Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: ilpiercingdiluke    21/12/2015    3 recensioni
Arriva con dieci splendidi minuti di ritardo, come quelli delle star, all'angolo della via dove una Jo dall'espressione rassegnata la sta aspettando. Pochi secondi dopo, quest'ultima, sale sul furgoncino: sul suo viso adesso, c'è spazio solo per un grande sorriso che Leah non può fare a meno di ricambiare.
Quella è la loro estate.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 

Road Trip



Jo Margolis è nervosa come non lo è mai stata. 
Andiamo!, ha avuto migliaia di appuntamenti con i più bei ragazzi di tutta Edmonton e a lei quasi le prende un attacco di panico per un appuntamento con Luke Hemmings. 
Adesso è dentro la stanza doppia, che hanno affittato in un vecchio Motel di Portland, insieme a Leah e si sta davvero trattenendo dal tirarsi i capelli e iniziare ad urlare. 
«Ti puoi calmare?» sbotta la Norris. 'Che non ha nessuna voglia di assistere a quel teatrino che ha messo su la sua migliore amica. 
«Come faccio a calmarmi? – spalanca gli occhi la bionda – Perché non mi hai fatto portare un vestito decente per questo viaggio! Dimmelo!» 
Leah chiude gli occhi e fa un respiro profondo; è da due ore che non tocca una sigaretta e una Jo isterica è l'ultima cosa che le serve. 
«Prenditi il mio okay? Quello blu che mi regalò mia madre» le dice, facendola rilassare di colpo e: «Sei un genio Leah! Ti adoro!» urla abbracciando di slancio la mora e tuffandosi nello zaino leopardato dell'amica. 

Luke Hemmings la sta aspettando seduto sul muretto all'uscita del motel. Morde ripetutamente l'anellino nero che ha sul labbro e si rigira tra le mani le chiavi della cinquecento che Samantha gli ha gentilmente prestato per l'occasione. 
Il rumore del portone che si chiude richiama la sua attenzione, facendolo alzare di colpo e guardare in quella direzione. 
Jo Morgolis è perfetta anche mentre lancia imprecazioni alle scarpe con il tacco che non la fanno camminare a passo veloce come fa di solito, pensa Luke. Le si avvicina, porgendole un braccio e sorridendo apertamente. 
«Da quando sei diventato così raffinato Hemmings?»
Luke ride, 'che tanto lo sapeva che non sarebbe stata una ragazza timida neanche in quella occasione. 
«Giusto – annuisce divertito lui – Allora forza sali in macchina, donna!» dice cercando di fare una voce dura, facendo solo scoppiare a ridere la bionda. 
«Dove mi porti? Almeno sai che strade prendere? Luke se ci perdiamo giuro su dio che è l'ultima volta che vedrai la luce del sole!» 
«Riesci a non essere logorroica per una volta? – ridacchia lui – Fidati solo di me»
Jo apre la bocca per rispondergli che "no, non si fiderebbe di lui neanche se fosse l'ultimo uomo al mondo", ma la richiude subito. 'Che non ha proprio voglia di dire stronzate questa sera. 
Luke alza impercettibilmente le sopracciglia, sorridendo appena quando vede la bionda annuire piano. 
Passano il viaggio canticchiando tutte le canzoni che passano alla radio, dai Queen, a John Mayer fino a un cantautore spagnolo di cui non conoscono neppure il nome. 
«Arrivati!» esclama ad un tratto Hemmings, parcheggiando velocemente l'auto. 
Jo si guarda in torno uscendo dalla macchina e mettendosi subito al fianco del suo accompagnatore. 
Di fronte a loro c'è un'insegna al neon viola - viola capite? Che figo! - che segna il nome della piccola tavola calda in cui si trovano. Quando entrano vengono subito attirati da tutti i poster autografati attaccati in ogni angolo di parete. C'è di tutto, dalla gigantografia di Jay-Z a Demi Lovato, da Adam Levine a Kurt Cobain. 
«OMMIODIO! – Jo spalanca gli occhi, stringendo il braccio di Luke - Quello è l'autografo di Kurt? Quello vero Luke?»
Luke Hemmings sorride con soddisfazione all'espressione emozionata della bionda. Lo sapeva che le sarebbe piaciuto. 
«Proprio lui Jo»
«Come diavolo hai fatto a trovare questo locale?» dice guardandolo negli occhi, sono davvero sempre stati così belli?
«Ho cercato un po' su internet mentre stavi dormendo sul furgoncino»
Jo annuisce lentamente e «Dio se lo sapesse Leah!».
La cameriera li accompagna sorridente al loro tavolo, lasciandogli due menù davanti. 
«Ti piace?»
«È tutto perfetto»
«Tu lo sei»
«Ma smettila Hemmings!» ride imbarazzata Jo Margolis. 
'Che questa passa sicuramente nella classifica delle cinque serate più belle della sua vita.
Stanno mangiando un semplicissimo hamburger con patatine, ketchup e maionese e, davvero!, non c'è nulla che non va.
«Allora – dice Luke, finendo di mangiare il suo panino – Sono già un bel po' di giorni che viaggiamo insieme, ma non so nulla di te» 
Jo scrolla le spalle, 'che alla fine c'è poco da sapere. 
«Sono Jo Margolis, ho diciannove anni e sono di origini Greche e – la bionda di stringe nelle spalle – Cosa vuoii sapere?»
«Non lo so, tutto? – fa allora Luke, sorridendo – Il primo bacio?»
«Questa è divertente! – ride fragorosamente – Eravamo in..»
"Boulevard of broken dreams" dei Green day la interrompe, facendole portare lo sguardo sul suo cellulare. 
Trattiene il respiro, 'che era ormai da giorni che Brandon non la chiamava e lei era stata così tanto presa da Luke e tutto il resto da riuscire a dimenticarsene completamente. 
«Non rispondi?» le chiede ingenuamente Hemmings, facendola annuire lentamente.  
«Brandon.» risponde freddamente. 
«Si può sapere dove cazzo sei finita? Sono passato da casa tua e tua madre mi ha detto che sei partita!» la voce del suo ex (ex?) ragazzo si fa strada nel suo orecchio facendole corrucciare le sopracciglia. 
«Non ti devo avvertire di niente. È finita, ricordi?»
«Andiamo piccola! – ride realmente divertito Brandon – È sempre stato così! Ma poi siamo sempre tornati insieme, dimmi dove sei che ti passo a prendere e ti fai perdonare di non esserti fatta sentire in questi giorni»
Jo è sconvolta; lei deve farsi perdonare?
«Sei disgustoso! – alza la voce, uscendo velocemente dalla tavola calda lanciando uno sguardo di scusa a Luke – Brandon mi fai schifo! Scordati di me, d'accordo? Cancella il mio numero, cancellami dalla tua vita e continua a scoparti quelle fottute troie di sempre!» conclude riattaccando e buttando il cellulare con rabbia dentro la borsa. 
Il rumore della porta che si chiude la fa ritornare al presente, voltandosi di scatto e osservando un Luke Hemmings di nuovo con la giacca, le chiavi in mano e lo sguardo che evita di incontrare il suo. 
«Andiamo» le dice, superandola e sedendosi nel posto del conducente. Jo Margolis sale silenziosamente nell'auto, guardando con la coda dell'occhio il biondo al suo fianco. 
«Luke..»
«Non voglio saperlo»
«Mi dispiace» dice lei, facendo cadere nuovamente il silenzio durante tutto il viaggio. Non si parlano per almeno venti minuti, fino a quando non si ritrovano davanti alla hall del motel per recuperare le chiavi della propria stanza. 
«Luke – lo richiama lei, stufa di tutto quel silenzio tra i due. 'Che non ce ne è mai stato così tanto – Ho detto che mi dispiace, scusami»
«E di cosa? – allarga le braccia – Di aver risposto al tuo ragazzo mentre eri a cena con un tuo amico?» dice sottolineando l'ultima parola. 
«Era il nostro appuntamento – specifica allora lei – Per questo mi dispiace di aver rovinato tutto»
«Era solo una fottuta cena tra amici – ringhia in risposta Luke, prima di avviarsi verso la sua camera – Perché solo quello siamo. Anzi, forse solo conoscenti.» conclude prima di sbatterle la porta della stanza in faccia. 
«Vaffanculo Hemmings!». 
Jo Margolis ha le lacrime agli occhi. E Jo Margolis non piangeva da quando aveva visto "il Re Leone" all'età di undici anni. 





Leah giocherella distrattamente con una punta di capelli scuri, raccolti in una coda disordinata, mentre osserva Effy e Sam parlare allegramente con Michael.
Sono in un pub del centro di Portland, nel quale si sono rifugiati dopo aver divorato una pizza; le due ragazze nuove e il tinto sono al bancone, mentre aspettano di prendere i cocktail ordinati e le loro risate sono ben distinguibili anche sopra al chiacchiericcio che invade il locale.
Leah, Ashton e Calum sono invece comodamente stravaccati sui divanetti rossi che circondano il tavolino tondo; Ashton ha un braccio appoggiato con naturalezza sulle spalle di Leah, mentre con una mano le accarezza il braccio. Calum, al loro fianco, ha la faccia scura almeno quanto i capelli, lanciando occhiatacce fulminanti alla ragazza dai lunghi rasta neri, da lui ribatezzata come "la ragazza con la risata più fastidiosa di tutti i tempi."
Poco dopo, sono già arrivati a quota tre drink, hanno tutti gli occhi più luminosi e le guance più rosse; Ashton non ha ancora tolto il braccio dalle spalle di Leah, ma anzi, non appena Michael ed Effy si alzano per andare a prendere di nuovo da bere, le si avvicina  all'orecchio, mormorando un «Ti va di uscire un po'?» che la fa aprire in un sorriso a trentadue denti.
Appena fuori dal locale si trovano di fronte una grandissima distesa blu, quell'oceano che ha riempito gli occhi di Leah di meraviglia non appena sono arrivati a Portland; si accendono una sigaretta, in silenzio, entrambi persi in chissà quali pensieri.
«Credi che Luke riuscirà ad arrivare alla fine dell'appuntamento con Jo senza pisciarsi addosso dall'emozione?»
Ashton ride, subito seguito da Leah, al pensiero del suo migliore amico agitato come non mai all'idea di uscire con l'unica ragazza per cui si sia mai davvero preso una cotta.
«Lascia stare, Jo stava per avere un infarto..» Commenta lei, incredibilmente divertita dall'appuntamento dei due biondini del gruppo.
Ashton sorride insieme a lei, aspirando un altro tiro dalla sua sigaretta, mentre le si avvicina piano. Posa entrambe le mani sui suoi fianchi, guardandola innalzare le sopracciglia con curiosità e abbozzare un piccolo sorrisetto incerto; Leah Morris, anche da quella prospettiva inedita, è incredibilmente bella.
«E credi che riuscirò a baciarti, prima o poi?» Sussurra piano, incredibilmente piano, soffiando delicatamente sul viso della ragazza, sul quale si apre un nuovo sorriso, questa volta malizioso. 
«Potresti provarci, no?»
E il modo in cui alza il viso verso di lui, scuotendo piano la coda di capelli scuri, e inumidendosi le labbra, potrebbe farlo impazzire sul serio; la bacia subito dopo, con le mani che vanno a infilarsi tra i suoi capelli e le sigarette che vengono lanciate lontano da loro, avendo trovato qualcosa di più interessante da fare.
Ashton ne é sicuro; non ha mai baciato nessuno, come ha baciato Leah.





Sammy non è una che si fa buttare giù, non di solito, per lo meno.
Eppure, mentre esce fuori a fumare una sigaretta, con i pantaloncini di jeans che le lasciano scoperte le gambe e il top nero che svolazza leggermente a causa del vento leggero, non ha il suo solito sorriso sereno stampato sul viso solitamente allegro e lontano da ogni turbamento.
Si appoggia al muro freddo dell’esterno del locale, sospirando di sollievo quando sente il fumo entrarle nella gola e bruciare un po’, perché quella sigaretta la desidera da troppo, troppo tempo, almeno da quando Calum Hood ha iniziato a fare battutine acide su di lei e a lanciarle occhiate omicide ogni volta che apriva bocca per dare un contributo alla conversazione.
Non sa cosa gli abbia fatto, a quel ragazzo tutto musi e occhiatacce con lei, solo con lei, perché davvero, non può credere che abbia messo in scena tutto questo teatrino di grugniti e insulti solo perché gli ha rovesciato addosso un cocktail qualche sera prima; sa solo che, se con tutti gli altri sembra sempre pronto a ridere e a divertirsi, se con Jo e Leah si comporta come un padre protettivo e si occupa di loro con grande cura, con lei proprio sembra non voler avere nulla a che fare.
Pochi minuti prima, per esempio, lei ha fatto una battuta sul barman che ha fatto ridere tutto il tavolo e Michael ha borbottato un “sei la persona più divertente che abbia mai conosciuto” tra le risate; Calum, invece, seduto accanto a lei ma distante come non mai, si è limitato a rispondere con una risata sarcastica ed acida alle parole di Michael, che l’ha costretta ad alzarsi velocemente, dopo aver preso il pacchetto delle sigarette e l’accendino.
Ancora immersa nel ricordo degli occhi neri di Calum rivolti verso di lei, fiammeggianti come se la volesse fulminare sul posto, non si accorge di due figure che le si avvicinano, appoggiandosi al muro accanto a lei, incastrandola in mezzo ai loro corpi. Si accorge di loro perché puzzano decisamente di alcool e perché sono decisamente più alti di lei, uno scricciolo, e la sovrastano con la loro altezza. La guardano con gli occhi divertiti e maliziosi velati dall’alcool mentre biascicano qualche parola qua e là, così strascicate che non riesce nemmeno a distinguerle le une dalle altre. Fa per staccarsi dal muro e rientrare nel locale, allarmata dai loro corpi grandi e grossi e dai loro occhi che continuano a non staccarsi dal suo corpo, improvvisamente troppo scoperto; non riesce a muoversi neanche di un centimetro, però, perché le mani di entrambi la bloccano, incastrando i suoi polsi tra le loro dita ed esercitando una pressione tale che, Sammy ne è sicura, gli lasciano il segno.
«Dove pensi di andare, bambolina?»
Quello che parla ha gli occhi verdi e un bel viso, forse, se lo avesse incontrato per strada casualmente lo avrebbe anche potuto trovare carino; ma ora, con il suo viso a pochi millimetri dal suo, il fiato pieno di vodka che si infrange contro il suo viso e le braccia che la bloccano contro il muro, vorrebbe solo scappare a gambe levate.
«Il mio ragazzo mi sta aspettando dentro, si preoccuperà se non torno» Tenta, negli occhi un’espressione decisa che copre la paura folle che la sta avvolgendo.
Loro sorridono maliziosi, come se sapessero che è solo una sua invenzione, non c’è nessun ragazzo ad aspettarla, solo Calum Hood che probabilmente ride sinceramente e sguaiatamente ora che lei non c’è più.
«Non ti preoccupare, saremo veloci.»
Sono decisamente più vicini, adesso, e Sammy si sente soffocare tra i loro corpi, ha il cuore che le risuona a mille nelle orecchie, mentre si rende conto che non ha davvero scampo; loro le stanno troppo addosso, sono decisamente troppo grossi per pensare di riuscire a scappargli, e nessuno al locale probabilmente si è ancora accorto della sua assenza un po’ troppo prolungata. Chiude gli occhi e cerca di scansarsi, per quanto possibile, mentre le loro mani si appoggiano al suo corpo, infilandosi sotto la maglietta e iniziando a slacciare i pantaloncini a vita alta; loro ridono, di fronte ai suoi tentativi assolutamente vani di toglierseli di dossi, e la riafferrano come se fosse una mosca, troppo piccola per destare davvero preoccupazione.
Samantha si arrende, perché non c’è davvero niente che possa fare, perché sono in due e l’hanno bloccata in un modo che non riuscirebbe mai a liberarsi; con gli occhi chiusi, cerca di pensare a qualcosa di positivo, qualcosa di bello, e non sentire i movimenti soffocati dei ragazzi sopra di lei.
Per questo, perché è totalmente immersa in un mondo lontano, che non prende davvero sul serio la voce aggressiva e violenta che si infrange contro i corpi dei due ragazzi, facendoli allontanare da lei con una velocità incredibile; non prende sul serio il rumore di nocche che si scontrano prima con una mascella e poi con un’altra, come non prende sul serio gli insulti che sempre la stessa voce pronuncia in direzione dei suoi aggressori, adesso sdraiati per terra con le mani sui visi.
Ma poi un paio di braccia la sollevano dal marciapiede su cui si era lasciata cadere, la stringono forte contro un petto caldo e coperto da una camicia che è sicura di aver già visto e la voce che le parla non è più aggressiva ma dolce, rassicurante, e lei si sente abbastanza al sicuro da aprire di nuovo gli occhi.
Calum Hood la guarda con uno sguardo preoccupato, ha il respiro affannato per l’agitazione, ma la stringe forte contro di sé e le lascia perfino un bacio sulla fronte, come quelli che piacciono a lei.
E Samantha non ha più bisogno di chiudere gli occhi per immaginarsi qualcosa di bello.





Effy respira affannosamente mentre tenta di sorpassare tutta quella gente accalcata all'interno del pub. Vuole, deve!, uscire di lì. Ha bisogno di aria fresca e il lieve tremore alle mani non le è di aiuto per restare calma. 
Ha appena assistito ad una scena a cui avrebbe volentieri fatto a meno in quella situazione; 'che sicuramente vedere due ragazzine tirare di cocaina nel bagno non l'hanno fatta stare meglio. 
Si siede per terra, con la schiena sul muro, le ginocchia strette al petto e fa dei respiri profondi prima di scoppiare a piangere. 
Si vergogna da morire a comportarsi così. Si sente debole a non riuscire a rinunciare a quella sostanza che le fa così tanto male ma, la quale, la fa stare allo stesso tempo bene.
«Effy?» 
È la voce dolce e preoccupata di Michael che riesce a farla uscire da quello stato di trance in cui era caduta. 
«Hey» dice, asciugandosi le guance con i palmi delle mani. 
«Che diavolo succede?» le domanda, sedendosi di fianco a lei.
«Nel bagno - deglutisce prima di sollevare i suoi occhioni blu nei verdi di Michael – Lo stavano facendo. Hanno provato ad offrirmela e io..» 
Effy scoppia nuovamente a piangere, singhiozzando appena e facendo preoccupare ancora di più il ragazzo al suo fianco.
«Hey, vieni qui – le dice, facendola sedere sulle sue gambe stese e abbracciandola stretta – Stai tremando. Raccontami con calma» le sussurra, dondolandola avanti e dietro come è sempre stato abituato con sua cugina durante gli attacchi di panico. 
Effy prende un respiro profondo, stringendo in un pugno la maglia nera di Michael e annuendo piano. 
«Due ragazze si stavano drogando, poco fa, nel bagno – spiega più tranquilla – Io sono rimasta lì a fissarle perché.. Beh perché mi mancava quella sensazione e volevo farlo anche io – continua facendo irrigidire il ragazzo sotto di lei – Quando si sono accorte che le stavo guardando mi hanno chiesto se ne volevo una striscia. Mike ho davvero avuto una voglia pazzesca di dirle di sì, di sentirmi nuovamente leggera e senza alcun pensiero» singhiozza. 
«L'hai fatto?»
«No – nega lei scuotendo la testa e sollevando appena l'angolo destro della bocca – Ho pensato a te»
«A me?»
«A te». 
Michael Clifford è sempre stato un ragazzo con il sorriso sulle labbra, ma mai come in quel momento si era sentito così euforico mentre la sua bocca sfiorava quella di Effy Smith.









Ciao,
Siamo due coglione palesemente in ritardo, ma abbiamo dei problemi giganteschi con lo scrivere in tempo.
Ci siamo divertite ed esaltate troppo a scrivere questo capitolo e ne siamo suuuuuper orgogliose, roba che non facciamo altro che dirci quanto siamo felici perciò fateci sapere se siamo solo pazze noi o se vale la pena di esserne orgogliose.
Grazie mille per le recensioni, io e Giulia vi amiamo tutte e vi mandiamo un abbraccio abbraccioso da Siena e Genova.
Byeee. X

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: ilpiercingdiluke