Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: EternalSunrise    20/12/2015    1 recensioni
E' buffo come una singola scelta possa cambiare il destino di una persona. Sora, questo, lo sapeva perfettamente, perché fu a causa di un semplice cambio d'idea che fu costretto a passare delle vacanze natalizie “memorabili”.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Axel, Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Riku, Sora
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fifteenth chapter: Past
 
Quel giorno faceva molto caldo, seppure fosse già metà ottobre. Mamma e papà le avevano dato il per-messo di giocare nel cortile di casa insieme a suo fratello, quindi aveva passato tutto il pomeriggio a divertirsi. Anche se era Riku a vincere sempre, lei non si arrabbiava mai, perché nutriva un profondo rispetto e una grande ammirazione per lui. Era più grande di un solo anno, ma era più forte, più veloce e sapeva tante cose, inoltre quando andavano in città con i loro genitori la prendeva sempre per mano, raccomandandole di stargli vicino per non perderla. Era molto protettivo e lei gli voleva un sacco di bene. 
“Giochiamo ad acchiapparella, Riku?” chiese a un tratto la bambina, continuando a farsi dondolare sull’altalena dal maggiore.
Il fratello la spinse ancora, attento a non farla andare troppo in alto “Meglio di no, Hana. Lo sai che papà e mamma non vogliono. Potremmo farci male.” rispose.
La piccola strusciò i piedi sull’erba per fermarsi, Riku l’aiutò.
“Per favore, solo per questa volta!” lo guardò con occhi dolci, da cerbiatta, nella speranza di farlo impie-tosire.
E ci riuscì. Funzionava sempre. 
Il piccolo Riku sospirò, per poi ghignare e toccarle una spalla “Presa!” urlò, iniziando a correre dalla par-te opposta.
La bambina, colta di sorpresa, protestò, ma poi si mise a rincorrere il fratello, ridendo gioiosa.
Continuarono a giocare per molto, prendendosi a vicenda, finché non pattuirono una tregua e si sedettero a terra con il fiatone. Fu in quel momento che la mora sentì qualcosa in lontananza, un debole lamento proveniente dalla foresta. Volse il capo verso la moltitudine di alberi e si mise bene in ascolto, per capire se lo avesse immaginato o se c’era davvero qualcuno che si lamentava.
Riku si era accorto che la sorella era diventata tutto a un tratto strana, ma pensò fosse dovuto alla stan-chezza per la corsa. Dovette ricredersi quando la vide alzarsi in piedi di scatto e fare qualche passo verso la verde selva, con un’espressione concentrata.
“Che succede?” le domandò, alzandosi a sua volta.
“Lo senti anche tu?” chiese lei, ignorandolo.
Il fratello si mise in ascolto, come la sorella, ma tutto ciò che riuscì a sentire furono i loro respiri e il cin-guettio di alcuni uccellini. 
“Sentire cosa?” non capiva cose le fosse preso.
Hana non rispose, si mise semplicemente a correre in direzione degli alberi. Si erano trasferiti da poco, il muro che circondava la tenuta non era ancora stato costruito, quindi alla piccola bastò passare attraverso una vecchia staccionata diroccata, per poter raggiungere la boscaglia.
Il fratello le corse dietro, intimandole di fermarsi e ricordandole che non avevano il permesso di andare oltre lo steccato, ma la bambina non lo ascoltò, sparendo poco dopo alla sua vista. Aumentò il passo, i-noltrandosi anche lui in quella selva, ma non riusciva a vederla. La chiamò, ma non ricevette nessuna ri-sposta. Iniziò a preoccuparsi seriamente, perché il padre gli aveva sempre detto che in quel bosco viveva-no un sacco di animali pericolosi, come alci e cinghiali, e non voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto accadere se sua sorella si fosse avvicinata troppo a uno di quegli esseri. No. Doveva trovarla. Però, prima che potesse pronunciare di nuovo il suo nome, fu la piccola a chiamarlo. Riku seguì la voce attraverso gli alti alberi, finché non trovò la bambina dietro a dei cespugli, china su qualcosa. Si avvicinò per vedere meglio e capì che non era un qualcosa, bensì un qualcuno. Sul terriccio c’era un ragazzino, la pelle pallida, i capelli rossi impastati di fango e il corpo coperto solo da una leggera vestaglia in cotone, simile a quelle che si usavano negli ospedali. Aveva una ferita sul fianco destro, causata da chissà cosa, dalla quale il sangue usciva copioso. 
“Dobbiamo aiutarlo, Riku!” lo supplicò la bambina, ancora inginocchiata accanto al ragazzo. 
Il bambino si risvegliò dai suoi pensieri “Resto io qua, tu vai a chiamare mamma o papà!” ordinò, chi-nandosi sul ragazzino.
Hana annuì e corse verso casa, mentre il fratello iniziò a scuotere il ragazzo per cercare di tenerlo sveglio. Non era un esperto, ma aveva come il timore che se si fosse addormentato sarebbe stato difficile farlo svegliare.
Ed ecco che, debolmente, quello aprì appena gli occhi, rivelandone due smeraldi. 
Il piccolo s’incantò in quelle pietre, erano di un colore innaturale per un essere umano, così brillanti da attrarre come una calamita. 
Fu sentendo dei passi dirigersi velocemente verso di loro, che riuscì a tornare in sé “Resisti, mamma e papà ti aiuteranno!” incoraggiò il ragazzino.
Il rosso sembrò spaventarsi, perché spalancò gli occhi più che riuscì e tentò di alzarsi, gemendo quando la ferità gli provocò una scossa di dolore, amplificata dalla mancanza di forze.
“Ehy ehy, non abbiamo intenzione di farti male, vogliamo solo aiutarti!” lo rassicurò.
Il ragazzino lo guardò scettico, senza sapere se fidarsi o meno. Nel frattempo il padre del bambino arrivò, un uomo alto, corti capelli argentati, affilati occhi blu ghiaccio e pelle pallida. Appena vide il rosso gli si avvicinò lentamente, con un’espressione serena.
“Non ti preoccupare.” Disse l’uomo “Ci occuperemo noi di te.” 
Sebbene il ferito non si fidasse, non ebbe altra scelta che lasciarsi prendere in braccio e trasportarsi fino a un’enorme villa costruita in mattoni rossi. L’uomo lo portò all’interno e chiamò una certa Evelyn. Da una delle molteplici porte spuntò una giovane donna, i capelli neri come la pece e due grandi occhi acquama-rina; appena ella vide il ragazzo sanguinante tra le braccia dell’uomo, si apprestò a recuperare un kit di pronto soccorso e seguire il marito in una camera da letto.
Riku aveva seguito il padre per tutto il tempo, ma quando stava per mettere piede nella stanza insieme alla sorella, entrambi furono delicatamente spinti fuori dalla madre e la porta venne chiusa loro in faccia. I due bambini rimasero delusi, volevano vedere cosa avrebbe fatto il loro papà per aiutare il ragazzo, ma l’unica cosa che poterono fare fu sedersi sul pavimento del corridoio e aspettare. E forse fu meglio così, perché a un certo punto sentirono delle urla -sicuramente del rosso- che li fecero spaventare. Non ci volle poi così tanto, prima che la madre aprì la stanza e ne uscì insieme al padre.
“Come sta? Che gli è successo?” iniziò a domandare la bimba, alzandosi in piedi seguita dal fratello.
La donna carezzò a entrambi i capelli e sorrise “Non preoccupatevi, ora deve solo riposare.” Rispose.
I due piccoli riuscirono solo a vedere il ragazzo dormiente sotto le coperte del letto, prima che la porta venne chiusa dal padre.
Quando l’uomo si voltò verso di loro, capirono di essere finiti nei guai.
“Non avevo forse detto di non addentrarvi nel bosco?”
Hana e Riku si guardarono a vicenda, come per decidere chi dovesse iniziare a dare spiegazioni per pri-mo, e alla fine fu il maggiore a parlare “Stavamo giocando, quando Hana ha sentito il ragazzo chiedere aiuto-“
“Non ha chiesto aiuto, si stava lamentando per il male.” lo interruppe la bimba “Io l’ho sentito e sono corsa a vedere se avesse bisogno d’aiuto, poi Riku mi ha raggiunta e io sono venuta a chiamare te, papà.” Spiegò.
I freddi occhi blu del padre si socchiusero appena, le labbra assunsero una piega severa “E tu l’hai sentito a quella distanza?” 
La piccola inclinò appena la testa di lato “Sì, perché?” chiese innocentemente.
“E ti capita spesso di sentire cose molto lontane?” 
Hana annuì, senza capire perché il padre le stesse facendo tutte quelle domande.
L’uomo si voltò verso Riku “Tu non hai sentito nulla?”
Il bambino scosse la testa.
Tore non aggiunse altro, rimase in silenzio per qualche attimo, poi si chinò ad abbracciare entrambi i figli “Non allontanatevi più, okay?” 
“Va bene papà.” Risposero in coro i due fratelli. Una volta separatosi dall’abbraccio, decisero di tornare a giocare. Avrebbero fatto conoscenza con il ragazzino non appena si sarebbe sentito meglio.
L’uomo aspettò che si fossero allontanati abbastanza, prima di raggiungere sua moglie. 
La donna stava sistemando delle scartoffie in disordine all’interno del suo ufficio, quando lo vide avvici-narsi posò lo sguardo su di lui e capì che qualcosa non andava “Cosa ti turba, caro?”
Tore le carezzò una guancia, traendola a sé con un braccio “Credo che il mio DNA abbia influito anche su di Hana. Ha un udito molto sviluppato, a quanto pare.” rispose.
La donna gli sorrise e gli lasciò un bacio sulle labbra “Non preoccuparti, sono bambini intelligenti, sa-pranno gestire la situazione.” 
Il maritò ricambiò i gesti “Speriamo…” sospirò, poi insieme tornarono alle loro faccende.
•••
“Quindi Hana può sentire tutto?” chiese incredulo Sora.
L’argenteo annuì “Esatto. Anche questa conversazione, se le interessasse.”
L’inglesino, nonostante tutto quel che era successo, faticava ancora a credere a certe cose. Anzi, ci crede-va, sapeva di potersi fidare di Riku, ma era difficile da classificare come normale –beh, forse perché non lo era.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: EternalSunrise