubblicare qualcosa che avevo in Word da tantissimo tempo.
Questa idea è nata rivedendo uno degli episodi, che faccio quando sono senza ispirazione; mi ha colpito quella scena del laghetto che per qualche motivo non avevo notato prima, e così la mia mente ha cominciato a immaginare cosa potesse stare pensando dalla sua espressione che cambia proprio quando arrivano i pinguini. E così è nata questa flashfic.
Uhm, non ho altro da aggiungere per ora. Spero solo che non ho reso Marlene OOC.
A presto<3